RAEE e riciclo: perché all’Europa potrebbe convenire la gestione virtuosa

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Il riciclo dei RAEE dovrebbe essere incentivato dall’UE. Un obiettivo possibile, spiega il progetto europeo NONTOX, nato per analizzare la sostenibilità e sviluppare tecnologie innovative

RAEE e riciclo: perché all’Europa potrebbe convenire la gestione virtuosa

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Il tema RAEE e riciclo dovrebbe riguardare tutti noi, dato il quantitativo enorme che se ne produce ogni anno. Solo nel 2019 se ne sono generati su scala mondiale circa 53,6 milioni di tonnellate. È come se ogni essere umano ne avesse prodotti 7,3 kg in un anno.

La gestione del riciclo dei RAEE è assai complessa e discutibile. Malgrado in 78 Paesi siano state introdotte politiche dedicate per la loro corretta gestione, a oggi sono solo 9,3 i milioni di tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche documentati, raccolti e correttamente riciclati, corrispondenti al 17,4% della produzione globale di rifiuti elettronici. Gli altri 44,3 milioni di tonnellate non si sa dove vadano a finire. O, peggio, si evita di pensarlo, ma il destino di questi rifiuti elettronici non quantificati ufficialmente sono diversi: dispersi nell’ambiente, bruciati all’aperto (con immani conseguenze tossiche), oppure gettati nei cassonetti o commercializzati illegalmente.

Un peccato grave, perché se gestiti correttamente, i RAEE sono autentiche miniere di prodotti riciclabili. La sola componente plastica in questi rifiuti è superiore al 20% del totale e permette importanti vantaggi ambientali se adeguatamente trattata e riciclata. Inoltre, va considerato il contenuto di materiali di elevato valore, come metalli e non solo. A livello economico ci sarebbero tutte le potenzialità per un loro smaltimento e riciclo, ma anche ambientale: i rifiuti elettronici contengono anche additivi pericolosi, come mercurio, piombo e i ritardanti di fiamma bromurati (BFR).

“L’Europa è al primo posto per la quantità di RAEE documentati e correttamente riciclati, ma comunque solo circa 3,5 Mt/a dei 12 Mt/a totali di RAEE vengono ufficialmente raccolti, e poi smontati, selezionati e lavorati in impianti di rigenerazione. Questo crea dubbi sulla sostenibilità complessiva dell’intera filiera europea del riciclo dei RAEE”, scrive in un articolo scientifico Umberto Arena, insieme a Giovanni Francesco Cardamone e Filomena Ardolino, ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Lo stesso dipartimento è parte integrante del consorzio di centri di ricerca e imprese che hanno dato vita al progetto europeo NONTOX, finanziato dall’UE per 5 milioni. Scopo del progetto, focalizzato su tre flussi di “difficili” rifiuti plastici
quelli da apparecchiature elettriche ed elettroniche, da veicoli fuori uso e da rifiuti da costruzione e demolizione – è sviluppare tecnologie per la rimozione di sostanze pericolose per un recupero sostenibile di risorse.

Non solo: ha già messo in luce la necessità da parte dell’Unione Europea di evitare quanto più possibile l’esportazione dei RAEE, ed in particolare della loro frazione plastica, fuori dall’UE. Se debitamente incentivata e potenziata, la gestione del fine vita di questi rifiuti potrebbe essere un’importante opportunità da sfruttare.

RAEE e riciclo: l’Europa e il progetto NONTOX

Sono diversi i motivi per cui in Europa oggi il connubio tra plastiche da RAEE e riciclo è complesso. Il primo è che il processo di trattamento è tecnologicamente difficile, poiché deve gestire un mix di polimeri diversi, che non possono essere riciclati con le convenzionali tecniche di riciclo meccanico (quelle, cioè, che si applicano normalmente alla plastica da imballaggi). Il secondo motivo è la mancanza di dati affidabili su quantità e composizione della plastica separata dai RAEE (di cui fanno parte i pannelli fotovoltaici) e su quelle inviate ai diversi trattamenti di riciclo o smaltimento. Si aggiungano i costi molto più elevati per il riciclo in Europa, perché ai riciclatori europei è richiesto il rispetto di severe norme ambientali che non si applicano a quelli extra UE, comportando così un problema anche di concorrenza sleale. Infine, ci sono i continui cambiamenti legislativi a livello comunitario che non facilitano per niente le cose.

