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Secondo il Cresme, a fine anno, i miliardi derivanti dalla riqualificazione incentivata supereranno quota 51, mentre al 31 ottobre scorso si contavano oltre 57mila interventi legati al superbonus per un ammontare di lavori pari a nove miliardi e 740 milioni. Interessati oltre otto mila edifici condominiali e più di 49mila abitazioni unifamiliari. A sorpresa il Super Ecobonus cresce al Centro Sud Indice degli argomenti: Il valore della riqualificazione incentivata Focus sul Superbonus 110% Il costo degli interventi con incentivi L’energia risparmiata grazie agli incentivi Il Superbonus 110% e i nuovi attori del mercato Un’onda gigante. È questa l’iperbole utilizzata dal Cresme per definire l’impatto degli incentivi sulla riqualificazione edilizia nel corso del 2021. Secondo le stime dell’istituto di ricerche romano infatti gli investimenti complessivi di edilizia (residenziale e non) ammonteranno, sempre nell’anno in corso, a quasi 100 miliardi di euro (99,3 per l’esattezza): 30 miliardi in più rispetto al 2020 e 24 in più rispetto al 2019. Per la sola edilizia residenziale a fine 2021, gli investimenti ammonteranno a 745 miliardi di euro 25 miliardi oltre il dato del 2020 e 21 oltre quello del 2019. I dati sono un’anticipazione del rapporto sulla rigenerazione urbana ed edilizia (“Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell’impatto delle misure di incentivazione”) chiesto dall’VIII^ Commissione della Camera dei deputati, realizzato in collaborazione con il centro ricerche diretto da Lorenzo Bellicini, che verrà presentato il prossimo gennaio. Il valore della riqualificazione incentivata Nel suo documento il Cresme stima che i lavori di riqualificazione della sola edilizia residenziale, a fine 2021, ammonteranno a 75 miliardi di euro (25 miliardi oltre il 2020 e 21 miliardi oltre il 2019). Di questi, 51 miliardi e 242 milioni di euro arriveranno dalla riqualificazione incentivata. Si tratta – si legge nel rapporto – di un aumento considerevole rispetto ai periodi precedenti, una crescita determinata dall’effetto combinato dell’incremento dell’aliquota di detrazione per la componente Superbonus (e del bonus facciate introdotto nel 2020, ma maturato nel 2021), dalla riduzione delle quote annuali di detrazione per la componente Superbonus (cinque anni), dal meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito d’imposta, dall’aumento dei prezzi derivato dalla crisi della supply chain mondiale, dallo squilibrio interno fra domanda (pressante) e offerta (limitata) e infine dalla componente speculativa nella filiera. Nel complesso considerando l‘impatto sulle casse dello Stato, i bonus genereranno un saldo positivo per il Paese di 36 miliardi di euro, risultato dell’incremento del gettito (positivo), i flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), le maggiori entrate legate alla matrice di contabilità sociale (positive) e il minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo). Tutto bene, quindi? Non proprio, secondo il Cresme. Infatti, il ruolo degli incentivi edilizi sul complesso della spesa per investimenti negli edifici esistenti ha raggiunto una quota di investimento molto rilevante e, conseguentemente, critica, in relazione all’eventuale interruzione o al drastico ridimensionamento delle agevolazioni. Nella riqualificazione degli edifici abitativi si è infatti passati da un peso dei lavori incentivati pari al 53,1% del mercato totale della riqualificazione residenziale nel 2019, al 56,4% nel 2020 fino alla stima del 2021 in cui si prevede un valore del 68,2%. Insomma, molti degli interventi che precedentemente venivano svolti senza agevolazioni fiscali, con gli strumenti di cessione del credito e gli sconti in fattura, vengono oggi assorbiti nell’ambito dei lavori incentivati. Focus sul Superbonus 110% Enea e ministero dello Sviluppo economico prima e ministero della Transizione Ecologica poi, monitorano l’evoluzione del Super Ecobonus attraverso l’attività di protocollo svolta da Enea e le asseverazioni dei tecnici chiamati a garantire la rispondenza ai requisiti previsti per legge. L’ultimo rilascio pubblico delle informazioni risale al 31 ottobre 2021 e riporta un consuntivo di 57.664 interventi per un ammontare dei lavori di progetto pari a 9,74 miliardi di euro (pertanto, l’ammontare della detrazione spettante – spesa pubblica – è di 