Ripensare la scuola. Il social impact di Alfonso Femia

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L’architetto genovese propone un ripensamento globale del sistema scolastico in Italia a partire dagli edifici e dal loro rapporto con la città, i servizi pubblici, l’ambiente, l’architettura e la legislazione. Un approccio olistico che impone scelte radicali e innovative. Un libro racconta i temi centrali di questa riflessione

Render della Maison d’Action Publique Internationale, Annecy, Francia
Render della Maison d’Action Publique Internationale, Annecy, Francia. Il concorso è stato vinto da Atelier(s) Alfonso Femia (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

Indice degli argomenti:

«La scuola è il luogo dove ogni generazione passa il testimone alla successiva. Occuparsi della scuola è un atto di responsabilità e generosità».

Alfonso Femia
Alfonso Femia (ph. ©Daniel Banner)

Con queste parole Alfonso Femia offre una interpretazione al progetto Scuola Social Impact, che di recente ha preso forma di pubblicazione dedicata ai problemi della scuola in Italia e scritta raccogliendo il contributo di una ventina di esperti, tra cui Ivo Allegro, consulente finanziario e di partnership pubblico-privato.

 

Il punto sull’edilizia scolastica italiana

Il libro è il punto di arrivo di un percorso di analisi e di conoscenza dello stato dell’edilizia scolastica in Italia e nasce da una duplice riflessione: quella derivata dall’esperienza professionale sulle scuole realizzate sia in Francia sia in Italia e quella stimolata dagli effetti della pandemia sul funzionamento del sistema scolastico nazionale.

La copertina del libro Scuola Social Impact
La copertina del libro Scuola Social Impact (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

Un lavoro, quello di Femia e Allegro, che è stato oggetto di recente di un webinar organizzato con esperti di diverse discipline e condiviso da Iniziativa Finanza e Innovazione, Fondazione per l’architettura di Torino e l’ordine degli architetti del capoluogo piemontese.
Nell’ultimo anno, dallo scoppio della pandemia, si è parlato, scritto e polemizzato molto di scuola in Italia. Un dibattito tutto concentrato sull’emergenza. Una situazione che ha messo in rilievo, ammesso che ve ne fosse bisogno, il ritardo storico in cui versa questo settore sia dal punto di vista didattico-pedagogico sia strutturale-edilizio.
«La diffusione della pandemia – scrive Femia – ha spostato l’asse di attenzione dalle urgenze strutturali della scuola all’emergenza immediata. Il progetto “Scuola Social Impact – Facciamo Ripartire il Paese dalla Scuola” vuole riportare l’attenzione agli aspetti di valorizzazione del luogo fisico».

La scuola al centro del processo urbano

Per il fondatore dello studio Atelier(s) Alfonso Femia «la scuola è l’unica funzione pubblica in grado di influenzare lo sviluppo futuro del Paese. Va dunque ripensata in una proiezione temporale di lungo periodo. È anche l’unico motore di rigenerazione a partire dalla scala del quartiere per espandersi poi alla città intera, recuperando la relazione quotidiana con tutto il territorio e non solo con piccole porzioni, scardinando la logica per edifici funzionali che ha dominato l’assetto urbano fino a oggi».

Una pagina del libro libro Scuola Social Impact di Alfonso Femia
Un’immagine e un testo di Femia presenti nel libro (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

La tesi di fondo è che la scuola va posta al centro del processo urbano: in questo modo non solo si rimodula il rapporto con la città, ma la si trasforma assumendo nuovi paradigmi, bilanciando gli spazi verdi e liberi, rendendo l’edificio-scuola permeabile dal punto di vista fisico e sociale, facendo convivere la didattica con altre funzioni pubbliche.

La mappa delle relazioni tra scuola e città secondo Femia
La mappa delle relazioni tra scuola e città secondo Femia (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

«Serve rifondare la scuola come luogo cronotopico – afferma Femia – capace di integrare alla dimensione spaziale quella temporale. Ciò implica l’analisi delle esigenze complessive della comunità nel breve e medio periodo e l’osservazione dell’andamento demografico in un’ottica di flessibilità e trasformabilità dell’edificio. Serve una visione generale degli interventi, in contrasto alla logica dominante di “cogliere l’occasione”. Perpetrare questo atteggiamento culturale, alle volte anche virtuoso, non fa mutare però il disegno generale urbano, neppure alla piccola scala zonale».

