Nuovi uffici di Tifs Ingegneria

La nuova sede di Tifs Ingegneria è l’esempio del successo della sinergia tra progettazione integrata e ricerca multidisciplinare, per un edificio a basso impatto ambientale, estesa a tutti gli ambiti del progetto ed applicati ad un fabbricato di piccole dimensioni, ca. 2200 mq di superficie lorda.
Il fatto che si sia applicata questa metodologia ad un modesto volume edilizio costituisce sicuramente nel nostro paese un aspetto innovativo.
Raramente, infatti, si ritiene che per interventi di questo tipo sia proficuo spingere la ricerca progettuale all’utilizzo di tecnologie innovative integrate e a basso impatto ambientale perché si teme l’incidenza sul costo totale dell’opera.
Tale preclusione deriva spesso da un approccio che tende a considerare esclusivamente il costo dell’investimento iniziale di un edificio e a non valutare, in un’ottica complessiva, gli oneri economici della gestione e del mantenimento dello stesso.

Il Sito
Frammentario e disomogeneo, in un’area di espansione dedicata ad edifici ad uso direzionale, artigianale e a strutture alberghiere per utenza commerciale, il tessuto urbano esistente non ha comportato grandi suggestioni o suggerimenti. Il territorio è caratterizzato da un reticolo di strade ad ampia sezione su cui si affacciano edifici di diversa natura, genere e conformazione, collocati su lottizzazioni a forma regolare.
Non vi è una cortina edilizia omogenea, gli edifici si collocano a distanze diverse dalla sede stradale, a volte raggiungendo i sette piani, a volte attestandosi sui due piani.
Le strade di singola lottizzazione seguono un andamento libero a seconda dei volumi insediati.
Il lotto su cui sorge la nuova sede di TiFS è costituito da un ambito delimitato a nord da Corso Stati Uniti, ad ovest da Corso Messico, mediato dalla presenza di un albergo di notevoli dimensioni, a sud da un’area libera e ad est da un edificio ad ampio sviluppo planimetrico ma di limitata altezza, circa due piani, ossia il Centro Grossisti.
Tra TiFS e Corso Stati Uniti un parcheggio di urbanizzazione ed una strada di lottizzazione definita con la realizzazione dell’albergo, che riduce ulteriormente le dimensioni del lotto a disposizione.

Il concetto
Se avessimo considerato veramente l’intorno, avremmo dovuto costruire un monolite di calcestruzzo che si alimentava di luce e d’aria esclusivamente attraverso una corte interna, ma la tensione a realizzare un edificio che rappresentasse l’azienda che ospita come una realtà dinamica e in crescita, nonché la volontà di realizzare un edificio tecnologicamente avanzato, il cui involucro interagisse con le diverse esposizioni in modo attivo e differenziato, hanno portato a capovolgere completamente il concetto di partenza e ad assumere, come accade spesso quando si progetta, una nuova idea generatrice.

Riferimenti
Il legame con la “zona industriale” si è espresso nelle scelte legate sia alla forma, sia alle tecnologie, sia all’ uso dei materiali.
La copertura, che poi diviene guscio, trae spunto dalle costruzioni in carpenteria a forma curvilinea, solitamente realizzate nelle nostre aree industriali.
Sono coperture a shed curvi, o in alternativa delle volte a botte che coprono i capannoni in struttura portante in acciaio o in calcestruzzo.
Di solito la copertura è in lamiera grecata di alluminio o in acciaio preverniciato.
Le facciate sono prevalentemente cieche, a parte per la zona uffici per la quale, di norma, si propone una facciata continua a vetri schermati, preferibilmente a specchio. In questo edificio il concetto è stato approfondito ed estremizzato: la copertura si è estesa fino a divenire facciata nel lato est e lo stesso rivestimento è stato utilizzato per tamponare le parti cieche nel lato ovest.
La tecnologia per il trattamento e la lavorazione delle lamiere è la stessa utilizzata nei capannoni industriali e non, dunque, negli edifici a destinazione d’uso civile.
La relazione con l’intorno si è esplicitata, inoltre, nelle soluzioni scelte per le facciate, prediligendo una diversa articolazione di trasparenza e opacità (soluzioni aperte o chiuse) in relazione alle preesistenze circostanti e ai possibili coni visuali che si sarebbero prospettati dall’interno dell’edificio.
Si è, dunque, preferito aprire i fronti e renderli completamente trasparenti in corrispondenza degli orientamenti aperti, ossia verso Corso Stati Uniti, lato nord, e verso il lato sud, su un lotto libero.
Si è voluto, invece, chiuderli più possibile, data la vicinanza delle preesistenze anche incombenti, sul lato est e soprattutto sul lato ovest.

Funzione
Il progetto è principalmente nato dalla necessità di creare un rapporto di identificazione tra l’oggetto architettonico e l’azienda, in modo tale da ottenere un’immagine esteriore che rappresentasse un’identità specifica. Contemporaneamente la ricerca si è concentrata sull’importanza della spazialità interna intesa come ambito di efficienza, nel senso più ampio del termine, dei posti di lavoro.
La primaria esigenza si è concretizzata nella necessità di creare un luogo di lavoro in cui i gruppi potessero interagire direttamente e, quindi, la scelta tipologica è ricaduta sull’open space (spazio unitario e aperto) cercando di renderlo, nella sua articolazione, omogeneo alla struttura organizzativa dell’azienda e, nel contempo, cercando di superare i limiti che esso può presentare soprattutto dal punto di vista dell’illuminazione naturale e dell’acustica.
La ricerca si è proposta di ottenere luoghi in cui il comfort ambientale fosse di elevata qualità, soprattutto nell’utilizzo prevalente della luce naturale e soprattutto nella sua gestione, nel controllo dell’acustica degli spazi interni e in particolar modo nella protezione dal rumore proveniente dall’esterno, infine nel controllo dei parametri di temperatura e umidità; il tutto utilizzando tecnologie avanzate e sperimentali.
Il fine ultimo è stato quello, quindi, di voler creare rapporto di identità tra l’utente e l’edificio, sia grazie al volume che suggerisce la dinamicità dell’azienda che ospita, sia grazie alla sua peculiarità di luogo di sperimentazione delle tecnologie e di controllo dei parametri che i suoi stessi fruitori ogni giorno progettano e studiano per altre opere architettoniche.

Progetto integrato
Si è, così, promosso ed esplorato il tema dell’edificio come “laboratorio di tecnologie innovative”.
La progettazione è divenuta una vera “progettazione integrata” tra architettura, struttura e impianti volta alla sperimentazione in scala reale.
A livello archirtettonico si è trattato di organizzare e sintetizzare tutte queste tensioni in un edificio inusuale nella forma, che cercasse di essere lineare e rigoroso nella scelta dei materiali, nei colori e nelle soluzioni di dettaglio.
Un edificio in cui ogni singolo particolare fosse stato studiato come parte significativa di un tutto, sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista formale, pur scontrandosi spesso con esigenze meramente tecniche.

