Sistemi fotovoltaici e case passive: una “collaborazione” green per ridurre le emissioni degli edifici

Il binomio composto da sistemi solari fotovoltaici (SPVS) e da case passive (PH) permette di progettare abitazioni attente all’ambiente. Un rapporto evidenzia 18 fattori chiave legati all’adozione del mix SPVS-PH per garantire un futuro più sostenibile nelle costruzioni.

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Sistemi fotovoltaici e case passive: una “collaborazione” green per ridurre le emissioni degli edifici

Le case passive alimentate a energia solare potrebbero svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni e nella costruzione di un futuro più sostenibile: a dichiararlo è lo studio “Powering the future: A comprehensive analysis of solar photovoltaic systems adoption in passive houses” a cura del team composto da Franklin Chukwuebuka Nkado,  Itohan Esther Aigwi, Dat Tien Doan e Ali Ghaffarian Hoseini della School of Future Environments, Auckland University of Technology.

I ricercatori, attraverso l’analisi di 32 studi internazionali, hanno mostrato come l’incontro tra le tecnologie delle passivhaus e dei pannelli solari stia ridefinendo i parametri dell’edilizia sostenibile. Il risultato di questo progetto di ricerca è stato riportato anche su BUILD UP, portale ufficiale della Comunità Europea dedicato all’efficienza energetica negli edifici.

Come è ormai noto, il comparto edile si trova oggi al centro di una trasformazione senza precedenti in quanto spinto dalla necessità di ridurre drasticamente il proprio impatto ambientale. Con il 40% dei consumi energetici globali e il 30% delle emissioni di CO₂ a suo carico, l’industria delle costruzioni rappresenta un campo d’azione prioritario nella lotta al cambiamento climatico.

In questo scenario, l’integrazione tra sistemi fotovoltaici solari e standard Passivhaus emerge come una delle soluzioni più interessanti per raggiungere l’obiettivo di edifici a energia quasi zero.

Il binomio solare – case passive risulta interessante in Europa

L’analisi rivela un panorama globale caratterizzato da un interesse crescente verso l’integrazione fotovoltaico-Passivhaus, con l’Europa che si conferma pioniera in questo settore. Paesi come Romania, Norvegia e Regno Unito stanno guidando l’adozione di queste soluzioni integrate. Questi territori beneficiano infatti di politiche favorevoli e di una maggiore consapevolezza ambientale che permette un maggiore sviluppo nell’integrazione delle tecnologie SPVS-PH.

Adozione di soluzioni che uniscono fotovoltaico – case passive nel mondo

Le tecnologie fotovoltaiche, oggi arricchite da soluzioni innovative come gli OPV (fotovoltaico organico), i perovskiti e i film sottili CdTe, permettono maggiore flessibilità, leggerezza e adattabilità architettonica, favorendo applicazioni integrate negli edifici (BIPV) o applicate in un secondo momento (BAPV).

Tendenze globali individuate nell’adozione di sistemi fotovoltaici (SPVS) per le case passive (PH)

Come leggiamo nel report, si nota chiaramente la predominanza dei progetti residenziali. Paesi come Stati Uniti, Romania, Canada, Norvegia, Danimarca, Italia, Regno Unito, Austria, Malesia, Cina, Qatar, Portogallo, Honduras, Belgio e Germania concentrano l’adozione dei sistemi fotovoltaici solari in edifici di questa tipologia.

La presenza di progetti commerciali è limitata: tra gli esempi figurano Norvegia, Romania e Dubai. Ciò potrebbe indicare che l’adozione di SPVS-PH nel settore commerciale sia più lenta rispetto al residenziale, con una maggiore propensione a privilegiare abitazioni unifamiliari o edifici residenziali di piccola scala.

Il predominio dei progetti residenziali evidenzia come le case passive, integrate con sistemi SPVS, risultino particolarmente accessibili e attrattive per i proprietari, motivati sia dal desiderio di ridurre i consumi energetici sia dalla prospettiva di risparmi economici. La tendenza si spiega anche con la maggiore semplicità tecnica e gestionale dei progetti di piccola scala, in cui i committenti privati sono spesso i principali promotori, spinti da benefici concreti sia sul piano economico sia su quello ambientale.

La limitata diffusione nel settore commerciale, invece, mette in luce alcune barriere significative: la maggiore complessità progettuale, i costi iniziali più elevati e la mancanza di linee guida adeguate per edifici di grandi dimensioni. Superare tali ostacoli potrebbe aprire nuove prospettive per l’adozione dei sistemi SPVS-PH in una più ampia varietà di tipologie edilizie, contribuendo in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi globali di sostenibilità.

I 18 fattori trainanti per l’adozione del fotovoltaico nelle case passive

La ricerca sull’integrazione dei sistemi fotovoltaici solari nelle case passive ha messo in luce 18 fattori chiave che ne favoriscono la diffusione e il successo. Nello specifico questi fattori sono stati raggruppati in cinque categorie principali: economici, ambientali, tecnici, normativi ed educativi/socioculturali.

I 18 fattori trainanti per l’adozione del fotovoltaico nelle case passive

Tra i driver trainanti più rilevanti emergono la convenienza economica (21 %), il risparmio energetico (12,28 %) e la produzione di energia rinnovabile (10,53 %). In particolare, l’aspetto economico risulta decisivo: la possibilità di ridurre i costi e di raggiungere una maggiore indipendenza energetica rappresenta infatti una delle motivazioni principali che spingono i proprietari ad adottare il binomio SPVS-PH.

Il risultato conferma la forte attrattiva finanziaria di tali sistemi, soprattutto nei contesti in cui l’aumento dei prezzi dell’energia rende l’efficienza una necessità imprescindibile. La tendenza si inserisce in un quadro globale che individua negli incentivi economici e nella riduzione delle spese a lungo termine le leve più efficaci per promuovere la diffusione delle tecnologie rinnovabili. Non sorprende quindi che strumenti come sussidi, prestiti agevolati e crediti fiscali abbiano avuto un ruolo determinante nell’accelerare l’adozione degli SPVS in Europa.

Dopo il fattore economico troviamo quello ambientale: secondo i ricercatori driver quali la riduzione delle emissioni di carbonio e la produzione di energia rinnovabile occupano una posizione rilevante nella “classifica” dei fattori trainanti confermando l’allineamento delle tecnologie SPVS-PH con gli obiettivi green previsti dall’Accordo di Parigi.

L’impatto ambientale dei sistemi SPVS-PH è ulteriormente dimostrato dalla loro capacità di bilanciare il fabbisogno energetico degli edifici e di raggiungere lo status di Nearly Zero Energy Building. L’uso del mix tecnologico permette di ridurre la dipendenza da fonti energetiche tradizionali e al tempo stesso riduce l’impatto ambientale delle operazioni edilizie.

Passando al piano tecnico fattori come l’indipendenza energetica e l’affidabilità dei sistemi rappresentano vantaggi concreti legati all’adozione della doppia tecnologia. Questi benefici dipendono in maniera preponderante dalla qualità della progettazione e dell’implementazione. Elementi quali l’orientamento dell’edificio, l’analisi delle ombreggiature e la corretta disposizione dei pannelli fotovoltaici risultano infatti decisivi per massimizzare la produzione di energia e garantire l’efficienza operativa.

Nel report viene approfondito anche l’aspetto normativo: le politiche pubbliche rafforzano i driver economici e tecnici creando un terreno fertile per l’adozione del binomio SPVS-PH. Non è un caso che in un’area come l’Europa dove sono disponibili incentivi finanziari strutturati sia tra le realtà in cui si registrano tassi di diffusione nettamente superiori.

Un ruolo decisivo è infine svolto dalle iniziative di educazione e sensibilizzazione, fondamentali per colmare il divario tra potenzialità teorica e adozione effettiva. Campagne di informazione mirate, progetti dimostrativi e programmi di formazione rivolti agli stakeholder contribuiscono a superare pregiudizi legati alla fattibilità e ai costi dei sistemi SPVS-PH, favorendone una maggiore accettazione.

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