Render della scuola secondaria di primo grado di Legnago, Verona
Render della scuola secondaria di primo grado di Legnago Verona. Alla fine del 2019, lo studio ha vinto il concorso di progettazione (credits, Atelier(s)Alfonso Femia)

I dieci punti chiave

Parte del lavoro descritto nella pubblicazione è condensato in dieci punti: un percorso da condividere con le istituzioni coinvolte e con gli attori pubblici e privati che gravitano attorno al mondo allargato della scuola.

«Abbiamo espresso – afferma l’autore – delle intenzioni di revisione progettuale basate sia sull’osservazione delle condizioni specifiche dell’edilizia scolastica, sia sull’analisi dei dati rilevati dalle fonti istituzionali, sia sui riferimenti legislativi correnti e sulle riflessioni socio-culturali elaborate da esperti autorevoli. Si tratta di un punto di partenza sul quale lavorare per rendere concreto, in tempi ragionevoli, il progetto di una scuola che sia città».

La scuola di Zugliano, Vicenza
La scuola di Zugliano, Vicenza (credits, Atelier(s)Alfonso Femia)

1.- Scuola è città

Alla città serve la scuola. La scuola deve essere posta al centro del sistema di connessione con l’esistente. Vengono definiti tre scenari.

Le tre tipologie di rapporto tra scuola e città secondo Femia
Le tre tipologie di rapporto tra scuola e città (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

Il primo riguarda la Scuola Circolare, quella posta al centro della città, per la quale la densità edilizia si bilancia con la densità «naturale» di opportunità ambientali del contesto urbano. Poi c’è la Scuola Città, posta nelle zone a contorno del centro, che possano diventare luoghi della didattica aperti, con un trasferimento di alcune funzioni collettive. Infine, c’è la Scuola Territorio, quella posta nella fascia periferica, che si configura come campus, che innesca la qualificazione degli ambienti di periferia in sofferenza.

2.- Scuola come soggetto immobiliare

L’attualizzazione della scuola includerà anche situazioni che potrebbero rendere gli edifici interessanti sotto il profilo immobiliare. Nel progetto di Scuola Social Impact possono convivere residenze universitarie, uffici temporanei e altre funzioni. Per questo serve una nuova alfabetizzazione progettuale per l’architettura della scuola, che faccia della temporaneità funzionale il suo input essenziale.

3.- Capacità finanziaria

La capacità finanziaria si definisce dall’incontro tra pubblico e privato, modello essenziale per l’uso dei fondi strutturali e dei fondi europei finalizzato agli investimenti strategici.

4.- Sostenibilità economica

Occorre fare riferimento a una diversa visione dello spazio fisico, che si deve sostanzialmente trasformare da monouso a multiuso (funzioni sociali, sportive, co-working…) per raggiungere un punto di equilibrio in termini di gestione energetica, manutenzione edilizia e gestione generale.

Schematizzazione delle relazioni possibili tra scuola e altre funzioni secondo Alfonso Femia
Schematizzazione delle relazioni possibili tra scuola e altre funzioni (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

La scuola deve essere pensata, in termini progettuali, per un utilizzo orario di almeno 12 ore su 24, predisposta per la variabilità della frequenza ed essere in grado di generare una domanda aggiuntiva e dei ricavi conseguenti. La sicurezza e l’efficientamento energetico sono pre-requisiti funzionali alla manutenzione e alla sua sostenibilità gestionale.

5.- Scuola come hub di servizi 

La mutabilità del mix di funzioni deve trovare un raccordo con la relazione urbana dell’edificio rispetto al quartiere e alla città. Occorre mettere a punto spazi fruibili per un mix di usi pubblico-privati, compatibili e variabili nel tempo e dell’evoluzione del contesto sociale. La direzione da intraprendere non è unicamente la “scuola aperta”.

6.- Normativa per una nuova scuola 

Occorre aggiornare la normativa e rivedere la legislazione di settore: un’esigenza che rappresenta un’urgenza.

7.- Scuola, Architettura, Ambiente 

La scuola si deve trasformare da edificio unico a edificio cellulare, con aree organizzate per diverse funzioni (semplice da ridestinare come uso; gestibile energeticamente; flessibile per un uso combinato in sequenza temporale quotidiana); l’intorno urbano dovrà essere colonizzato (piste ciclabili e spazi dedicati in presenza di parchi pubblici di prossimità) e organizzato attraverso filtri verdi, con diverse funzioni di rapporto con la città e i diversi momenti della giornata e della comunità allargata che si muove attorno alla scuola. L’obiettivo è la scuola come ecosistema, composto di spazi di relazione, grandi corti e luoghi aperti per la didattica.

Alfonso Femia: Schemi dei modelli distributivi e dei tipi edilizi
Schemi dei modelli distributivi e dei tipi edilizi (credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

8.- Nuovi paradigmi di tempo e azione 

Oltre a far coesistere usi diversi, è necessario immaginare il cambio di funzioni degli spazi dedicati alla didattica in vista di una progressiva riduzione della popolazione scolastica. La sostenibilità economica del Progetto Scuola passa anche dalla capacità di progettare luoghi che possano essere implementati e trasformati in mancanza di studenti. Le nuove parole da introdurre per alimentare il progetto della scuola verso il 2050 sono temporaneità, trasformabilità e reversibilità.

9.- Come costruire la scuola 

L’equilibrio tra gli obiettivi ambientali e il social impact dell’edificio sono elementi pre-progettuali, da mettere a punto con tecnologie ad alte prestazioni ed economicamente sostenibili.

10.- Serve una mappa della Scuola Paese

 Per dare concretezza al progetto è necessaria, a scala nazionale, un’analisi delle varie situazioni, che approfondisca il maggior numero di parametri che contraddistinguono gli edifici scolastici.

Gli edifici scolastici in Italia

Il libro Scuola Social Impact, tra i numerosi contributi, riporta anche diversi dati interessanti sul sistema scuola in Italia. Il ministero dell’Istruzione all’anagrafe scolastica ha registrato 40.160 edifici attivi e 3.042 inattivi, più 34 inattivi per calamità.

Per quanto riguarda l’età, il 32% è stato costruito dopo il 1976, il 27% tra il 1961 e il 1975, il 12% tra il 1946 e il 1960, l’8% tra il 1921 e il 1945, il 4% tra il 1900 e il 1920, il 3% nell’Ottocento, l’1% prima dell’Ottocento (per il 13% mancante non esistono informazioni; nda).

Mancano dati sull’anno di costruzione degli edifici dopo il 1976, ma Fondazioni Agnelli, nel suo Report, indica l’intervallo dal 1976 al 1983 come il più ricco di nuovi edifici costruiti con una media di 800 all’anno.

Nel decennio che va dal 2008 al 2017, ovvero fino alla pubblicazione degli esiti della competizione internazionale promossa dal Miur dal titolo #ScuoleInnovative, sono state bandite 72 gare, di cui 48 di progettazione.

Una scuola su due è in zona a rischio sismico; solo l’8 per cento è progettata secondo la normativa antisismica. Il 54 per cento degli edifici scolastici italiani si trova in zone a rischio sismico; circa 19.000 insistono nelle aree a rischio più elevato.

Infine, sempre secondo i dati del Miur, sono 21.689 gli edifici che non possiedono il certificato di agibilità, 34.906 quelli che non sono in regola con l’aggiornamento antisismico, 15.524 quelli privi del collaudo statico, 23.729 non hanno il certificato di prevenzione incendi e 7.725 non dispongono del documento di valutazione dei rischi.

Analisi dei concorsi di progettazione transitati sulle piattaforme Concorrimi, Awn e ArchiBo
Analisi dei concorsi di progettazione transitati sulle piattaforme Concorrimi, Awn e ArchiBo (grafici courtesy, Pier Giorgio Giannelli; credits, Atelier(s) Alfonso Femia)

Gli autori

Oltre ad Alfonso Femia, Scuola Social Impact è stato realizzato con i contributi di Ivo Allegro, Alessandra Siviero, Cristina Coscia, Eleonora Gerbotto, Andrea Gavosto, Nicola Crepax, Laura Galimberti, Valerio Barberis, Ilaria Santi, Silvia Viviani, Elena Piastra, Pier Giorgio Giannelli, Giuseppe Bergesio, Giovanni Spatti, Paolo Cottino, Samuele Borri, Elena Porro ed Ezio Micelli. La pubblicazione è stata curata da Roberta De Ciechi e Alfonso Femia, con la supervisione di Simonetta Cenci.

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