Il disegno
L’edificio si articola su quattro livelli di cui uno entroterra e tre fuori terra, per un totale complessivo di circa 2200 mq di superficie netta calpestabile e per un volume urbanistico (fuori terra) di circa 7000 mc.
Si accede al corpo di fabbrica dal lato est, attraverso una galleria, un tunnel scuro e angusto, innestato nel volume curvilineo, che conduce all’interno dell’atrio in uno spazio a tripla altezza prevalentemente bianco e molto luminoso.
Si tratta di uno spazio ad “effetto dinamico”, animato dalle due diverse curve dei ballatoi sfalsati del piano primo e del piano secondo e da una scala in pianta a forma di lente che collega i tre livelli ed, infine, conchiuso dalla curva della copertura che lo accoglie e lo caratterizza.
La pianta del piano terra compatta, quasi un quadrato da 30 m x 28 m circa, propone uno schema funzionale tripartito, riproposto anche per i successivi livelli. Nell’ordine: dal lato est, da cui si accede, il primo ambito, l’atrio di accoglienza, luogo pubblico la cui separazione vetrata segue la disposizione planimetrica che simula lo sviluppo della curva in alzato.
Il secondo elemento, una zona filtro, in cui, oltre alle salette di riunione, trovano collocazione uffici individuali e zone di servizio e di supporto come stanze per stampanti e plotter, cavedi tecnologici, bagni.
Il terzo elemento, l’open space, è collegato direttamente con la zona di accesso da un’unica spina distributiva.
Le salette, luoghi di riunione, sono direttamente accessibili sia al piano terra sia al piano primo direttamente dall’atrio, grazie alla scala principale.
L’esigenza funzionale è stata quella di rendere autonomi i percorsi e le pertinenze dei visitatori da quelle degli utenti abituali. A tal fine si è privilegiata, quindi, una chiara separazione tra ambito pubblico e privato, consentendo un’unica intersezione dei due, all’entrata e all’uscita dall’edificio.
Per soddisfare quest’esigenza sono stati realizzati due sistemi di collegamento verticale, collocati in posizioni distinte, uno nella zona pubblica e l’altro nella zona privata.
Alla scala dell’atrio –percorso pubblico- fa da completamento la scala quadrata con ascensore- percorso privato-, aperta e posta al centro dell’edificio, che collega, senza soluzione di continuità, i quattro piani e, nello specifico, i due livelli di open space.
Solo con questa scala si raggiunge il piano interrato.
Il piano interrato accoglie tutti gli ambiti di servizio, archivi e magazzini e i locali tecnologici oltre ad un’ampia sala riunioni.
Il piano primo presenta lo stesso schema tripartito del piano terra.
Dal punto di vista progettuale si è voluto accentuare l’effetto di dinamicità, cosa per altro maggiormente rilevabile in sezione, attraverso lo “slittamento dei piani” verso ovest.
Mantenendo come limite fisso la scala interna e il suo distributivo all’open space si è generato, negli ambiti dedicati all’attività produttiva, un incremento di superficie e, negli ambiti invece dedicati all’accoglienza e di filtro, una sua riduzione.
Mantenendo invariata la logica distributiva che caratterizza gli altri livelli, anche al piano secondo si può accedere o direttamente dall’ingresso grazie alla scala principale o attraverso il sistema di collegamento verticale interno agli open space.
Come già accennato il distributivo assume connotazioni diverse: gli spazi di questo livello sono dedicati a funzioni a corollario dell’attività primaria.
Trovano ubicazione la biblioteca, l’amministrazione, l’ufficio gare, le sezioni dedicate all’attività di ricerca, come ad esempio il gruppo dedicato all’acustica.
Per non perdere la leggibilità complessiva della struttura di copertura, sono state realizzate, nella zona centrale del piano, in corrispondenza della scala quadrata, delle partizioni verticali in vetro alternate ad elementi in cartongesso. Quest’ultimi arrivano sino ad una certa altezza e sono conclusi, in corrispondenza della copertura, con vetrate a filo lucido.
I concetti principali su cui si fonda la nuova sede della TiFS dal punto di vista distributivo sono i seguenti:
• realizzazione degli spazi dedicati alla produzione a modello aperto, identificabili nella tipologia ad open space, per la zona di utilizzo specifico dei dipendenti della società definita sin da ora “zona privata”;
• realizzazione di spazio rappresentativo per la zona di ingresso e di accoglienza, definita sin da ora “zona pubblica”;
• netta distinzione tra queste due zone, con conseguente realizzazione di un ambito di separazione o “zona filtro” concepita come luogo d’incontro pubblico-privato ottenuta tramite le salette e gli uffici dei dirigenti, oltre che attraverso la specializzazione in pubblico e privato dei percorsi e dei collegamenti verticali (divisione che si è tradotta in un impianto suddiviso sia in pianta sia in alzato);
• specializzazione funzionale dei livelli con precisa collocazione per piani delle attività produttive, degli ambiti a supporto dell’attività e di supporto al funzionamento dell’edificio.

