Materiali con una seconda possibilità

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Dal legname fossile ai pannelli fotovoltaici passando per gli scarti agroalimentari, la filiera circolare nella produzione di materiali edili è una realtà ormai conclamata che deve molto alla tecnologia e all’intuito umano. Esempi molto originali di abitazioni realizzate componendo container e pallet ci hanno mostrato che si possono costruire ambienti domestici anche esclusivamente con materiali ed elementi che hanno già un loro vissuto. La bioarchitettura è molto più alla portata di quanto spesso si immagina.

Materiali con una seconda possibilità: tutto si ricicla, nulla si distrugge

Indice degli argomenti:

La punta dell’iceberg sono le abitazioni pseudo-sperimentali come la EarthShip americana e la Brittany House francese, interamente realizzate con materiali e componenti di riciclo, così come i lavori dello studio cileno Infiniski , ottenuti dall’assemblamento di conteiner e pallet.

Una delle case dello studio cileno Infiniski, ottenuti dall’assemblamento di conteiner e pallet.
Una delle case dello studio cileno Infiniski

Ma i progetti che presentano elementi riciclati sono ormai moltissimi in tutto il mondo, dalle opere ottenute dall’assemblamento dei conteiner, alle componenti, rivestimenti, fino a particolari finiture realizzate con vecchi copertoni, e ai materiali isolanti ottenuti dalla lavorazione di prodotti di scarto, tanto per citare alcuni esempi.

In Italia, di recente realizzazione, possiamo ricordare il nuovo stadio di Torino, per la cui struttura è composta da macerie e calcestruzzo provenienti dalla demolizione del vecchio stadio della città.

E in Svizzera, a Mendrisio, la nuova ala del centro commerciale FoxTown sarà realizzata con legname recuperato dalla tempesta Vaia del 2018.
L’obiettivo del sistema circolare è quello di prolungare la vita dei materiali utilizzati, riducendo il consumo di risorse nuove.

Le library di materiali innovativi

Nella library di Material Connexion il data base a cui accingono architetti e progettisti alla ricerca di nuove materie prime per le loro opere, sono presenti moltissimi prodotti ottenuti da componenti di resulta.
Lo stesso si può dire per la libreria di Materially, una realtà italiana che opera nella ricerca dei materiali innovativi.

Pannelli fotovoltaici

In ambito comunitario, il programma Horizon2020 ha di recente finanziato (con 8,4 milioni di euro) il progetto Ue PHOTORAMA per la creazione di una filiera che lavora in ottica circolare nella produzione di pannelli fotovoltaici. Tra i 13 istituti di ricerca coinvolti c’è anche l’ENEA.
Massimo Izzi, responsabile per ENEA del progetto ha parlato di un recupero del 100% di materiali dei pannelli a fine vita, un risultato ancora mai raggiunto a cui dovrebbe portare la ricerca nelle tecniche di produzione.

Riciclo pannelli fotovoltaici a fine vita

La chiave di volta si trova in una nuova tecnologia di “delaminazione” che permette di separare le celle solari dalla componente in vetro in parallelo, tutti i materiali saranno recuperati attraverso processi chimico-fisici anziché ricorrendo alla triturazione dei moduli fotovoltaici. Con questo processo si potranno recuperare materiali di alto valore come alluminio, vetro e i polimeri delle lastre e metalli come silicio, indio e gallio, e l’argento.

Legname fossile

StoneOak®, di Zanuso Legno, è un prodotto ottenuto dalla “dissepoltura” e lavorazione di alberi scivolati sotto terra a causa dei movimenti geologici e smottamenti e immersi nell’argilla del sottosuolo che ne ha permesso la conservazione.

Zanuso: Particolare pannello prima patina
StoneOak®, di Zanuso Legno

“La nostra azienda si sta muovendo da diversi anni in questa direzione cercando di recuperare del legno e dare un nuovo futuro a chi futuro non ne aveva. Oggi lavoriamo con la ricerca di materiali fossili e stiamo sviluppando una tecnologia per rendere il legno stabile e duraturo senza l’uso di chimica e prodotti invasivi, ma con l’utilizzo di materiali naturali” spiega Dario Zanuso.

Legni che tornano alla luce dopo essere rimasti sepolti per anni sottoterra, sia per cause naturali quali smottamenti, sia per cause umane, quali escavazioni per la costruzione. Una volta individuati, vengono recuperati e sottoposti a particolari lavorazioni per ottenere impiallacciatura da 0,7 mm e 2 mm.

Cemento e calcestruzzo

Il progetto eco.build di Italcementi e Calcestruzzi (HeidelbergCement) lavora sulla ricerca di prodotti a più alti contenuti di materiali riciclati che superino la soglia del 5% (certificazione CAM, Criteri Ambientali Minimi, richiesta nelle gare pubbliche) per ottenere le più accreditate certificazioni internazionali (LEED, ITACA o ENVISION).

Italcementi: facciata mangia smog a Milano, edificio novampere
Progetto NòvAmpère con facciata mangia smog

L’idea mira a ottenere cemento con materiali di recupero anziché materie prime naturali provenienti dalle estrazioni in cave e miniere. L’alternativa è rappresentata da materiali sicuri e non dannosi che arrivano dal mondo dell’industria. Il risultato è un mix che utilizza materiali tradizionali da costruzione e materie provenienti da demolizioni.

Cartongesso

Nell’industria del cartongesso i risultati ottenuti nell’economia circolare sono apprezzabili.
Gypsotech, le lastre di cartongesso a marchio Fassa Bortolo, oltre a rispettare i criteri ambientali minimi (almeno il 5% di contenuti riciclati) sono realizzate con cartone ottenuto a sua volta con carta riciclata al 100%.

Gypsotech, le lastre di cartongesso di Fassa Bortolo
Stessa filosofia per Gyproc DuraGyp ECO Activ’Air® di Saint-Gobain, lastra di cartongesso che presenta il 35% di materiale riciclato perlopiù scarti di cartongesso.

Lastra di cartongesso Gyproc DuraGyp ECO Activ’Air® di Saint-Gobain
Gyproc DuraGyp ECO Activ’Air® di Saint-Gobain

La startup

Tra le realtà che operano nel riutilizzo degli scarti agroalimentari c’è Ricehouse (CasaClima Startup Awards 2018), nata nel 2016 dall’intuito dell’architetto Tiziana Monterisi e del geologo Alessio Colombo.
Ricehouse produce una linea completa di prodotti edili trasformando gli scarti della produzione del riso, altrimenti destinati a essere bruciati. Si tratta di una miscela di calce, lolla e paglia che rende i prodotti finali leggeri, altamente termici, traspiranti e formaldeide free.

I pannelli dagli scarti della produzione del riso
Trai prodotti menzioniamo RH120, un intonachino selezionato da ADI Index: una miscela preconfezionata per intonaco di finitura. Si presta, facilmente, alla messa in opera manuale consentendo di far risaltare l’aspetto estetico e materico della lolla.

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