Mutui casa green: c’è chi lavora in UE per una filiera che finanzi le ristrutturazioni

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Far incontrare proprietari di casa, banche e imprese per attuare una vera riqualificazione energetica in edilizia: su questo lavora Energy Efficient Mortgages Initiative. A che punto è

Mutui casa green: c’è chi lavora in UE per una filiera che finanzi le ristrutturazioni

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La vera svolta di un’Europa net zero si avrà grazie ai mutui casa green. Non è un’esagerazione, se si pensa che i mutui ipotecari equivalgono a circa il 46% del PIL dell’Unione Europea. “Facilitare la transizione ai mutui verdi è cruciale per la realizzazione di un’economia neutrale per il clima”, evidenzia l’iniziativa Energy Efficient Mortgages Initiative (EEMI). Finanziata da Horizon 2020 cerca di introdurre un mezzo più verde e incentrato sulla sostenibilità per acquistare, rinnovare e vivere nelle case. C’è ancora molto da lavorare se si considera che più di 350 milioni di europei vivono in una casa di proprietà, su 510 milioni. Non solo: sul totale di 247 milioni di abitazioni, più di 220 milioni sono state costruite prima del 2001. C’è bisogno, quindi, di una riqualificazione energetica profonda.

Luca Bertalot, Segretario generale della European Mortgage Federation e coordinatore EEMISono trascorsi solo pochi giorni dal 30esimo anniversario della firma del trattato di Maastricht, il trattato sull’Unione Europea che istituisce una cittadinanza europea e vara l’unione economica e monetaria, oltre a porre le basi per avviare l’integrazione politica. «La nascita dell’UE ha creato per la prima volta un mercato unico che ha generato svariate opportunità – ricorda Luca Bertalot, Segretario generale della European Mortgage Federation e coordinatore EEMI –. Il mercato ipotecario è la spina dorsale del mercato unico UE, frutto della composizione dei vari mercati nazionali: il mutuo è ancora il fondo in cui moltissimi investono per il proprio futuro».

La strategia “Renovation Wave” dell’UE vuole contribuire a decarbonizzare il patrimonio edilizio esistente richiedendo la ristrutturazione energeticamente efficiente di 35 milioni di edifici nel prossimo decennio, con un fabbisogno totale di investimenti stimato a 900 miliardi di euro. EEMI vuole permettere e porre le basi perché ciò avvenga.

Ma oggi a che punto siamo in Europa con la necessità di creare le condizioni per un mercato omogeneo quanto a opportunità finanziarie per chi decide di ristrutturare casa?

Mutui casa green: su cosa lavora EEMI

L’industria dei mutui è un attore essenziale negli sforzi per affrontare il cambiamento climatico attraverso il finanziamento dei programmi di ristrutturazione della casa, necessari per migliorare il rendimento energetico del patrimonio edilizio dell’UE. Fin dal suo inizio nel 2015, l’iniziativa Energy Efficient Mortgages Initiative EEMI, finanziata da Horizon 2020 è stata il catalizzatore per la crescita di un nuovo ecosistema di mutui efficienti dal punto di vista energetico, integrato e multi-stakeholder. Da allora ha cominciato a creare una struttura dove convergere le idee. «Questo è un mercato che ancora non esiste: quello cui si sta puntando è creare un percorso di crescita eterogeneo – spiega Bertalot –. La sfida è rappresentata dal mercato immobiliare europeo, che conta 247 milioni di case (Regno Unito compreso) 220 milioni delle quali non sono allineate all’accordo di Parigi. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi al 2030 ogni settimana quasi 500mila abitazioni in Europa devono essere sottoposte a riqualificazione energetica».