Si arriva così all’avvio del progetto NONTOX, cui concorrono diversi centri di ricerca internazionali e partner industriali. Si contano 13 partner di sei Paesi diversi: oltre all’Italia sono presenti Finlandia (coordinatrice con l’ente di ricerca VTT), Germania, Spagna, Norvegia e Paesi Bassi.

L’Università Vanvitelli si è occupata della realizzazione di uno studio – all’avanguardia mondiale –che ha portato poi all’articolo pubblicato su Waste Management in cui ha descritto in modo dettagliato le tecnologie oggi adottate per la gestione per la gestione ”responsabile” dei RAEE plastici, cioè quelle in conformità con la direttiva europea, ma anche i trattamenti “sub-standard”, cioè quelli approssimativi e spesso pericolosi che si attuano nei paesi in via di sviluppo, come lo scarico illegale  e la combustione incontrollata. Sono state individuate e quantificate le relative emissioni nei diversi comparti ambientali (aria, acqua, suolo) e stimate la fattibilità tecnica e, soprattutto, la sostenibilità ambientale. Si è usata una tecnica innovativa, nota come “analisi del ciclo di vita” LCA, che consente, attraverso una procedura standardizzata, di calcolare gli enormi contributi negativi dell’esportazione dei rifiuti e dei relativi trattamenti, perlomeno approssimativi, che vengono generalmente adottati fuori dalla UE.

«Lo scenario di gestione ideale di queste plastiche da RAEE completamente conforme alle direttive europee è l’unico che ha un effetto quasi trascurabile sull’ambiente. Ma purtroppo è molto lontano dalla realtà dell’attuale gestione europea di queste plastiche», segnala Umberto Arena, ordinario di Impianti di trattamento dei rifiuti solidi e di Impianti di trattamento degli effluenti inquinanti presso l’ateneo campano.

Tecnologie innovative per il recupero delle plastiche RAEE

Sempre in tema di RAEE e riciclo sarebbe importante considerare lo schema messo a punto dal progetto NONTOX, che considera alcuni processi per la gestione delle plastiche. Rispetto al percorso di gestione delle plastiche RAEE negli scenari odierni, quello messo a punto dal consorzio prevede alcune tecnologie decisamente interessanti.

Una di queste, messa a punto e brevettata dal prestigioso istituto tedesco Fraunhofer, si chiama CreaSolv® è una tecnologia di estrazione selettiva che permette di recuperare la plastica molto pura grazie alla sua specifica solubilità. La caratteristica speciale di tale processo di riciclo è il fatto che il materiale viene purificato a livello molecolare. I contaminanti, come i ritardanti di fiamma bromurati, vengono rimossi pur mantenendo le proprietà del polimero.

Inoltre il progetto ha considerato la pirolisi catalitica, tecnologia di conversione termochimica per convertire i rifiuti di plastica in oli, cioè idrocarburi utili come combustibili o materie prime petrolchimiche. Essa offre un trattamento per i rifiuti plastici difficili (contenenti componenti pericolosi come gli alogeni) che altrimenti vengono inviati all’incenerimento o messi in discarica perché non possono essere riciclati, ma anche per gli scarti (inevitabili) dello stesso processo CreaSolv®.

«Attualmente per i RAEE si impiega il di riciclo meccanico o l’incenerimento, con una frazione attorno al 75% destinato all’esportazione dei rifiuti con destinazione in Paesi dove la gestione è assai discutibile. Obiettivo principale del progetto è verificare la fattibilità tecnica ed ambientale di alcuni processi innovativi, in particolare CreaSolv®, che consente di recuperare diversi polimeri, tra i quali polistirene, ABS e policarbonati, sciogliendoli in opportuni solventi e poi inviare i residui al processo di pirolisi catalitica, da cui si ottengono oli commercializzabili, anche per fini energetici. La combinazione virtuosa di questi due processi potrebbe consentire una gestione a livello europeo incredibilmente più sostenibile e soprattutto suggerire all’UE il divieto, o perlomeno forti limitazioni, all’export di RAEE e contemporaneamente incentivare il loro trattamento e riciclo a livello continentale potenziando impianti ad hoc. Questo contribuirebbe a ridurre in tempi brevi ed in maniera sensibile il livello di inquinamento», conclude Arena.

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