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[post_content] => I cancelli in FRP - PRFV (Poliestere Rinforzato con Fibre di Vetro) sono leggeri e di facile installazione e completano i sistemi di recinzione FIBRE FENCE. Possono essere realizzati su specifiche del cliente.
I modelli carrabili a due ante di altezza fino a 2.5 m e apertura fino a 12 m sono marcati CE secondo la norma UNI EN 13241-1 classe 5 di carico del vento.
A completamento dei sistemi di recinzione, FibreNet progetta e produce parapetti, strutture e sistemi di protezione in FRP - PRFV, offrendo i vantaggi di resistenza chimica e meccanica, leggerezza, isolamento elettrico e a-magneticità.
Facili da montare, sono realizzati in ottemperanza alla normativa ISO 14122-3.
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[post_content] => I sistemi di recinzione FIBRE FENCE a pannelli prefabbricati sono costituiti da pannelli modulari in materiale composito FRP – PRFV e vengono utilizzati per il confinamento di aree di limitata superficie. Sono composti da montanti verticali in profilo di sezione tubolare quadro, traversi in profilo di sezione rettangolare e rete monolitica a maglia quadra o rettangolare di diverse dimensioni.
Dotati di caratteristiche di resistenza chimica, radio trasparenza e isolamento elettrico, sono disponibili con altezze standard da 1 a 2,5 m e lunghezze fino a 3 m.
Per elevare gli standard di sicurezza, i pannelli possono essere completati con bracci per il sostegno di filo spinato e concertina.
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[post_content] => I sistemi di recinzione FIBRE FENCE con montaggio in opera, detti anche “a correre”, sono la soluzione per confinare grandi aree. Sono costituti da pali e controventi in profilo di sezione tubolare quadro, rete monolitica a maglia quadra o rettangolare, filo di tensionamento e fascette di fissaggio in materiale plastico. Dotate di elevate caratteristiche di isolamento elettrico, resistenza chimica e radio-trasparenza, sono disponibili con altezze standard da 1 a 2,5 m, e sono complete di controventature in linea e perpendicolari.
Per elevare gli standard di sicurezza delle recinzioni, i pali possono essere dotati di bracci per il sostegno di filo spinato e concertina.
[post_title] => RECINZIONI CON MONTAGGIO IN OPERA
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[post_content] => La problematica dello sfondellamento dei solai viene risolta attraverso sistemi FIBREBUILD che prevedono due tipologie differenti di intervento. Nel caso in cui ci sia la necessità della sola messa in sicurezza dei locali, la rete in FRP assolve semplicemente ad una funzione di anticaduta degli elementi di alleggerimento; la finitura dell’intradosso del solaio verrà realizzata mediante l’applicazione di un controsoffitto.
Nel caso in cui, invece, ci sia la necessità di migliorare le prestazioni meccaniche del solaio, si procederà alla formazione di un intonaco armato con la rete e reso collaborante con la struttura attraverso appositi sistemi di collegamento; la finitura in questo caso sarà direttamente con tradizionale intonaco da interno.
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[post_content] => Il consolidamento delle opere murarie, siano esse in pietra, in mattone o in materiali misti, viene realizzato attraverso l’applicazione di sistemi di rinforzo strutturale FIBRE BUILD costituiti da barre, reti ed accessori in materiale composito FRP.
La tecnica utilizzata è quella dell’ ”intonaco armato”, utilizzando reti in FRP, ed è riconosciuta dalla normativa come la più efficace in quanto garantisce elevati gradi di miglioramento.
La rete di rinforzo viene resa solidale alla muratura con elementi di connessione, anch’essi in FRP, distribuiti uniformemente sulla superficie in modo tale da ottenere una struttura collaborante con miglior comportamento meccanico risolvendo problematiche di ponte termico.
I sistemi FIBRE BUILD permettono di realizzare consolidamenti efficaci, diffusi e uniformi, apportando alla muratura caratteristiche di duttilità, mantenendo bassi spessori di intonaco e riducendo i carichi complessivi rispetto ad interventi con materiali convenzionali.
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[post_content] => Il consolidamento dei solai a struttura lignea o laterocemento e delle volte, sia all’intradosso che all’estradosso mediante i sistemi FIBREBUILD viene effettuato realizzando un nuovo massetto collaborante o intonaco armato con rete in materiale composito FRP.
Il massetto o intonaco così armato viene messo in collegamento con la struttura esistente per mezzo di appositi sistemi ottenendo così una nuova struttura con un miglior comportamento meccanico.
Grazie ai bassi spessori delle reti in FRP si ottiene un migliore posizionamento del rinforzo nell’intervento e quindi una migliore ripartizione dei carichi sulla struttura, mantenendo lo spessore complessivo molto limitato.
Il massetto o intonaco così armato viene messo in collegamento con le murature perimetrali con barre di ripresa anch’esse in FRP.
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[post_content] => I sistemi di armatura delle pavimentazioni stradali FIBRE ROAD sono stati sviluppati per risolvere i problemi legati alla vita utile di strade esistenti e di nuova costruzione.
I cicli di fatica meccanica causati da elevati carichi e volumi di traffico causano nel tempo un degrado pesante dei manti stradali con la formazioni di “fessure da fatica”.
L’applicazione di strati di conglomerato bituminoso su manti fessurati non risolve il problema in quanto le fessurazioni si propagano dagli strati sottostanti a quelli superficiali riproducendosi velocemente e in modo identico, dando origine al fenomeno delle “fessure riflesse”.
Caratterizzate da un’elevata resistenza meccanica e rigidità, le reti FIBRE ROAD, vengono posizionate a piena superficie nella parte inferiore del “binder”, laddove le tensioni di trazione sono massime. Ciò impedisce la propagazione delle fessure da fatica e incrementa la vita utile della pavimentazione stradale.
Il fenomeno di “ormaiamento” si presenta come una deformazione della pavimentazione stradale dovuta agli elevati carichi verticali e tangenziali, in combinazione con significativi volumi di traffico, alte temperature e/o insufficienti caratteristiche del sottofondo.
I sistemi di armatura FIBRE ROAD agiscono sulla pavimentazione stradale distribuendo orizzontalmente tali carichi, tipici delle rotatorie, degli incroci, dei tornanti e delle strade soggette a deformazioni longitudinali.
L’applicazione dei sistemi FIBRE ROAD come armatura di pavimentazioni bituminose garantisce:
- Incremento della vita utile a fatica
- Incremento della resistenzaall’ormaiamento
- Riduzione degli spessori a parità di vita utile
vantando rese nettamente superiori rispetto adaltri sistemi di rinforzo
Contrariamente alle pavimentazioni stradali rinforzate con armature metalliche, i sistemi di armatura FIBRE ROAD sono totalmente fresabili e riciclabili.
Le proprietà intrinseche del materiale evitano la propagazione delle correnti vaganti e permettono la rintracciabilità dei sottoservizi attraverso comuni strumenti di rilevamento.
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[post_content] => RETE IN F.R.P. PER RINFORZO E CONSOLIDAMENTO DI STRUTTURE
La rete in F.R.P. di Fibre Net srl, è una rete costituita da fibre continue di vetro AR - Alcalino Resistenti, impregnate con resina termoindurente e intrecciate a formare una robusta maglia monolitica e flessibile, di diverse dimensioni e grammature, adatta per:
- rinforzo di platee e solai, nonché ripartizione dei carichi agenti sugli stessi
- rinforzo di coperture e di massetti termoisolanti e collaboranti
- rinforzo di massetti a basso spessore
- consolidamento di opere murarie e armatura di arriccio
- murature armate
- rinforzo di volte
Grazie alle caratteristiche che gli sono peculiari, il prodotto trova particolare applicazione nei recuperi e nelle ristrutturazioni in sostituzione della rete elettrosaldata convenzionale, laddove vi è necessità di limitare i carichi permanenti e gli spessori di intervento, nonché nel settore della bio-edilizia.
Infine, in ambienti marini e salmastri, e più in generale in condizioni di elevata aggressione chimica, la rete in F.R.P. va a sostituire la rete in acciaio inossidabile, garantendo eccellenti prestazioni ed assenza di corrosione, anche in presenza di spessore limitato di “copriferro “.
Vantaggi
Scegliere la rete in materiale composito F.R.P. , significa beneficiare di diversi vantaggi che mai sono presenti contemporaneamente nei materiali convenzionali:
- Consolidamenti non invasivi: le reti in materiale composito F.R.P. offrono la possibilità di rinforzare corpi di fabbrica in modo diffuso evitando di apportare ingenti masse resistenti che potrebbero alterare indirettamente la resistenza complessiva.
- Assenza di manutenzione: una volta posata, la rete in materiale composito non necessita di alcun intervento manutentivo e mantiene le proprie caratteristiche inalterate nel tempo.
- Facilità di posa: la rete in F.R.P. non necessita di personale specializzato né di condizioni di lavoro differenti da quelle richieste per l’applicazioni delle reti elettrosaldate metalliche.
- Economicità dell'intervento: spessore e peso della rete in composito inferiori rispetto alla rete in ferro, a parità di prestazioni meccaniche, permettono un considerevole risparmio di materiale d’apporto necessario per l’applicazione del rinforzo. Tali peculiarità permettono inoltre di limitare lo spessore del cosiddetto “copriferro” nel caso di rinforzi murari e di ottenere pavimentazioni più “leggere”, in particolare nell’ambito di interventi e restauro su strutture di pregio.
Inoltre, la leggerezza del materiale e, di conseguenza, la facilità di movimentazione dello stesso, la disponibilità in rotoli di notevole superficie, la semplicità e la velocità nella posa, sono elementi che rendono l’adozione della rete in F.R.P. economicamente vantaggiosa sia in ristrutturazioni che in nuove costruzioni.
Posa in opera
La posa in opera delle reti in materiale composito F.R.P. di FIBRE NET non richiede alcuna procedura particolare, né alcuna competenza specifica da parte dell’installatore, in quanto viene trattata esattamente come la rete metallica elettrosaldata.
Il taglio della rete a misura può essere effettuato per mezzo di comuni attrezzi di cantiere (disco di taglio per laterizi, tronchesi, ecc.). I sistemi di ancoraggio/collegamento della rete in F.R.P., oltre al sistema con forcella in composito, sono quelli normalmente impiegati nelle costruzioni (fissaggi con tasselli ad espansione, chimici, in materiale plastico, ecc.).
Essendo la rete in F.R.P. fornita in rotoli di altezza 2 ml e lunghezza fino a 40 ml., il numero di giunzioni necessarie è particolarmente limitato. In ogni caso, la giunzione viene effettuata attraverso la sovrapposizione dei fogli.
ANGOLARE DI RINFORZO IN F.R.P.
