Superbonus in edilizia: i nodi da sciogliere per imprese e i cittadini

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Tempi incerti e stretti, burocrazia, aspetti poco chiari: il Superbonus 110% in edilizia rischia di passare da opportunità a vincolo per l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare

Superbonus in edilizia: i nodi da sciogliere per imprese e i cittadini

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Il Superbonus in edilizia rappresenta un’opportunità unica per risanare il patrimonio edilizio italiano, che necessita di una profonda opera di efficienza energetica.

Ma sono diversi i nodi e i dubbi da sciogliere per migliorare il provvedimento avviato col DL Rilancio. I punti critici sono: tempi, burocrazia, scarsa chiarezza.

Ma vediamo quali sono gli aspetti da migliorare.

Superbonus in edilizia: tempistiche da rivedere

Per riuscire a usufruire del Superbonus 110% occorrono tempi più lunghi e certi. Su questo associazioni e imprese sono unanimi. Lo ha ribadito pochi giorni fa l’ANCE in audizione al Senato, nell’ambito dell’esame sulla Proposta di PNRR.

Il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, Gabriele Buia, ha spiegato che la misura incentivante è strategica per lo sviluppo e per l’attuazione di un programma concreto di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, anche in vista degli obiettivi del Green Deal europeo. “Le iniziative sono rallentate e rischiano poi di essere bloccate dall’incertezza sulla durata dei benefici e da alcune lungaggini burocratiche”, ha affermato.

La richiesta che ha fatto è di una proroga del Superbonus, nell’attuale impostazione almeno fino a fine 2023, nell’ambito del Recovery Plan. Inoltre, l’ecobonus 110% deve poi essere inserito in una più ampia strategia decennale di riqualificazione degli edifici.

“Prioritarie appaiono anche le esigenze di semplificazione per favorire l’accesso ai benefici fiscali e accelerare i tempi di recupero del credito per evitare l’incidenza sulla liquidità delle imprese”.

Abbiamo chiesto a un professionista che opera sul campo, Alessandro Martarello, titolare dell’omonimo Studio Tecnico di Ingegneria, quanto possano essere stretti i tempi:

Con le tempistiche attuali quanti potranno sperare di concludere i lavori? «Ottimisticamente parlando, non più del 20% di quelli che vorrebbero accedere. Dati i tempi assai compressi, le aziende che si sono mosse, facendo funzione di general contractor, non accettano più prenotazioni perché non sono in grado di garantire l’esecuzione dei lavori nei tempi concessi dalla norma». Avete letto bene: ci sono aziende che già oggi rifiutano lavori per timore di non farcela.

Anche Rete Irene, network di imprese per la riqualificazione energetica degli edifici, ha messo in luce questo problema dei tempi e la necessità di pianificare una curva di incentivi sostenibili a lungo termine. “E invece ciò che ci viene offerto è un vuoto normativo a orologeria: a fine 2021 scadranno tutti gli Ecobonus. Finita la sbornia del Superbonus, l’anno successivo, il settore non disporrà di una strada tracciata, ma potrà contare solo sulla prospettiva della solita manfrina di fine anno. Sono più di dieci anni che viviamo di proroghe annuali, e il risultato fino ad ora è stato quello di tenere sottotono l’efficientamento energetico degli edifici”.

In tali condizioni, aggiunge, con prospettive di così breve durata, non è pensabile che le imprese investano sul serio in risorse umane e tecniche. “Senza una visione di quel che succederà dopo la scadenza degli incentivi, il 2022 sarà l’anno delle penali e il 2023 quello dei licenziamenti”. Generare una domanda stabile di efficienza energetica, capace di autoalimentare la rigenerazione facendo sempre meno ricorso ai sussidi grazie a un mercato immobiliare che impari ad apprezzare le differenze di qualità dell’usato, “dovrebbe essere la visione di uno Stato lungimirante – specifica ancora Rete Irene – Ma questo richiede tempo”.

Gli attuali tempi mal si conciliano sia con le rispettive esigenze sia dei professionisti degli studi sia delle imprese edili, che non possono programmare né investire per predisporsi ai lavori. Ricordiamo che il termine è al 2022. Un termine troppo breve, considerando anche l’avvio della iniziativa che ha avuto poi diverse precisazioni doverose. «Sarebbero serviti dall’inizio almeno 3-4 anni, arrivando quindi al 2024. Il problema è che siamo pressoché certi che arriverà una proroga nei prossimi mesi. Ma occorre ragionare pianificando da subito tempi certi, non fare proroghe dell’ultima ora – prassi purtroppo ricorrente – che determinano incertezza e non permettono agli addetti ai lavori di progettare, specie con una misura come il Superbonus 110 che potrebbe aprire scenari potenzialmente incredibili per risanare il patrimonio edilizio italiano. Gli stessi cittadini sarebbero più propensi ad accogliere l’opportunità», afferma Martarello.

Superbonus in edilizia: il nodo burocrazia

Ne ha parlato in questi giorni il neo ministro alla transizione ecologico Roberto Cingolani: più che una transizione energetica serve una transizione burocratica. Difficile pensare il contrario. Solo per il Superbonus, il privato cittadino che intende usufruire della misura dovrà armarsi di pazienza e di documentazione necessaria. Il Sole 24 Ore ha fatto i conti: servono 36 documenti.

