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«Sarà pronta entro il 31 dicembre 2008, sono tranquilla». Si dichiara ottimista Raffaella Bruni, direttore dei Lavori pubblici del Comune di Bologna, a proposito del recupero di Casa Morandi di via Fondazza, il rifugio dove l’artista per anni dipinse le sue nature morte e paesaggi. Intanto però i lavori di ristrutturazione dell’appartamento-laboratorio hanno subito una battuta d’arresto. Proprio in vista della grande monografica in programma a settembre al Metropolitan di New York e di quella che a gennaio gli dedicherà a Bologna il Mambo, il Museo d’arte moderna. Mostra che dovrebbe diventare l’occasione per ripresentare al pubblico l’appartamento dove il pittore lavorava, ritraendo dalla finestra il famoso cortile tante volte riprodotto sulle carte e sulle tele. Il bando per l’appalto dell’operazione è andato deserto, come hanno dovuto annunciare i funzionari del settore, venerdì scorso, constatato che delle 15 imprese invitate a febbraio nessuna si era fatta avanti. «Abbiamo scelto la trattativa privata perché la legge in questo caso ce lo permette in quanto il progetto di recupero prevede una parte edile e una parte di restauro – spiega ancora Bruni -. Abbiamo invitato aziende che avessero entrambe le competenze, una sola bolognese, ma l’ammontare dell’operazione non è molto elevato, poco meno di 500mila euro, e quindi forse non interessante per chi opera su grande scala e fuori dalla regione». Il seguito di competenza è di fatto un nuovo appalto questa volta nella forma di asta in cui le aziende potranno partecipare in raggruppamenti spontanei, ovvero mettendo insieme competenze diverse. «Sono tranquilla perché le nostre aste non sono mai andate deserte, semplicemente la trattativa privata sarebbe stata un iter più veloce e comodo – aggiunge Bruni -. In una ventina di giorni chiuderemo tutto e visto la tipologia di lavori da compiere credo proprio che si finirà nei tempi previsti». Con un progetto dell’architetto Massimo Iosa Ghini, si cercherà di ripristinare le atmosfere originali dell’abitazione in cui Giorgio Morandi visse sempre con le sorelle, poi passata in mano alla governante e quindi oggi di proprietà del Comune. La casa diventerà un centro studi sull’artista e il Novecento e quindi dovrà coniugare diverse funzioni: quella museale e quella di centro di consultazione. «Per questo – prosegue l’ingegnere – si dovranno consolidare i solai perché sopportino il sovraccarico dei visitatori, si realizzerà un ascensore, si abbatteranno dei muri tramezzi aggiunti quando l’appartamento non era più proprietà Morandi. Ci sarà il modo per vedere lo studio del maestro senza doverlo per forza attraversare, grazie ad una soluzione molto bella studiata dall’architetto Iosa Ghini. Poi si recupereranno i muri originali, dove il maestro ha lasciato pennellate per le prove di colore e numeri di telefono, annotati a fianco ad un tavolino nell’ingresso». L’allestimento si completerà poi con il riposizionamento dei mobili della famiglia: lo studio ora allestito in Palazzo d’Accursio e quelli delle altre stanze conservati al sicuro in un deposito da Carlo Zucchini, garante della «donazione Morandi». Anche Gianfranco Maraniello, direttore del Mambo, non si mostra preoccupato per il ritardo: «Per il momento non ho nessun motivo per esserlo. Non mi sembra un´impresa titanica. In fondo abbiamo aperto un museo di 9500 metri quadrati in ben altre condizioni. Per il recupero di Casa Morandi abbiamo l´appoggio di Unindustria che copre metà delle spese, la massima collaborazione con Carlo Zucchini, con l´architetto Iosa Ghini, con i Lavori pubblici del Comune, quindi mi sembra che per ora tutto proceda secondo i tempi previsti». Fonte Repubblica.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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