Spazio per le rinnovabili: quanto territorio serve per la transizione energetica

Per raggiungere la neutralità climatica già nel 2040, l’UE ha bisogno del 2,2% di territorio per progetti fotovoltaici ed eolici. Secondo una recente analisi contenuta in un report dell’European Environmental Bureau, tenendo conto di vincoli ambientali e agricoli, è adatto il 5,2%

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Spazio per le rinnovabili: quanto territorio serve per la transizione energetica

C’è spazio per le rinnovabili perché l’Europa possa raggiungere la transizione energetica. Solo il 2,2% del territorio totale dell’UE «sarà richiesto dagli attuali e futuri progetti solari ed eolici per raggiungere la neutralità climatica entro il 2040».

Lo rileva un report di European Environmental Bureau, Land for Renewables, basato un’analisi del Joint Research Centre. Da esso risulta che lo spazio utilizzabile – tenendo conto di rigorosi vincoli agricoli, ambientali e di biodiversità, insieme a zone cuscinetto appropriate e fattori tecnici – è ben di più di quello necessario: il 5,2% del territorio UE è adatto per progetti eolici e solari onshore

Oltre a definire nel complesso le potenzialità di spazio necessario per eolico e fotovoltaico in tutta l’Unione Europea, il report dell’EEB si è focalizzato su alcuni Paesi, tra cui l’Italia. Il nostro Paese può ambire per buona parte a installare quanto gli è necessario a raggiungere gli obiettivi di compatibilità con l’accordo di Parigi (PAC – Paris Agreement Compatible Scenarios for Energy Infrastructure), ovvero 100% di energia rinnovabile in tutti i settori e net zero entro il 2040.

L’UE ha un potenziale di 12.400 TWh da fotovoltaico ed eolico

C’è necessità di fare spazio alle rinnovabili. Lo ricorda EEB, la più grande rete europea di organizzazioni di cittadini ambientalisti, che riunisce oltre 185 organizzazioni da 41 Paesi. «Il territorio è una risorsa fondamentale per la transizione energetica dell’Europa», ma l’estensione e il tipo di terreno necessari per l’espansione delle energie rinnovabili hanno provocato – e provocano tuttora – dibattiti, polemiche e opposizione.

L’UE ha un potenziale di 12.400 TWh da fotovoltaico ed eolico

Da questa considerazione, EEB ha messo in luce nel report che l’esigenza di installare impianti FER non richiede così tanto spazio. Tutt’altro: è necessario solo il 2,2% del territorio complessivo UE. È uno spazio sufficiente per arrivare all’obiettivo energetico 100% rinnovabili entro il 2040 (dieci anni prima rispetto a quanto fissato dall’UE) «eliminando gradualmente sia la generazione fossile che quella nucleare nel processo», si scrive.

Il rapporto si basa sull’analisi territoriale preliminare condotta dal Joint European Centre dell’UE, che ha identificato terreni adatti per progetti di energia rinnovabile. Escludendo aree naturali protette e terreni agricoli di alto valore, in Europa, la disponibilità è comunque più che doppia: il 5,2% del territorio dell’UE è adatto per eolico onshore e fotovoltaico. Secondo JRC, i paesi comunitari hanno un potenziale significativo inutilizzato di ben 12.400 TWh per la generazione solare ed eolica. Le aree rurali sono maggiormente vocate per ospitare impianti, con il 78% per sistemi solari montati a terra e l’83% per l’eolico terrestre.

Le aree idonee considerate

Lo studio JRC su cui si basa il report EEB ha tenuto conto di due esigenze: una è la richiesta della Direttiva RED III agli Stati membri di mappare i propri territori e identificare il potenziale e il terreno disponibile per installare abbastanza energie rinnovabili e reti per cercare quantomeno di soddisfare l’obiettivo vincolante UE 2030. L’altra è la necessità di soddisfare i più elevati standard ambientali, oltre che coinvolgere le comunità locali per garantire una transizione ecologica accettata e inclusiva.

