Cappella Granato: il dodecaedro sacro di Mario Botta

Dalla pietra delle montagne austriache, e grazie alla visione dell’architetto svizzero Mario Botta, a duemila metri di altitudine, ha origine la cappella Granato, piccolo manufatto dalla forma dodecaedrica

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Mario Botta, Cappella Granato: veduta

La chiesa di Santa Maria degli Angeli costruita sul principio degli anni 90, a oltre 1.500 metri di altezza, sul monte Tamaro, nella Svizzera italiana del Canton Ticino, ha fatto scuola. Questa volta Mario Botta si spinge un pò più in là, nelle montagne austriche, mantenendo però intatto lo spirito che aveva contraddistinto quel primo progetto montano.

La Cappella Granato (Garnet Chapel), infatti, s’erge sulla sommità d’un monte che s’affaccia a picco sulla Zillertal – la valle sottostante a pochi km da Innsbruck solcata dal fiume Ziller da cui ne prende il nome – ed è immersa in un tripudio di montagne ch’empiono lo sguardo all’orizzonte in ogni direzione fino a perdersi in lontananza dileguandosi col cielo.

Anche stavolta l’architetto svizzero ricorre alla pietra locale – il Granato, appunto, che dà il nome all’opera – quale elemento costruttivo e distintivo, ponte tra natura e artificio, montagna e chiesa, atto sacro del costruire.

Botta conferma ancora una volta la sua predilezione per le forme primitive, semplici, custodi di un ordine sacro del costruire. La sacralità rappresenta infatti per Botta una condizione intrinseca dell’architettura. Egli afferma infatti che “Costruire è di per sé un atto sacro, è un’azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura; la storia dell’architettura è la storia di queste trasformazioni”.


Il Granato e la semplicità del prisma

La cappella deve il suo nome alla particolare pietra naturale – il granato – che in natura ha una struttura dodecaedrica. Botta parte da qui, da questa intuizione, lasciando che sia il materiale della montagna ad evocarne la forma e produce una grande quantità di schizzi progettuali.

Mario Botta, Cappella Granato: schizzi progettuali
Mario Botta, Cappella Granato: schizzi progettuali

La forma cristallina dell’edificio, seguendo quindi questo principio è un poliedro del tipo dodecaedro rombico, un granato tagliato con dodici superfici romboidali. Il solido poggia su di un piccolo podio realizzato in cemento dalla forma regolare, un cubo schiacciato che funge da basamento.

Mario Botta, Cappella Granato: veduta, piante e sezione
Mario Botta, Cappella Granato: veduta, piante e sezione

Il risultato formale racchiude nella semplicità estetica – che evoca forme primitive ed essenziali – quella sacralità che per Botta è una qualità intrinseca dell’atto del costruire, dell’architettura.

Arcaico gioiello custodito dai monti

Primordiale cimelio incastonato tra i monti, cristallo generato dalla natura e custodito dagli uomini sulla vetta più alta a indicarne la cima, come una sacra bandiera volta al vento devota al cospetto della natura.

Non è insolito, infatti, che il punto più alto di una montagna qualsiasi, sia commemorato da una croce, testimone della divina sommità, ponte tra cielo e terra, spirito e materia.

Cappella Granato: il dodecaedro sacro di Mario Botta

L’architetto ticinese Mario Botta è a casa sua. Nonostante la distanza dalla sua terra natìa – la Svizzera – egli ritrova qui a Zillertal in Austria, paesaggi a lui molto familiari, che fanno breccia come possenti echi nella sua memoria.

Mario Botta, Cappella Granato: site plan, Zillertal, Austria
Mario Botta, Cappella Granato: site plan, Zillertal, Austria

Montagne smisurate invadono lo sguardo in ogni direzione fino a perdersi all’orizzonte, evocando potenti affinità con le sonorità visive dello svizzero Monte Tamaro, dove qualche decennio prima egli collocò una cappella in memoria della moglie scomparsa del suo cliente. Qui in Austria, a duemila metri di altitudine e affacciata su un piccolo lago d’alta quota, sorge invece la piccola chiesa che prende il nome dalla pietra di cui la montagna è composta, il Granato appunto.

Legno, acciaio e prefabbricazione

La struttura in legno della cappella dalla curiosa forma è abilmente celata all’interno dell’edificio. Una strategia progettuale che dimostra la familiarità dell’architetto con questo materiale. Il legno, infatti, si sa teme l’umidità, in particolare i ristagni d’acqua e le esposizioni prolungate alle intemperie. È vero che esistono delle specie legnose più resistenti di altre e dei trattamenti (shou sugi ban, acetilazione, trattamento termico…) che ne consentono di aumentarne la durabilità, ma va sottolineato che senza particolari accorgimenti in fase di progettazione (regola delle 4D), il legno andrà presto incontro a deterioramento e marcescenza.

Mario Botta, Cappella Granato: dettagli costruttivi della finestra a croce
Mario Botta, Cappella Granato: dettagli costruttivi della finestra a croce

Oltretutto l’edificio è poggiato su un basamento in calcestruzzo che, oltre a conferire l’idea di un piedistallo dove la “gemma” va a poggiarsi e slanciarsi con maggior vigore verso il paesaggio, consente alla struttura in legno quello stacco dal terreno e dall’umidità che gli allunga la vita.

Mario Botta, Cappella Granato: dettagli costruttivi del lucernario circolare
Mario Botta, Cappella Granato: dettagli costruttivi del lucernario circolare

La scelta di una struttura a secco, come per i rifugi alpini, ha permesso di costruire rapidamente l’edificio, andando ad assemblare i pannelli prefabbricati con l’ausilio di una gru, cosa non secondaria alle altitudini aspre nelle quali si è operato. Ed il legno ha giocato un ruolo fondamentale.

All’esterno lastre di acciaio corten garantiscono l’idonea protezione e la lunga durata del manufatto.

Mario Botta, Cappella Granato: fasi costruttive di montaggio dei pannelli
Mario Botta, Cappella Granato: fasi costruttive di montaggio dei pannelli

La Cappella Granato è composta da dodici elementi romboidali in legno lamellare incrociato o xlam (spessore 120 mm), successivamente protette con la giustapposizione di una membrana impermeabilizzante. A questi pannelli sono state poste 2.280 barre filettate per accogliere e fissare la facciata in acciaio corten che ne riveste interamente l’involucro esterno. Il peso della sola facciata totalizza ben 17 tonnellate, a cui vanno aggiunte altre 4 tonnellate della struttura portante.

Materiali: dissonanti affinità, tra interno ed esterno

La cappella si trova sulla sommità di un monte e si affaccia a nord sulla Zillertal, la valle sottostante. Il fronte sud è rivolto in direzione di un laghetto artificiale che raccoglie le acque utilizzate durante l’inverno per la formazione della neve artificiale. La località offre numerosi servizi turistici per lo sci e vi si accede attraverso una cabinovia che parte da Finkenberg, nella pianura sottostante.

Mario Botta, Cappella Granato: vista d’insieme con lago
Mario Botta, Cappella Granato: vista d’insieme con lago

Il nuovo edificio, con l’immagine di un dodecaedro a forma di rombo appoggiato su uno zoccolo in calcestruzzo, presenta una struttura in legno rivestita all’esterno con lastre di acciaio corten, un materiale resistente agli agenti atmosferici estremi tipici dell’alta quota.

Mario Botta, Cappella Granato

Dallo zoccolo in calcestruzzo una scala conduce all’interno, dove è possibile cogliere con un solo sguardo la regolarità dello spazio geometrico.

Mario Botta, Cappella Granato: veduta interna con scala
Mario Botta, Cappella Granato: veduta interna con scala

In netto contrasto con il clima del luogo, all’interno appare il calore del legno ch’è disseminato ovunque: dalle pareti ai pavimenti – grazie ai listelli in legno di larice che rivestono gli ambienti (con inserti in legno di noce).

Mario Botta, Cappella Granato: veduta interna

Anche gli elementi d’arredo (altare in legno di larice e noce e gli sgabelli in legno di larice) con la loro continuità materica, contribuiscono a rendere l’atmosfera calda e intima.

Mario Botta, Cappella Granato: veduta interna con fonte zenitale
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Una sola fonte zenitale irradia dall’alto la luce che anima le superfici regolari dei rombi rivestite con listelli di legno di larice. La magia di questo spazio è ininterrotta grazie alla luce che scendendo lungo le forme regolari delle pareti produce differenti effetti a seconda del variare delle ore.

Cappella Granato: il dodecaedro sacro di Mario Botta

Scheda Progetto

  • Progetto: 2011-2012
  • Realizzazione: 2013
  • Committenti: Josef Brindlinger, Christa e Georg Kroell-Brindlinger
  • Progetto: Mario Botta
  • Partner: architetto Bernhard Stoehr, Besto zt gmbh
  • Ingegneri: Ing. Konrad Merz, Merz Kley Partner zt gmbh
  • Artista: Markus Thurner per l’icona di mosaico in legno del Beato Engelbert Kolland
  • Area di costruzione: 600 m²
  • Superficie utile: 40 m²
  • Volume: 750 m³
  • Foto: Mario Krupik / Enrico Cano



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