L'angolare in F.R.P. è composto da elementi di rete in materiale composito aventi diverse dimensioni e con angoli di diversa ampiezza, uniti fra di loro a formare un prodotto monolitico con eccellenti caratteristiche chimiche e meccaniche.
E' utile nel collegamento delle reti di rinforzo in F.R.P. per il rinforzo di pareti contigue o per il consolidamento di elementi aventi particolare geometrie (cornicioni, colonne, ecc.).
SISTEMA DI CONNESSIONE IN F.R.P.
Il collegamento massiccio e puntiforme della rete in F.R.P. alle murature, può essere realizzato tramite un sistema di connessione costituito da una forcella di lunghezza variabile ed eventualmente un fazzoletto di rete, il tutto realizzato nello stesso materiale F.R.P. utilizzato per la costruzione della rete.
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[post_content] => La rete in F.R.P. (Poliestere Rinforzato con Fibra di Vetro) viene prodotta utilizzando fibre continue di vetro ad elevata resistenza chimica e meccanica, impregnate con resine poliesteri termoindurenti a formare una robusta struttura monolitica e flessibile avente caratteristiche non attribuibili ai materiali omogenei tradizionali.
Grazie alle caratteristiche di isolamento elettrico, la rete in F.R.P. offre la soluzione ideale per la delimitazione e protezione di trasformatori, linee elettriche ad alta tensione, centrali e stazioni elettriche, ferrovie ed aree adiacenti, con criteri di sicurezza e costi contenuti.
L’amagneticità e la radio-trasparenza, ne permettono l’impiego nella protezione di antenne radio, nella delimitazione di aree aeroportuali sensibili e, più in generale, laddove sussistono problematiche di interferenze con dispositivi di controllo e apparecchiature elettroniche di trasmissione.
La resistenza termica, e particolarmente il buon comportamento in presenza di forti escursioni termiche e in condizioni ambientali severe, garantiscono una vita media operativa del prodotto estremamente lunga, se comparata ai materiali tradizionali. Grazie all’elevata resistenza chimica, inoltre, la rete in composito viene utilmente impiegata come protezione, recinzione e confinamento in zone salmastre e umide, in ambienti marini ed in presenza di sali corrosivi in genere.
Vengono proposti due sistemi di recinzione:
– recinzione a pannelli prefabbricati, interamente realizzati presso gli stabilimenti Fibre Net e pronti per la posa
– recinzione cosidetta “a correre”, che prevede la fornitura di pali, controventi, ecc. e rete in F.R.P. in rotoli da installare sul posto
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[post_content] => La tecnica consiste nell’inserimento nei giunti di malta di un reticolato continuo di piccoli trefoli in acciaio UHTSS, i cui nodi sono fissati mediante barre metalliche trasversali al paramento murario.
Il risultato finale dell’intervento è quello di una muratura armata per la quale si ha un incremento delle caratteristiche meccaniche (resistenza a compressione, a taglio e a flessione), un efficace collegamento tra gli elementi murari contigui ed anche tra i paramenti della muratura, se vengono utilizzati adeguati connettori trasversali.
L’intervento, che si propone come integrativo delle altre possibili tecniche, risulta sostanzialmente reversibile, inteso a rinforzare la muratura attraverso un presidio e non a sostituirla, compatibile con la conservazione materica del manufatto e durevole.
Varie sperimentazioni, qui brevemente presentate, hanno dimostrato in modo convincente l’efficacia strutturale della tecnica in questione.
MATERIALI IMPIEGATI E REQUISITI RICHIESTI
Il consolidamento ed il rinforzo degli elementi verticali nelle costruzioni in muratura soggette, oltre che al peso proprio, alle possibili azioni dinamiche, rappresenta uno degli interventi più importanti per il raggiungimento di un adeguato livello di sicurezza. Infatti, la scarsa qualità delle caratteristiche meccaniche delle murature e la mancanza di collegamento dei pannelli tra di loro e con gli orizzontamenti sono state molto spesso all’origine di crolli o di gravi dissesti, specie in occasione di eventi sismici.
Le tecniche impiegate per il ripristino o il rinforzo di costruzioni murarie, quali ad esempio lo “scuci e cuci” della muratura, la cucitura delle lesioni mediante perfori armati con barre metalliche, le cerchiature mediante nastri di materiale composito (particolarmente efficaci e, in fondo, poco invasive), le iniezioni nella muratura di miscele di boiacca di cemento o a base calce, l’intonaco armato etc., presentano alcuni limiti (e qualche problematica) soprattutto nel caso di murature irregolari per le quali si voglia mantenere inalterato il paramento esterno.
Una tecnica che consente di conservare un paramento faccia a vista è quella della ristilatura profonda dei giunti, che consiste nello scarnire i giunti della muratura togliendo la malta originaria, per poi ristilarli con una malta di buona qualità.
L’efficacia della tecnica, dal punto di vista dell’incremento delle caratteristiche meccaniche della muratura, risulta però limitata, specie nel caso di spessori murari consistenti.
Il sistema di intervento “reticolatus”, di seguito sinteticamente riassunto, consente di intervenire su murature sia regolari che irregolari, con un impatto limitato, almeno rispetto ad altre metodologie, e si propone sia autonomamente sia ad integrazione di altre tecniche (ad esempio le iniezioni) e può fornire contributi rilevanti nei confronti sia di sollecitazioni orizzontali di tipo sismico, sia di azioni statiche verticali.
Per la applicazione della tecnica sono impiegati i seguenti materiali:
a) trefoli in acciaio UHTSS (Ultra High Tensile Strength Steel), ricavabili da rotoli presenti sul mercato. I rotoli utilizzati, prodotti dalla Hardwire LLC., sono larghi circa 30 cm e di lunghezza variabile, sono costituiti da una serie di trefoli disposti parallelamente tra loro e tenuti insieme da una maglia di poliestere.
Risulta semplice sfilare dal nastro i trefoli per poterli quindi utilizzare singolarmente.
È possibile comunque servirsi anche di altri materiali, quale ad esempio funi di acciaio zincato o anche materiali compositi (funi o trefoli) purché di piccolo diametro, dotati di una adeguata resistenza a taglio ed applicabili con malta cementizia (se il caso lo consente) o a base calce.
b) barre di acciaio zincato, filettate all’estremità, che, mediante l’aggiunta di dado, rondella ed un “rostro reggicavo” (Figura 1), consentono di trattenere il trefolo all’interno del giunto di malta.
La caratteristica più interessante dei trefoli UHTSS risiede nella dimensione molto ridotta (diametro medio tipico del trefolo: 1 mm) e nella forma stessa dei trefoli, ottenuti avvolgendo tra loro elicoidalmente i singoli cavi di acciaio (tipicamente 3-4 cavi) che portano ad una elevata aderenza e compatibilità tra i trefoli e la malta che li avvolge, garantendo così un ottimo comportamento meccanico dell’insieme “pietramalta- trefolo”. L’aspetto più rilevante, ai fini dell’applicazione qui proposta, risiede però nel fatto che le ridotte dimensioni consentono di curvare agevolmente e a piacimento i trefoli, per farli passare nei giunti tra i vari elementi lapidei costituenti la muratura (Figura 2).
Per quanto concerne la compatibilità chimica dei materiali sopraelencati, sono state condotte alcune prove di corrosione che hanno fornito risultati positivi, anche in ambienti particolarmente aggressivi.
Comunque, nei casi in cui risulta essenziale avere la garanzia assoluta di durabilità e reversibilità a lungo termine, è opportuno applicare ai trefoli, prima della loro applicazione, una protezione preventiva (ad esempio una guaina plastica o un rivestimento a spruzzo). Del resto, per questo tipo di applicazione l’adesione tra trefolo e matrice, come vedremo, non risulta di fondamentale importanza, potendo contare su un meccanismo di mutuo confinamento tra maglie ed elementi lapidei.
Questa soluzione, evidentemente, risolve ogni possibile problematica di conservazione e durabilità.
TECNICA E CAMPO DI APPLICAZIONE
Il sistema di rinforzo “reticolatus”, consiste, in sintesi, nella scarnitura dei giunti di malta per una profondità di 6-8 cm, in una prima ristilatura dei giunti e nel successivo inserimento, negli stessi giunti, di una maglia continua costituita dai piccoli trefoli in acciaio UHTSS, i cui nodi sono fissati mediante le barre metalliche trasversali al paramento murario e nel successivo rabbocco di malta (cementizia o a base di calce) che va a ricoprire completamente sia i trefoli che le teste delle barre.
Gli elementi trasversali (barre filettate in acciaio zincato, tipicamente in numero minimo di 4 a metro quadro, comunque in funzione delle necessità progettuali e delle caratteristiche degli inerti lapidei) sono disposti secondo maglie per quanto possibile regolari. Le barre sono inserite fino ad interessare circa 15 cm di spessore murario, se si vuole garantire solo l’ancoraggio della maglia al paramento murario (ed in questo caso è sufficiente un diametro di 5-6 mm) oppure arrivano ad almeno i due terzi dello spessore del muro nel caso in cui si vuole ottenere anche un collegamento tra i paramenti (tipo diatoni) e in questo caso sarà necessario un diametro della barra più consistente. L’inserimento della barra sulla faccia su cui si lavora avviene all’interno dei giunti di malta e la testa filettata della barra, comprensiva di dado, rondella e rostro reggi-cavo, deve restare all’interno della faccia su cui si sta lavorando per almeno 3-4 cm, in modo da poter essere efficacemente coperta dalla successiva ristilatura. Poiché i trefoli sono flessibili e passano tra i rostri reggi-cavo degli elementi trasversali senza essere solidali a questi ultimi, è possibile disporli all’interno dei giunti della muratura, qualunque ne sia l'andamento. Successivamente, stringendo i dadi disposti sulle barre filettate, è possibile metterli anche leggermente in tensione (Figura 3).
L'ampiezza della maglia dipende delle dimensioni e dalla forma degli inerti; in generale, comunque, non dovrà essere superiore allo spessore murario. A titolo di esempio, per le murature irregolari tipiche dell'Italia centrale, il passo può essere compreso tra 30 e 50 cm. Per quanto riguarda la parte inferiore del pannello, i trefoli possono essere efficacemente ancorati girandoli intorno agli elementi lapidei alla base del pannello stesso o collegati alla fondazione (se esistente) attraverso perfori o connettori, a seconda dei casi.