Spazio alle rinnovabili: quali sono le aree idonee

A partire da qui, JRC ha mappato il territorio in modo da preservare la biodiversità e l’agricoltura. I criteri impiegati escludono le aree ricche di biodiversità e le riserve naturali come siti idonei per l’implementazione delle FER, favorendo invece superfici edificate e artificiali e terreni degradati con limitate prospettive agricole. Si è giunti, così, alla conclusione che il potenziale inutilizzato è possibile raggiungerlo, escludendo le aree che hanno caratteristiche tecniche adatte per consentire la produzione solare ed eolica e tipi di terreno ricchi di biodiversità (come le aree come i siti Natura 2000, le aree protette a livello nazionale, le zone umide, le torbiere e le foreste) o quelle con un elevato valore agricolo.

Sono stati selezionati come idonei esclusivamente i terreni arabili, le colture miste e i sistemi di allevamento che sono già in uno stato avanzato di erosione e mostrano bassa produttività e un alto rischio di abbandono.

Lo spazio per le rinnovabili che offre l’Italia: ampio per il fotovoltaico…

Il report EEB ha focalizzato l’attenzione anche su alcuni Paesi UE: Germania, Spagna, Francia, Polonia, Romania e Italia.

Il nostro Paese può soddisfare gli obiettivi dello scenario PAC, per lo più grazie a fotovoltaico ed eolico: insieme potranno contribuire a circa il 68% della produzione di elettricità italiana e soddisfare il 41% circa della domanda energetica finale nazionale entro lo stesso anno.

Lo spazio per le rinnovabili che offre l’Italia per fotovoltaico ed eolico

Per ospitare tali capacità, EEB stima che l’Italia «avrà bisogno di circa l’1,7% del suo territorio totale entro il 2030 e del 2,7% entro il 2040. Queste cifre superano leggermente la media UE», si riporta nel documento. Tuttavia fa alcune distinzioni tra solare ed eolico. Nel primo caso in Italia c’è quasi il doppio del territorio disponibile rispetto a quello necessario per ospitare impianti fotovoltaici montati a terra senza influire sulle riserve naturali, altri siti ricchi di biodiversità o preziosi terreni agricoli. Per quanto riguarda il fotovoltaico sui tetti, richiederà circa lo 0,25% della superficie nazionale entro il 2040 (per una capacità di 150 GW), posti principalmente in città. 

… meno per l’eolico (ma con opportune considerazioni)

Per quanto riguarda, invece, l’eolico onshore, riuscire a implementare la capacità richiesta (39 GW) «potrebbe porre alcuni problemi di disponibilità di terreni se si considerano solo aree idonee, in linea con le stime di idoneità del JRC», rileva l’European Environmental Bureau. «L’Italia avrebbe bisogno dell’1,32% del suo territorio per ospitare le necessarie installazioni eoliche onshore, ponendo la necessità di identificare ulteriori siti idonei».

EEB pone, però, alcune considerazioni di supporto. Come nel caso della Germania, è bene pensare che i requisiti di spazio dell’eolico a terra non implicano l’uso dell’intera superficie: solo lo spazio utilizzato per i piloni comporta una perdita di terreno.

«I progetti eolici onshore possono essere candidati ideali per applicazioni a duplice uso, anche potenzialmente su terreni agricoli di alto valore, se vengono adottate le misure giuste e vengono implementate tutte le valutazioni ambientali esistenti ai sensi della legislazione dell’UE».

A conclusione dell’analisi sull’Italia, EEB scrive che, per realizzare una pianificazione territoriale strategica ed efficace per le FER in Italia, è fondamentale identificare in modo chiaro le aree di accelerazione delle rinnovabili e garantire che la loro designazione rimanga efficace anche se i lavori di connessione alla rete richiesti si estendono oltre queste aree. Occorre anche «ridurre al minimo le barriere burocratiche e speculative, scoraggiando i mercati fondiari speculativi e garantendo che le normative nazionali prevalgano sulle restrizioni regionali e locali sull’uso del suolo in conflitto».

 

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