Progetto globale
I criteri di cui si è avvalsa la progettazione architettonica sono di specifico coordinamento con la progettazione impiantistiìca, al fine di ottenere un edificio con connotazioni di innovazione tecnologica e di sperimentazione.
Il tutto si è attuato grazie a scelte tecnologiche e costruttive che consentono l’integrazione con gli impianti, senza mai venir meno alle necessità di natura funzionale ed architettonica.
Gli obiettivi che hanno connotato la progettazione sono stati i seguenti:
• la luminosità degli ambienti, nella consapevolezza dei risvolti psicologici positivi che essa può avere sul singolo, si è concretizzata nell’uso della luce naturale, trasportata ed amplificata grazie alla predilezione per alcuni materiali e a scelte cromatiche precise.
La luce naturale, però, ha imposto necessariamente il suo controllo.
Per evitare fenomeni di abbagliamento e riflessione nell’uso dei videoterminali si sono adottati sistemi di schermatura variabile, quali veneziane microforate interne lato nord.
Per evitare l’irraggiamento solare diretto e i conseguenti disagi legati all’effetto della radiazione, oltre che i carichi termici da essa derivanti, si sono collocate lamelle orientabili in un’intercapedine ventilata di vetro per l’esposizione a sud e sistemi a lamelle fisse all’interno del vetro-camera per la luce zenitale del lucernario.
(lato sud- doppia pelle, lucernario con lamelle integrate nel vetro-camera).
• Il comfort acustico, connesso a problematiche interne e soprattutto esterne, raggiunto attraverso l’utilizzo di tecnologie di controllo degli effetti acustici negli ambienti interni ( lamiera microforata) e l’adozione di chiusure verticali ad alta capacità isolante (facciata nord ed ovest) in corrispondenza delle sorgenti più intense.
• Il comfort termo-igrometrico ottenuto attraverso un impianto “invisibile”, non impattivo dal punto di vista architettonico, con l’eliminazione dei “terminali” e delle canalizzazioni per l’immissione dell’aria trattata per i primi due livelli.
Il tutto si è ottenuto grazie alla integrazione involucro/struttura: da un lato grazie ad un sistema combinato di elementi radianti – i solai -, e di ventilazione mediante il lavaggio delle superfici radianti con un lieve getto di aria (proveniente da un grande plenum a pavimento), dall’altro grazie ad un involucro edilizio strutturato e concepito con metodi di controllo degli effetti termici della radiazione solare diretta (doppia pelle con lamelle orientabili e parete ventilata).
• La flessibilità degli ambienti, dovuta al pavimento sopraelevato con plenum d’aria con bocchette a pavimento e impianti elettrici con torrette sempre a pavimento, per poter in qualsiasi momento cambiare la distribuzione interna degli spazi aperti di lavoro a seconda dei diversi modelli organizzativi dell’azienda.
Il raggiungimento di tali obiettivi si è basato sull’utilizzo di sistemi tecnologici e soluzioni architettoniche il cui effettivo funzionamento ed efficacia non riguardano un singolo aspetto, ma spesso ne risolvono e soddisfano molteplici.