In sommità i trefoli possono essere collegati con il cordolo (se presente) oppure, ad esempio nei muri di cinta, girati per andare ad interessare l’altra faccia del muro (Figura 4). Così facendo, lo “scheletro armato” della maglia continua inserita nella muratura, oltre a rinforzare il pannello murario, va a collegare tra loro i diversi elementi murari contigui (pannelli ortogonali adiacenti, orizzontamenti, fondazioni, etc.) costituendo quindi un vero e proprio sistema di rinforzo dell’intera fabbrica muraria, specie se proposto come integrativo delle attuali tecniche “tradizionali” di intervento. Le dimensioni ridotte degli elementi di rinforzo ed il loro agevole inserimento nei giunti di malta consentono di realizzare un intervento diffuso che evita nocive e pericolose concentrazioni di sollecitazioni.
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FASI OPERATIVE
Le fasi operative per l’applicazione sono le seguenti:
- scarnitura dei giunti di malta della muratura, per una profondità media di 6-8 cm, avendo cura di non rimuovere la malta originale ove particolarmente resistente;
- idropulizia in pressione dei giunti scarniti, effettuando l’operazione alcune ore prima della successiva applicazione della malta;
- inserimento degli elementi trasversali (barre filettate in acciaio zincato complete di dado, rondella e rostro reggi-cavo);
- fissaggio delle barre alla muratura mediante l’utilizzo di malte antiritiro specifiche o di resine epossidiche;
- esecuzione del primo rabbocco di malta (cementizia o anche a base di calce, a seconda delle prescrizioni e delle indicazioni della committenza);
- inserimento dei trefoli in acciaio UHTSS all’interno dei giunti scarniti, passandoli per i rostri reggi-cavo, percorrendo secondo traiettorie sub-orizzontali o sub-verticali tutto il paramento su cui si interviene.
Se non fosse sufficiente la lunghezza dei singoli trefoli, questi possono essere giuntati con resina o semplicemente, sovrapponendoli tra loro per circa 20 cm;
- se ritenuto necessario (ad esempio per incrementare ulteriormente la resistenza del pannello) si possono passare ulteriori trefoli in diagonale, sia in un senso che nell’altro;
- serraggio dei dadi per conferire una leggera pretensione ai trefoli;
- esecuzione del secondo rabbocco di malta dei giunti, ricoprendo completamente sia i trefoli che le teste dei fittoni o delle barre;
- finitura estetica della stilatura dei giunti mediante spazzolatura degli stessi con setole metalliche.
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SPERIMENTAZIONI
Al fine di indagare sulla efficacia della tecnica di rinforzo proposta sono state eseguite tre diverse serie di prove sperimentali: prove di compressione con la tecnica dei martinetti piatti doppi, prove di compressione diagonale, prove diflessione.
Caratterizzazione delle fibre metalliche
Le fibre utilizzate nella sperimentazione per la realizzazione del composito SRG sono prodotte dalla Hardwire LLC. La particolarità di tali materiali è la loro conformazione a livello macroscopico:
le fibre sono costituite da trefoli di filamenti di acciaio ad alta resistenza ricoperti esternamente da uno strato di ottone che ha la finalità di aumentare l’aderenza delle fibre alla matrice.
L’affiancamento di tali trefoli metallici ed il loro incollaggio su delle sottili maglie di poliestere permette il confezionamento dei prodotti sottoforma di nastri avvolti su bobine (Figure 5a,b).
- Trefoli 3X2
Il trefolo 3X2, in acciaio ad alto contenuto di carbonio rivestito superficialmente da uno strato di ottone, è ottenuto avvolgendo insieme ad elica cinque singoli filamenti: tre di loro sono avvolti esternamente dai rimanenti due. Le caratteristiche geometriche e meccaniche di un singolo trefolo 3X2 sono riportate in Tabella 1. Le caratteristiche meccaniche del trefolo 3x2 sono state verificate attraverso prove di trazione realizzate su 8 provini. I risultati hanno sostanzialmente confermato i valori indicati nella scheda tecnica del produttore con piccole variazioni del carico di rottura a trazione (1383 N) e della deformazione a rottura (2.2%).
Prove di compressione con martinetti piatti doppi
Le prove con martinetti piatti doppi sono state eseguite sulle mura urbiche (muratura di pietra appena sbozzata legata da una debole malta di calce idraulica) di Trevi (Foligno), sottoponendo a compressione uniassiale fino a rottura, porzioni di murature dell’altezza di circa 50 cm. Durante la prova sono stati registrati i valori della pressione esercitata e della deformazione della muratura ai vari step di carico, che opportunamente elaborati hanno fornito i diagrammi tensioni (Figura 6).
Dai diagrammi sono stati ricavati la resistenza a compressione ed il modulo di elasticità normale calcolato in corrispondenza del 33% della tensione massima.
La rottura degli elementi in muratura non rinforzata è avvenuta al formarsi di una serie di lesioni verticali tra i due martinetti piatti. Non si è verificata una sostanziale differenziazione nella modalità di rottura tra la muratura non rinforzata, quella ristilata e quella rinforzata con fibre metalliche. È di interesse rilevare che nel caso della muratura non rinforzata e di quella ristilata, la rottura si è manifestata con poche lesioni verticali di notevole dimensione, mentre nel caso della muratura rinforzata con reticolatus è stato osservato un numero maggiore di lesioni verticali di dimensioni minori, il che denota un miglioramento del comportamento meccanico della muratura per una probabile diminuzione di concentrazione delle tensioni massime all’interno del materiale muratura.
I risultati, riportati in Tabella 2 e Figura 6, riguardano la muratura non rinforzata (sigla URM), la muratura rinforzata con sola ristilatura (sigla REP) e la muratura rinforzata con la tecnica del reticolatus (sigla SRE). È possibile osservare che la tecnica di rinforzo reticolatus, è in grado di incrementare significativamente la resistenza a compressione della muratura: è stato misurato un valore medio di 1.29 MPa con un incremento della resistenza del 116% rispetto alla resistenza a compressione della muratura non rinforzata (0.595 MPa). Inoltre l’incremento medio di resistenza della muratura rinforzata con sola ristilatura (0.834 MPa) è di circa 40% rispetto alla muratura non rinforzata.
Prove di taglio
Per valutare l’efficacia del rinforzo nei confronti di sollecitazioni di taglio sono state eseguite prove di compressione diagonale, definite dalla normativa ASTM E 519, su tre pannelli in muratura di pietra ricavati da una cartiera nella frazione di Pale (Foligno). L’edificio risale al XVII secolo. I pannelli, dello spessore di cm 53, costituiti da pietrame appena sbozzato (di travertino bugnato e rocce calcaree compatte) e da malta a base di calce dalle deboli proprietà meccaniche, erano conformati da due paramenti debolmente ammorsati con assenza di diatoni.
I pannelli sono stati tagliati ad una dimensione di 120x120 cm e quindi è stata applicata una serie di profilati metallici disposti ai due spigoli di una delle due diagonali del pannello, collegati tramite barre. In uno dei due spigoli è stato applicato un martinetto tale da sollecitare il pannello fino a rottura lungo una delle due diagonali. Le diagonali di entrambe le facce del pannello sono state strumentate con due trasduttori induttivi di spostamento (Figura 7). Durante la prova sono stati registrati il carico applicato e la variazione di lunghezza delle diagonali. I risultati in termini di resistenza e rigidezza a taglio sono mostrati in Tabella 3 e in Figura 8 dove si evince che le diverse tecniche di rinforzo applicate (ristilatura o reticolatus) hanno determinato incrementi significativi della resistenza.
In particolare, il reticolatus e la ristilatura profonda hanno fornito rispettivamente un incremento della resistenza a taglio rispettivamente del 117% e del 35% rispetto alla muratura non rinforzata. Si può notare quindi che si ottiene un incremento percentuale simile a quello registrato per la resistenza a compressione nella precedente serie di prove. Meno significativi gli incrementi del modulo di elasticità tangenziale, calcolato in questo caso ad ½ della resistenza a taglio delle muratura: nel caso del reticolatus è stato ottenuto il valore di 653 MPa rispetto al valore di 541 MPa della muratura non rinforzata.
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BENEFICI DEL SISTEMA
Il sistema proposto può essere utilizzato sia a livello locale, ad esempio per singoli pannelli murari di edifici esistenti (mura di cinta, mura urbiche, etc.), sia a livello globale, ovvero come sistema di rinforzo di una costruzione in muratura nel suo comportamento di insieme, con particolare, ma non esclusivo, riferimento al comportamento in presenza di sisma.
Dal punto di vista meccanico i benefici che si possono attendere sono:
1. incrementi delle caratteristiche meccaniche: sia della resistenza a compressione, che di quella a taglio, come anche delle capacità flessionali per azioni nel piano e ortogonali al piano della muratura;
2. capacità di collegare, in modo diffuso, le pareti verticali tra loro e le pareti verticali con gli orizzontamenti;
3. possibilità di fornire alla muratura quella resistenza a trazione che nel caso di murature irregolari (dove spesso si hanno giunti verticali allineati) non riesce a beneficiare nemmeno dell’effetto catena presente nelle murature regolari con ortostati e giunti ben sfalsati;
4. collegamento trasversale tra i paramenti della muratura, dimensionando opportunamente le barre trasversali disposte come diatoni artificiali, capaci di dare monoliticità al pannello murario, opponendosi al distacco tra i paramenti e fornendo una adeguata resistenza a trazione (necessaria anche in presenza dei soli carichi verticali) e a taglio (necessaria nel caso di azioni che tendano a far ribaltare il pannello murario, e
quindi a far scorrere tra loro i paramenti).
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Prove a flessione su pannelli
Al fine di indagare sull’efficacia del sistema di rinforzo proposto è stata condotta una nuova indagine sperimentale, realizzando due pannelli di muratura di pietrame rinforzati con la tecnica reticolatus. I due pannelli sono stati successivamente ruotati e disposti in orizzontale, sottoponendoli quindi ad una prova di flessione particolarmente severa, anche solo per l’elevato peso proprio di questa tipologia muraria.
Nel primo pannello (dimensioni: 50x268x100 cm) sono stati inseriti, secondo la direzione di maggior lunghezza del pannello, 12 trefoli/metro, raggruppati mediamente a gruppi di quattro, disposti con continuità, senza alcuna interruzione, su entrambe le facce (Figura 10).
Nella faccia che nella prova verrà poi disposta all’intradosso (quindi in zona tesa) sono stati aggiunti nella direzione della maggior lunghezza altri 12 trefoli a metro, sempre mediamente a gruppi di quattro, per un totale di 24 trefoli/m.
Nella direzione trasversale sono stati inseriti, passando ancora per i ganci del rostro reggi-cavo, 68 trefoli (quindi 24 trefoli/metro) disposti in modo da realizzare una maglia reticolare che fascia la struttura.
In sintesi, nella direzione longitudinale sono stati applicati 24 trefoli/metro all’intradosso e 12 trefoli/metro all’estradosso, mentre nella direzione trasversale sono stati inseriti 24 trefoli/metro, per complessivi 324 m di trefoli applicati.
