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Una ricerca promossa e condotta da Assopannelli mette in luce la profonda crisi che ha investito, in questi anni, la coltivazione del pioppo in Italia. La situazione a livello europeo migliora ma risente comunque della mancanza di una visione complessiva unitaria.La fase di declino in Italia è dovuta alla riduzione degli ettari coltivati a pioppeti da legno, che in poco più di 30 anni sono più che dimezzati passando da 170.000 ettari a 83.000 ettari, con una media annuale di contrazione di 3.000 ettari nel periodo 1982-2000. Ad aggravare la crisi anche la dismissione in massa della coltivazione del pioppo da parte di 27.000 aziende pioppicole nel periodo 1982-2000, pari a una media annuale di abbandono di 1.500 aziende.Attualmente, in Italia, la pioppicoltura da legno riguarda meno di 80.000 ettari. Si tratta di una superficie del tutto insufficiente a corrispondere alle esigenze delle industrie del legno, del mobile e della carta e a mantenerne la competitività internazionale. La situazione italiana di dismissione della coltivazione del pioppo è in controtendenza con l’evoluzione in corso in campo forestale nel mondo. Le statistiche mostrano infatti che, nel mondo, le piantagioni da legno sono passate da 173 milioni di ettari del 1990 a 232 milioni del 2005, con un incremento del 34% mentre, in Italia, nello stesso periodo, si sono ridotte praticamente della stessa percentuale. “Nonostante il benessere che le piantagioni da legno godono complessivamente nel mondo – afferma il presidente di Assopannelli Giuseppe Bini – in Europa manca una visione comune che porterebbe a un sicuro incremento della visibilità e dello sviluppo della pioppicultura. Per questo Assopannelli è promotrice di una federazione europea della filiera del pioppo che, nata dalla cooperazione tra pioppicoltori e comparti industriali che utilizzano la materia prima pioppo, prenderà avvio il prossimo 5 dicembre”. “I compiti che la nuova federazione si troverà ad affrontare – prosegue il presidente Bini – saranno ovviamente volti a ridare linfa al settore della pioppicoltura aprendolo a nuovi sviluppi. Le attività dei singoli stati membri saranno dunque supportate in sinergia con le esigenze collettive anche attraverso lo studio di politiche economiche, fiscali, tecniche e sociali”.Assopannelli sta inoltre lavorando sul fronte italiano per la formazione di un piano strategico specifico di sostegno oltre che di riconoscimento dell’importanza della coltivazione del pioppo come unica reale risorsa boschiva sulla quale costruire una base per l’approvvigionamento di legname.“Altra differenza – afferma il presidente di Assopannelli, Giuseppe Bini – tra l’Italia e gli altri stati è che, mentre a livello internazionale si riconosce sempre di più alla pioppicoltura la capacità di sviluppare significative funzioni ecologiche e ambientali, in Italia la politica ambientale è molto critica, ben lontana dal riconoscere gli aspetti ecologici positivi della pioppicoltura”. Inoltre, sebbene non manchino organismi pubblici e privati che si occupano di pioppicoltura, anche in Italia manca una visione complessiva della filiera pioppo, così come piani o programmi specifici a sostegno della pioppicoltura sia a livello nazionale che regionale. “Per questo – conclude il presidente di Assopannelli – crediamo sia necessario un ruolo più attivo delle regioni dell’area padana: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli VG ed Emilia Romagna, dove si concentra la quota maggiore della pioppicoltura italiana”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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