10.715 milioni di euro). All’8 febbraio di quest’anno i lavori asseverati valevano 338 milioni di euro, per crescere a oltre un miliardo di euro il 21 aprile e raggiungere 1,8 miliardi nella terza settimana di maggio 2021. Per poi impennarsi ulteriormente a fine giugno (3,5 miliardi di euro), a fine settembre (7,5 miliardi) e a fine ottobre (9,7). Alla fine di ottobre di quest’anno erano in progetto interventi per 8.356 edifici condominiali, con un importo complessivo di 4.793 milioni di euro, pari a 574mila euro a edificio, e 49.307 edifici unifamiliari e unità indipendenti, con un importo di 4.948 milioni di euro, pari a 100mila euro a fabbricato. Il Super Ecobonus cresce al Centro Sud A guidare la classifica delle regioni più impegnate nell’utilizzo degli incentivi troviamo la Lombardia, seguita da Veneto, Lazio e Campania. Nelle prime dieci compaiano anche regioni che tradizionalmente hanno beneficiato in misura minima degli incentivi: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria. L’indicatore relativo alla propensione a intervenire sul patrimonio esistente stimolato dal SuperEcobonus, invece, modifica la classifica: nel Lazio si sta intervenendo su 694 edifici ogni 100mila esistenti; seguono Veneto e Toscana, più distaccate la Lombardia e l’Emilia-Romagna con 528 edifici ogni 100mila Il costo degli interventi con incentivi Nel merito delle caratteristiche dei lavori asseverati, i lavori che stanno beneficiando del Superbonus hanno conosciuto, dalla fase di avvio a oggi, una costante e progressiva crescita, non solo degli importi complessivi, ma anche dei costi di intervento. Il costo medio a intervento per i condomini è aumentato da 464mila euro, nelle asseverazioni presentate fino a marzo, a 567mila nel successivo bimestre, fino ad aumentare a 580mila euro nel periodo agosto-settembre e a 626mila euro alla fine dell’ottobre scorso. È tuttavia possibile che tale crescita dei costi medi a intervento sia influenzata dalle crescenti complessità dei lavori, ma da gennaio-marzo a ottobre la crescita dei costi degli interventi nei condomini è aumentata del +34,9%. La maggiore complessità dei lavori non dovrebbe valere per le unità unifamiliari e le unità immobiliari indipendenti, le quali però sono passate da 84mila euro a intervento nelle asseverazioni presentate fino a marzo 2021, a 113mila nel bimestre agosto-settembre, per diminuire a 108mila euro nelle asseverazioni presentate a ottobre 2021. Una crescita quest’ultima superiore del 28,6% rispetto ai valori iniziali. Se poi si misura la dinamica dei costi per unità di prodotto, si registra una sensibile crescita da un periodo all’altro: per gli interventi trainanti sull’involucro si registra un incremento dei prezzi del 26% in circa sette mesi. Nello stesso lasso di tempo, il costo degli interventi trainati sulle singole unità immobiliari (pareti verticali, pavimenti, infissi, coperture) aumentavano del 22%. Al contrario, gli impianti termici e di climatizzazione hanno invece conosciuto una leggera diminuzione dei costi. Nel periodo che va dal 30 marzo a quello compreso tra il maggio e il 22 ottobre, i prezzi medi ponderati, valutati in base alle asseverazioni protocollate, sono cresciuti del 15,7%. Va inoltre tenuto conto che già sul finire del 2020 e nei primi mesi del 2021, rispetto al 2019, i prezzi di molti componenti utilizzati nell’ambito di questi interventi hanno registrato importanti variazioni a due cifre, determinando uno scenario inflattivo importante. Rapportando i costi al risparmio energetico (teorico) guadagnato, le analisi del Cresme indicano un importo medio elevato per Kwh risparmiato annualmente: 5,3 euro/Kwh per gli interventi sull’involucro edilizio e 2,1 euro/Kwh per gli impianti termici trainanti. Volendo calcolare i tempi di ritorno (payback) della spesa pubblica (il 110% del valore degli investimenti) avremmo delle durate pari a 68 anni per recuperare la spesa degli interventi trainanti sull’involucro e 56 anni per gli interventi (non di impianti) trainati sulle singole unità immobiliari. In altri termini – scrivono i ricercatori del Cresme “quando il risparmio energetico accumulato negli anni ci permette di recuperare il denaro speso, il nostro involucro edilizio avrà, probabilmente, esaurito la sua vita tecnica utile. Come per gli infissi, le coperture, gli impianti interni alle abitazioni”. L’energia risparmiata grazie agli incentivi Degna