Struttura mista e copertura a carpenteria metallica: comfort termico ed acustico
L’edificio è costruito con una struttura mista acciaio e calcestruzzo, la cui scelta è stata dettata dalle necessità precedentemente elencate, tra le quali prioritaria quella di natura impiantistica di utilizzare l’effetto di accumulo termico delle partizioni orizzontali in calcestruzzo.
I solai di calpestio del piano terra, primo e secondo sono tipo predalle, interposti in polistirene e getto integrativo. Prima della posa in opera degli interposti sono stati adagiati, sulle lastre predalle, i tubi dell’impianto radiante, conglobati in un unico sistema, poi al solaio stesso con il getto integrativo.
La struttura verticale è realizzata con pilastri e setti in calcestruzzo.
I pilastri, piano terra e primo, sono armati con cassero metallico a perdere, nel piano secondo sono semplicemente in acciaio (il solo cassero).
Per la realizzazione della struttura di copertura, la tecnologia costruttiva si è orientata sulla scelta della carpenteria metallica.
E’ costituita da una struttura portante realizzata da sei travi in acciaio cm 50 x 30 a sezione IPE ottenute dalla saldatura di piatti curvati. La struttura secondaria è costituita da una lamiera grecata di luce 4,50 m portante,
Non si voleva che, in alcun modo, il ritmo delle putrelle fosse alterato dalla presenza di una orditura secondaria di collegamento.
Si è quindi scelto l’utilizzo della lamiera portante, elemento costruttivo proprio delle costruzioni industriali, ma reso omogeneo all’architettura dell’edificio grazie alla scelta cromatica e la curvatura che assume. Di fatto la lamiera grecata non altera il risultato architettonico degli spazi interni, anzi li ritma e li scandisce.
Nella zona uffici la lamiera è completata da una cappa di calcestruzzo con i tubi inseriti nel getto al fine di utilizzare, per il riscaldamento e il condizionamento, l’inerzia termica del calcestruzzo stesso (maggiori ragguagli tecnici relativi al funzionamento termotecnico sono individuabili nella sezione relativa agli impianti meccanici).
Particolare attenzione è stata posta, in fase di progettazione, anche al problema acustico, considerando complessivamente gli ambienti sia dal punto di vista delle loro caratteristiche geometriche, sia dal punto di vista dei materiali per essi previsti. Il nodo più significativo è risultato la zona di ingresso.
La tripla altezza della hall ed i materiali delle partizioni e dei parapetti – il cartongesso – e delle chiusure perimetrali – il vetro – (con caratteristiche significativamente riverberanti) hanno imposto, nella fase progettuale, la valutazione del possibile contributo degli stessi elementi strutturali nel controllo dell’acustica.
La lamiera portante è divenuta microforata con riempimento in fibra poliestre fonoassorbente.
Qui, in corrispondenza della parte più ripida della curvatura, si è dovuto utilizzare la lamiera microforata, anche in virtù del fatto che la morfologia della curva ha impedito l’applicazione del sistema lamiera- impianti-getto integrativo.
Conseguentemente, dal punto di vista termotecnico nella hall si è preferito adottare una logica d’impianto più tradizionale con l’utilizzo del pavimento radiante e di unità termoventilanti.
La presenza della lamiera microforata e della morfologia della curva dell’ingresso ha posto il problema dell’illuminazione di questo spazio a tripla altezza. L’effetto architettonico ricercato è stato quello di creare un’illuminazione omogenea, priva di marcate zone d’ombra.
La soluzione progettuale utilizza proiettori, collocati ai piedi delle putrelle, e fari ad incasso nel bordo dei ballatoi del piano terra e del piano primo. L’attenuazione delle zone d’ombra e l’illuminazione viva ed omogenea ottenuta sottolineano gli oggetti architettonici caratterizzanti l’atrio, ossia la scala e la bussola d’ingresso.
Il sistema tecnologico utilizzato per il pacchetto di copertura consiste nella posa in opera di uno strato isolante in vetro cellulare, applicato senza fissaggi meccanici passanti.
Allo strato di vetro cellulare sono aggrappate ed incollate delle placchette in acciaio che servono da ancoraggio allo strato di rivestimento esterno alla copertura.
Quest’ultimo si basa sul principio della doppia aggraffatura, ottenuta attraverso un sistema brevettato, che consente la messa in opera di lamiere in nastri il cui sviluppo continuo in lunghezza può essere di qualsiasi dimensione.
Nel caso specifico si è optato per questo sistema, assieme alla scelta dello zinco-titanio quale materiale di rivestimento, al fine di realizzare la copertura, nel suo sviluppo in lunghezza, con un unico nastro.
Lo sviluppo lineare è di circa 40 m, ed evita, data la conformazione dell’edificio, interruzioni che avrebbero sacrificato, limitato ed interrotto, l’unità formale della curva.
Ai piedi della facciata est, in copertura e nel fronte ovest sono state realizzate delle zone di giunto che consentono lo scorrimento della lamiera per dilatazione termica del materiale metallico.

Facciate: trasparenza e ventilazione per luminosità e comfort termicoi
Nella fase di progettazione l’attenzione si è concentrata sull’involucro edilizio e su soluzioni che consentissero, tra l’altro, di utilizzare chiusure trasparenti eliminandone, però, gli effetti negativi.
La trasparenza era, per noi, una necessità.
Il vetro è divenuto, così, il secondo grande protagonista, sia nelle soluzioni d’interno sia per l’esterno.
Di vetro le due grandi facciate, completamente trasparenti, di vetro il lucernario che dalla scala centrale dell’edificio, seguendo la curva del guscio, arriva fino a terra, nella hall.
Di vetro le porte degli uffici che si affacciano nei corridoi. Di giorno la luce artificiale non serve, se non nei bagni, poiché la luce naturale arriva sino al piano interrato, in corrispondenza della scala centrale dell’edificio.
Trasparenza per i fronti vetrati, per le partizioni al piano secondo, per la biblioteca, per tutti i raccordi con la struttura di copertura affinché si possa cogliere, in tutto il suo sviluppo, la sua forma.
Semitrasparenza, trasparenza controllata, per le partizioni a piano terra tra l’atrio e gli uffici, con vetro serigrafato sfumato.
Una fascia completamente opaca si concentra ad un’altezza compresa tra gli 80 cm ai 150 cm dal piano di calpestio. Il resto è sfumato sino a diventare trasparente nella zona in corrispondenza tanto del pavimento quanto del solaio, in modo da poter traguardare la profondità degli spazi e percepire la forma di ciò che sta oltre, garantendo, comunque, una protezione visiva nei luoghi di lavoro. Adozione dello stesso criterio anche per tutte le porte dell’edificio, in vetro serigrafato e sfumato, come già detto, convogliatore di luce naturale nei punti più bui.
Per le facciate esterne abbiamo assunto, come riferimento, tecnologie ormai affermate nel nord e centro Europa e che, solo ultimamente, stanno prendendo piede anche in Italia.
La doppia pelle della facciata sud ha lo scopo di evitare che l’effetto dell’irraggiamento solare determini eccessivi carichi termici dovuti alla radiazione solare diretta, data la sua esposizione. Il sistema ha, quindi, la funzione, attraverso la presenza di un impianto di schermatura orientabile compreso tra due facciate continue in vetro, di respingere la radiazione solare dal vetro a diretto contatto con gli ambienti dell’edificio e di far evacuare il calore attraverso l’effetto camino che si sviluppa nell’intercapedine.
Lo spazio tra le due vetrate è di circa 70 cm ed è ispezionabile, ad ogni piano, grazie alla presenza di una passerella, accessibile dagli open space, in grigliato metallico. Questa oltre che per la pulizia dei vetri serve per la manutenzione dei motori che azionano le lamelle.
La ventilazione avviene grazie alla presenza di ampie aperture di ventilazione coincidenti, a terra, con il primo modulo della parete vetrata e, alla sommità, con l’ultimo “fuori modulo” della facciata, all’intersezione della copertura.
In corrispondenza delle aperture per ventilazione, le lamelle sono state diradate al fine di consentire l’immissione e l’espulsione dell’aria in entrambe le sezioni dell’intercapedine anche quando i sistemi di schermatura sono chiusi e, quindi, nella posizione più sfavorevole.
La facciata ovest è volutamente compatta e chiusa, con un’unica apertura centrale.
La scelta è determinata dalla volontà di ridurre l’estensione dell’affaccio sull’altra proprietà, e per ridurre la superficie vetrata esposta ad ovest soggetta ad abbagliamento solare. Il sistema tecnologico utilizzato per la chiusura verticale è a parete ventilata, con intercapedine di 5 cm, isolante termico e setto in calcestruzzo. La strato di rivestimento è in zincotitanio. La ventilazione è garantita da feritoie, dette comunemente bocchette di ventilazione, sia all’inizio che alla fine della parete stessa.
Una particolare menzione merita la facciata nord che, prospiciente al trafficatissimo Corso Stati Uniti, ha posto come fondamentale l’esigenza di un buon isolamento acustico ottenuto grazie alla particolare tipologia di vetri adottata. Si tratta di vetrocamera con doppio vetro stratificato, 6+6 e 5+5 con pvb 0,76 ad alto effetto fonoisolante.