Quanto costa a ogni proprietario, singolo o famiglia, il salto di classe energetica necessaria? Almeno 25-30mila euro di investimenti. Non sono molti quelli che possono stanziare queste cifre. Il problema è che se non metteranno mano alla propria casa avranno una perdita tangibile a partire dal consumo energetico. Una famiglia può risparmiare fino al 70% in bolletta con un investimento capace di far fare due salti di classe energetica. «Da dove possono provenire queste somme? O da un sussidio pubblico, come può essere il Superbonus oppure una serie di offerte lato istituti privati. Gli Stati membri non possono assumersi l’immenso onere: ma se strutturato nella maniera giusta, siamo davanti a un autentico Rinascimento verde, capace di dare una spinta economica non solo al settore ipotecario, all’edilizia, all’immobiliare ma a tutta l’economia», evidenzia il segretario EEMI. Le ricadute positive si avrebbero non solo lato ambiente, ma anche nell’occupazione, nella ricerca e sviluppo, nel segmento delle certificazioni, nelle professionalità impegnate in quest’opera.

Gli ostacoli sul percorso: la mancanza di dati

Energy Efficient Mortgages Initiative punta a porre le condizioni di vantaggio per tutta la filiera. «In Italia, per esempio, stiamo testando una piattaforma in cui tutte le Pmi legate all’edilizia possano fornire dati utili agli istituti bancari. Per riuscire, occorre superare ostacoli non indifferenti, uno tra tutti la gestione del dato. In Italia la competenza energetica è stata affidata alle Regioni, ognuna delle quali gestisce database di APE in modo autonomo e senza condividerli con le banche. È un grosso problema di sistema paese: tutto quello che viene creato e definito “verde” senza certezza dei dati rischia di diventare greenwashing, compromettendo le politiche di finanziamento sui mercati di capitale internazionali», rimarca Bertalot.

A tutto ciò si assomma la pressione normativa UE enorme sulle banche da qui ai prossimi tre anni e che passa dalla nuova EPBD alla tassonomia europea. Purtroppo mancano le basi, che sono i dati, non strutturati in un database nazionale e condivisi ed è un problema molto serio. «Come EEMI stiamo cercando di favorire il passaggio di informazioni in Italia e negli altri Paesi che hanno scelto la gestione dei dati a livello regionale. Ci sono problemi strutturali quindi che ostacolano la possibilità di rinnovare l’immenso patrimonio edilizio-immobiliare europeo».

C’è poi un altro aspetto da tenere conto: le banche possono solo incentivare il proprietario immobiliare a ristrutturare. Ma poi c’è da considerare le complessità relative agli edifici, realizzati in diverse epoche e con livelli di complessità per la riqualificazione sensibili. Ecco perché, ancora una volta, servono i dati e c’è bisogno di un sistema armonico che permetta un beneficio diffuso per tutti gli attori della filiera nel cercare un valore aggiunto green. L’elemento “verde” per il proprietario della casa significa un cospicuo risparmio energetico e di valore immobiliare, oltre a contare su un maggiore comfort e una riduzione di emissioni da sistemi di riscaldamento evoluti e più ecologici.

Anche in questo senso EEMI è utile per rendere presente al legislatore europeo i bisogni del settore finanziario per svolgere un ruolo complementare per sostenere i propri cittadini. Questo passa non solo dagli incentivi pubblici, ma anche da condizioni bancarie fattibili e mirate.

Lo sforzo fatto finora ha prodotto qualche risultato tangibile: nel sito web sono presenti gli istituti bancari che propongono mutui o altri prodotti finanziari verdi o che se ne doteranno. «Alle banche abbiamo anche chiesto di illustrare la struttura del loro portafoglio, ovvero l’insieme di strumenti finanziari detenuti da un singolo investitore o da un intermediario finanziario. Progressivamente la banca dati si sta arricchendo, mettendo così le basi per una alfabetizzazione del mercato utile agli investitori e agli utenti finali».

Oltre ai mutui, poi, ci sono altri strumenti più convenienti per fare una ristrutturazione. Per esempio, è possibile pensare a un prestito personale, un deposito, un conto verde. Per questo stiamo chiedendo alle banche di mettere in evidenza al consumatore per educarlo sugli strumenti e opzioni più utili per lui.

Mutui verdi e altre opportunità

I “mutui verdi” vedevano l’Italia in ottima posizione: come emerge dal report Hypostat 2019, su 47 banche coinvolte nel progetto europeo Energy efficient mortgage plan, il nostro Paese conta su 10 istituti che ne fanno il primo Paese. Un margine già aumentato a 52 istituti.

