Era il 21 Marzo 1511 quando veniva decretata la fondazione del Monte di Pietà di Forlì e la costruzione del monumentale edificio preposto ad ospitarlo, da realizzare sull’area del cosiddetto ‘guasto degli Orsi’ probabilmente su progetto dell’urbinate Girolamo Genga. Numerosi ampliamenti, consistenti rimaneggiamenti e modifiche anche in tempi recenti hanno radicalmente trasformato l’originario edificio, mentre le fonti storiche sono andate invece disperse dapprima per mano delle truppe napoleoniche, poi a causa di un violento incendio avvenuto durante la II Guerra Mondiale. Solo recentemente, confrontando le informazioni fornite da diversi studiosi con i risultati della ricerca diagnostica preliminare al restauro dell’edificio, è stato possibile ricostruire parte della complessa storia della fabbrica, comprendere le tipologie e le interpolazioni costruttive, ponendole alla base di un’interessante opera di recupero e di riqualificazione. Grazie a questo intervento, affidato alle capacità dell’architetto forlivese Roberto Gherardi e di un composito gruppo di professionisti, l’edificio del Monte di Pietà è oggi sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Prima del cantiere, l’edificio presentava una pianta trapezoidale articolata su due livelli più il sottotetto e nessun interrato. Le strutture portanti verticali, tutte in muratura di mattoni – piene per quelle esterne, a sacco per quelle interne – scandiscono in nove moduli regolari lo spazio costruito, al cui centro è situato l’androne dell’ingresso principale. Tutti i locali al piano terra sono coperti da volte portanti in mattoni, soluzione reiterata al piano superiore in corrispondenza dell’androne a doppia altezza e per i due moduli ad esso affiancati, mentre i restanti sono coperti da solai lignei a cassettoni. La struttura di copertura, a due falde con timpani sui lati corti, presenta un’orditura principale lignea e manto in coppi ed è sormontata a cavallo del colmo da un piccolo campanile a vela. La facciata principale su corso Garibaldi è caratterizzata da un assetto monumentale: nell’ordine inferiore, nove arcate cieche a tutto sesto sono intervallate a lesene e decorate con elementi lapidei in pietra d’Istria e arenaria; l’ordine superiore è costituito da più modeste finestre rettangolari incorniciate. Il coronamento superiore (una lunga fascia intonacata intervallata da sottomensola in legno, della prima metà del sec. XVII) si distingue dall’austera facciata per la ricchezza delle decorazioni. L’arch. Roberto Gherardi ha curato la progettazione e la direzione dei lavori: “Trattandosi della sede della fondazione del principale istituto bancario forlivese, l’obiettivo principale dell’intervento è stato la realizzazione di un edificio capace di accogliere, in un contesto rilevante importanza storica e architettonica, attività e manifestazioni aperte alla partecipazione della cittadinanza. A questo scopo, le opere realizzate sono state mirate a restituire il complesso monumentale alla sua originaria bellezza, procedendo non solo a una ripulitura dalle numerose e invadenti superfetazioni accumulatesi nel tempo, ma soprattutto alla riqualificazione delle strutture architettoniche e alla ridestinazione degli spazi, senza procedere a forzature ma, piuttosto, rendendo più funzionale e fruibile l’intero edificio. Oltre al recupero dei due piani originari, la superficie disponibile è passata a ben quattro livelli (per circa 3.000 m2 complessivi): scavando al di sotto dell’edificio sono stati creati ambienti destinati agli archivi, al caveau, alle aree tecnologiche e una vera e propria area museale nella quale sono conservati i reperti rinvenuti durante i lavori; sfruttando il sottotetto fino ad allora inutilizzato, invece, è stato possibile realizzare un suggestivo auditorium e altri spazi per uffici.” Gli interventi, iniziati nel gennaio 2005 e conclusisi nel luglio 2007, hanno interessato diversi ambiti progettuali, dal consolidamento statico al risanamento conservativo, dalla nuova dotazione di impianti tecnologici al contenimento dei consumi energetici. “Il primo anno è stato interamente dedicato alla realizzazione dello scavo sottostante, mentre nei diciotto mesi successivi sono stati compiuti gli interventi di riqualificazione. In particolare, le opere di consolidamento hanno inteso portare le strutture al coefficiente antisismico 1.2 previsto per gli edifici pubblici, soprattutto mediante l’esteso impiego di rinforzi in fibra di carbonio; le opere d’arte presenti all’interno sono state accuratamente restaurate, mentre l’attività di risanamento ha interessato tutti gli elementi architettonici e costruttivi. In questo caso, poiché gran parte dei rivestimenti murari e a soffitto non erano più presenti, si è proceduto a ricostituire, piano per piano, i caratteri superstiti dell’edificio desumibili dai documenti e dai ritrovamenti. Ad esempio, al piano terreno, sono stati utilizzati elementi in cotto e pietra che, presumibilmente, definivano l’immagine architettonica dell’originaria fabbrica rinascimentale. Al piano superiore, pesantemente