Pavimenti: sopraelevazione e flessibilità spaziale
Come già detto nella parte dedicata agli ambiti distributivi, l’assetto dell’azienda e la sua veloce crescita con continue e dinamiche variazioni di assetto hanno proposto il tema della creazione di spazi dedicati al lavoro la cui peculiarità sia la flessibilità.
Tale necessità si è concretizzata nell’uso di tecnologie quali pavimenti sopraelevati con duplice funzione: per quel che riguarda la parte elettrica consentire il passaggio delle alimentazioni elettriche, di fonia e dati in modo agevole e, per quel che riguarda la parte meccanica, la realizzazione di un grande plenum(tutto lo spazio racchiuso tra pavimento e solaio) per l’aria da immettere nell’ambiente.
Dal punto di vista architettonico l’adozione di torrette a scomparsa nel pavimento consente una pulizia visiva del piano di calpestio e da quello pratico rende agevole, sia per la configurazione del sopraelevato, sia per le modalità di distribuzione degli impianti sottostanti, l’eventuale spostamento degli elementi terminali di connessione alle reti.
Ugual effetto, sempre dal punto di vista architettonico e funzionale, hanno i terminali degli impianti meccanici, che si riducono ad essere dei diffusori in acciaio a forma circolare, distribuiti in modo omogeneo a pavimento. Con ancor maggiore flessibilità rispetto alle torrette, le bocchette possono essere traslate a seconda delle necessità distributive.

Scelte cromatiche: il contrasto tra l’interno e l’esterno
L’involucro esterno si presenta, di giorno, interamente grigio scuro sia per il colore della copertura, in zinco-titanio prepatinato, sia per il contributo dato dai profili delle facciate continue e dai carter di collegamento dei solai-facciata, sia per l’apporto dato dalle vetrate.
La percezione del volume esterno volutamente si contrappone alla composizione dell’interno, dove prevale il bianco.
Bianco per struttura, putrelle, pilastri, lamiera grecata e solai, per le finiture delle pareti, per gli imbotti delle porte.
Bianco per la trasmissione e diffusione della luce naturale, sino al cuore del corpo di fabbrica, sino alle parti più buie.
Si crea un netto contrasto tra l’esterno, rispetto al quale l’edificio di giorno si conchiude, si protegge, attraverso la forma e le scelte cromatiche, e l’interno dove triple altezze, spazi aperti e il colore bianco aprono ad una percezione dei luoghi ampia luminosa.
Di notte il rapporto si inverte.
La luce artificiale, la trasparenza dei materiali e il bianco fanno sì che non solo la sagoma ma tutti gli spazi dell’edificio emergano dal perimetro scuro, e si mostrino, all’esterno, in tutta la loro profondità.

Le aree esterne
Il piano terra si imposta a +1,20 m dal piano di campagna al fine di creare un basamento con un triplice effetto: il primo soddisfa la necessità di recuperare l’altezza necessaria per rendere praticabile il piano interrato preesistente. Il secondo, di natura architettonica, permette di rendere più apprezzabile la forma dell’edificio, rispetto alla ristrettezza degli spazi circostanti. Il terzo, di natura funzionale, consente, dal posto di lavoro al piano terra, di avere una percezione degli spazi esterni più ampia, che traguarda oltre gli ambiti a parcheggio contigui.
Il basamento dell’edificio è stato realizzato con vasche in calcestruzzo a quote diverse e suddivise in forme geometriche regolari, in cui sono state piantati degli arbusti e piante di piccole dimensioni.
Nel lato est la gradinata che conduce alla bussola d’entrata e la rampa per l’accessibilità dei disabili interrompono ed articolano il basamento dell’edifico. In corrispondenza dell’apertura del lucernario una vasca di grandi dimensioni accoglie due aceri, uno verde ed uno rosso.

LE STRUTTURE
Fondazioni

Il sistema delle fondazioni è costituito da plinti che poggiano su pali di piccolo diametro (Ø 300 mm) con portata di 300 kN, sfruttando, come elementi di collegamento, le travi e i muri di contenimento dell’esistente locale al piano interrato. I cordoli al piano terra, oltre a garantire la continuità della maglia strutturale orizzontale (plinti/pilastri, cordoli/travi) , devono supportare gli alzati vetrati dell’edificio.
Si riconoscono, pertanto, due piani di posa dei plinti (rispettivamente –3,40 m e –0,40 m) che mantengono la quota d’imposta dei pali ad una profondità costante di circa -12,00 m dal piano di campagna.

Strutture in elevazione e orizzontamenti
I pilastri realizzati al piano interrato sono in cemento armato; dal piano terra fino alla copertura, sia per ridurre la sezione sia per scelta del progettista, si sono realizzati pilastri tondi in acciaio riempiti di calcestruzzo studiando, con particolare attenzione, l’attacco ai vari piani e il collegamento, a cerniera, con le travi di copertura.
Non essendo, il vano ascensore, saldamente collegato ai solai, il controventamento, agli sforzi orizzontali dell’edificio, si ottiene mediante la realizzazione di tre setti in cemento armato, che si elevano dal piano terra alla copertura, due di essi sono accoppiati ad “L”.
Sul lato ovest, a caratterizzare il fabbricato e come supporto dei pannelli di rivestimento sono realizzate due pareti inclinate in c.a. la cui sommità si offre come parapetto della terrazza del secondo piano.
Per gli orizzontamenti si sono utilizzati solai a lastra tralicciata tipo “predalles” con intradosso a vista, e travi in spessore. Al loro interno sono state posate le tubazioni dell’impianto di condizionamento dell’ambiente, rendendo necessario suddividere la fase del getto in due fasi e quindi verificarne l’idonea collaborazione di tutta la sezione.

Copertura
L’orditura principale della copertura è costituita da 6 travi curvilinee di circa 40 m di luce composte da piatti in acciaio saldati, le quali vengono fissate a terra e sui pilastri con dispositivi a cerniera.
Il piano di copertura, che funge anche da orditura secondaria, è realizzato con una lamiera grecata, fissata con pioli alle travi, resa collaborante da una cappa in cemento, atta all’azione di controventamento del piano, e sede delle condotte degli impianti.

Foto di Paolo Monello

Per scaricare la pianta del piano terra in pdf clicca qui

Per scaricare la pianta del primo piano in pdf clicca qui

Per scaricare la pianta del secondo piano in pdf clicca qui

Per scaricare la sezione trasversale in pdf clicca qui

Il progetto qui presentato, a cura dell’arch. Giovanna Mar, è pubblicato nel volume “Architettura e tecnologia. I nuovi uffici di TiFS ingegneria” edito da Marsilio (2004).



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