di nota un’altra valutazione che si legge nel documento: con i suoi 11,6 miliardi di spesa pubblica stimati a fine del 2021, il Superbonus sta intervenendo sullo 0,42% della superficie complessiva degli esistenti edifici residenziali. Mentre il risparmio energetico complessivo dichiarato, trasformato in tonnellate di petrolio equivalente, sarà pari a 0,20 MTep all’anno: un dato che se parametrato all’obiettivo del Piano nazionale energia e clima (0,33 Mtep/anni) può considerarsi raggiunto e superato qualora vi sia il prolungamento del Superbonus anche nei prossimi anni. Il documento Cresme sottolinea però due elementi critici. Con la spesa maturata oggi, secondo la Strepin di Enea (la Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale, si raggiungerebbe solo il 60% del target (0,20 MTep a fronte dei 0,33 del Piano nazionale); sarebbero quindi necessari altri 8 miliardi rispetto alle stime della Strepin. Il secondo aspetto critico consiste nella mancata concentrazione degli interventi rispetto alle aspettative contenute nella stessa Strategia: gli interventi hanno riguardato solo lo 0,42% della superficie complessiva del parco immobiliare. Il Superbonus 110% e i nuovi attori del mercato La filiera del settore delle costruzioni, e in particolare quella legata alla riqualificazione edilizia ed energetica e dei servizi di manutenzione, sta cambiando. Stanno cambiando i pesi tra i diversi attori che già facevano parte di essa e si stanno aggiungendo nuovi soggetti. I prodromi di questa evoluzione della filiera delle costruzioni erano già presenti alcuni anni fa con l’offerta, da parte delle multiutilities nazionali e locali, di servizi alle famiglie. Le società che sostanzialmente vendevano energia (gas e luce) alle famiglie avevano iniziato a proporre la sostituzione e la manutenzione delle caldaie, la fornitura di lampade Led, l’installazione di impianti fotovoltaici, contratti di manutenzione per gli impianti. Fino al 2020 queste iniziative si erano ritagliate uno spazio nel mercato della riqualificazione e dei servizi agli edifici e alle famiglie, ma non avevano raggiunto un livello di domanda aggregata rilevante. Il motivo principale risiede nel fatto che non potevano e non possono competere a livello di prezzo con gli installatori tradizionali, sia a causa dei maggiori costi fissi, ma anche per il tradizionale metodo di regolare i conti per “vie informali” che da sempre lega famiglie e installatori di fiducia. Gli incentivi alla riqualificazione e in particolare quelli alla riqualificazione energetica avevano parzialmente ridotto il gap di prezzo, ma non era sufficiente a spezzare completamente il legame di fiducia tra le famiglie e le imprese. Gli elementi che hanno cambiato le regole del gioco allargando il baricentro del mercato verso i grandi fornitori di servizi integrati all’edilizia sono stati la modifica della cessione del credito d’imposta e lo sconto in fattura – che hanno consentito a industrie, distributori, imprese, grandi operatori e istituti di credito di svolgere il ruolo di cessionari e che ha avuto effetti anche sui lavori di riqualificazione edilizia (50%) – e l’introduzione del Superbonus 110%. Queste modifiche della normativa, da un lato hanno aperto la porta della finanziarizzazione degli interventi di riqualificazione edilizia ed energetica, dall’altro hanno introdotto un carico burocratico e di verifica e asseverazione nei confronti dei professionisti coinvolti negli interventi. L’ingresso sulla scena del settore finanziario ha dato vita a ulteriori cambiamenti dovuti alla certezza che questo settore deve avere sulla esigibilità del credito. Entrano quindi in gioco le società di consulenza e gli uffici legali, le compagnie di assicurazione, società di progettazione impegnate per gli adempimenti documentali e per l’asseverazione dei vari passaggi necessari all’avvio dei lavori e all’incasso delle somme ad ogni stato di avanzamento dei lavori. L’impatto sull’occupazione Altrettanto importante il ruolo degli incentivi in termini di assorbimento occupazionale: nella media degli anni precedenti l’impatto coinvolgeva circa 425mila addetti (fra lavoratori diretti nell’edilizia e indiretti nell’indotto, composto da produttori di materiali e impianti e distributori). Nel 2021 la ricaduta della spesa per investimenti è stimata in circa 765mila occupati. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento