Ristrutturazione edilizia in Europa: le ambizioni e le lacune

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Secondo BPIE, buona parte delle strategie di rinnovamento edilizio sono disallineate dagli obiettivi UE. Ci vuole una spinta in più rispetto a quanto previsto dalla Renovation Wave

Ristrutturazione edilizia in Europa: le ambizioni e le lacune

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La ristrutturazione edilizia in Europa è una chimera. Malgrado si sappia che buona parte del patrimonio edilizio in UE è un “colabrodo”, energeticamente parlando, le strategie di rinnovamento a lungo termine non rispondono alle attese e agli obiettivi di decarbonizzazione previsti. È quanto mette in luce un report del Buildings Performance Institute Europe (BPIE) il principale think tank indipendente d’Europa sul rendimento energetico degli edifici.

L’analisi evidenzia che i tassi di rinnovamento edilizio devono aumentare ancora più dell’obiettivo già ambizioso della Renovation Wave, fino a circa il 3% all’anno. Inoltre, indica che tutte le ristrutturazioni dovrebbero seguire il principio nZEB, raggiungendo il più alto livello di efficienza, fornendo al contempo la restante domanda di energia da fonti rinnovabili.

Ristrutturazione edilizia in Europa: la Renovation Wave

L’importanza dell’efficienza energetica degli edifici per le ambizioni climatiche dell’UE è stata ribadita nell’ottobre 2020 con la pubblicazione della Renovation Wave, mirata a migliorare il rendimento energetico degli edifici, portando a un taglio del 60% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015.

Ristrutturazione edilizia in Europa: la Renovation Wave

La consapevolezza da cui si partiti è che in UE il 75% degli edifici sono inefficienti dal punto di vista energetico e solo l’1% è attualmente sottoposto ogni anno a ristrutturazione edilizia in Europa. Gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico europeo e il 36% delle emissioni di gas serra. Quindi, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e di riduzione dei consumi energetici l’edilizia è il primo settore su cui intervenire.

La strategia europea punta a raddoppiare almeno i tassi di rinnovamento da circa l’1% all’anno al 2% all’anno nei prossimi 10 anni e assicurarsi che le ristrutturazioni portino a una maggiore efficienza energetica. Questa “onda di rinnovamento”, comporta non solo l’esigenza di svecchiare e puntare con decisione alla ristrutturazione edilizia in Europa, ma consegue anche benefici occupazionali: infatti, prevede la creazione di 160mila nuovi posti di lavoro nel settore delle costruzioni entro il 2030.

Rinnovamento edilizio, strategie e le conclusioni BPIE

A proposito di rinnovamento edilizio, ogni Stato membro è tenuto già dalla direttiva UE EPBD (2018/844/Ue) a presentare strategie di rinnovamento a lungo termine in cui illustrare gli obiettivi e le modalità di raggiungimento. Esse sono un elemento chiave della direttiva, che stabilisce il percorso, le misure politiche e la mobilitazione finanziaria necessarie per decarbonizzare il parco immobiliare esistente entro il 2050.

Rinnovamento edilizio in Europa, le strategie

Ed è proprio dall’analisi di otto strategie considerate – che rappresentano oltre il 50% della popolazione dell’UE, coprendo sette Stati membri dell’UE e la regione belga delle Fiandre – svolta da BPIE che si è messo in luce un forte disallineamento rispetto agli obiettivi climatici UE. Da quanto emerge, nessuna di queste è in linea con il target net zero dell’UE per il 2050.

Il report BPIE segnala che la metà delle strategie analizzate (Finlandia, Francia, Paesi Bassi e Spagna) comprendono un obiettivo pari o superiore al 90% di riduzione delle emissioni di gas serra, che è in linea con il requisito legale della direttiva EPBD, che richiede agli Stati membri di ridurre per il 2050 le emissioni di gas serra nell’UE dell’80-95% rispetto al 1990. Tuttavia, nessuna delle otto strategie ha come traguardo il 100% di decarbonizzazione del parco edilizio. “Ciò significa che il sostanziale aumento dell’attività di rinnovamento richiesto – un tasso di deep retrofit del 3% all’anno entro il 2030 – è improbabile che venga raggiunto”, scrivono gli analisti del think tank europeo.

L’analisi rivela infine che anche la piena conformità alla direttiva EPBD nella sua forma attuale, non è sufficiente a raggiungere la neutralità climatica nel 2050. “Gli Stati membri dovrebbero ora cercare di raggiungere il 100% di decarbonizzazione del loro patrimonio edilizio e sviluppare strategie di rinnovamento a lungo termine per garantire l’obiettivo della neutralità climatica” suggerisce.