Il secondo pannello (40x180x198 cm) è stato rinforzato in modo analogo al precedente, disponendo ancora 12 trefoli/m su entrambe le facce e in entrambe le direzioni, ed integrando la faccia che sarà disposta all’intradosso con un eguale numero di trefoli (Figura 11), ottenendo quindi 24 trefoli/metro nelle due direzioni all’intradosso e 12 trefoli/metro nelle due direzioni all’estradosso, per un totale di 175 m di trefoli applicati. In entrambi i pannelli, la ristilatura è stata eseguita con malta bastarda dalle modeste proprietà meccaniche ed ha interessato una profondità media di circa 7 cm. I trefoli sono stati inseriti ad una profondità di 3-4 cm.
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PREPARAZIONE DEI PANNELLI
I pannelli sono stati costruiti con pietrame calcareo appena sbozzato proveniente dalla demolizione di murature esistenti e malta bastarda dalle modeste proprietà meccaniche. I pannelli sono costituiti da due paramenti uno (pannello n. 1) senza alcun ingranamento, l’altro (pannello n. 2) debolmente ammorsato. A maturazione avvenuta i due pannelli sono stati rinforzati con la tecnica in oggetto, utilizzando gli stessi trefoli tipo 3X2 della Hardwire LLC precedentemente utilizzati, seguendo le seguenti fasi operative:
- inserimento e fissaggio con resina delle barre filettate con dado, rondella e rostro reggi-cavo contenuti all’interno della superficie del pannello (Figura 9);
- posa in opera dei trefoli in direzione sub verticale e sub orizzontale all’interno dei giunti, passandoli per il reggi-cavo;
- serraggio dei dadi, con conseguente pretensione ai trefoli;
- ristilatura dei giunti, in modo da rivestire completamente i trefoli e ricoprire le rondelle e i dadi.
PRIMA PROVA
Il primo pannello è stato disposto su un piano orizzontale, appoggiandolo alle estremità. La prova di carico è stata realizzata su quattro punti (four-point bending) su una luce di 208 cm con una distanza tra i coltelli di carico di 38 cm. Gli appoggi sono stati realizzati mediante due travi di legno a sezione quadrata di lato 24 cm, mentre per i coltelli di carico sono stati utilizzati murali di legno di lato 10 cm (Figura 12).
Il pannello è stato sollecitato, oltre che dal peso proprio (valutabile in 2200 Kg/m3), attraverso l’applicazione di un carico crescente con gradienti di 150 kg, distribuito tra i due coltelli di carico.
Gli abbassamenti sotto carico sono stati misurati attraverso sei comparatori centesimali disposti su entrambi i lati del pannello, in mezzeria, ad 1/4 e ¾ della luce. Per non rischiare il danneggiamento dei comparatori, in prossimità della rottura del pannello le attrezzature di misura di cui sopra sono state tolte.
Il pannello ha raggiunto una situazione critica ad un carico di circa 600 kg (dopo di che, per sicurezza, è stata rimossa la strumentazione di misura) corrispondente ad un momento flettente massimo di 255 kgm, che si aggiungono ai 595 kgm derivanti dal peso proprio (Figura 13).
Per quanto riguarda le modalità di rottura del pannello, alcune lesioni parallele agli appoggi si sono aperte in zona tesa a partire dal terzo step di carico (450 kg). Il collasso del pannello si è verificato ad un livello del carico di 650 kg, quando la tensione nei trefoli nella zona intradossale ha portato alla disgregazione e alla espulsione della muratura confinata nelle maglie del reticolatus (in particolare negli spigoli del pannello) e quindi alla fuoriuscita dei trefoli stessi dai giunti di malta, rendendo a questo punto inefficace il rinforzo (Figura 14).
Facendo un confronto con una situazione di carico uniformemente distribuito equivalente a quello applicato nel caso in esame, il pannello si è rotto per un carico uniforme (comprensivo di peso proprio) pari a 1610 kg/m.
SECONDA PROVA
Anche il secondo pannello (40x180x198 cm) è stato sottoposto ad una prova di flessione su quattro punti. In questo caso il pannello risulta significativamente più tozzo rispetto al precedente. Il carico, pressoché concentrato in mezzeria determina un’azione di punzonamento sul pannello che mobilita principalmente la resistenza a taglio fuori dal piano.
Il pannello è stato provato su una luce di 124 cm (lungo il lato di 180 cm) mentre il carico è stato applicato mediante due profilati metallici tipo HEA posti ad una distanza di 35 cm con carichi crescenti a step di 100 kg (Figura 15).
Il risultato della prova appare particolarmente significativo ai fini della dimostrazione dell’efficacia della tecnica di rinforzo proposta. Infatti, il pannello non ha raggiunto la rottura, pur avendoapplicato un carico di circa 2000 kg, a cui corrisponde un carico uniforme equivalente (comprensivo di peso proprio) pari a 4100 kg/m (Figura 16).
Il pannello non è stato portato fino al collasso, sia per la difficoltà di procedere con ulteriori carichi aggiuntivi, sia per lasciarlo disponibile ad una successiva prova.
Considerazioni sui risultati
Le due prove sperimentali sopra descritte hanno fornito risultati molto brillanti, se si pensa che i pannelli sono stati testati a flessione, situazione molto gravosa per manufatti di questo tipo.
Una valutazione preventiva dei carichi di rottura, basata sulla verifica semplificata a flessione delle due strutture rinforzate, e considerando, per semplicità, i trefoli come se fossero disposti tutti paralleli tra loro nella direzione della sollecitazione flessionale (ovvero come se si trattasse di una trave in muratura armata) avrebbe fornito valori stimabili in circa 1800 kg per il pannello 1 e di 8000 kg per il pannello 2, assumendo per la resistenza a compressione della muratura un valore medio tipico per la tipologia in questione. Tali valori corrispondono però ad una rottura per crisi a trazione dei trefoli in zona tesa, meccanismo che non è stato raggiunto per il caso esaminato (pannello n. 1) anticipato dalla fuoriuscita e dal disgregarsi della muratura all’intradosso che ha preceduto tale tipologia di collasso. La disgregazione della muratura in zona tesa peraltro è stata agevolata in questa situazione particolare (muratura disposta in orizzontale) dalla pezzatura piuttosto grande dei blocchi che, trovandosi “appesi” all’intradosso tendono a cadere verso il basso scorrendo lungo i giunti di malta, agevolati dal loro peso. Nella realtà (muro disposto in verticale) il comportamento nei maschi murari evidentemente è ben diverso, dato che il peso proprio agisce nel piano del pannello.
Quanto sopra evidenzia comunque la necessità di individuare un modello che possa descrivere in modo più aderente alla realtà il comportamento meccanico della muratura rinforzata con la tecnica qui proposta.
Nel paragrafo che segue il problema viene affrontato in modo ancora semplificato; si prevede comunque di approfondire l’argomento in modo più adeguato in successivi lavori.
MODELLAZIONI E VERIFICHE
Nel progettare un intervento di rinforzo di un pannello murario con il sistema proposto, soggetto a carichi verticali e orizzontali, i meccanismi di collasso possono sostanzialmente essere riassunti in: taglio, taglio-scorrimento e flessione per azioni nel piano e fuori dal piano del pannello. I trefoli in acciaio disposti in modo diffuso su entrambe le superfici esterne del pannello contribuiscono a rinforzare la muratura per contrastare il formarsi di tali meccanismi. Si realizza quindi una vera e propria muratura armata dove gli sforzi di compressione sono assorbiti dalla muratura in pietra e quelli di trazione dai trefoli.
Per il dimensionamento/verifica degli elementi di rinforzo, si può ricorrere allo studio della generica sezione avvalendosi dell’ipotesi di sezione piana che è accettabile poiché il pannello assume una maggior compattezza a seguito dell’inserimento degli elementi trasversali.
La verifica a pressoflessione, sia per azioni nel piano che fuori del piano del pannello, può essere condotta come per una qualsiasi sezione eterogenea assumendo un diagramma delle tensioni di compressione pari a 0.85 fmd ed esteso alla porzione di sezione profonda il 60- 80% della distanza dell’asse neutro dal lembo compresso.
Per la verifica a taglio, essendo garantita la formazione del traliccio resistente dalla presenza delle barre verticali, la resistenza di progetto è fornita dalla somma del contributo a taglio della muratura e di quello a taglio conseguente alla resistenza a trazione dei rinforzi.
Il meccanismo di taglio scorrimento diventa di rilievo nelle pareti isolate dove si genera una limitata resistenza di attrito, causa l’esigua entità del carico assiale. In tale meccanismo hanno un ruolo essenziale i trefoli verticali che impediscono lo scorrimento lungo i ricorsi orizzontali di malta di una parte di muratura rispetto all’altra, quando la spinta orizzontale ha superato la resistenza d’attrito lungo il giunto di malta. La resistenza a taglio scorrimento del pannello rinforzato deriva dalla combinazione di due meccanismi resistenti: il contributo trasmesso per attrito dalla muratura e il contributo conseguente alla resistenza a trazione dei rinforzi.
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CONCLUSIONI
Il rinforzo delle murature irregolari con la tecnica proposta fornisce un incremento della resistenza a compressione, a taglio e a flessione e un efficace collegamento trasversale tra i paramenti della muratura, interessando l’intera fabbrica muraria grazie alla maglia continua di trefoli inserita all’interno della muratura.
L’intervento, che può essere utilizzato sia localmente per singoli pannelli che globalmente per migliorare il comportamento d’insieme di intere costruzioni, risulta particolarmente indicato per le murature faccia a vista di edifici vincolati ai sensi della legge di tutela degli edifici e dei manufatti in genere di interesse storico e architettonico. Infatti, è poco invasivo, sostanzialmente reversibile, durevole, in grado di integrare la muratura e non di sostituirla, e quindi compatibile con i principi di conservazione del manufatto. Tipicamente, quindi, le costruzioni storiche, ed anche i beni archeologici, possono trovare nel sistema proposto una risposta adeguata ad alcuni dei loro problemi strutturali, capace, in numerosi casi, di contemperare l’esigenza di raggiungere elevati livelli di sicurezza con le istanze della tutela e della conservazione.
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INFOBUILD CONSIGLIA FIBRE NET
Per il consolidamento o rinforzo di pareti in pietrame grossolanamente squadrato in presenza o meno di listatura, aventi una delle facce “a vista”, mediante tecnica tipo RETICOLA-PLUS, Infobuild consiglia
FIBREBUILD RETICOLA di FIBRE NET
[post_title] => La tecnica del ''reticolatus''
[post_excerpt] => La tecnica di rinforzo denominata “reticolatus”, è stata recentemente proposta dagli autori per il rinforzo di elementi in muratura.
