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Indice degli argomenti: Quanto inquina l’ambiente costruito? Collaborare per un modello di business virtuoso La decarbonizzazione ha un valore sociale ed economico Parlando di crisi climatica, anche il settore delle costruzioni deve fare un “mea culpa” e comprendere i risultati dannosi del suo operato. Secondo quanto riportato nello studio di McKinsey & Company “Accelerating green growth in the built environment”, l’ecosistema dell’ambiente costruito – progettazione, produzione dei materiali, costruzione, utilizzo e demolizione – è responsabile di circa il 40% delle emissioni globali di anidride carbonica derivanti dai combustibili. A questo valore si aggiunge anche il 25% delle emissioni complessive di gas a effetto serra (GHG): le costruzioni costituiscono il settore con la più alta emissione di CO2 superando di gran lunga il comparto della produzione di energia elettrica e quello del trasporto marittimo e dell’aviazione. Quanto inquina l’ambiente costruito? L’analisi di Mckinsey rileva che nel ciclo di vita di un edificio tipico, il 76% delle emissioni di anidride carbonica proviene prevalentemente dalle operazioni, mentre il restante 24% viene prodotto dalla lavorazione delle materie prime impiegate per costruire nuovi edifici. Il report differenzia poi le due tipologie di emissioni prodotte dal settore dell’ambiente costruito, differenziandole tra “emissioni operative” ed “emissioni di carbonio incorporate”. Nel primo caso Mckinsey fa riferimento al riscaldamento e raffreddamento come fonti principali di emissioni: la tipologia indiretta costituisce il 50% delle emissioni globali prodotte dal comparto. Quando si parla delle “emissioni di carbonio incorporate” è opportuno riflettere sugli effetti a monte dei materiali di costruzione a bassa intensità di carbonio e di come potrebbero essere massimizzati per affrontare le emissioni incorporate lungo il processo di costruzione. Mckinsey fa un esempio pratico: “l’industria del cemento è responsabile di circa un quarto di tutte le emissioni di CO2 del settore e genera anche il maggior numero di emissioni di CO2 per dollaro di fatturato. Sostituire il clinker utilizzato nel cemento con prodotti alternativi, come le scorie d’altoforno granulate (GGBS), calcestruzzo carbon-cured o carbon-neutral, il fumo di silice o i materiali pozzolanici naturali, e con riempitivi come il calcare, potrebbe ridurre fino al 90% dell’impronta di carbonio del cemento”. Ma considerando che l’80% del patrimonio edilizio esiste già oggi, l’ambiente costruito dovrà decarbonizzare non solo le emissioni incorporate, ma anche, cosa più importante, le emissioni del patrimonio già esistente. Secondo Mckinsey, per tenere fede agli obiettivi di emissioni zero entro il 2050, gli attori del settore industriale dovranno triplicare il ritmo del processo di decarbonizzazione rispetto a quanto fatto negli ultimi 30 anni. Collaborare insieme per un modello di business virtuoso Le implicazioni fisiche del cambiamento climatico sono oggi sotto gli occhi di tutti: inondazioni, incendi, innalzamento del livello del mare sono fra i disastri naturali di cui sentiamo parlare sempre più spesso. Per affrontare questo problema è necessario lavorare per decarbonizzare i settori che caratterizzano l’ambiente costruito sviluppando una visione etica, migliorando la trasparenza delle imprese e stabilendo delle metriche coerenti. Per far fronte a questa complessa sfida McKinsey & Company ha lanciato Net Zero Building Environment Council, un’iniziativa che riunisce i principali operatori storici e nuove scale-up che lavorano nel comparto dell’ambiente costruito. Obiettivo dell’iniziativa è di stimolare il cambiamento e contribuire ad un futuro più green. Per raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2025, numerose imprese dovranno impegnarsi seriamente nel percorrere i diversi possibili percorsi di decarbonizzazione: materiali green, passaggio a fonti energetiche rinnovabili e riduzione degli sprechi sono solo alcune delle azioni che possono contribuire positivamente a mitigare la percentuale di emissioni dannose prodotte annualmente dal settore. Nessun singolo attore può affrontare da solo il problema delle emissioni globali: per questo motivo è necessario che un comparto frammentato come quello dell’ambiente costruito collabori in maniera coesa e attiva modificando il modo in cui si progetta, si costruisce e si gestiscono le risorse. La decarbonizzazione richiede sforzi sostanziali: solo così si potrà accelerare la transizione verde e creare del reale valore. Secondo Mckinsey & Company, sono tre gli “ingredienti” che potrebbero accelerare la transizione verde nell’ambiente costruito: trasparenza e consapevolezza; la creazione di partnership lunga la catena del valore e l’adozione di metriche coerenti e affidabili a cui fare riferimento. Ma analizziamo nel dettaglio i tre obiettivi. “Create transparency” Mckinsey sottolinea l’importanza di tradurre le tecnologie più potenti in un manuale semplificato e applicabile ai principi di ogni edificio. Allo stesso tempo è di fondamentale importanza aumentare la consapevolezza delle imprese e rimuovere la percezione degli ostacoli legati alla decarbonizzazione. “Stimulate partnerships and encourage initiative” Per Mckinsey è importante stimolare la partnership tra aziende e incoraggiare la diffusione di modelli finanziari innovativi. “Consistent and reliable metrics” L’ultimo obiettivo espresso dal report corrisponde alla creazione di metriche coerenti e affidabili. Misurare gli effetti e i benefici della sostenibilità utilizzando delle metriche coerenti aiuta le aziende nel percorso di trasparenza verso il consumatore. La decarbonizzazione ha un valore sociale ed economico Mckinsey stima che decarbonizzare il settore dell’ambiente costruito permetterà la creazione da 800 miliardi a 1,9 trilioni di dollari di nuovo “valore verde” in tutti i campi. Si tratta di un mercato promettente che offre un potenziale significativo per tutti gli attori di questo ecosistema. Il report parla di “flussi di valore primario nei materiali e sistemi resilienti, per un totale di oltre 320 miliardi di dollari, e nella riqualificazione di beni esistenti per un totale di oltre 240 miliardi di dollari” con un’accelerazione rispetto alle attuali previsione di un CAGR del 4% oltre il 2035 grazie alle pressioni normative crescenti e agli incentivi fiscali. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento