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Tradizionalmente le baite di montagna hanno metrature contenute e si sviluppano in verticale per ridurre la dispersione di calore, ma se il volume a disposizione è di quasi 300 mq e le tecnologie permettono di gestire il calore in armonia con l’ambiente, si può ottenere una moderna struttura ispirata ai più accoglienti centri benessere del marchio Lefay a cui l’abitazione con tre camere e quattro bagni appartiene. È un altro dei riusciti progetti di Studio Apostoli, che aveva già firmato l’intero progetto degli interni del complesso inaugurato nel 2019, il Lefay Resort & SPA Dolomiti e stavolta, collaborando con il Team Project Lefay, ha “ricostruito” la tradizionale abitazione di montagna con l’utilizzo di materiali naturali ma dotandola di tecnologie all’avanguardia. Progetto reso possibile dalla presenza di una struttura preesistente (inaugurata nel 2019) e quindi estraneo alle problematiche generalmente proprie dei nuovi cantieri, come spiega l’architetto Alberto Apostoli. Questa condizione ha permesso di pensare ad un interior in stile contemporaneo, con un’ampia zona living e area cucina, tre camere da letto con stanza guardaroba, quattro bagni di cui uno con sauna a vapore e idromassaggio; parquet in rovere naturale per terra che fa da filo conduttore tra zona giorno e zona notte, superfici in pietra chiara nei bagni e una biosauna interna che si affaccia sul terrazzo. Anche gli esterni hanno un carattere molto diverso rispetto alle baite di montagna: l’ampio terrazzo è arredato come un living, con angolo conviviale e vasca idromassaggio riscaldata panoramica. La struttura all’esterno si presenta con grandi vetrate alternate a pannelli in legno e dettagli in ottone, una formula che si integra perfettamente con il contesto ambientale e permette l’ingresso della luce naturale dentro la penthouse. Intervista all’architetto Alberto Apostoli, founder e titolare di Studio Apostoli Quali sono gli elementi che maggiormente hanno permesso questa reinterpretazione in chiave luxury della tradizionale abitazione di montagna? Se tendenzialmente le abitazioni di montagna si sviluppano su superfici ridotte, in verticale e con stanze di piccole dimensioni (per un discorso di gestione e dispersione di calore), qui è stato possibile lavorare su uno spazio di 300 mq senza limiti architettonici, e questo certamente fa apparire lo spazio fin dal primo sguardo come inedito e prezioso. Siamo in un appartamento con tre camere da letto e quattro bagni, uno dei quali dotato di tutti i comfort, ma oltre a un discorso planimetrico e di servizi, indubbiamente ciò che distingue la penthouse da una tradizionale abitazione è l’inserimento della componente tecnologica, presente ma mai predominante, per non dare la sensazione agli ospiti di trovarsi ancora in città. Ha trovato qualche ostacolo, qualche criticità durante la progettazione e come l’ha superata? Questa penthouse è l’integrazione a un progetto concluso nel 2019, quindi fortunatamente successiva a tutte le problematiche e sfide che tradizionalmente un nuovo cantiere si porta dietro. Proprio il fatto di essere più sicuri nella gestione del progetto e del cantiere ci ha poi spinti a imporci noi un nuovo ostacolo, una nuova sfida da superare, cercando in questo progetto un’espressione maggiore dei valori di sostenibilità ambientale già accennati ai tempi del primo step. Tutte le tecnologie integrate nello spazio di questa penthouse sono a basso impatto ambientale, ma la grande differenza è fatta dall’impianto di bioclimatizzazione. È interessante in questo progetto di interior anche il rapporto tra interno ed esterno, che condiziona pressoché tutti gli ambienti e la disposizione degli arredi. Volevamo incentivare il più possibile l’impiego degli affacci esterni e crediamo di esserci riusciti, soprattutto in alcuni punti dell’abitazione dove i confini tra indoor e outdoor sembrano del tutto annullati. Se volessimo accostare questo progetto a un’epoca storica, quale rispecchierebbe maggiormente? La nostra, ma al tempo stesso quella dei nostri genitori e quella dei nostri figli. Il linguaggio stilistico e al contempo le espressioni tecniche nei luoghi di montagna sono rimaste invariate per moltissimi anni: è una tradizione che interessava già i nostri genitori e i nostri nonni, ma che molto probabilmente continuerà a influenzare le generazioni future. È un tipo di costruito, quello in montagna, tendenzialmente sano, con pochissimo cemento e molti materiali naturali, con accorgimenti che non respingono la natura e l’ambiente – pensiamo alla gestione delle temperature – ma che insegnano anzi a viverci assieme. È un pensiero che viene dal passato, ma che è comunque estremamente attuale, e valido per il prossimo futuro. Noi abbiamo rispettato questa visione e abbiamo semplicemente provato ad attualizzarla per renderla ancor più longeva sul lungo periodo oltre che più apprezzabile dal pubblico Lefay. Questo è il genere di progetto che ci piaceva vedere già cinquant’anni fa, e che spero piacerà ancora tra altrettanti anni. Scheda Progetto Progettista: progetto d’interni Studio Apostoli (in collaborazione con il Team Project di Lefay Resorts) – direzione dei lavori Arti srl Luogo: Pinzolo, nella skiarea di Madonna di Campiglio. Committente: Lefay Resort Dolomiti Srl Superficie di intervento: 290 mq Cronologia realizzazione: 2022 Lo studio Apostoli è attivo da 25 anni nella progettazione e realizzazione di strutture wellness, ville, hotel, negozi. Il fondatore è l’architetto Alberto Apostoli che si occupa della complessità dei lavori dalla struttura e l’involucro agli interni. I lavori firmati dallo studio spaziano dal’Europa al Nord America, Medio Oriente e Cina. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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