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Javier Lopez
PITAGORA Q
G. Giugiaro
BIOS
Studio Olivari
TIME Q
A. Mendini
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[post_content] => L’architetto Ramon Esteve ha sviluppato Refugio en la Viña, un progetto che s’ispira agli alloggi tradizionali rurali, ma con un tocco di ricercatezza e contemporaneità. Scelta la maniglia Total di Olivari disegnata da Rodolfo Dordoni
Una casa che si fonde con il paesaggio circostante, in completa armonia con esso. Il Refugio en la Viña è un progetto del noto architetto e designer Ramon Esteve e la perfetta sintesi del suo modo di intendere l’architettura.
Questa abitazione si trova a Fontanars, nei pressi di Valencia, in un’estesa area di coltivazioni al confine tra una pineta e i vigneti. L’elemento naturale è fondamentale e l’architettura è stata concepita proprio in totale coerenza con l’ambiente circostante: non a caso i materiali scelti hanno sfumature di colore in linea con il luogo in cui la casa è immersa.
[caption id="attachment_643737" align="aligncenter" width="600"]
Il progetto di Esteve mira a integrare pienamente la casa con l’ambiente naturale[/caption]
Il Refugio en la Viña si sviluppa su un solo piano e presenta una geometria precisa ed essenziale caratterizzata da un volume di cemento e diverse scatole strutturali in legno di pino. Come commenta lo stesso designer: “Il volume si compone di due strutture monolitiche che formano due grandi masse, differenziandosi per la loro natura materica, una di calcestruzzo bianco, sia all’interno che all’esterno, che finisce per intersecarsi in una scatola strutturale di legno di pino termotrattato”.
Lo spazio centrale di calcestruzzo è una zona comune fluida verso cui si rivolgono le stanze e presenta un grande camino. Nel momento in cui la casa non è abitata, sia le scatole che i portici, possono essere chiusi totalmente.
Il grande portico che si affaccia sul paesaggio della campagna dona molto fascino alla casa, da un lato è possibile vedere la pineta e dall’altro lato dell’abitazione si trovano i vigneti.
Grande attenzione è stata data alla componente green: “Dal punto di vista ambientale, segue le linee guida di una casa passiva. Dispone di mezzi adeguati per sfruttare l'energia rinnovabile attraverso l'uso di pannelli solari, la fornitura di energia dalla biomassa o dalla raccolta e lo stoccaggio sostenibile di acqua piovana”. Massimo isolamento termico grazie all'uso della lana di roccia e attenzione al risparmio energetico anche nell'illuminazione con l'installazione di un sistema di controllo che permette di massimizzare l'illuminazione naturale.
Le maniglie di Olivari: quando il design Made in Italy diventa protagonista
Ogni elemento del Refugio en la Viña è curato nel minimo dettaglio da Esteve: l’abitazione è arredata con elementi disegnati dallo stesso architetto, alternati ad altre soluzioni di design come le maniglie Total di Olivari.
Le maniglie, progettate da Rodolfo Dordoni, presentano una linea geometrica ed essenziale, con un’anima tecnologia: la soluzione tecnica meccanica di Olivari ha permesso l’integrazione della classica rosetta cosicché il solido di raccordo tra leva e porta diventa un elemento unico.
credit img @spendinmagazine
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[post_content] => E' un design visionario e poetico quello di Wanders, che riesce a coniugare fascino e fantasia.
Un intuito capace di riaccendere la passione per stili d’epoche passate ed il gusto per la stravaganza nel mondo dell'interior design e dei complementi d'arredo.
Wanders ha interpretato così il tema della maniglia con il suo stile originale e glamour.
Dolce Vita, per le sue forme eleganti ed armoniose, invita ad essere accarezzata, accompagnando il gesto consueto dell'attraversare un passaggio all'emozione della sensazione tattile.
Come un gioiello esalta l'incarnato di chi lo indossa, così il dettaglio della maniglia impreziosisce la superficie della porta, diventandone punto focale.
Un elemento ispirato a stilemi piu’ classici ed un volume geometrico perfettamente cilindrico generano un connubio inedito tra due linguaggi apparentemente in antitesi, una meravigliosa polarita’ che per la prima volta si fonde nel disegno di una maniglia.
Disponibileper porta con rosetta e bocchetta bassa, per cremonese e DK.
Dolce Vita è realizzata in ottone nelle finiture Cromato, Cromatoopaco e SuperInox satinato.
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[post_content] => Olivari presenta Dante, la nuova maniglia ad incasso per porte scorrevoli e a scomparsa.
Si tratta di una nuova maniglia ad incasso per porte scorrevoli e a scomparsa.
Un progetto che si sviluppa partendo da forme geometriche pure quali il cerchio e il cilindro e che si esprime con un linguaggio essenziale e rigoroso.
Ma nel progetto di Dante c’è anche molto di più: un perfetto studio delle proporzioni, la massima funzionalità della maniglia stessa e la cura estrema dei dettagli sia tecnici che estetici, marchi di fabbrica Olivari.
Dante è disponibile nelle seguenti finiture: Cromato, Cromato opaco, Cromato/Cromato opaco, SuperOro lucido, SuperNichel satinato, SuperInox satinato.[caption id="attachment_482642" align="aligncenter" width="600"]
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[post_title] => Olivari...e la maniglia scompare
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[post_content] => “La maniglia è davvero un piccolo concentrato di grandi problemi - scrive Stefano Casciani nel testo introduttivo del libro - uno strumento ergonomico, che può ostacolare o facilitare l’uso quotidiano degli ambienti; un elemento indispensabile dell’arredo, per cui si possono passare giornate a scegliere il modello più adatto allo stile dell’abitazione o dell’ufficio; ma anche l’unico punto formalmente caratterizzato in spazi spesso anonimi, forse l’ultimo dei legami antichi tra edificio e persona. Quando apriamo o chiudiamo una porta compiamo ancora un gesto simbolico, immutato da secoli: prendere per mano l’architettura.
Raccontare la storia di questo rito, attraverso l’analisi di quella linea di coerenza e di continua ricerca progettuale che ha distinto il metodo di lavoro Olivari, significa cercare le ragioni e i modi di un incontro non facile tra il disegno e la tecnologia, tra il fare impresa e delineare un paesaggio domestico: ma soprattutto vuol dire tentare di comprendere le interazioni complesse tra l’idea di ambiente nelle visioni – più o meno utopiche – di architetti e altri progettisti che hanno attraversato la storia dell’architettura contemporanea.”
Il nuovo libro di Stefano Casciani pubblicato da Skira, prosegue e approfondisce l’altro libro scritto per Olivari nel 1992 - "L’architettura presa per mano. La maniglia moderna e la produzione Olivari" - racconta la centenaria storia industriale della famiglia Olivari suddivisa in cinque capitoli:
1. Dall’artigianato all’industria. L’architettura moderna e i precursori del disegno industriale.
2. Alle origini del design. Ricostruzione e rinascita dell’industria.
3. Gli anni del boom: il design italiano tra standard ed eresia.
4. La ricerca della libertà: dal moderno al postmoderno.
5. Minimo, globale e sostenibile. Per un progetto dell’equilibrio ambientale.
L’evoluzione di due aziende affini, Olivari e Alessi, è analizzata da una conversazione tra l’Autore Stefano Casciani, Antonio Olivari, direttore tecnico dell’azienda e Alberto Alessi, amico e leader dell’omonima “fabbrica del design”. Completano il volume la cronologia, la bibliografia ed un ampio apparato iconografico di disegni e fotografie.
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[post_excerpt] => Olivari ha festeggiato a Venezia, in occasione della 12ma Mostra Internazionale di Architettura, i 99 anni di attività nel mondo dell’architettura e del design con la mostra e il libro dal titolo MACCHINA SEMPLICE.
Dall’architettura al design 100 anni di maniglie Olivari, entrambi a cura di Stefano Casciani, allo Spazio Paradiso dei Giardini della Biennale dal 26 agosto al 19 settembre.
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[post_content] => Nei suoi cento anni di storia la Olivari ha sempre ricercato il massimo della qualità affidandosi alla creatività dei migliori designer ed architetti. Di generazione in generazione la famiglia Olivari ha tramandato fino ad oggi l’attenzione per i dettagli, la ricerca dell’innovazione e soprattutto la passione per il lavoro.
Battista Olivari fondò l’azienda nel 1911 a Borgomanero, in provincia di Novara, dove ancora oggi si trovano gli stabilimenti ed avviene l’intera produzione di maniglie. Nel 1926 gli succedette la moglie Antonietta Ramelli, a quell’epoca una delle poche donne a capo di un’azienda, e già negli anni Trenta iniziarono le prime collaborazioni con i più importanti architetti italiani dell’epoca: Marcello Piacentini e Gio Ponti.
Dopo la seconda guerra mondiale la ditta, passata nelle mani dei fratelli Ernesto, Ambrogio e Luigi, contribuisce alla ricostruzione lavorando fianco a fianco non solo con Gio Ponti, che disegna un classico come la maniglia Lama, ma anche con architetti della statura di Franco Albini, Ignazio Gardella, Angelo Mangiarotti, Caccia Dominioni e i BBPR. Questi progettisti disegnano maniglie di grande bellezza appositamente per i loro edifici che poi rimangono nel catalogo Olivari e alcune delle quali sono tutt’oggi in produzione.
A partire dagli anni Sessanta la Olivari, alla ricerca di soluzioni progettuali sempre nuove, decide di coinvolgere i maggiori esponenti del design italiano come Sergio Asti, Marcello Nizzoli e Joe Colombo. Nello stesso tempo non smette di seguire l’evoluzione della tecnologia: è così che nel 1959 introduce sul mercato Bica, la prima maniglia in alluminio anodizzato, e nel 1970 Boma, la prima maniglia in plastica colorata: entrambe diventano rapidamente due best-seller oggetto di innumerevoli copie.
Negli anni Ottanta l’azienda passa alla terza generazione della famiglia Olivari, e l’azienda acquista una dimensione internazionale. Vengono chiamati nuovi progettisti: Giorgetto Giugiaro, Ferdinand A. Porsche, Rodolfo Bonetto e Giotto Stoppino, che vince il Compasso d’Oro con la maniglia Alessia.
Il decennio successivo è segnato dalla proficua collaborazione con Alessandro Mendini, che in qualità di art director ripensa l’immagine dell’azienda: è così che arrivano le maniglie di Paolo Portoghesi, Oscar Tusquets, Vico Magistretti, Richard Sapper, Andrea Branzi e Massimo Iosa Ghini.
Con gli anni Duemila si assiste al rinnovamento dei processi produttivi, ora altamente automatizzati e compatibili con l’ambiente, e all’introduzione delle finiture Biocromo e Superfinish. Rodolfo Dordoni, Enzo Mari, James Irvine, Piero Lissoni, Patricia Urquiola sono alcuni dei designer coinvolti, insieme a grandi protagonisti dell’architettura contemporanea: Shigeru Ban, Steven Holl, Toyo Ito, Daniel Libeskind, Peter Marino e Dominique Perrault.
All’ inizio degli anni Duemiladieci, grandi designer ed architetti contemporanei quali Stefano Giovannoni, Jean Nouvel, Van Berkel e Marcel Wanders si esprimono con linguaggi diversificati e creano maniglie minimali, scultoree, ergonomiche, ironiche.
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