Gli uffici del futuro: informali, adattabili, confortevoli e attenti all’efficienza energetica

Il mercato immobiliare degli uffici è in crescita, dopo la pandemia. Ma come si stanno trasformando questi spazi? Quali le prospettive? Risponde Andrea Ciaramella, docente ed esperto

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Gli uffici del futuro: informali, adattabili, confortevoli e attenti all’efficienza energetica

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Come saranno gli uffici del futuro? La pandemia è stato un fattore decisivo per questo settore che ha vissuto un autentico crollo a seguito del primo lockdown.

Al momento, il mercato immobiliare degli uffici è in piena ripartenza. Secondo un report di Reopla by Sprengnetter, nel primo semestre del 2022 le compravendite concluse in Italia sono state 6.395, dato che segna una crescita del +75,2% rispetto allo stesso periodo di due anni prima e in continuità col +65,26% dell’anno scorso.

Numeri e trend di vendita a parte, è il concetto stesso di vita d’ufficio e di strategie aziendali connesse che è cambiato in questi anni. Come rilevava una ricerca di McKinsey (2015) riferita all’Europa pre-pandemia, il tasso di utilizzo delle scrivanie non è superiore al 60%. Cresce la consapevolezza che il primo passo verso la sostenibilità è evitare lo spreco di spazio non utilizzato.

Andrea Ciaramella, architetto, professore associato presso il Politecnico di MilanoC’è chi studia da tempo le tendenze del real estate, di cui gli uffici e quanto gravita attorno è parte integrante: Andrea Ciaramella, architetto, professore associato presso il Politecnico di Milano, Dipartimento ABC (Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito). È anche co-fondatore e coordinatore scientifico dell’Italian Proptech Network e del REC (Real Estate Center) dello stesso ateneo milanese.

«Gli uffici sono vivi e più importanti di prima, ma per generare nuove idee è necessario aprire le porte e abbattere i muri», ha scritto pochi giorni fa in un articolo intitolato “il futuro degli uffici: ordine e caos”, illustrando lo scenario attuale e delineando quello futuro.

Lo abbiamo voluto incontrare per comprendere meglio come saranno gli uffici del futuro.

Gli uffici post pandemia: i cambiamenti

Prima di delineare come saranno gli uffici del futuro occorre prima ragionare sul presente, anche alla luce di quanto accaduto dopo la pandemia.

Come sono cambiati gli uffici dopo il lockdown e le relative necessità di assicurare misure di distanziamento e di sicurezza per arginare la pandemia da Covid-19? «È opportuno evidenziare che alcune tendenze poi si sono sviluppate radicalmente a seguito del lockdown erano già in atto – spiega Ciaramella –. Molte aziende avevano già osservato che il lavoro da remoto era gestibile e non aveva impatti sensibili sulla produttività. In secondo luogo, alcune grandi aziende avevano già avviato dei processi di riduzione delle postazioni di lavoro nei grandi palazzi-uffici, consapevoli che il modo di lavorare era cambiato ed era necessario creare spazi più adatti a conciliare modalità lavorative come quelle attuali». La pandemia, quindi, ha accelerato delle tendenze che erano già in atto, tanto nelle Big Tech come nelle società farmaceutiche, in cui il rapporto “dipendente-scrivania” non era più 1:1 bensì inferiore.

Gli uffici post pandemia: i cambiamenti

«Il “post Covid-19” di fatto ha obbligato tutti a svuotare le sedi aziendali e a lavorare in remoto, accorgendosi che questo era ampiamente possibile. Questo ha comportato determinati ripensamenti sia in termini di strategie aziendali e organizzative sia nel ripensamento degli spazi. Da qui sono letteralmente esplosi nuovi modelli, come il coworking e l’impatto più rilevante è stato quello di svincolare il lavoro da luoghi fisici tradizionali».

Professor Ciaramella, gli uffici del futuro passano dalla necessità di ripensare i luoghi di lavoro dal tradizionale aspetto aziendale, anche se alcuni vogliono riportare l’ufficio al centro…

Cosa dobbiamo aspettarci?

Quella attuale, a mio parere, è una fase di studio, in cui molte aziende stanno ancora cercando di comprendere e definire quale dovrà essere l’organizzazione del futuro. Tutti stanno affrontando per la prima volta una situazione nuova, che registra una produttività stabile a fronte di un massiccio contributo offerto da lavoro da remoto. Molte grandi sedi aziendali sono state concepite per l’attività in sede e quindi le stesse imprese stanno proprio cercando di sperimentare formule efficaci, adatte a ospitare modalità di lavoro come viene svolto oggi, con pareri e posizioni contrastanti. Credo, però, che tutti abbiano compreso che recarsi in ufficio ha senso soprattutto se quando si promuove sul posto un’attività di condivisione e collaborazione alla base del modello lavorativo. Allo stesso modo, c’è un’opinione pressoché unanime sul fatto che alcune attività e funzioni che richiedono particolare concentrazione e che non necessitano di aggregazione né collaborazione possono essere svolte da remoto, limitando gli spostamenti. Aggiungiamoci, a tale proposito, che c’è sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità ed è chiaro che uno dei modi per ridurre in modo significativo l’impatto ambientale è legato ai movimenti casa-lavoro.

Occorre, quindi trovare un equilibrio, una via di mezzo che permetta di svolgere attività in ufficio, partecipando alla vita aziendale – fondamentale a livello professionale e umano – ma avendo la possibilità di svolgere diverse mansioni da remoto.

Ecco, allora, che emerge la necessità di ripensare lo spazio, prevedendo le esigenze e le strategie aziendali, specie in termini di risorse umane, che contemplino la presenza in sede e lo smart working.