E' realizzata con elementi anche irregolari (ad es. in pietrame) per i quali sia richiesto il mantenimento della caratteristica di faccia a vista.
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[post_content] => Consiste nell'inserimento nei giunti di malta di una maglia continua costituita da sottili trefoli in accaio i cui nodi sono fissati al paramento murario tramite barre metalliche trasversali.
Il risultato è quello di una muratura armata, per la quale si ha:
- un incremento della resistenza a compressione, a taglio e a flessione
- un efficace collegamento trasversale tra i paramenti della muratura, grazie ai collegamenti trasversali
La tecnica FIBREBUILD RETICOLA di Fibrenet, risulta non invasiva, reversibile ed in grado di integrare la muratura e non di sostiutirla, compatibile con la conservazione materica del manufatto e durevole, in linea quindi con i principi di tutela degli edifici di interesse storico ed architettonico.
Leggi gli approfondimenti sul
Sistema "Reticolatus"
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[post_excerpt] => Fibrebuild Reticola, basato sul sistema esclusivo Reticolatus*, è l’innovativo sistema di rinforzo strutturale che consente di realizzare il consolidamento di murature in pietrame o laterizio con uno o entrambi i paramenti "faccia a vista", attraverso uno scheletro di armatura omogeneo e tridimensionale.
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[post_content] => L’assemblaggio dei profili è eseguito ad incastro e spinatura con spina in vetroresina; il foglio di rete viene inserito nelle scanalature eseguite sui profili e fissato pretensionato con schiuma poliuretanica.
La schiuma poliuretanica al suo essiccamento completa e migliora l’adesione delle varie parti.
Il fissaggio del pannello avviene annegando i montanti nei fori predisposti sul supporto (muratura, platea, basamento). In caso di recinzione soggetta a rimozione (per manutenzione periodica, per passaggio di mezzi, ecc.) possono essere forniti pannelli da fissare attraverso appositi supporti in acciaio zincato a caldo.
A fronte di specifiche esigene, è possibile realizzare recinzioni speciali, adatte sorpattutto per siti aeroportuali o per aree di particolare tutela, attraverso l'applicazione di ulteriori accessori come:
• braccio antiscavalcamento singolo o doppio per filo spinato
• controventatura perpendicolare alla recinzione
I pannelli sono proposti nelle dimensioni standard.
Sulla base della planimetria proposta dal cliente, vengono comunque realizzati pezzi speciali a misura.
Le recinzioni vengono proposte con colore standard verde.
Su richiesta è possibile realizzare colorazioni diverse dallo standard.
Operazioni di montaggio:
Le operazioni di montaggio dei pannelli prefabbricati in F.R.P. non richiedono particolari competenze; è sufficiente applicare le stesse modalità di installazione richieste per la posa di normali pannelli metallici:
- predisporre i fori sul supporto
- allineare i pannelli ed inserire i montanti nei fori
- verificare l'allineamento e la perpendicolarità dei pannelli
- fissare i montanti al basamento con calcestruzzo
- inserire il collegamento a “U” tra i pannelli contigui sulla parte superiore degli stessi.
Cos’è l’FRP
Con l'acronimo F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) o materiali “fibrorinforzati”, si definiscono dei materiali compositi costituiti da tre diverse tipologie di fibre:
• fibra di vetro (nota con l'acronimo di G.F.R.P. Glass Fiber Reinforced Polymer o P.R.F.V. Poliestere Rinforzato con Fibra di Vetro)
• fibra di carbonio (nota come C.F.R.P. Carbon Fiber Reinforced Polymer)
• fibra di aramide (nota come A.F.R.P. Aramidic Fiber Reinforced Polymer)
Tali fibre vengono impregnate o apprettate con resine di tipo termoindurente (matrici) e danno origine ad una vasta gamma di prodotti che trovano applicazione nei settori più disparati:
• settore elettrico ed energetico
• settore civile e delle costruzioni
• settore industriale
• settore dei trasporti (automobilistico, ferroviario, navale e aeroportuale, aerospaziale ecc.)
• settore sportivo ed hobbistico
Ogni tipologia di fibrorinforzato possiede caratteristiche chimico/fisiche proprie che ne definiscono i campi di utilizzo ideali, ma si può comunque affermare che tutti gli FRP possiedono delle performances comuni quali:
• ottima resistenza chimica, in ambienti aggressivi ed in presenza di sali
• elevata resistenza meccanica
• totale assenza di insorgenza di ruggine
• leggerezza
• assenza di manutenzione
• isolamento termico
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[post_excerpt] => Questo sistema di recinzione/confinamento è costituito da pannelli modulari in materiale composito F.R.P. della Fibre Net composti da:
- montanti verticali in profilo di F.R.P. di sezione tubolare quadro
- traversi orizzontali in profilo di F.R.P. di sezione tubolare rettangolare
- rete di tamponamento interna in F.R.P. in unico foglio, maglia a scelta del cliente (33x33 mm, 33x66 mm, 66x66 mm)
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[post_content] => Il massetto così armato viene messo in collegamento con la travatura sottostante per mezzo di appositi sistemi di collegamento ottenendo così un elemento composto con un miglior comportamento a carico del solaio.
Grazie ai bassi spessori dei punti di sovrapposizione dei fogli di rete in FRP (che si riducono a pochi millimetri) si ottiene un migliore posizionamento del rinforzo nel massetto e quindi una migliore ripartizione dei carichi sul solaio e fra le travi mantenendo lo spessore complessivo molto limitato.
Il massetto viene messo in collegamento con le murature perimetrali con appositi sistemi di collegamento a forcella anch’essi in FRP.
La posa in opera delle reti in FRP non richiede alcuna procedura particolare, ne alcuna competenza specifica da parte dell’installatore in quanto viene trattata come la rete metallica convenzionale.
Il taglio della rete a misura viene effettuato per mezzo di comuni attrezzi da cantiere (disco di taglio per laterizi, tronchesi ecc.).
Essendo la rete in FRP fornita in rotoli di altezza 2 m e lunghezza 40 m il numero di giunzioni è particolarmente limitato, in ogni caso la giunzione viene effettuata per mezzo di sovrapposizione di fogli per una, due maglie.
Talvolta si ritiene necessario un miglioramento del comportamento a carico del solaio che richiede un intervento di rinforzo delle travi lignee o metalliche o i travetti in laterocemento.
In questo caso si interviene incollando nella parte tesa delle travi con resine di tipo epossidico le lamine pultruse in fibra di carbonio opportunamente dimensionate.
Le lamine in fibra di carbonio della FIBRE NET sono prodotte con matrice di tipo epossidico ed hanno ottime resistenze meccaniche a trazione, sono facili e veloci da posare e non richiedono particolari attrezzature per il taglio e l’applicazione.
Prima di incollare le lamine in fibra di carbonio alle strutture, è importante che queste siano ben pulite da polvere, ruggine, umidità e parti non stabilizzate.
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[post_excerpt] => Il consolidamento dei solai a struttura lignea si può effettuare realizzando un nuovo massetto in calcestruzzo alleggerito armato con rete in materiale composito FRP della FIBRE NET, al di sopra di quello esistente.
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[post_content] => Un maggiore uso di illuminazione naturale comporta un più disciplinato utilizzo di quella artificiale con conseguente vantaggio in termini di risparmio energetico. Lo studio del percorso solare può essere un utile strumento nel caso di interventi sull’esistente poiché suggerisce soluzioni, che, accrescendo l’ottimizzazione di una sorgente pulita e gratuita, migliorano sia l’economia di gestione dell’edificio sia il comfort interno.
E’ ormai dimostrato che l’illuminazione con luce naturale aumenta notevolmente il benessere degli utenti e il grado di accettazione e di piacevolezza di un ambiente, fattore di primaria importanza negli edifici abitati per molte ore e con un uso prevalentemente diurno come le scuole, i musei, gli uffici e gli ambienti di lavoro in genere.
Prodotti e tecnologie innovative migliorano la diffusione della luce naturale; la luce incidente sulla superficie di un edificio può in vari modi essere gestita e organizzata, in qualche modo perfino veicolata.
Pozzi di luce e superfici riflettenti
Un sistema adottato in diversi progetti di riuso architettonico di edifici storici é quello di fare un restauro rispettoso delle caratteristiche architettoniche per le facciate esterne e di trasformare nel contempo angusti cavedi, corti o atrii, in veri e propri pozzi di luce, grazie a coperture trasparenti e superfici capaci di aumentare notevolmente la diffusione dell’illuminazione naturale interna.
Le tipiche case a corte organizzate attorno ad un atrio centrale permettono il ripristino della struttura tipologica originale integrandola con un tetto trasparente per aumentarne la funzione di spazio filtro tra esterno e interno, con funzione di moderatore climatico per tutto quanto l’edificio.
Nell’intervento di ristrutturazione la copertura trasparente con il suo effetto barriera sullo spazio sottostante, che nei palazzi a più piani è chiaramente di grande altezza, permette di aumentare la dimensione delle aperture degli ambienti su di esso affacciati, dando loro maggiore luce e maggiore senso di comunicazione verso l’esterno e verso l’intero fabbricato, fattore quest’ultimo ritenuto molto importante nel caso di intervento su edifici per il terziario in quanto aumenta il senso di partecipazione e di identità dei dipendenti.
L’indubbio vantaggio è di rendere più gradevole e vivibili queste aree di transizione dove per altro è sempre possibile creare dei giardini di inverno, preziosissimi spazi verdi che abbelliscono e, se opportunamente ventilati, rendono più salubre l’aria, assumendo una funzione importante per la qualità ambientale.
Tuttavia, soprattutto nel caso che queste strutture coinvolgano intere facciate di edifici multipiano, non bisogna sottovalutare il fatto che la quantità di luce diurna che raggiunge gli interni è minore rispetto a quella presente prima dell’aggiunta della copertura.
Questi spazi infatti riceveranno ora luce non direttamente dalla volta celeste ma, filtrata e modificata, dalla superficie vetrata, che comunque oltre alla parte trasparente o traslucida, presenta anche parti opache: giunti e struttura metallica (per quanto esistano oggi sistemi di copertura dove la parte opaca è assai ridotta).
Il flusso luminoso entrante decresce andando verso i piani bassi.
Per risolvere almeno in parte la poco equilibrata distribuzione della luce, concentrata soprattutto nelle zone prossime alla vetratura, è necessario utilizzare superfici e finiture ad elevato indice di riflessione, in grado di condurre e veicolare, la luce in lontananza. Studiando la curvatura della copertura e utilizzando particolari superfici anche per piani, passerelle, ascensori e tutti gli elementi presenti nell’invaso, è possibile ottenere una riflessione della luce molto maggiore e restituire diffusa luminosità agli spazi, rendendo anche angusti cavedi veri e propri pozzi di luce.
