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Indice degli argomenti: I numeri degli ecoreati in Italia Roma è la prima città colpita dalle ecomafie Le ecomafie continuano a deturpare senza sosta il territorio italiano compiendo reati ai danni dell’ambiente (flora e fauna) e dei beni culturali. A raccontare il lavoro sporco dei criminali ambientali è Legambiente: anche quest’anno l’associazione ha pubblicato il report Ecomafia 2022, realizzato con il sostegno di NOVAMONT ed edito da Edizioni Ambiente. Scopo del report è di mettere nero su bianco i reati compiuti ai danni dell’ambiente: gli illeciti all’ordine del giorno riguardano il traffico illegale di rifiuti, abusivismo edilizio, reati contro la fauna, incendi dolosi, agromafia e archimafia. Solo nel 2021 Legambiente ha registrato all’incirca 30mila reati per una media di 84 illeciti al giorno. Il “lavoro” delle ecomafie ha portato nel 2021 ad un guadagno per la criminalità di 8,8 miliardi di euro: un quadro nel complesso allarmante, anche se in leggera flessione rispetto ai dati raccolti nel 2020 (-12,3% dei reati compiuti). Secondo l’associazione sono circa 59 mila gli illeciti amministrativi contestati: se li sommiamo ai reati ambientali, raccontano di un’Italia dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme a tutela dell’ambiente. Dal 16 settembre al 31 luglio 2022 le forze dell’ordine hanno svolto 115 inchieste, portando all’arresto di 664 persone e 199 sequestri. A questi dati si aggiungono anche 14 comuni sciolti per mafia, tra cui le recenti vicende che hanno interessato Nettuno e Anzio, due località in provincia di Roma. I numeri degli ecoreati in Italia “Esiste un’Italia fondata sul mattone selvaggio”: il ciclo illegale del cemento è il primo “ecoreato” presente nella classifica stilata da Legambiente. Con un totale di 9.490 reati – il 31% del totale – l’abusivismo edilizio continua a distruggere i luoghi più belli d’Italia. Al secondo posto di questa amara classifica troviamo il tema legato alla gestione dei rifiuti, una pratica legata a doppio filo con la criminalità: un reato così redditizio per le ecomafie ma al tempo stesso fortemente pericoloso per la salute dell’uomo e degli ecosistemi. Gli ecoreati legati ai rifiuti hanno toccato quota 8.473 nel 2021 con un numero di arresti in aumento del +25,9% rispetto l’anno precedente. Nell’elenco di Legambiente l’abusivismo edilizio e il ciclo illegale dei rifiuti trovano posto i reati contro la fauna con 6.215 casi. In deciso aumento i reati contro il patrimonio boschivo con 5.385 illeciti, a cui va sommato l’aumento di furti di opere d’arte per un totale di 603 reati. Legambiente segnala un nuovo interesse per le ecomafie: l’associazione parla del traffico illecito di oli vegetali esausti, un commercio che secondo Conoe si aggira attorno alle 15 mila tonnellate l’anno. Roma è la prima città colpita dalle ecomafie L’analisi di Legambiente scatta una fotografia cupa dell’azione della criminalità ambientale sul territorio. Non manca uno studio più approfondito a livello regionale e provinciale che mostra nello specifico tutti i numeri legati all’illegalità nel nostro Paese. Nella “top ten” della classifica regionale troviamo in prima posizione la Campania con 4149 reati compiuti a cui seguono la Sicilia (3530 reati) e la Puglia (3042 reati). Come sottolinea in una nota Legambiente: “qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale”. Chiudono la classifica della criminalità ambientale la regione Calabria e il Lazio che hanno subito rispettivamente 2680 e 2562 reati. Lo scenario provinciale vede Roma al primo posto per gli illeciti ambientali: la Capitale registra 1196 reati che hanno portato a 1112 persone denunciate, 25 arresti e 543 sequestri. Nella classificazione provinciale troviamo al secondo posto Cosenza (1060 reati) e in terza posizione Napoli (1058 reati). Le forze dell’ordine hanno applicato la legge 68/2015 per 878 volte nel 2021 con l’obiettivo di contrastare in modo efficace l’attività illecita delle organizzazioni criminali in materia di criminalità ambientale. Le operazioni hanno portato a porre sotto sequestro 292 beni, per un valore complessivo di oltre 227 milioni di euro. Lo scenario raccontato nel rapporto Ecomafia 2022 è fortemente preoccupante. “È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali, ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del PNRR, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti in questo Rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare” dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. Insieme alla presentazione ufficiale del report, Legambiente ha presentato le 10 proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato: “abbiamo presentato le nostre dieci proposte di modifica normativa, convinti che quel percorso di civiltà, iniziato a suo tempo con la legge sugli ecoreati proseguito quest’anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa legislatura” chiosa Ciafani. Legambiente si auspica che il Governo Meloni dia risposte concrete alle proposte dell’associazione ambientalista: tra queste viene menzionata l’approvazione del ddl contro le agromafie; l’inserimento del delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità; l’introduzione dei delitti contro gli animali nel codice penale. I crimini ambientali sono una problematica sui cui è necessario continuare a rivolgere l’attenzione. Come sottolinea Enrico Fontana, Responsabile Ufficio Raccolta Fondi e Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità “In particolare, a nostro avviso è fondamentale approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione”. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento