Moschea Al Wahid a Milano

Appena fuori dalle antiche mura spagnole, a ridosso del centro storico e sulla direttrice (Via Torino, C.so di P.ta Ticinese, C.so San Gottardo, Via Meda) che conduce a sud di Milano, in un quartiere di storiche case a ringhiera del naviglio Pavese, si trova il lotto ,al civico 7 di Via Meda, ove verrà edificata la moschea al Wahid, la seconda ufficiale in Italia dopo quella di Roma. Tale moschea sarà comunque la prima moschea italiana, in quanto voluta e gestita da musulmani occidentali ed in particolare italiani.
La moschea si ergerà all’interno di un cortile al pari di un raccolto giardino interno, tipico nella tradizione del palazzo storico milanese.
Il complesso religioso si interfaccia con la città attraverso un androne islamico che inverte la tradizione milanese del portone su strada. Tale tradizione prevede infatti che il palazzo storico si affacci su strada con un importante portone in legno, cui segue un androne dal quale si accede alla portineria e che preannuncia il giardino o cortile interno attraverso un cancello di ferro. In questo caso il cancello in ferro permeabile alla vista è stato spostato su strada affinché anche nei giorni di chiusura durante i quali il secondo portone di legno è chiuso si possa comunque percepire un primo piccolo ambito di architettura islamica.
Il cortile interno, chiuso tra palazzi esistenti e muri di confine, si articola attorno alla sala di preghiera e ai portici che la racchiudono creando due corti tematiche: la prima chiamata “giardino della meditazione” nella quale trovano collocazione delle sedute, un fontana e del verde, e la seconda chiamata “sala di preghiera all’aperto”.
Gli spazi aperti sono collegati da un percorso scoperto, che costeggia il “muro della meditazione”, e da un porticato che abbraccia la sala di preghiera. Tale portico offre un passaggio coperto che collega le abluzioni delle donne, il portale principale, le abluzioni degli uomini, l’ingresso, la foresteria, le due corti ed il minareto.
Analizzando la sola sala di preghiera e tralasciando per un momento gli edifici ad essa connessi si evidenzia un carattere dimensionale ridotto rispetto ad altre moschee. Tale dimensione controllata diviene elemento peculiare e fortemente caratterizzante e non vincolo limitante. In questo ridotto ma delicato sviluppo di superfici decorate trova posto una sintesi decorativa di stili e archetipi riconducibili alle più grandi ed importanti moschee islamiche di altri paesi.
I volumi direttamente collegati alla funzione religiosa sono le sale di preghiera, le abluzioni ed il minareto.
La sala di preghiera interna è divisa tra una quota di calpestio , riservata agli uomini (circa 150 mq.) ed un soppalco riservato alle donne (circa 50 mq.). Tale divisione tra sessi permette ad entrambe le categorie di aumentare il proprio livello di intimità rendendo più profondo il momento della preghiera.
La decorazione parietale si compone di trame geometriche alternate a pannelli con testi sacri, il tutto inserito in schemi decorativi che, lontani dalla iconografia occidentale, aumentano il distacco catartico del fedele verso la metafisicità.
All’interno della sala trovano posto il Minbar (ovvero il pulpito) ed il Mehrab, riferimento goniometrico per la direzioni della preghiera. Tale orientamento è sottolineato dalle trame della pavimentazione ortogonale all’asse del Mehrab.
La sala di preghiera all’aperto è collocata all’interno della seconda corte, chiusa su due lati dal portico colonnato e sul terzo dal muro esterno delle abluzioni per gli uomini. A pavimento una decorazione geometrica che segue l’orientamento della quibla, aiuta i credenti a ritrovare la direzione per la preghiera.
I due corpi annessi alla sala di preghiera sono destinati al rito delle abluzioni. In essi i credenti dopo essersi levate le calzature ed averle depositate nei appositi ambienti, procedono nel rito delle abluzioni, ed una volta esauritolo, possono accedere direttamente alla sala di preghiera. I due volumi sono dotati di servizi igienici accessibili anche ai disabili.
Il portico, alla medesima quota di calpestio della sala di preghiera, si appoggia su un colonnato binato dalla cui sommità partono gli archi sia esterni che interni rampanti. Il portico è diviso gerarchicamente in due livelli: il primo e più importante è disposto sulla testata della sala di preghiera, mentre il secondo è costituito dalle due ali che collegano il primo agli ingressi delle abluzioni. La differenza d’importanza si ripercuote sulle decorazioni la cui ricchezza ornamentale varia progressivamente.
Il portico principale è sormontato da due duomi e si conclude con il Minareto, alto circa 22 m., paragonabile al campanile, ove al posto delle campane vi si trova il muezzin che, agli orari prestabiliti, richiama col proprio canto fedeli alla preghiera.
Per quanto riguarda gli spazi esterni si è fatto uso di tre fontane ( androne, giardino islamico e sul muro della sala polivalente) poiché l’acqua, viatico sonoro al rilassamento psicofisico e quindi alla riflessione, è inoltre, nella simbologia coranica, un riferimento al paradiso.
Tutti i percorsi pubblici sono accessibili ai disabili: sono infatti state progettate quattro rampe che permettono di accedere a tutti gli spazi e annullano i dislivelli presenti.
Si evince dunque che l’aspetto peculiare di questa architettura è innegabilmente il suo altissimo valore in quanto opera d’arte e non come sola architettura. L’estrema cura riversata nella progettazione della decorazione, sebbene tipica nella tradizione dell’architettura religiosa islamica, è qui sottolineata ed amplificata dalla ricercatezza del dettaglio al quale viene richiesto di essere contemporaneamente significato e significante. La moschea quindi si offre alla collettività come alto esempio di sintesi di architettura e decorazione islamica svincolata dall’appartenere ad un’area geografica, una storia ed una tradizione islamica. Al pari della perla chiusa tra le valve rimane questa architettura racchiusa in un cortile. Questo apparente distacco dalla città, dai suoi schemi e dalla sua storia non fa che sottolinearne la preziosità e l’unicità.



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