Ponte sullo Stretto e rischio sismico, parere VIA e l’allarme del WWF

L’INGV è stato o non è stato coinvolto nel progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina? Dubbi sulla resistenza dell’opera ai terremoti.
Intanto il
WWF Italia ipotizza il contenzioso europeo per contestare il progetto del Ponte di Messina: sotto accusa appalti, ambiente e procedure. Pubblicato il parere VIA che ha approvato il progetto, tra contraddizioni e prescrizioni vincolanti.

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Ponte sullo Stretto e rischio sismico, facciamo chiarezza: ecco cosa ha detto l’INGV
Img by Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è sempre stato oggetto di contestazioni, sia a causa degli ingenti investimenti necessari sia per la sua sicurezza. Ma, nonostante le critiche, il governo sembrerebbe deciso a procedere alla sua realizzazione.

L’ultima “tegola” in tal senso arriva da una recente relazione citata nella documentazione della commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente, che fa riferimento a uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza di Roma e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Il documento in questione riporterebbe analisi sismiche aggiornate, necessarie per portare a compimento l’opera. Tuttavia emergono dei dubbi sulla sua veridicità dato che l’INGV ha smentito il suo coinvolgimento.

La notizia ha riaperto il dibattito sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto, considerata poco sicura da diversi scienziati, ultimo in ordine cronologico Carlo Doglioni, presidente dell’INGV il quale ha dichiarato:

L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che per legge è l’istituzione nazionale preposta alla valutazione della pericolosità sismica, non è stato coinvolto nell’attuale fase di progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina.

Ponte sullo Stretto a rischio sismico? L’INGV chiarisce

I lavori preparatori e gli studi sul Ponte sullo Stretto di Messina proseguono, nonostante il dibattito sia ancora acceso. La questione è tornata alla ribalta dopo che Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), ha reso pubbliche delle lettere del presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che smentiscono ogni tipo di coinvolgimento dell’ente nel progetto.

“L’INGV non ha ricevuto incarichi relativi a indagini su faglie attive nella zona dello Stretto di Messina”- si legge nelle lettere di Doglioni. Sembrerebbe che le uniche analisi condotte nella zona sarebbero state svolte da due ricercatori dell’Istituto a titolo personale, senza alcun incarico istituzionale.

Doglioni, inoltre, precisa che l’INGV ha fornito il suo parere sulla sicurezza sismica dell’opera circa vent’anni fa, un lasso di tempo dilatato che certamente non può considerarsi sufficiente.

Le criticità tecniche

Oltre alla mancanza di un parere aggiornato dell’INGV – cosa già di per sé grave – Carlo Doglioni evidenzia diverse possibili criticità tecniche legate alla realizzazione progetto.
Il Ponte sullo Stretto di Messina è stato progettato per resistere a un’accelerazione sismica di 0,58 Gal, un valore che, secondo l’esperto, è fortemente sottostimato. Si pensi ai recenti eventi sismici verificatisi in Italia negli ultimi anni: il terremoto dell’Aquila ha registrato un’accelerazione sismica di 0,66 Gal mentre quello di Amatrice di 0,95 Gal).
Il dato è ancora più preoccupante se si pensa che l’area nella quale dovrebbe sorgere l’opera è considerata ad elevata attività sismica, e si stima che le accelerazioni potrebbero superare 1 Gal.
Particolarmente critica è la “faglia di Cannitello”, situata dove dovrebbe sorgere il pilone sul lato calabrese. Secondo il progetto presentato tale faglia sarebbe “inattiva” mentre secondo il Presidente dell’INGV sono necessari “ulteriori approfondimenti”.

Il problema delle procedure autorizzative

Il rischio sismico non è l’unico ostacolo alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Oltre ai dubbi tecnici ci sono delle incongruenze burocratiche.

Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, ha dichiarato che la commissione tecnica regionale ha espresso parere favorevole unanime alla realizzazione del Ponte. Tuttavia il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli ha evidenziato che la commissione tecnica non ha espresso il parere nei termini previsti dalla legge. Il mancato rispetto delle scadenze renderebbe la votazione invalida.

Chiesti controlli ulteriori

Le affermazioni del Presidente INGV e del deputato Bonelli non sono passate inosservate.
Le lettere di Doglioni sono state trasmesse al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), ente che dovrà esprimere il via libera definitivo per l’inizio dei lavori e alla Commissione grandi rischi della Protezione Civile.
Nel frattempo Bonelli ha presentato un esposto alla Procura di Roma, chiedendo chiarimenti sulla “deroga all’inedificabilità” prevista da una circolare della Protezione Civile per le opere su faglie sismiche.

WWF: verso un reclamo europeo per il Ponte di Messina

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è sotto accusa da parte del WWF Italia, pronto a intraprendere un contenzioso europeo. Tre sono i punti contestati: l’assegnazione dell’opera senza gara d’appalto, la violazione delle direttive ambientali europee e l’assenza della Valutazione Ambientale Strategica (VAS). 

