Tecnologia e innovazione in edilizia: occorre aprirsi alla digitalizzazione e all’inclusione 21/07/2025
A cura di: Adele di Carlo Il Superbonus è l’agevolazione fiscale più discussa degli ultimi anni. Questo importante intervento fiscale non è stato privo di conseguenze: lo studio di Banca d’Italia ha rilevato una impennata nei costi di costruzione e nei prezzi dei materiali dovuta proprio alla maxi detrazione. Secondo il rapporto della Corte dei Conti, gli effetti negativi del Superbonus hanno assunto “dimensioni macroscopiche“, causando gravi perdite alle casse dello Stato. Invece lo studio Bankitalia di dicembre 2023 ha evidenziato che circa il 50% dell’aumento complessivo dei costi di costruzione registrato tra il 2020 e il 2023 è stato provocato proprio dal Superbonus. In termini numerici, il bonus avrebbe causato un aumento complessivo dei costi di costruzione pari a circa il 20%. A causa di questi problemi, il Superbonus resta ancora oggi una misura “divisiva”, per alcuni ha favorito la transizione energetica del Paese, per altri è stato un dannoso buco nell’acqua. Ecco cosa svela l’analisi sui costi. Superbonus e aumento dei costi di costruzione, cosa c’è dietro Il “fenomeno Superbonus” è molto complesso da analizzare. La detrazione del 110% ha spinto moltissime persone, e interi condomini, ad eseguire gli interventi agevolati, generando una domanda straordinaria di materiali edili e manodopera. Questo ha alterato l’equilibrio del mercato causando carenze strutturali nel settore edilizio, dinamiche speculative e vere e proprie truffe ai danni dello Stato. Gli aumenti più significativi hanno interessato il legno e altri materiali essenziali per eseguire gli interventi edilizi, ad esempio quelli necessari per la realizzazione del cappotto termico. Altro elemento da non sottovalutare è il momento storico in cui è stato introdotto il Superbonus, ovvero nell’immediato post pandemia, periodo caratterizzato da difficoltà logistiche e da una crescita esplosiva della domanda globale. L’impatto economico del Superbonus Secondo lo studio di Banca d’Italia, lungo circa 15 pagine, il Superbonus ha comportato una spesa pubblica che supera i 150 miliardi di euro fino al 2024, incidendo sull’indebitamento netto di circa l’1% del PIL nel 2021, il 3% nel 2022 e il 4% nel 2023. Per questo motivo il governo ha gradualmente deciso di limitare sia i casi di applicazione sia l’aliquota agevolabile. Per le spese sostenute nel 2025, l’aliquota agevolabile è stata abbassata al 65% mentre restano invariati gli interventi agevolati: isolamento termico, sostituzione degli impianti, interventi antisismici. Gli effetti del Superbonus sul mercato immobiliare Nonostante l’aumento dei costi di costruzione, il mercato immobiliare ha subito un impatto contenuto. L’aumento del prezzo dei materiali e della manodopera non si è tradotto in un aumento proporzionale del prezzo al mq. Inoltre, nell’ottica di limitare le speculazioni, il governo ha introdotto una tassazione extra sulla plusvalenza, da pagare in caso di vendita dell’immobile che ha subito gli interventi agevolati. Alle plusvalenze derivanti dalle cessioni “infradecennali” si applica l’imposta sostitutiva del 26%, secondo le modalità previste dall’articolo 1, comma 496, della legge 23 dicembre 2005, n. 266. La “lezione” del Superbonus L’esperienza, quasi conclusa, di questo bonus fiscale offre diversi spunti di riflessione. In primis emerge l’importanza di un bilanciamento tra gli incentivi e la reale capacità del mercato di assorbire la crescita della domanda; altra “lezione” è la necessità di implementare meccanismi di monitoraggio più rapidi e snellire gli iter burocratici. Nel prossimo futuro sarà di cruciale importanza ridurre le distorsioni sui prezzi e ottimizzare il ritorno degli investimenti pubblici. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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