La situazione è in evoluzione ulteriore: «oggi 70 banche stanno seguendo direttamente l’operazione avviata da EEMI. Il passo in avanti fatto nel giro di pochissimi anni è stato di chiedere se si stanno facendo azioni “verdi” e di mostrarlo chiaramente. Già ci sono dati trasparenti di svariate banche, ma si tenga conto che noi ne rappresentiamo qualcosa come duemila, direttamente o meno».

Inoltre è stato avviato anche un sito web dedicato ai mercati finanziari, dove i mutui sono finanziati sui mercati dei capitali mediante due strumenti principali: cartolarizzazioni verdi e Covered bond (obbligazioni garantite). Queste ultime sono obbligazioni bancarie caratterizzate da un profilo di rischio molto basso e da un’elevata liquidità. Nel mondo assommano a 3mila miliardi di euro e sono gli strumenti che permettono di finanziare il mutuo sul mercato. Sempre per restare in ambito sostenibilità, negli ultimi anni sono stati erogati covered bond per 30 miliardi nel giro di pochi anni. «Con questo strumento forniamo agli investitori una trasparenza completa. Perché abbiamo avviato questa iniziativa? Per generare tre tipi di vantaggi alle banche: nell’assorbimento di capitale, contando sul fatto che si ha un rischio minore se si è “verde”; nel dare la possibilità alle banche di finanziarsi a tassi più convenienti grazie a strumenti come i covered bond; nell’essere trasparenti e condividere le proprie pratiche, a vantaggio e insegnamento di altri mercati».

L’iniziativa europea e l’Italia

EEMI sta offrendo sostegno legale a tutti i Paesi nella gestione dei dati, questione basilare del meccanismo. Inoltre, lavora per arricchire il proprio sito, sostenendo e stimolando le banche a fornire tutti i dettagli utili in modo da avere massa critica e fornire informazioni utili, mirate e quanto più complete ai consumatori. L’anno in corso sarà determinante in questo senso. È importante riuscire a metterli a sistema ed essere funzionali allo sforzo immane, ma cruciale e dai riflessi essenziali del Renovation Wave.

Da parte delle imprese del settore edile, EEMI sta lavorando proprio in Italia – per esempio – per creare le condizioni per un progetto pilota di ecosistema. «L’idea è utilizzare un simulatore dove il consumatore può vedere immediatamente il vantaggio nel fare la ristrutturazione e quale parte potrebbe essere il contributo pubblico sull’investimento e il ritorno dell’investimento in termini di risparmio energetico e di valore immobiliare», specifica ancora Bertalot. All’interno della piattaforma si inseriranno imprese selezionate, che forniscono determinate certificazioni e che garantiscono le performance del lavoro effettuato, generando così un effetto volano a reciproco beneficio per utenti finali, imprese e banche. L’obiettivo è arrivare a creare condizioni perché chi opera all’interno di questo settore possa anche proporsi con determinate caratteristiche ESG in modo da rispondere a criteri ambientali, sociali e di governance puntuali e verificabili. Digitalizzazione e sostenibilità così hanno possibilità di attecchire ed essere concrete.

Le banche italiane hanno creduto da subito nello strumento e proposta e sono in una posizione di leadership, con 19 banche pilota e 9 che hanno aderito alla nuova piattaforma. «L’Italia è una grande sfida: il 70% degli italiani vive in condominio ed è da lì che occorre partire per la ristrutturazione. Non solo: malgrado sia un mercato ipotecario limitato, perché la casa spesso è stata acquistata col Tfr dei genitori o con altri risparmi, oggi il 70% delle contrattazioni immobiliari è stato fatto con una linea di credito. Quindi, facilitarne l’accesso sarebbe strategico in particolare per i più giovani. Con stimoli economici relativamente minimi è possibile fare cose grandi. Occorre però promuovere la visione ecosistemica e favorire le condizioni perché possa svilupparsi».

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