Geopolimeri da scarti del marmo per l’edilizia sostenibile

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Gli scarti del marmo possono essere riutilizzati per produrre geopolimeri, prodotti di elevato valore aggiunto per la bioedilizia: è quanto si propone il progetto sardo Biomarmo

Geopolimeri da scarti del marmo per l’edilizia sostenibile

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Edilizia, ma anche infrastrutture, arredamento e arredo urbano: gli scarti del marmo possono essere impiegati per creare nuovi materiali, sotto forma di conglomerati o geopolimeri, contribuendo a ridurre la quantità di scarti di lavorazione, ma anche di materiali plastici, ceneri volanti e anidride carbonica.

Un’idea di economia circolare e di green economy che si sta facendo strada in Sardegna dove è stato avviato il progetto Biomarmo il cui titolo è: “Scarti di lavorazione a prodotti a elevato valore aggiunto: conglomerati di marmo per la bioedilizia”.

Avviato dall’Università di Sassari e da Sardegna Ricerche (che è anche il finanziatore esclusivo), esso intende fare sviluppo tecnologico di prodotto usando gli scarti di lavorazione in cava, la cui produzione annua di 1,2 milioni di metri cubi per il 75% è costituita da scarti di lavorazione.

Da scarto a prodotto di interesse per il mercato: perché nasce Biomarmo

Questa notevole quantità è prodotta dal comparto del marmo sardo, localizzato per lo più nell’area distrettuale di Orosei e conta su riserve di materiale stimate pari ad alcune centinaia di milioni di metri cubi.

estrazione marmo Orosei
estrazione marmo a Orosei. @Wikipedia, autore: Mikołaj Kirschke

È costituita da sfridi e scarti di lavorazione, che creano grossi problemi economici e ambientali. “Il materiale, pregevole per qualità, mantiene un buon successo commerciale ma deve competere con analoghi prodotti italiani, assai famosi, e altri provenienti da tutto il mondo. La mancanza di sviluppo tecnologico penalizza fortemente il distretto”, segnala Sardegna Ricerche. Da qui l’intenzione del progetto di rafforzare la competitività del comparto del marmo locale realizzando nuovi materiali conglomerati da impiegare in vari settori, spaziando dall’edilizia all’arredamento e all’artigianato artistico.

Biomarmo è uno dei 35 progetti collaborativi (cluster), finanziati al 100% grazie al POR FESR 2014-2020 e che comprendono anche progetti per le smart grid e le microgrid e sistemi energetici intelligenti. Nel caso di Biomarmo il finanziamento è di 300mila euro.

«I progetti cluster sono attuati da centri di ricerca, condivisi e realizzati con le imprese, con l’obiettivo di sperimentare innovazioni che portino delle soluzioni a problemi reali e/o vantaggi competitivi alle imprese interessate. Gli organismi di ricerca mettono a disposizione le loro competenze e le loro innovazioni, Le aziende hanno la possibilità di accedere a competenze e innovazioni di processo o di prodotto gratuitamente», spiega Graziana Frogheri, responsabile progetti cluster di Sardegna Ricerche, ente sardo per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.

Biomarmo, nello specifico, coinvolge 12 aziende del territorio e il processo di recupero ha quattro finalità. Oltre a ridurre la quantità di scarti di lavorazione del marmo inutilizzati si propone di ridurre la quantità di: materiali plastici dispersi nell’ambiente; ceneri volanti nell’atmosfera e in discarica; anidride carbonica quale effetto combinato della ridotta produzione di cemento e della sua sostituzione con i geopolimeri. «La pandemia Covid-19 e le misure messe in atto per contenere i contagi, hanno portato alla decisione di prorogare di un anno e quindi al 2021 il termine del progetto» informa la responsabile.

Geopolimeri: il mercato premia i sostituti “green” del cemento

Di particolare interesse sono i geopolimeri, materiali inorganici costituiti da polvere di un materiale alluminosilicatico, come metacaolini o ceneri volanti il cui impiego è molto interessante a livello ambientale per almeno due motivi: possono portare alla parziale sostituzione del cemento Portland, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 dell’industria del cemento (tra le più energivore e impattanti) dal 5% all’1%.

Inoltre, possono essere costituiti da scarti di lavorazione come loppa di altoforno o ceneri volanti, inquinanti oppure scarti naturali come la lolla di riso. Anche con quest’ultimo scarto di lavorazione si sta pensando a realizzare materiali geopolimerici porosi, a partire da metacaolino e ceneri di lolla di riso.

L’interesse per i geopolimeri è testimoniato dalla crescita del valore di mercato che a livello globale è stimato in forte crescita, da 2,8 miliardi di dollari nel 2017 a 12,8 miliardi di dollari entro il 2022.

Biomarmo: dagli scarti del marmo a nuovi prodotti per la bioedilizia

Biomarmo è un progetto che si colloca nell’ambito delle tematiche trasversali della bioeconomia, includendo aspetti di chimica verde e di bioedilizia applicati all’utilizzo e alla valorizzazione di scarti industriali. In questo senso sono allo studio diverse soluzioni come la pasta modellabile a base di marmo micrometrico, simile all’argilla ma con il vantaggio di indurire rapidamente e non subire il ritiro. Altri prodotti da segnalare sono le mattonelle a base di marmo granulare e metacaolino, caratterizzate da un’ottima resistenza meccanica e termica.

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