Quale contributo ha portato e porterà la digitalizzazione per ripensare lo spazio-ufficio?

La digitalizzazione afferisce a due ambiti differenti. Il primo è quello che ha dotato ognuno di noi in tempi rapidissimi di strumenti che ci consentono di lavorare ovunque, ed è già un elemento disruptive, che ci ha permesso di lavorare anche in pieno lockdown.

Quale contributo ha portato e porterà la digitalizzazione per ripensare lo spazio-ufficio?

Il secondo ambito di digitalizzazione su cui però c’è ancora molto da fare è quello relativo al controllo intelligente degli edifici, ovvero agli smart building. Su questo aspetto si deve crescere in maniera significativa, anche perché permetterebbe una gestione più attenta della parte impiantistica, che oggi riveste un ruolo preponderante in termini di investimenti complessivi sugli edifici.

Poter contare su edifici “intelligenti” permette di gestire in maniera puntuale e su misura gli edifici in tutte le sue parti, gestendo al meglio consumi e garantendo i più elevati standard di confort. Le soluzioni tecnologiche oggi ci sono, ma siamo poco abituati a concepire gli edifici come organismi viventi in grado di adattarsi a una popolazione di utenti molto variabile nello spazio e nel tempo.

Le esigenze dei lavoratori sono sempre più fluide. Ci sono anche nomadi digitali o professionisti spesso in movimento. Quale modello di ufficio si può pensare per loro?

In questo momento c’è un ripensamento importante sul ruolo dell’ufficio e credo che si andrà sempre di più verso soluzioni anche pay per use, ossia a uso temporaneo e occasionale. Pensiamo al modello Starbucks, vocato a fornire spazi con una linea wi-fi eccellente dove poter sostare e, tra le altre cose, bere un caffè.

Oggi esistono startup che offrono soluzioni di arredo ufficio in locazione, proprio per soddisfare esigenze di allestimenti uso uffici temporanee.

C’è una tendenza emergente oggi: la ricerca lavorativa basata su una maggiore qualità di vita, particolarmente ambita dai giovani. Questo trend quanto incide sull’idea attuale e futura degli uffici?

Le giovani generazioni hanno un rapporto con il lavoro sensibilmente diverso da quello dei 40-50enni, per esempio. È un atteggiamento un po’ più distaccato e consapevole del fatto che il potere contrattuale è nelle loro mani più che in quelle dell’azienda. Inoltre, la prerogativa di lavorare da remoto – quantomeno in parte della settimana – è sempre più imprescindibile. Un ulteriore aspetto appetibile è offerto, oggi più che in passato, da una sede piacevole, capace di offrire una serie di servizi e di rispondere al concetto di qualità ambientale che ha un giovane può essere un fattore attrattivo. La sede, quindi, assume un’importanza significativa nella capacità attrattiva di giovani lavoratori. È un elemento sempre più crescente e curata dall’azienda. 

Lo smart working quanto incide sulla progettazione dei prossimi uffici?

Da recenti ricerche svolte dal nostro team di ricerca analizzando un certo numero di aziende, si nota come ormai tutte hanno reso strutturale la possibilità di lavorare da remoto; alcune di esse hanno intenzione di liberare spazio, magari allocando un piano dell’headquarter a uso terzi. Questo comporta aspetti anche complessi in termini di sicurezza e di controllo accessi, perché originariamente questi spazi non sono stati pensati per questa finalità. Però è una tendenza in atto.

Lo smart working quanto incide sulla progettazione dei prossimi uffici?

Immagino altri casi analoghi o, anche, aziende che dedicheranno spazi precedentemente pensati uso uffici per altre destinazioni, per esempio come spazi di coworking, sempre più aperti alla città, disponibili a ospitare startup o giovani freelance, non più a uso esclusivo societario.

Quindi, come andranno ripensati gli uffici del futuro?

Personalmente, me li prefiguro ricchi di ambienti informali. È una tendenza che già oggi si nota: si tenga presente che nella suddivisione degli spazi dedicati alle scrivanie e quelli dedicati ad aree informali (area break, sale living, spazio incontri con i clienti ecc.), in diversi casi queste ultime rappresentano il 60% del totale, mentre lo spazio uso ufficio è il restante 40%.

Mi aspetto spazi ancor più adattabili anche rapidamente, sempre meno pareti, quindi open space con partizioni mobili facilmente riconfigurabili.

Inoltre, mi immagino un’attenzione per gli spazi outdoor, dove questo sia possibile.

Inoltre, prevedo che i servizi e le tecnologie saranno elementi in grado di conferire valore agli spazi uso ufficio agli utilizzatori finali. Ci sarà ancora più attenzione per il confort, sotto forma di scelti dei materiali, attenzione all’acustica… Insomma, mi immagino gli uffici del futuro connaturati da una cura assimilabile per molti aspetti a quelli che vengono dedicate all’ambito domestico.

Va previsto un tempo di sperimentazione di 1-2 anni in cui le aziende andranno alla ricerca della soluzione più confacente alle loro esigenze e, soprattutto, a quelle di chi vi lavora.

È una tendenza che si nota anche in spazi pubblici e anche in quelli universitari.

Visto il contesto in cui viviamo, caratterizzato dal caro energia che peso specifico avrà l’efficienza energetica nelle scelte progettuali sugli uffici?

In questo momento l’efficienza energetica è al primo posto nei pensieri e nelle strategie aziendali, specie per i grandi proprietari. Il tema energia è prioritario e lo sarà per diverso tempo, almeno fino a quando il costo dell’energia tenderà a restare elevato e soprattutto finché il clima di incertezza rimarrà. In Italia, in particolare, il tema dell’efficientamento sarà in auge perché i margini di risparmio sono enormi, perché si è fatto finora ben poco a riguardo.

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