Tramite il perfezionamento delle membrane trasparenti, la luce incidente può in vari modi essere gestita e filtrata, consentendo un miglioramento delle condizioni di luminosità e di temperatura all’interno degli ambienti. Fondamentale risulta pertanto il tipo di vetro (o materiale plastico) utilizzato, il suo coefficiente di riflessione termica e luminosa, la sua configurazione geometrica.
Per migliorare il campo di diffusione può risultare utile che la copertura vetrata abbia la faccia interna ad elevata riflessione diffondente (non speculare per evitare fastidiosi effetti di abbagliamento).
Veri dispositivi per sfruttare al massimo l’illuminazione naturale, evitandone i fenomeni collaterali (abbagliamento, eccessiva trasmissione termica), sono anche i vetri selettivi capaci di filtrare i raggi solari grazie alla loro particolare struttura molecolare.
Rischi di applicazione delle coperture vetrate
Gli spazi vetrati creano un alto comfort ambientale per gli utenti che godono dell’illuminazione solare e della vegetazione, facilmente proliferante in questi luoghi. La presenza di luce naturale, con i suoi mutamenti cromatici e quantitativi, valorizza queste aree di fruizione protette, rendendole “vive” e dinamicamente connesse con il paesaggio circostante.
Le superfici vetrate, tuttavia, se pure affascinanti per la loro trasparenza smaterializzante e apprezzati per il modello di vita sociale che implicano, comportano spesso alle nostre latitudini il problema del surriscaldamento estivo.
Per evitare fenomeni di condensa, o eccessiva umidità, è fondamentale garantire una costante ventilazione mentre per evitare eccessivi carichi termici o luminosi è di primaria importanza valutare attentamente le caratteristiche del materiale di copertura.
Gli involucri trasparenti presentano, infatti, dei rischi di applicazione che possono rendere inefficaci le soluzioni adottate e critico il benessere degli utilizzatori. Come tutte le superfici vetrate possono presentare guadagni (illuminazione naturale e guadagno termico in inverno) e perdite (surriscaldamento estivo o dispersione invernale) nel bilancio energetico.
Attivando la ventilazione naturale e riducendo nel contempo l’eccessivo irraggiamento diretto, con sistemi di schermatura, possono diventare filtro termico, con funzione strategica ai fini del raffrescamento estivo e del riscaldamento invernale.
La luce in profondità: soffitti prismatici e mensole solari
Diverse tecnologie permettono di portare la luce naturale all'interno di corpi di fabbrica profondi o senza aperture dirette sull'esterno, migliorando i livelli di illuminamento nelle zone dell'edificio lontane dalle zone finestrate.
Per rendere più uniforme la distribuzione della luce: diminuire il livello di illuminamento a ridosso della finestra (evitando il pericolo di abbagliamento e surriscaldamento dovuti alla radiazione diretta ) e aumentare la luce lungo tutta la profondità dell’ambiente, si possono disporre, sul soffitto, lamelle o elementi con superfici riflettenti che consentono di distribuire a varie profondità la radiazione proveniente dalla finestra.
Una delle soluzioni più utilizzate è l’uso di pannelli orizzontali aggettanti, “light shelf”, sporgenti verso l’interno e spesso anche verso l’esterno del locale.
La superficie superiore deve avere finiture riflettenti affinchè la luce incidente su di essa venga in massima parte riflessa verso il soffitto prima che questa possa raggiungere direttamente l'osservatore.
Condotti solari
Tramite i condotti solari la luce naturale, captata alla sommità dell’ edificio, viene convogliata e trasportata nei vari piani.
Elementi fondamentali sono i captatori rappresentati da superfici speculari (lenti Fresnel, pannelli riflettenti, sistemi a specchi ) posizionate in posizioni strategiche (generalmente sul tetto) che concentrano e rimandano a loro volta i raggi solari al diffusore.
I sistemi più sofisticati sono dotate anche di “eliostato “, un elemento mobile, capace di seguire il cammino del sole e di posizionarsi secondo la migliore angolazione rispetto ai raggi incidenti.
La luce viene trasportata attraverso condotti solari, veri e propri tubi cavi in policarbonato, rivestiti internamente di materiale altamente riflettente (coeff. di riflessione R>0.90) come argento, alluminio o pellicole microprismatiche (PMMA). Una estremità del condotto viene montata sulla copertura dell’edificio, agganciata all’elemento captatore, l’altra, seguendo percorsi obliqui, orizzontali o tortuosi a seconda delle strutture che deve attraversare, è posta sul soffitto dell’ambiente da illuminare, come una normale plafoniera.
La sezione dei condotti è preferibilmente circolare, per ottimizzarne il funzionamento ottico, e il diametro, a seconda dell’area che si vuole illuminare, indicativamente varia dai 20 cm utilizzati in genere per piccoli ambienti domestici (di circa 5-6 metri quadrati), come bagni e corridoi, ai 60 cm utilizzati in genere per l’illuminazione di uffici, aule, spazi commerciali.
La luce proveniente dalla calotta posta sul tetto (il captatore solare), entra nel condotto e, grazie alla pellicola microprismatica, per riflessione interna totale, viene continuamente rinviata all’interno del tubo. In questo modo la luce si propaga per tutta la lunghezza della cavità e viene emessa all’ estremità del condotto posta sul soffitto dell’ambiente da illuminare.
Queste tecnologie permettono di portare la luce naturale negli ambienti interni e underground, senza aperture dirette sull'esterno e migliorando i livelli di illuminamento nelle zone dell'edificio lontane dalle zone finestrate. Possono essere una soluzione vantaggiosa per il risanamento di stanze o zone cieche degli edifici (il classico problema del bagno o dello studiolo ricavato in zone cieche), per l’illuminazione di corpi di fabbrica profondi, di ambienti open space, dove il contatto con le aperture perimetrali e quindi con l’esterno non sempre è possibile.
Con indubbi vantaggi di risparmio e di comfort visivo e ambientale, arricchiscono della mutevolezza della luce naturale spazi altrimenti estremamente statici e artificiosi.
Numerosi sono ormai i “solar tube” in commercio pronti per una facile installazione, ma possono essere progettati ad hoc.
Possono essere integrati negli involucri edilizi, senza comportare stravolgimenti sostanziali o irreversibili.
Le piccole dimensioni rendono l’intervento non-invasivo: normalmente il captatore è facilmente posizionabile tra i travetti della struttura di copertura e la cupola collocata sul tetto occupa da uno a due coppi circa.
Nel caso di centri storici l’invisibilità di questa tecnologia diventa una caratteristica vantaggiosa: la calotta può essere aggiunta al tetto dell’edificio in modo da risultare non visibile dal livello stradale.
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[post_excerpt] => Illuminazione naturale e recupero edilizio.
L’accordo di Kyoto sottolinea l’importanza del problema energetico nel recupero del patrimonio edilizio esistente.
Il tema energetico dovrebbe essere sempre associato all’attività di recupero architettonico e funzionale degli edifici.
Una maggiore attenzione allo studio dei parametri ambientali può incoraggiare modalità di intervento mirate allo sfruttamento delle risorse naturali, come l'irraggiamento solare ed il regime dei venti.
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[post_content] => Fibrenet organizza il Seminario gratuito di formazione tecnica dal titolo "TECNICHE DI RINFORZO STRUTTURALE DI EDIFICI CON MATERIALI COMPOSITI" - 3CFP ai Partecipanti
In tale occasione, con la collaborazione di esperti e professionisti operanti nel settore provenineti dalle Università di Perugia, Trieste e del Salento, verrà trattato il rinforzo di edifici esistenti attraverso sistemi di consolidamento in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) alla luce della normativa attuale.
Per iscriversi al seminario on-line clicca qui http://fibrebuild.fibrenet.it/test/11313/
Ti aspettiamo alle 14.30 c/o la Fondazione dell'Ordine degli Ingegneri di Milano, via Andrea Doria 9; fermata MM2 Caiazzo
Per ulteriori informazioni in merito ai prodotti Fibre Net inoltre potrà visitare il nostro on-line www.fibrebuild.it
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[post_content] => Il prossimo 3 maggio, a Genova, si terrà un importante evento di formazione tecnica dal titolo: "EDIFICI ESISTENTI IN MURATURA: TECNICHE DI RINFORZO STRUTTURALE".
In tale occasione, con la collaborazione di esperti e professionisti operanti nel settore, verrà trattato il rinforzo di edifici esistenti attraverso sistemi di consolidamento in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) alla luce della normativa attuale.
Sarà inoltre illustrato il nuovo sistema di consolidamento per murature faccia a vista sviluppato in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia.
Convegno tecnico organizzato da Fibre Net
"EDIFICI ESISTENTI IN MURATURA: TECNICHE DI RINFORZO STRUTTURALE".
3 Maggio 2012
Auditorium di Confindustria Genova
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[post_content] => Fibre Net S.R.L. partecipa a Intertunnel, 8a Esposizione Internazionale della Galleria, la più importante rassegna interamente dedicata ai professionisti della galleria, che si terrà dal 20 al 22 maggio 2008 negli spazi del Lingotto Fiere di Torino. La manifestazione è diventata nel corso degli anni il momento principale di aggiornamento per chi si occupa di scavi di gallerie e lavorazioni sotterranee.
In tale occasione Fibre Net presenta presso lo stand 1542 - Pad. 2 il proprio prodotto di punta: la rete in materiale composito F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer), costituita da fibre di vetro AR (alcalino resistenti) impregnate di resine poliesteri termoindurenti.
La sua robusta struttura monolitica e flessibile trova la collocazione ideale nella stabilizzazione del suolo, nei rinforzi e post-tensione, nei rivestimenti e rinnovi e nella manutenzione di gallerie, in sostituzione delle reti elettrosaldate convenzionali, in quanto vengono sfruttate le elevate prestazioni meccaniche di isolamento termico e di resistenza chimica (assenza di fenomeni corrosivi ed eccellente compatibilità sia con calcestruzzi a base cementizia, che con prodotti aggressivi come calci, pozzolane, gessi etc.), mentre la leggerezza e il basso spessore consentono interventi di consolidamento efficaci senza gravare sulla struttura in termini di peso e spessori.
Completano la gamma pezzi speciali come gli angolari e i sistemi di connessione di vario tipo, realizzati sempre in materiale composito.
La rete in F.R.P. viene utilizzata come rinforzo nell’ambito di interventi dove l’alta qualità del prodotto, nonché la facilità di movimentazione e posa, rivestono un ruolo determinante nell’esecuzione dei lavori, dove l’intervento con materiali convenzionali risulta difficoltoso per la presenza di malte ad elevata corrosione chimica, oppure zone difficilmente accessibili (zone impervie etc.), dove la movimentazione ed il trasporto delle reti metalliche convenzionali incide pesantemente sui costi di esecuzione.
Va sottolineato che la posa in opera delle reti in F.R.P. non richiede alcuna competenza specifica da parte dell’installatore, in quanto viene trattata esattamente come la rete metallica convenzionale.
Sempre in materiale composito F.R.P., l’azienda Fibre Net S.R.L. progetta e produce sistemi di protezione e confinamento di cavedi e canalette portacavo, passerelle, parapetti etc.
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[post_content] => Anche quest’anno FIBRE NET S.R.L. partecipa al Salone dell’Arte e del Restauro, la più importante rassegna interamente dedicata al Restauro, alla Conservazione e alla Tutela del patrimonio storico-artistico e paesaggistico, che si terrà dal 2 al 5 aprile 2008 negli spazi della Fiera di Ferrara, e che è diventato nel corso degli anni il momento principale di aggiornamento per chi si occupa “restauro conservativo”.
In tale occasione FIBRE NET S.R.L. presenta presso il proprio stand B9-11 Pad. 6 il proprio prodotto di punta: la rete in materiale composito F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer), costituita da fibre di vetro AR (alcalino resistenti) impregnate di resine poliesteri termoindurenti.
La sua robusta struttura monolitica e flessibile trova la collocazione ideale nel recupero di edifici di pregio, in sostituzione delle reti elettrosaldate convenzionali, in quanto vengono sfruttate le elevate prestazioni meccaniche e di resistenza chimica (assenza di fenomeni corrosivi ed eccellente compatibilità sia con calcestruzzi a base cementizia, che con prodotti naturali come calci, pozzolane, gessi etc.), mentre la leggerezza e il basso spessore consentono interventi di consolidamento efficaci senza gravare sulla struttura in termini di peso e spessori.
Completano la gamma pezzi speciali come gli angolari e i sistemi di connessione di vario tipo, realizzati sempre in materiale composito.
La rete in F.R.P. viene utilizzata come rinforzo nell’ambito di interventi, dove l’alta qualità del prodotto, nonché la facilità di movimentazione e posa rivestono un ruolo determinante nell’esecuzione dei lavori, come per es. in edifici di valore artistico e monumentale, anche vincolati dalle Sovrintendenze ai Beni Architettonici, dove l’intervento con materiali convenzionali risulta difficoltoso per la presenza di malte ad elevata corrosione chimica e spesso eccessivamente invasivo, oppure in edifici situati in zone difficilmente accessibili (centri storici, zone impervie etc.) dove la movimentazione ed il trasporto delle reti metalliche convenzionali incide pesantemente sui costi di esecuzione.
Va sottolineato che la posa in opera delle reti in F.R.P. non richiede alcuna competenza specifica da parte dell’installatore, in quanto viene trattata esattamente come la rete metallica convenzionale.
Fibre Net
Salone del Restauro, Ferrara
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[post_content] => L’edificio prende il nome da un affresco (’La quiete che domina i venti’) eseguito nel 1632 da Giovanni da San Giovanni. Nel 1724 vi abitò Anna Maria Luisa dei Medici, l’ultima discendente della famiglia, che lo arredò con oggetti provenienti da Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti realizzandovi anche uno fra i più bei giardini all’italiana.
L’educandato fu chiuso agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso e nel 1992, con legge statale, il Conservatorio delle Montalve alla Quiete venne estinto e il patrimonio acquisito dall’Università di Firenze.
Oggi ’Villa La Quiete delle Montalve’ cambia proprietà e destinazione.
Uno fra gli edifici monumentali più significativi nei dintorni di Firenze (fra Careggi e Castello, ai piedi di Monte Morello), di proprietà dell’Università di Firenze, sarà acquistato dalla Regione Toscana che lo cederà in uso, in buona parte, all’Azienda ospedaliera-universitaria di Careggi per realizzarvi un centro di alta formazione medico-sanitaria.
Nell’ambito degli interventi conservativi e di ristrutturazione realizzati, le reti in F.R.P. di Fibre Net, sono state utilizzate per il rinforzo estradossale di volte in muratura su alcuni dei terrazzi che danno sui giardini. L’elevata adattabilità della maglia ai supporti irregolari che costituivano "l’ossatura" dei terrazzi e la leggerezza del materiale hanno permesso una posa facile, veloce ed estremamente efficace.
La rete in F.R.P. di Fibre Net, dunque, si è rivelata ancora una volta la soluzione adatta per poter svolgere al meglio un compito delicato, come il consolidamento estradossale di una villa d’epoca.
Per ulteriori informazioni
www.fibrenet.it
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[post_excerpt] => La storia di ’Villa la Quiete’ è legata alle vicende delle Minime Ancille della Santissima Trinità, le Montalve, che traggono il loro nome dalla Venerabile Eleonora Ramirez di Montalvo, fondatrice dell’Ordine cui fu affidata fin dal Seicento l’opera educativa delle giovani nobili
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[post_content] => Per rinforzare l’area, dunque, la pubblica amministrazione, sotto la supervisione della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Architettonici della città, ha definito un intervento di consolidamento della piazza utilizzando solamente prodotti compatibili da un punto di vista dei materiali impiegati e delle procedure di intervento.
E’ stata quindi esclusa la possibilità di intervenire con reti metalliche, in quanto le stesse, pur offrendo caratteristiche meccaniche adeguate, danno origine a fenomeni di ruggine e non sono quindi adatte per l’utilizzo specifico.
Per questo motivo, le reti Fibre Net, grazie alle loro elevate caratteristiche meccaniche e chimiche, sono state scelte come prodotto ottimale per il rinforzo del massetto.
L’intervento è stato compiuto stendendo 2000 mq della rete a maglia 66x66 all’interno di un massetto cementizio, sopra il quale sono stati posti opportuni laterizi a creare il tessuto soprastante posati su malta di allettamento a base di calce.
La rete in f.r.p. di Fibre Net, dunque, si è rivelata ancora una volta un prodotto sicuro, efficace e che ben si presta a sostituire le tradizionali reti ferrose, in quanto migliore a livello di prestazioni meccaniche e di resistenza chimica, compatibile con metodologie e materiali legati al valore storico dell’intervento.
[post_title] => Fibre Net e il consolidamento di Piazza Grande ad Arezzo
[post_excerpt] => Fibre Net, recentemente è stata protagonista di un progetto volto alla ridefinizione e al miglioramento strutturale di Piazza Grande ad Arezzo.
La piazza, infatti, seppur pedonale, è spesso teatro di notevoli sollecitazioni dovute ad attività collaterali quali manifestazioni, concerti ed eventi che hanno minato la resistenza della pavimentazione e richiesto degli importanti interventi di adeguamento.
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[post_content] => Il Casale Papandrea si trova nella contrada Castello, in prossimità di uno dei nuclei più antichi di Fiumefreddo di Sicilia e comprende tre edifici che gravitano intorno allo spazio centrale di forma quasi quadrata.
La fabbrica agrumaria era realizzata nell’edificio centrale rettangolare, articolato su due livelli.
Annessi alla fabbrica vi sono due corpi più bassi: un magazzino ed un piccolo edificio adibito, in passato, ad ufficio.
A questo si appoggia un muro che, tramite un grande arco, mette in comunicazione la corte con l’esterno e che riporta la scansione ritmica delle aperture, attualmente murate ma evidenziate dai mattoni pressati utilizzati.
Al muro, che chiude la corte, sono addossati dei tini che servivano per far fermentare i succhi.
Gli edifici hanno un impostazione architettonica molto semplice, tipica dei fabbricati rurali della seconda metà dell’Ottocento; riportano, come elemento decorativo della facciata, le finestre a due battenti con una cornice in rilievo di mattoni pieni che evidenzia il sesto ribassato dell’architrave. Altra nota architettonica è data dalle coppie di archi in mattoni a tutto sesto che sostengono la copertura a tetto del magazzino laterale e che, per la loro imponenza ed originalità della tecnica costruttiva, abbelliscono uno spazio semplice ed essenziale.
All’interno del piano terreno si trovano ancora i torchi a vite in ghisa fusa, che servivano per l’estrazione dell’agro.
Le coperture sono realizzate con capriate in legno, ricoperte da un manto di coppi siciliani. Anche i solai sono stati realizzati con travi in legno e tavolato.
Il progetto
Il progetto prevede il recupero dei tre fabbricati che formano la corte, con la riqualificazione dell’ampio piazzale antistante, per la realizzazione di un centro museale, completo di auditorium e biblioteca, oltre ai servizi annessi.
Gli interventi realizzati sono quelli tipici del restauro conservativo.
Particolare attenzione è stata posta al recupero delle murature attraverso l'impiego di materiali innovativi ma compatibili con metodologie costruttive del tutto tradizionali, con l’esecuzione dei seguenti interventi:
pulitura delle murature esistenti e verifica delle lesioni sotto-intonaco interventi di rinforzo sulla tessitura delle murature esistenti mediante iniezioni di boiacca di malte speciali; interventi di miglioramento delle caratteristiche di resistenza mediante posa di reti in F.R.P. con malte a base calce pulitura con materiali specifici degli elementi in muratura di mattoni pieni di decorazione infissi esterni
La scelta dei materiali di rinforzo, che hanno portato a identificare la rete in F.R.P. prodotta da Fibre Net come la più adatta per l'intervento, ha tenuto conto di vari elementi:
- necessità di disporre di un sistema di rinforzo con buone caratteristiche meccaniche (comparabili a quelle delle reti metalliche convenzionali) pur con pesi e spessori estremamente limitati, per ottenere un intervento meno invasivo possibile
- necessità di garantire un intervento ad elevata durabilità, utilizzando materiali con eccellenti resistenze chimiche, soprattutto tenendo conto della presenza di malti a base calce, ad elevato grado di corrosione
opportunità di operare in modo molto semplice e veloce, con tecniche applicative del tutto simili a quelle normalmente adottate dalle imprese.
Le reti in F.R.P. hanno soddisfatto tutte queste richieste, assicurando un intervento efficace, poco invasivo e particolarmente celere, rispettando l'architettura del complesso e i particolari costruttivi tipici dell'edificio.
Prodotti utilizzati:
Rete in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) maglia 99x99 mm, resistenza a trazione 7000 daN/m.
Rete in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) maglia 33x33 mm, resistenza a trazione 21000 daN/m.
Angolari in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) maglia 33x66 mm.