Ma già ottenere il più importante documento appare una chimera: «occorrono mesi prima di ottenere il certificato di conformità urbanistica, che insieme alla diagnosi energetica preliminare è uno dei requisiti fondamentali che permette di accedere al meccanismo del Superbonus 110% – spiega ancora l’ingegner Martarello – Il certificato permette di verificare se l’immobile presenta una difformità o un abuso edilizio. Da esperienza pratica, servono 13/14 mesi per verificare i titoli edilizi e gli atti di fabbrica perché nella maggioranza dei casi, nessuno nei condomini ha i documenti, a meno che non siano di recente costruzione». Per ottenerli occorre fare riferimento ai Comuni: alcuni sono attrezzati, altri non hanno digitalizzato le pratiche e per la platea di persone che fanno richiesta di accesso agli atti ci impiegano anche un anno o più. Un esempio è il Comune di Milano. Contando che solo nel capoluogo lombardo ci sono più di 220mila edifici residenziali ci si può rendere conto dei tempi…

Tra l’altro, l’asseverazione della congruità urbanistica è utile che venga eseguita prima della diagnosi energetica per evitare di affrontare costi inutili nel caso non ci sia la conformità. Il che pone un ulteriore ostacolo alla trafila.

Superbonus in edilizia: gli aspetti poco chiari, Faq e non solo

Tra i nodi da sciogliere del Superbonus in edilizia c’è il visto di conformità. Su questo punto sono intervenuti anche i Commercialisti, attraverso una nota del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Nella nota si ricorda che i professionisti dell’Ordine stanno svolgendo in questi mesi tutte le attività richieste dai propri clienti anche in relazione al Superbonus 110% e al rilascio del relativo visto di conformità.

Come segnala Massimo Miani, Presidente del Consiglio Nazionale, già da fine novembre è stato fornito agli iscritti un quadro d’insieme dei controlli che devono essere effettuati ai fini dell’apposizione del visto di conformità sull’apposita comunicazione da inoltrare all’Agenzia delle Entrate per attestare la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta, nei casi di opzione per la cessione del credito d’imposta o per lo sconto in fattura.

“In questo contesto – ha evidenziato Miani – è evidente che le banche che offrono servizi di acquisto del credito di imposta, ovvero di prefinanziamento dei relativi lavori, non possono porre limitazioni ulteriori rispetto a quelle previste dalla legge in merito alla libera scelta da parte del cliente del soggetto che andrà ad apporre il visto di conformità. In particolare, le convenzioni sottoscritte da alcune banche nazionali per l’affidamento del servizio in parola a singole società di revisione non possono che avere una valenza facoltativa per il cliente, anche in considerazione delle tematiche di abuso di posizione dominante e violazione della concorrenza”.

Querelle banche-commercialisti a parte, la questione della congruità edilizia è assai pressante. Innanzitutto perché conformità edilizia e catastale servono a confermare l’assenza di abusi edilizi. Se ci sono, l’immobile viene escluso dal Superbonus. Si rende necessaria, allora, la necessità di sanarli: ma i costi necessari a rimediare non sono detraibili.

Ma ci sono abusi e abusi: «l’edilizia non è una meccanica di precisione, prevede una serie di modifiche irrilevanti e che non dovrebbero essere rubricate come abuso edilizio e neppure oggetto di sanatorie – rileva Martarello – Ci sono interventi che dal punto di vista urbanistico sono irrilevanti, ma non dal punto di vista normativo. Dettagli di scarso rilievo sono presenti in tutte le abitazioni da cui sono esenti forse quelle di costruzione recente».  

Anche in tema di costi non detraibili, ci sono perplessità sulle scelte. Un esempio: l’isolamento del tetto è una misura compresa nel Superbonus. Ma non l’installazione della linea vita anti caduta, dove non presente, per cui è prevista la detrazione al solo 50%. Peccato perché è una misura fondamentale per consentire l’accesso e le lavorazioni in quota in sicurezza. Altro intervento non detraibile è l’impianto di ventilazione meccanica controllata. Eppure se si pensa che l’installazione di cappotto termico e di nuovi serramenti – pressoché imprescindibili negli edifici sottoposti a salto di classe energetica – comportano una tenuta stagna all’interno dell’abitazione e quindi una maggiore umidità, la necessità di una tecnologia per il ricambio controllato dell’aria diventa importante.

Ci sono diversi aspetti poco chiari, quindi, nella misura del Superbonus. Ma se si pensa alle successive modifiche del dettato normativo nel tempo, già questo è stato fonte di perplessità.

Come pure le Faq, che avrebbero dovuto cercare di chiarire dubbi. «A occuparsene ci sono non uno ma ben tre organismi: Agenzia delle Entrate, ENEA, MEF che hanno predisposto domande frequenti e interpelli in alcuni casi fornendo risposte contrastanti. Un esempio: l’accesso o meno all’superbonus degli edifici collabenti. Questo non aiuta», conclude Martarello.

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