Semplici step per stabilizzare la struttura

Sperimentare una nuova metodologia per la messa in sicurezza degli edifici che non stravolga il contesto domestico e quello sociale di chi lo abita, dalla ricostruzione di pilastri in cemento con resine specifiche, al “ri-collegamento” facciata – solaio. Ne abbiamo parlato con l’architetto Massimo Alvisi, consulente del progetto Casa Italia

Podere Boschetto - Vista dell'ingresso principale

Indice degli argomenti:

La messa in sicurezza del proprio habitat è importante e spesso molto meno complessa e costosa di quanto si pensi. Parla l’architetto Massimo Alvisi dello studio romano Alvisi Kirimoto + Partners, consulente per il progetto Casa Italia.

Non è detto che la messa in sicurezza di un edificio comporti necessariamente stravolgimenti nel proprio habitat e nel tessuto sociale, uniti a costi insostenibili. Vi sono molti pregiudizi su questo tema. È vero invece che attraverso semplici interventi graduali alle strutture principali si può aumentare il coefficiente di stabilità degli edifici, soprattutto di quelli costruiti prima delle normative antisismiche degli anni Settanta. Non sono interventi che assicurano una tenuta perfetta alle strutture in caso di eventi sismici importanti, perché parliamo comunque di un tessuto edile molto antico, ma di certo ne aumentano la robustezza e la solidità e in certe zone d’Italia, quelle a più alto rischio sismico, sono doverosi per la propria sicurezza.

Foto, Massimo AlvisiNe abbiamo parlato con l’architetto Massimo Alvisi dello studio Alvisi Kirimoto + Partners, consulente per Casa Italia, il progetto che l’anno scorso ha finanziato l’apertura di 10 cantieri (in dieci comuni italiani appositamente selezionati) per sperimentare sul territorio nuovi sistemi diagnostici e soluzioni progettuali innovative sul fronte antisismico, privilegiando interventi non invasivi per gli inquilini. L’architetto ha collaborato con progettisti di fama internazionale tra cui Renzo Piano e Oscar Niemeyer.

“La fase diagnostica dell’edificio che precede l’intervento prevede quattro step”, spiega Massimo Alvisi. “In primis, l’analisi dell’edificio e dei materiali che lo compongono, che possono essere cemento armato, muratura, ferro, ecc… In secondo luogo l’età, un’informazione imprescindibile quando si deve ristrutturare un’opera. Successivamente è necessario conoscerne lo stato e se ha subito interventi non previsti, come ampliamenti, sopraelevazioni. Infine si dovrà progettare tenendo presente la zona in cui ci troviamo e a quale grado di rischio appartiene.

A questo punto si può pensare di intervenire sui solai, per i solai in legno, per esempio si possono prevedere catene che consolidino solaio e facciata. Le catene sono barre che si inseriscono orizzontalmente, sotto il solaio o tra i pavimento e il solaio e che permettono di far collaborare meglio la struttura del sottotetto con la facciata. Serve per evitare lo scollegamento tra facciata e solaio e oggi questa pratica si è molto semplificata, non rientra negli interventi più complessi. A livello estetico le barre possono essere visibili o meno, talvolta è un vantaggio che siano a vista perché denunciano un intervento. Se però si preferisce occultarle si possono posizionare sotto l’intonaco.

Il solaio è un elemento chiave e spesso il crollo degli edifici è legato proprio a una sua non corretta progettazione. È importante chiedere a un ingegnere che faccia una verifica delle condizioni strutturali di questo, che può essere in travetti di legno come in cemento armato. In quest’ultimo caso, ci è capitato a volte di trovare ferri scoperti, sia nel solaio che nelle strutture di sopraelevazione, i pilastri. Una soluzione è riparare con resine specifiche: ricostruiscono la struttura originaria del pilastro e offrono una nuova sicurezza.

Un altro intervento fondamentale è quello sul tetto, per capirne l’importanza basta ricordare le tante immagini degli ultimi eventi sismici di tetti rimasti intatti ed edifici sbriciolati sotto il loro peso. In passato venivano spesso realizzati con parti in cemento armato per dar forza ma risultavano completamente scollegati dalla struttura della facciata, in quanto troppo pesanti. Se non si può alleggerire il tetto perché è formato da cordoli in cemento armato, si può agire sulla struttura rendendola più robusta e creando maggiore solidarietà tra il tetto e la facciata.

Stiamo sperimentando nuove metodologie di approccio per poter realizzare interventi semplici che non stravolgano l’habitat domestico e il contesto sociale. Talvolta lavori che non obblighino neanche le persone a lasciare la propria abitazione. Stiamo lavorando a Sora in questo senso, nel Frosinate.

Parlare di costi è difficile, il range è ampio e diversificato, si va da 150 – 250 euro al mq (o anche meno per gli interventi più semplici) a 500 – 600 euro a mq quando si rifanno le strutture. Ma i vantaggi sono molti e si può beneficiare delle detrazioni fiscali”.

Legislazione in materia di costruzioni

Le prime normative antisismiche risalgono agli anni Settanta dello scorso secolo (Legge 1086/1971, “Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso, ed a struttura metallica” e Legge 64/1974, “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche”).

Attualmente le progettazioni antisismiche sono regolate dal DM 17 Gennaio 2018, “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC), che dal 22 marzo 2018 sostituisce il DM 14 gennaio 2008 e sostanzialmente semplifica le procedure per l’adeguamento degli edifici esistenti: si dovranno rispettare requisiti meno fiscali rispetto a quelli previsti per le nuove costruzioni e in caso di cambio di destinazione d’uso, è prevista una riduzione del 20% dei requisiti richiesti. Questo per incoraggiare quanto più possibile la realizzazione di opere in questo senso, con costi sostenibili, e per agevolare l’accesso al Sisma bonus 2018. La normativa, inoltre, introduce nuovi materiali come i calcestruzzi fibrorinforzati per introdurre nuove tecnologie.

Sisma bonus 2018 – 2021

La legge di bilancio attualmente in vigore (2018) stabilisce che chi realizza opere di ristrutturazione con adeguamento antisismico nelle zone ad altissimo e alto rischio (1, 2 e 3) può beneficiare di detrazioni fiscali Irpef e Ires che vanno dal 50% all’85%, in base alla qualità dei risultati. Ecco nello specifico:

“Per le spese sostenute dal 1º gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 spetta una detrazione del 50%, che va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. La detrazione è più elevata (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%). Infine, chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito nei comuni in zone classificate a “rischio sismico 1”, può detrarre dalle imposte una parte consistente del prezzo di acquisto (75 o 85%, fino a un massimo di 96.000 euro)”.

Il Progetto del Podere Boschetto – Studio Alvisi Kirimoto + Partners 

L’intervento ha interessato la ristrutturazione di un casale rurale nel comune di Trequanda in provincia di Siena (img in apertura), con il recupero delle volumetrie di un casale esistente in completo abbandono che si trova ad un centinaio di metri da villa Salimbeni, bene di interesse storico architettonico.

Il progetto ha previsto la ristrutturazione dei fabbricati preesistenti e la sistemazione del lotto con la realizzazione di un giardino e di una piscina.

Riqualificazione del Podere Boschetto, Vista portico soggiorno

La riconfigurazione degli spazi della casa è stata pensata con uno spazio comune al piano terra costituito da un grande salone una capiente cucina e un grande spazio per il pranzo, mentre al piano superiore sono collocate le stanze da letto.

È stata utilizzata una corte interna esistente tra il corpo principale e l’edificio annesso più basso, per permettere l’illuminazione e l’areazione naturale degli ambienti più interni della casa e consentire l’accesso a due delle camere da letto, collocate a piano terra.

Podere Boschetto Vista notturna dell'annesso
Podere Boschetto Vista notturna dell’annesso

La ristrutturazione dell’edificio ha previsto il ripristino degli elementi architettonici propri della tradizione locale. In particolare si è proceduto con il consolidamento delle pareti perimetrali e dei maschi murari all’interno del fabbricato e la loro messa in sicurezza dal punto di vista statico e la demolizione e ricostruzione degli elementi orizzontali della struttura.

Podere Boschetto, la Scala interna

L’intervento sulle facciate ha previsto il ripristino degli elementi architettonici di valore, quali la loggia e le bucature prima tamponate. I materiali e i cromatismi scelti sono stati selezionati con una particolare attenzione in modo da integrare al meglio l’edificio nel contesto e soddisfare pienamente tutti i requisiti tecnici.

Le superfici esterne del fabbricato principale sono state lasciate allo stato originario, in pietra faccia a vista, mentre quelle dei corpi secondari sono state rivestite con intonaco naturale di calce e sabbia e scialbatura superficiale di colore giallo tipo terra di Siena.

Podere Boschetto Vista piscina
Riqualificazione Podere Boschetto, vista piscina

img ©Luigi Filetici

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento