Fotovoltaico con accumulo: il Superbonus può incentivare rinnovabili e autoconsumo

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Installare sistemi di accumulo integrati a impianti fotovoltaici può garantire benefici diffusi, persino per centrare gli obiettivi del PNIEC. Le agevolazioni previste dal Superbonus possono essere una leva preziosa

Fotovoltaico con accumulo: il Superbonus può incentivare rinnovabili e autoconsumo

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L’opzione fotovoltaico con accumulo ora diventa decisamente appetibile col Superbonus, specie per chi abita in condominio.

Agenzia delle Entrate, con la Risoluzione pubblicata lo scorso 28 settembre, ha fatto chiarezza su un punto fondamentale riguardo alle possibilità di spesa per installare un impianto fotovoltaico e un sistema di accumulo integrato.

In pratica, chi vorrà installare solare e storage – come intervento trainato, ovvero congiuntamente a un intervento trainante – potrà beneficiare di un budget massimo di spesa per ognuna delle soluzioni pari a 48mila euro. «Con il tetto fissato per entrambi a 48mila euro può essere davvero un’opportunità da non perdere, oltretutto in abbinamento con lo storage. Da nostre simulazioni, facendo un dimensionamento ragionevole, si può passare da un autoconsumo del 30-35% al 60-65%». Lo afferma Luigi Mazzocchi RSE, responsabile del Dipartimento Tecnologie di Generazione e Materiali di RSE – Ricerca Sistema Energetico.

Fotovoltaico con accumulo: cos’è cambiato nel 2020 per l’energy storage residenziale

Partiamo dal chiarimento fatto da Agenzia delle Entrate. Nella citata Risoluzione n. 60/E, specifica che:

La detrazione è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a 48.000 euro e, comunque, nel limite di spesa di 2.400 euro per ogni kW di potenza nominale dell’impianto solare fotovoltaico. La detrazione è riconosciuta anche in caso di installazione, contestuale o successiva, di sistemi di accumulo integrati nei predetti impianti solari fotovoltaici ammessi al Superbonus, alle stesse condizioni, negli stessi limiti di importo e ammontare complessivo previsti per gli interventi di installazione di impianti solari e, comunque, nel limite di spesa di 1.000 euro per ogni kWh di capacità di accumulo dei predetti sistemi”.

Le potenzialità per un forte sviluppo di mercato dei sistemi di accumulo integrati a livello residenziale ci sono. Ma che dimensione di mercato ha l’accumulo residenziale oggi? «È quello che ha più successo, il comparto residenziale e quello delle piccole imprese e attività commerciali, specialmente se unisce fotovoltaico con l’accumulo. I motivi sono essenzialmente due: la convenienza percepita dai consumatori nell’utilizzare l’energia prodotta massimizzando autoconsumo; e le ultime decisioni legislative, che tendono a scoraggiare lo scambio sul posto e a incoraggiare, invece, l’autoconsumo instantaneo», spiega Mazzocchi.

La legge n.8 del 28 febbraio 2020 apre, infatti, al il concetto di autoconsumo collettivo, spiegando che “l’energia è condivisa per l’autoconsumo istantaneo, che può avvenire  anche  attraverso  sistemi  di  accumulo  realizzati nel perimetro o presso gli edifici o condomini”.

«In questo caso la collettività, che per il 90% dei casi sarà un condominio, può dotarsi di un impianto di produzione energetica rinnovabile, in primis il fotovoltaico, e può operare in autoconsumo collettivo, comprendendo anche i fabbisogni delle utenze private dei condomini. In pratica, l’impianto fotovoltaico, oltre a coprire i consumi elettrici delle parti comuni, può soddisfare anche quelle dei singoli condòmini. In questo modo si facilita notevolmente lo sviluppo del fotovoltaico potenzialmente in tutti i tetti condominiali, oggi poco o per nulla utilizzati».

Fotovoltaico con accumulo: la leva del Superbonus

Le agevolazioni comprese nel Superbonus per installare un impianto fotovoltaico e un sistema di accumulo integrato – sempre come interventi trainati – permettono di rendere più indipendente energeticamente la propria casa.

«Da simulazioni svolte da RSE, operando un dimensionamento ragionevole degli impianti, si può passare da una quota di autoconsumo variabile dal 30-35% (dato tipico per gli impianti fotovoltaici che operano con lo scambio sul posto) al 60-65%, a seguito dell’installazione di un sistema di accumulo”.

Tanto per capire meglio, con un impianto domestico da 3 kW dotato di una batteria di accumulo da 4-8 kWh è possibile recuperare l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico per un tempo massimo di 3-4 ore, restituendola all’utente in un tempo analogo», specifica ancora l’esperto di Ricerca Sistema Energetico.

Tra l’altro, l’opzione “fotovoltaico più accumulo”, oltre che coperta interamente dal Superbonus, può anche contare su un leggero sconto sugli oneri di rete: «facendo autoconsumo a “km zero”, non si va a impegnare la rete elettrica e diminuisce la necessità da parte degli operatori di potenziare gli impianti per soddisfare nuovi allacciamenti – sottolinea Mazzocchi – Quindi, combinando solare e storage con la citata legge 8/2020 sull’autoconsumo collettivo, i condòmini contano su vantaggi assai interessanti».

Tutti motivi, questi, per considerare la possibilità di installare queste soluzioni di produzione e stoccaggio elettrico.

Tra l’altro, non c’è necessità di modificare i contatori già presenti: «ogni utente finale ha già il suo contatore ed è sufficiente. Le modifiche hardware riguarderanno solo quello centralizzato. Sarà opera del gestore (tipicamente una ESCo, un operatore di servizi energetici) raccogliere i dati sulla quota energetica auto prodotta e su quella attinta dalla rete, elaborarli e presentare il conteggio al GSE che provvederà al rimborso» rileva il responsabile RSE.

Accumulo residenziale: quali le soluzioni più interessanti sul mercato

Se si parla di batterie di accumulo per il residenziale o per una Pmi, i sistemi integrati con batterie al litio sono i più affidabili, anche per la durata di vita, e compatti. «Si tratta di soluzioni comodamente alloggiabili nel sottotetto, opzione più interessante per i condomini. Queste tecnologie, grazie alle loro caratteristiche, hanno decretato il crescente successo degli accumuli di piccola taglia specie nel residenziale: oggi siamo arrivati a contare decine di migliaia utenti per 80 MW di installato».

Anche alcune Regioni hanno incentivato questa pratica: «pensiamo, per esempio, alla Lombardia che ha attivato bandi con cui si sono finanziati interventi di installazione di sistemi di storage con impianto fotovoltaico. In questi casi si dava un contributo a fondo perduto fino al 50% della spesa. Il riscontro è stato notevole, tanto che i fondi disponibili sono andati esauriti nel giro di un’ora. Oggi in Lombardia ci sono 5-6mila impianti di accumulo domestico, il che ha contribuito a farne la regione capofila, seguita da Veneto, Sardegna e oggi anche dalla Puglia», rileva Mazzocchi.

Fotovoltaico con accumulo: una combinazione utile per realizzare il PNIEC e per il sistema elettrico

I sistemi di accumulo saranno utili per centrare gli obiettivi del PNIEC? «Credo che forniranno il loro contributo, tenendo conto che negli ultimi anni per ogni dieci impianti fotovoltaici installati mediamente uno comprende anche un sistema di energy storage. Secondo quanto scritto nel Piano Nazionale Italiano Energia e Clima, ci si prefigge di raggiungere oltre 30mila MW di nuovo installato fotovoltaico. Almeno la metà sarà installato nel residenziale: se solo il 10% fosse provvisto di sistema di accumulo integrato, potremmo contare su circa 1,5-2 GW di batterie».

Lo storage potrà essere utile a garantire una maggiore stabilità al sistema elettrico, conferma ancora il responsabile del Dipartimento Tecnologie di Generazione e Materiali di RSE. «Lo stesso PNIEC considera di far conto su questa opzione. Per centrare gli obiettivi 2030 in termini di produzione di energia da fotovoltaico ed eolico servono circa 6/8 GW di storage che potrebbero provenire da nuovi pompaggi idroelettrici e grandi batterie, a cui si ritiene si aggiungeranno circa 4.5 GW di piccole batterie collocate presso gli utenti finali. La produzione rinnovabile con accumulo residenziale potrebbe sopperire almeno in parte alla diminuzione del contributo finora ottenuto da impianti fossili, soprattutto a gas. Serviranno, infatti, nuove risorse nel momento in cui mancheranno impianti che finora hanno garantito anche la regolazione di frequenza o la riserva energetica in caso di necessità. In termini di sistemi di accumulo, serviranno gare e risorse economiche per installarli. Ma questa necessità può essere ridimensionata contando sulle UVAM – Unità Virtuali Abilitate Miste, che consentono di abilitare al mercato unità di consumo, di produzione e sistemi di accumulo di piccola-media taglia. In questo senso possono entrare in gioco anche soluzioni di storage residenziali o di piccole imprese. Certo, ci sono ancora aspetti da migliorare, a livello normativo e tecnico, ma le potenzialità sono davvero interessanti».

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