Ristrutturazione edilizia in Europa: la consapevolezza di un’edilizia efficiente

Report BPIE a parte, la consapevolezza che occorra fare presto e bene sull’edilizia è presente in UE. Tanto che il Comitato europeo delle regioni (organo consultivo dell’UE) e la Commissione europea hanno lanciato una cooperazione per accelerare la revisione e la decarbonizzazione del patrimonio edilizio dell’UE. Sono consapevoli che il potenziale di nuovi posti di lavoro, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) rende la  Renovation Wave un fattore chiave per costruire una ripresa robusta e sostenibile dalla COVID-19.

Ristrutturazione edilizia in Europa: la consapevolezza di un’edilizia efficiente

Il partenariato mira a sostenere i governi locali e regionali nel rinnovamento del loro patrimonio edilizio. La crisi sanitaria innescata dalla pandemia Covid-19 ha amplificato la necessità di migliorare le condizioni di vita all’interno dei nostri edifici e di sradicare la povertà energetica.

Insieme alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e all’ecologizzazione delle città, il rinnovamento del patrimonio edilizio dell’UE è una priorità chiave del Green Deal europeo, la strategia di crescita dell’UE per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Lo stesso presidente del Comitato europeo delle regioni Apostolos Tzitzikostas ha messo in luce quanto sia importante puntare alla ristrutturazione edilizia in Europa per rendere gli edifici energeticamente efficienti. Innanzitutto perché permette di risparmiare denaro, oltre a ridurre le emissioni, ma consente anche di affrontare la povertà energetica che colpisce 34 milioni di persone in Europa. “Dobbiamo garantire che i governi locali e regionali siano consapevoli e abbiano accesso al bilancio dell’UE senza precedenti e ai fondi di recupero e resilienza disponibili”.

Rinnovamento edilizio: le strategie dei Paesi UE sotto la lente della Commissione

C’è poi da segnalare che successivamente la stessa Commissione europea ha pubblicato un’analisi preliminare dedicata alle 13 strategie di rinnovamento a lungo termine degli Stati membri, allo scopo di diffondere le buone pratiche delle politiche e delle misure proposte dai governi nazionali. Il documento di lavoro dello staff copre le LTRS presentate alla Commissione entro la metà di novembre dello scorso anno. La restante parte sarà trattata in un’analisi completa, che alimenterà anche l’implementazione della strategia Renovation Wave, l’analisi in corso della Commissione sui piani nazionali di recupero e resilienza e un lavoro più ampio sulla promozione dell’efficienza energetica.

L’analisi di 148 pagine contiene una valutazione complessiva delle diverse strategie, elenca le misure previste e analizza ogni LTRS separatamente seguendo un modello comune. Nota, per esempio, che gli schemi olandese, danese e francese prevedono una qualche forma di standard minimi obbligatori di rendimento energetico, mentre Danimarca, Austria, Cipro ed Estonia intendono rafforzare il sistema di certificati di rendimento energetico.

Ricordando la stima fatta nella strategia Renovation Wave secondo cui sono necessari circa 275 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi per raggiungere l’obiettivo climatico del 55% entro il 2030, la valutazione esamina attentamente ciò che è previsto in termini di garanzia di finanziamenti adeguati e ben mirati.

Rinnovamento edilizio: Italia in ritardo

La stessa analisi della Commissione UE ricorda come ai sensi della direttiva EPBD del 2018, tutti i paesi dell’UE erano tenuti a presentare una strategia di ristrutturazione a lungo termine che delineasse piani chiari per sostenere la ristrutturazione del proprio patrimonio edilizio nazionale in un edificio ad alta efficienza energetica e decarbonizzato entro il 2050. “Alcuni di questi elementi si sono sovrapposti ai piani nazionali integrati per l’energia e il clima, delineando come gli Stati membri intendono raggiungere gli obiettivi climatici del 2030”, segnala la stessa.

In questa relazione manca l’accenno all’Italia. Non certo per caso: il nostro Paese lo scorso dicembre aveva ricevuto dalla Commissione la lettera di costituzione in mora per non aver presentato le loro strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine.

Solo a fine marzo la Conferenza Unificata ha reso il suo parere sulla “Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale” – STREPIN 2020, prevista dalla direttiva 2018/844/Ue sull’efficienza energetica in edilizia, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 48/2020. Ora si attende che il Ministero per la transizione ecologica approvi il documento relativo alla Strategia e l’invio alla Commissione Ue.

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