modificato agli inizi del Novecento, sono stati mantenuti e integrati i materiali presenti, come le pavimentazioni in graniglia di marmo. Per il nuovo livello nel sottotetto le soluzioni adottate sono improntate all’uso del legno secondo una concezione decisamente contemporanea, mentre per le aree museali interrate si è preferito ricorrere a soluzioni neutre e dall’aspetto più grezzo, come il cemento a vista.” Per merito di un attento progetto di riqualificazione e conservazione, condotto secondo un approccio pragmatico e, al contempo, rispettoso dell’esistente, il rinnovato Palazzo del Monte di Pietà vive oggi una nuova fase della propria storia secolare. Il ruolo svolto da una vasta gamma di materiali HD System, ognuno scelto in rapporto alle peculiarità d’utilizzo, è stato determinate. “Per l’incarico relativo al Monte di Pietà, ho condotto un’accurata ricerca delle tecnologie e dei materiali da utilizzare nelle varie fasi. Durante un convegno tenutosi a Ferrara, ho preso contatti con il responsabile HD System di zona. Conoscevo già l’azienda, anche se non avevo ancora utilizzato i suoi prodotti, ma sono stato favorevolmente colpito dalla professionalità dimostrata nell’approccio alle varie tematiche d’intervento e dal supporto fornitomi già nelle diverse fasi progettuali, fattore di fondamentale importanza nel settore del restauro. L’assistenza tecnica è poi proseguita anche durante il complesso lavoro di cantiere, preceduto da campionature test non solo dei materiali ma anche delle tipologie di applicazione. Questa esperienza ha portato allo sviluppo di un ottimo e qualificato rapporto di collaborazione con l’azienda HD System.” Il ruolo di HD System Piuttosto di una fredda descrizione delle caratteristiche tecnologiche di un prodotto, nel caso del Monte di Pietà di Forlì risulta estremamente interessante verificare l’estrema completezza della gamma HD System in rapporto alle diverse attività di restauro svolte in cantiere Paramenti esterni Stuccature: • TD 13/20 (reintegrazione delle stuccature esistenti). Specchiature costituenti la fascia intonacata del coronamento superiore: • TD 13/N (intonacatura); • TD 13/FN (finitura tonalizzata con terre naturali); • TD STONE (ricostruzione della cornice di coronamento e degli elementi, con ripristino e rifinitura); • CALCECO P tonalizzato con terre (tinteggiatura); • NOVAPIETRA (pulitura degli elementi in cotto); • LITHOS CITY (protezione finale) Spallette delle monofore del piano superiore: • TD 13/20 (rasato a formare su alcune parti una sorta di leggera sagramatura, conservando l’aspetto ‘consunto’ del vecchio intonaco); Spallette e riquadratura delle finestre piano terra e piano primo: • TD 13 P2; • LITHOS CITY (protezione finale dei paramenti). Intonaci interni al piano terreno Pareti: • DRY HOUSE (ciclo per l’intero sviluppo). Soffitti a volta rinforzati con fibre di carbonio: • TD 13 P2 (applicato con frattazzo dentato per ceramisti); • TD 13 P1 • CALCECO P (tinteggiatura bianca, leggermente tonalizzata con terre naturali e velatura finale applicata a tampone, in modo da ombrare leggermente il tinteggio ottenendo in tal modo un effetto più luminoso e caldo al tempo stesso. Parti a vista: • TD 13/20 (stuccatura a ‘raso muro’ costipando la fuga e lavorando la superficie con una spugna). Reintegrazione intonaco conservato: • TD 13/20. Soffitti a volta non rinforzati con fibre: • TD 13 P; • TD 13 FN (finitura). Intonaci interni ai piani primo, mezzanino (spazio di nuova realizzazione) e secondo, dello scalone principale e del nuovo vano scala: Pareti e soffitti a volta: • TD 13 P (intonaco); • TD 13 FN (finitura); • CALCECO P (tinteggiatura bianca leggermente tonalizzata con terre naturali e velatura finale). Intervento nella stanza ex-cappella al piano terreno Reintegrazione degli intonaci antichi: • TD 13/N (intonaco); • TD 13/FN (finitura tonalizzata con terre naturali). Intervento nella zona archeologica museale Consolidamento delle parti in cotto: • TD 13/R (malta strutturale con caratteristiche di collaborazione statica, atta anche al fissaggio degli elementi in cotto in pericolo di caduta); • NOVAPIETRA BIO (trattamento per l’eliminazione e la prevenzione della crescita di microrganismi); • TD 13 P1 (rasatura delle nuove pareti tonalizzata con terre naturali e lavorata). Intervento nella zona interrata (nuovo magazzino) Pareti: • DRY HOUSE (ciclo per l’intero sviluppo); • TD 13 P1 (finitura); • Kalisil P (tinteggiatura bianca). Scheda tecnica Monte di Pietà – Forlì Committente Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Progetto architettonico arch. Roberto Gherardi (Forlì) Progetto strutture arch. Roberto Gherardi, ing. Giampaolo Lolli (Forlì) Progetto impianti arch. Roberto Gherardi, ing. Enzo Zaccheroni (Forlì), p.i. Angelo Marchetti (Forlì) Rilievi, indagini, diagnostica arch. Roberto Gherardi Direzione Lavori arch. Roberto Gherardi Impresa esecutrice S.CO.E.S. (Forlì) Fotografie Giorgio Sabatini, Piergiorgio Raffaelli, Giorgio Liverani Consiglia questo comunicato ai tuoi amici
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