Anno di realizzazione: 2008
Nome del Progettista/D.D.L.L.: Ing. Vaccaro Laura
Committente: Comune di Fiumefreddo di Sicilia (CT)
[post_title] => Casale Papandrea
[post_excerpt] => Il recupero di Casale Papandrea si inserisce nel programma di valorizzazione e recupero edilizio ed architettonico dei vari edifici Comunali, che l’Amministrazione Comunale di Fiumefreddo di Sicilia sta perseguendo. Il recupero di questo edificio ottocentesco, è rilevante per la storia dell’intero comprensorio che si estende da Acireale a Messina, poiché è uno degli ultimi esempi di edifici industriali per la trasformazione degli agrumi.
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[post_content] => La rete in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer), nota anche come P.R.F.V. (Poliestere Rinforzato con Fibra di Vetro), viene prodotta utilizzando fibre continue di vetro AR (Alcalino Resistenti) ad elevata resistenza chimica e meccanica, impregnate con resine poliesteri termoindurenti a formare una robusta struttura monolitica e flessibile avente caratteristiche non attribuibili ai materiali omogenei tradizionali.
Come sistema di recinzione e grazie alle caratteristiche di isolamento elettrico, la rete in F.R.P. offre la soluzione ideale per la delimitazione e protezione di trasformatori, linee elettriche ad alta tensione, centrali e stazioni elettriche, ferrovie ed aree adiacenti, con criteri di sicurezza e costi contenuti.
L’amagneticità e la radio-trasparenza ne permettono l’impiego nella protezione di antenne radio, nella delimitazione di aree aeroportuali sensibili e, più in generale, laddove sussistono problematiche di interferenze con dispositivi di controllo e apparecchiature elettroniche di trasmissione.
Nel settore dell’edilizia specializzata, del recupero e restauro di edifici di pregio la rete in F.R.P. trova una delle sue massime applicazioni in quanto vengono sfruttate le elevate prestazioni meccaniche, di resistenza chimica e di isolamento termico proprie del materiale. Inoltre la leggerezza e lo spessore ridotto ne consentono una posa in opera facile, veloce ed economica.
La rete è apprezzata nella bioedilizia come sostituto dei rinforzi ferrosi tradizionali in quanto, grazie alle caratteristiche di amagneticità, non interferisce con il campo elettromagnetico naturale ed è priva di emissioni nocive alla salute dell’uomo.
Un'ulteriore campo di applicazione del prodotto è il rinforzo di manti stradali, nelle zone dove viene richiesto un miglioramento della vita utile dell'asfalto, anche in presenza di forti sollecitazioni, e nelle zone “Telepass”, in cui è necessario fornire un consolidamento significativo con caratteristiche di a-magneticità, e che quindi non interferisca con le apparecchiature di rilevazione.
La rete in PRFV è disponibile in varie dimensioni di maglia, ognuna delle quali con diverse caratteristiche di resistenza a rottura.
Viene imballata sotto forma di rotoli di diverse dimensioni e può essere realizzata in diverse colorazioni (colorazione nella massa) e fornita completa di accessori di fissaggio. In base alle esigenze di installazione, viene tagliata con comuni arnesi da cantiere.
Per scaricare la scheda tecnica clicca qui
Per scaricare la tabella comparativa con le reti elettrosaldate convenzionali clicca qui
Per ulteriori informazioni
www.fibrenet.info
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[post_excerpt] => Fibre Net ha sviluppato una pluriennale esperienza nel settore dei materiali compositi per applicazioni in ambito industriale e nel campo civile, esperienza che si è concretizzata nella ideazione e messa a punto di nuovi prodotti, fra cui la rete in materiale composito F.R.P., che va ad integrare la gamma di prodotti fibrorinforzati offerti sul mercato
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[post_content] => Vecchi fabbricati dalla presenza importante circondano il nostro passaggio e condividono con la natura l’orizzonte, facendo nascere in noi il desiderio di accompagnare le nostre esistenze a questi luoghi dall’aspetto rassicurante.
Ad un esame più ravvicinato ed oggettivo, cogliamo tutte le ammaccature che il tempo e le vicende, hanno prodotto sulle loro strutture, rendendoli inadatti alle esigenze del vivere moderno.
Per rendere questi spazi nuovamente accoglienti si deve arrivare ad una riqualificazione architettonica che sia in grado di garantire le condizioni di salubrità e sicurezza necessarie, mantenendone comunque i caratteri storici.
Palazzo Zara ne è un esempio significativo.
Collocato lungo il corso del Canale Naviglio del Brenta che scorre tra Padova e Venezia, è stato edificato tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700.
Oltre ai fattori legati al tempo, interventi realizzati in maniera errata ne hanno compromesso la funzionalità accelerandone il degrado dovuto al tempo.
Nell’intento di compiere in questo edificio un restauro conservativo dobbiamo fare uno sforzo mirato a riscoprire e a rivalutare l’impegno concettuale, l’operosità e la raffinatezza di chi ha ideato e realizzato quest’opera.
Le tecniche di intervento, affidato alla società Arte In Casa srl di Venezia, sono del tutto specialistiche: iniziano dall’analisi del complesso strutturale e tendono a valorizzare gli elementi costitutivi che devono essere conservati, pur ripristinandone funzionalità ed aspetto.
Impegnativo è l’approccio che deve tendere al rispetto delle peculiarità dell'edificio, senza peraltro essere causa di ulteriore degrado.
Ad esempio, l’impiego di attrezzature per la demolizione quali martelli pneumatici deve essere del tutto evitato, in quanto lo scuotimento e le forti vibrazioni da loro prodotti possono arrivare a ledere le strutture portanti, fino al collasso strutturale.
Si preferisce quindi l’introduzione di tagli con lame diamantate e l’impiego di carotatrici a corona diamantata.
L’impiego di nuovi materiali deve conformarsi alle caratteristiche di quelli impiegati in origine.
Talvolta l’intervento richiede l’adozione di tecniche e materiali che permettano la ricostituzione dell’elemento strutturale, anche se in origine non erano neppure conosciuti.
Ad esempio per i solai si adotta da tempo il metodo di realizzare una cappa strutturale che, collaborando con le vecchie travature, ne permette il loro recupero e allo stesso tempo porta vantaggi all’ossatura muraria creando un collegamento scatolare tra le varie murature.
Meno conosciuta è la tecnica dell’impernaggio delle murature che consiste nell’introdurre delle barre di acciaio lungo l'asse delle murature stesse, le quali, con una delicata azione di tesatura, permettono il riequilibrio dello stato di pressione all’interno della muratura stessa, così da condurre le forze di scarico alle fondazioni in modo omogeneo.
La complessità e la delicatezza degli interventi impongono di salvaguardare la peculiarità architettonica dell’edificio riportando caratteristiche di stabilità strutturale.
Per consolidare un’intera parete di circa cento metri quadri, si è ricorsi al fibro rinforzo mediante una rete in F.R.P. (Fiberglass Reinforced Polyester), abbinata a malta tissotropica.
La rete in F.R.P., prodotta dalla società Fibre Net srl di Udine, è costituita da fibre di vetro AR (Alcalino Resistenti) impregnate con resine epoxy-vinilesteri.
Tale rete unisce elevate caratteristiche di resistenza chimica e meccanica alla possibilità di impiego su piccoli spessori e con un peso estremamente ridotto, ottenendo così un miglioramento strutturale senza intaccare le caratteristiche architettoniche da salvaguardare.
Cosa questa difficile da garantire se si vanno ad utilizzare reti convenzionali in acciaio, a causa dei pesi e degli spessori maggiori.
L’intervento su palazzo Zara è in corso di completamento; la facilità nell’utilizzo delle reti in F.R.P. ha consentito di procedere in modo efficace, facile e veloce, anche in situazioni critiche con implicazioni strutturali.
Inoltre, grazie alla stretta sinergia fra le società Arte In Casa e Fibre Net, sono stati messi a punto dei prodotti “ad hoc” per i singoli interventi previsti, che tenessero in debito conto le condizioni e le problematiche specifiche.
Quanto sopra è la dimostrazione di come la tecnologia moderna ed i nuovi materiali possano essere messi al servizio del recupero e della riqualificazione di un patrimonio storico e culturale prezioso permettendo fra l'altro una precisa quantificazione ed un abbattimento dei costi.
Per ulteriori informazioni sui prodotti
www.fibrenet.info
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[post_excerpt] => Palazzo storico consolidato con l’ausilio delle nuove tecniche dei materiali compositi della Fibre Net di Udine
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[post_content] => FIBRENET è specializzata nella progettazione e produzione di materiali compositi per diversi settori ed impieghi.
L’esclusiva tecnologia messa a punto da FIBRE NET permette di produrre una robusta struttura monolitica e flessibile in F.R.P.(Fiber Reinforced Polymer), la rete FIBRE MESH, per applicazioni nell'edilizia, nel settore stradale e dell'energia e, più in generale, nel settore industriale.
La rete FIBRE MESH, se da una parte possiede caratteristiche di resistenza meccanica comparabili a quelle delle reti elettrosaldate, dall’altra offre una totale a-magneticità ed isolamento elettrico, non andando quindi ad alterare gli equilibri elettromagnetici naturali, e ponendosi come valida alternativa anche all’acciaio austenitico.
E’ inoltre compatibile con tutti i materiali edili naturali (calce, gesso, pozzolana, ecc.) utilizzati in un contesto di edilizia eco-compatibile. Infine, per le sue peculiarità, non crea ponti termici (e quindi dispersione di calore) inserendosi quindi come materiale compatibile con un progetto costruttivo mirato alla riduzione dei consumi energetici. Da ultimo va sottolineato che, essendo un prodotto chimicamente e fisicamente stabile, non è fonte di alcuna esalazione tossica.
FIBRE BUILD è la gamma di prodotti e sistemi in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymers) che Fibre Net ha sviluppato per il consolidamento strutturale in zona sismica, utilizzando fibre di vetro ad elevata resistenza chimica e resine termoindurenti.
FIBRE FENCE è la gamma di prodotti e sistemi di recinzione in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymers) proposti da Fibre Net, sono la soluzione più innovativa per recintare e proteggere stazioni e sottostazioni elettriche, porti e aeroporti, ferrovie, aree industriali e laddove sono richiesti isolamento elettrico, amagneticità e resistenza chimica.
Le recinzioni vengono installate con estrema facilità e velocità, in completa sicurezza, grazie alla loro leggerezza.
FIBRE ROAD è la gamma di prodotti e sistemi in F.R.P. (Fiber Reinforced Polymer) che Fibre Net ha sviluppato per l’armatura e il consolidamento di pavimentazioni stradali, utilizzando fibre di vetro ad elevata resistenza chimica e meccanica e resine termoindurenti.
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