Assegnazione senza gara: un progetto sotto accusa

La decisione di assegnare il progetto senza una nuova gara d’appalto rappresenta uno dei nodi principali della contestazione. Il WWF evidenzia come la stima dei costi sia stata artificiosamente ribassata per favorire il consorzio Eurolink, già vincitore della precedente gara. Un vero “escamotage”, secondo l’associazione ambientalista, che ha permesso di bypassare una procedura competitiva, lasciando spazio a un costo complessivo del ponte che già oggi si prevede ben superiore ai 13,5 miliardi dichiarati.

Questa operazione, definita dal WWF come “una manovra fatta su misura”, rischia di sollevare serie implicazioni legali, soprattutto alla luce di un tentativo in corso per rifinanziare l’opera con ulteriori 3 miliardi di euro. I costi di mitigazione e compensazione, così come l’aggiornamento dei prezzi dei materiali, sono stati infatti esclusi dalle stime iniziali. Una mossa che potrebbe violare i principi di trasparenza e parità di trattamento richiesti dalle normative europee in materia di appalti pubblici.

Violazione delle norme ambientali e assenza della VAS

Non meno gravi sono le questioni ambientali. Il WWF accusa il progetto di non rispettare le direttive Habitat e Uccelli, che tutelano le aree incluse nella rete Natura 2000, e di non aver considerato adeguatamente l’effetto cumulo degli impatti, un obbligo previsto dalle normative europee.

“Le mitigazioni ipotizzate sono risibili, mentre l’effetto cumulo, richiesto dalle direttive comunitarie, non è stato valutato”, sottolinea il WWF. A tutto ciò si aggiunge la mancata applicazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), una procedura indispensabile per progetti complessi e articolati come il “sistema Ponte”. Questa omissione è stata giustificata con interpretazioni giuridiche che l’associazione definisce “discutibili”.

Il progetto, che coinvolge due regioni, cinque province e ben 29 comuni, non è un’opera isolata ma un vero piano integrato, come ammettono gli stessi proponenti definendolo un “sistema”. Secondo il WWF, la VAS avrebbe imposto l’analisi di scenari alternativi, valutazioni sugli impatti delle varianti ai piani paesaggistici e la dimostrazione che il progetto non arrechi danni significativi all’ambiente, come richiesto dal principio DNSH (Do No Significant Harm).

Verso il contenzioso: una battaglia su più fronti

Il WWF non intende limitarsi al reclamo europeo. Sul tavolo ci sono anche l’ipotesi di un contenzioso amministrativo e persino un esposto penale, motivato dall’evidente sottostima di dati e costi. L’associazione denuncia inoltre una deriva istituzionale: “Il Parlamento non ascolta più tecnici e scienziati. Le audizioni servono solo a giustificare decisioni già prese”.

Il parere VIA: un’approvazione tra contraddizioni e prescrizioni vincolanti

Il parere VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) recentemente pubblicato sul Ponte sullo Stretto di Messina rappresenta un documento complesso, contraddittorio e foriero di nuove polemiche. Pur concedendo un’approvazione formale, il documento solleva una serie di questioni tecniche e ambientali che mettono in discussione la reale sostenibilità del progetto. La Commissione VIA ammette apertamente che, per alcuni siti appartenenti alla Rete Natura 2000, non è possibile escludere “incidenze significative”, mentre su altre aree gli impatti sono considerati negativi. Ciò si traduce in una lunga lista di prescrizioni e monitoraggi ambientali, che il proponente dovrà affrontare già prima della redazione del progetto esecutivo.

Le prescrizioni richieste includono approfondimenti su aspetti fondamentali come la microzonizzazione sismica delle faglie attive, il monitoraggio di fauna migratoria e cetacei, l’analisi di impatti su acqua, suolo e sottosuolo, fino a rumore ed emissioni. A ciò si aggiungono studi dettagliati sui flussi di traffico, il ripascimento dei litorali e i potenziali impatti delle attività di cantiere. La natura di questi studi, definiti “propedeutici”, pone dubbi sull’effettiva prontezza del progetto: se il ponte fosse stato realmente “approfondito e pronto”, come sostenuto dalla società Stretto di Messina SpA, perché imporre ulteriori analisi di tale portata?

La frammentazione delle fasi di cantierizzazione, consentita dal recente via libera parlamentare, aggrava ulteriormente le incertezze. Molte delle prescrizioni, infatti, sono trasversali e devono essere applicate in modo sistematico, nonostante la parcellizzazione del progetto esecutivo. Senza un’ottemperanza completa e verificabile, sarà impossibile determinare il costo finale dell’opera, la sua effettiva sostenibilità e la conformità con normative europee e nazionali. La Conferenza dei Servizi e il CIPESS, chiamati a esprimersi sulla fattibilità e sull’affidamento dei lavori, si troveranno davanti a un progetto ancora incompleto e dipendente da numerose variabili.

Il WWF e altre associazioni ambientaliste hanno già evidenziato questa contraddittorietà: un parere formale favorevole, ma sostanzialmente subordinato a verifiche di ottemperanza, sembra più un tentativo di rinviare decisioni definitive che una reale approvazione. In questo contesto, l’intero iter approvativo si preannuncia come un campo minato di potenziali contenziosi legali e amministrativi. Lungi dall’essere un traguardo, il parere VIA, che include oltre 60 prescrizioni ambientali, appare come un ulteriore ostacolo lungo la strada già tortuosa verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto.

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