Ottavio Di Blasi associati: Edificio per residenza e uffici – Bari, 1996

L’edificio si situa nel quartiere Poggiofranco a Bari, un’area caratterizzata da un’elevata densità edilizia (7mc/mq), da disordine morfologico e confusione tipologica.
La volumetria di progetto è costituita da due edifici distinti, uno destinato a uso terziario, e uno a uso residenziale per due motivi: da una parte per ottenere maggiori vantaggi funzionali, dall’altra per ridurre l’impatto volumetrico d’insieme enfatizzandone lo sviluppo verticale e la snellezza.
Il piano di lotizzazione ha costretto il progettista a rispettare le sagome planivolumetriche; l’edificio doveva sorgere in un lotto quadrato di circa 40 m di lato e confinare a nord e a est con altri due edifici residenziali già esistenti.
Il contesto con cui Di Blasi doveva confrontarsi è quello tipico dei quartieri di espansione periferica, caratterizzato da eterogeneità di stili, disomogeneità, disordine, dalla presenza di enormi volumi con scarsa caratterizzazione architettonica.
Il progettista ha cercato di relazionarsi con il contesto attraverso la luce, colta come una delle più importanti materie del luogo e attraverso la nitidezza formale come esplicita reazione alla confusione tipologica che caratterizza le nostre periferie.
Le “pelli” in alluminio, che costituiscono le facciate est e ovest, ottenute dalla ripetizione di un unico pannello imbutito, risultano luminosissime, quasi bianche, grazie alle caratteristiche di riflettenza del materiale e realizzano uno strato di transizione tra i volumi abitabili e l’esterno.
L’elevata densità edilizia (7mc/mq), che caratterizza questa zona di periferia, implicava la costruzione di un unico enorme volume. L’idea progettuale dominante è stato il tentativo di smaterializzare questa massa che, altrimenti, come prevista nel piano volumetrico, sarebbe risultata incombente.
L’edificio, la cui struttura portante è in cemento armato di tipo tradizionale (travi, pilastri e solai in pignatta), composta da elementi prefabbricati da assemblare in cantiere, si compone di due corpi di fabbrica compresi tra due “pelli” in alluminio.
Le facciate est e ovest, infatti, sono rivestimenti metallici semplici a lastre imbutite, caratterizzate da pannelli di dimensioni di 160×80 cm e svolgono due funzioni: rivestimento e facciata ventilata.
L’imbutitura è stata scelta dal progettista per soddisfare contemporaneamente le seguenti esigenze estetiche e funzionali:
– Aumentare le prestazioni di resistenza meccanica agendo sulla densità, lo spessore e la geometria della lamiera in alluminio.
– Evitare, in condizioni di pioggia, il trattenimento dell’acqua nei fori e quindi gli eventuali processi di ossidazione.
– Permettere un’illuminazione diffusa anche quando i pannelli sono completamente chiusi. I pannelli forati, infatti, hanno un’elevatissima trasparenza dall’interno verso l’esterno (trasmissione di oltre l’80%), ma contemporaneamente impediscono la vista dall’esterno verso l’interno.
– Impedire la penetrazione dell’acqua nell’intercapedine ventilata.
I pannelli di alluminio preverniciato possono scorrere, in corrispondenza delle logge laterali, imprimendo alla facciata un carattere mutevole nel corso della giornata. La finestra come “buco” scompare e l’effetto che ne consegue in facciata è quello di una grande lastra forata. Questo dettaglio costruttivo permette di movimentare l’intero prospetto e di creare zone protette alla vista e al vento sulle terrazze.
Tale scelta consente la chiusura sia dei balconi e delle terrazze, sia il tamponamento delle pareti cieche, dove diventa una vera e propria facciata ventilata con grandi vantaggi energetici e di cantiere.
Il fatto più interessante del progetto è lo studio relativo alle possibilità di ottenere un risultato complessivo diverso della costruzione; variando alcuni elementi (pannelli) si possono avere diverse configurazioni della facciata.
Il modulo 160×80 cm che si ripete lungo tutta la facciata, infatti, può essere costituito da pannelli modulari in alluminio preverniciato (pannelli forati fissi, pannelli forati scorrevoli, pannelli lisci) oppure sostituiti con serramenti in alluminio delle stesse dimensioni .
La scelta di tali pannelli ha permesso al progettista di soddisfare la richiesta della committenza di avere tagli di alloggi adatti alla vendita con i seguenti requisiti:
1) Flessibilità nella distribuzione funzionale degli spazi interni. La scelta di pannellature mobili forate ha consentito di distruggere la scansione tradizionale di piani e finestre e di organizzare i volumi interni in assoluta libertà senza nessuna preoccupazione per la sagoma esterna dell’edificio.
La tipologia distributiva degli spazi interni, quindi, si articola sullo schema della pianta libera poiché deve rispondere a diverse esigenze funzionali (diverse tipologie di alloggi, di taglio piccolo o grande a seconda delle richieste dell’utenza, e di uffici).
2) Presenza di almeno un balcone per ogni appartamento.
I pannelli scorrevoli in alluminio possono essere posizionati in modo da creare zone protette alla vista e al vento. Questa soluzione risulta molto utile nel caso delle terrazze del blocco residenziale in quanto i pannelli costituiscono la schermatura degli stenditoi, inoltre consentono di creare delle zone all’aperto
protette per rendere più sfruttabile e vivibile lo spazio dei balconi senza essere visti dagli affacci degli immobili adiacenti.
Le lastre che costituiscono le facciate est e ovest, terminano in facciata con due spigoli acuti alti circa 40 m che aggettano sul lato di ingresso rendendo leggibili le facciate laterali dell’edificio come elementi indipendenti dalla struttura. Le lame, nei prospetti nord e sud, in corrispondenza dell’apertura delle logge, appaiono rastremate in modo che l’esilità dello spessore dichiara con immediatezza il tema della ricerca della leggerezza.
Sulle teste l’edificio mostra la sua natura: un montaggio di piani-terrazze appena disegnati dalla leggera trama dell’orditura secondaria dei parapetti e dei montanti verticali. In profondità pannelli colorati secondo varie tonalità di azzurro creano sfumature di colore leggibili in lontananza.
Lo spazio tra i due edifici è occupato dal sistema di scale risolto in modo da avere la massima trasparenza possibile tra i due corpi di fabbrica.
Questo è stato possibile grazie a due accorgimenti tecnico-strutturali:
1) Il sistema di rampe prefabbricate, attraverso l’ottimizzazione della loro forma in sezione, consente di ridurre al minimo il loro spessore sul bordo e quindi, il loro impatto visivo.
2) I telai in acciaio delle vetrate che proteggono la scala (facciata sud) sono quasi impercettibili, infatti, non sono i soli elementi strutturali; nelle rampe prefabbricate sono state predisposte delle boccole filettate come ulteriore sostegno ai pannelli in vetro. La facciata sud che costuisce l’ingresso principale all’edificio, è una vetrata semistrutturale.
I pannelli in vetro (116×160 cm), fissati con collanti siliconici, sono sorretti da travi IPE in acciaio zincato e verniciato e da boccole filettate complete di piastra di collegamento e zanche di ancoraggio predisposte prima del getto in opera della rampa di scale prefabbricata.
Le boccole sono fissate al cassero con bulloni M14 (UNI 3740) in modo da non subire spostamenti durante il getto del calcestruzzo.
Su ciascuna boccola è posizionata una rondella in modo da ottenere uno stacco di qualche millimetro dal filo finito del prefabbricato.
Tale vetrata permette la completa visibilità della struttura delle due rampe, che, esibita nel loro ossessivo incrociarsi, crea un ritmo verticale rompendo, nei fronti aperti, la monotonia data dalla sovrapposizione dei piani orizzontali.
Tale sistema di scale forma una vera e propria trave reticolare verticale che, unitamente ai blocchi ascensori, disposti all’interno degli edifici, è in grado di assicurare resistenza trasversale in caso di azioni sismiche.
L’edificio costruito a Bari dall’architetto Ottavio Di Blasi è un esempio di quello che si potrebbe definire “artigianato evoluto”.
La gestione del progetto è ancora di tipo sostanzialmente tradizionale in quanto il progettista risulta essere ancora l’asse portante dell’intero processo, dalla fase ideativa fino alla fase esecutiva. Cambiano solo gli strumenti che sono di impronta industriale, ma la logica è ancora di tipo artigianale: il progettista ipotizza una soluzione che viene poi verificata attraverso la sperimentazione fino a raggiungere, con l’aiuto dei fornitori e degli specialisti, la soluzione migliore. L’innovazione, in questo progetto, consiste nella sperimentazione tecnica che è stata possibile grazie allo sforzo del progettista di instaurare un rapporto di collaborazione con l’impresa e le industrie fornitrici.
Interessante, infatti, risulta essere, all’interno della prassi processuale, il ruolo dei fornitori che sono già presenti nella fase preliminare del progetto perché dimostra come oggi, in un approccio al costruire che intenda confrontarsi con lo scenario industriale, l’individuazione della soluzione tecnica da utilizzare non è più compito del solo progettista, ma coinvolga tutte le competenze specialistiche fin dall’inizio.
La struttura degli operatori coinvolti nel processo di progettazionecostruzione del complesso residenziale a Bari è la seguente:
Committente: Gruppo Matarrese di Bari
In questo progetto il committente coincide con l’impresa di costruzione.
Generalmente in Italia l’impresa non dispone di una struttura tecnica interna, pertanto affida a un fornitore il “pacchetto” prodotto dal progettista. Essa, nel tentativo di adeguare le soluzioni tecniche alle proprie risorse, spesso finisce con lo snaturare il senso del progetto.
Ottavio Di Blasi non si è limitato a preoccuparsi della fase ideativi del progetto ma anche di quella esecutiva della costruzione.
La definizione della soluzione progettuale è avvenuta grazie a un continuo dialogo tra il progettista e l’impresa (committente) che, con i vincoli posti, ha assunto un ruolo attivo all’interno dell’intero processo sia progettuale che costruttivo.
Gruppo di progettazione: Ottavio Di Blasi Associati
Il progettista si è occupato dei seguenti aspetti del processo:
– elaborazione degli studi preliminari quale strumento di dialogo con il committente;
– elaborazione del progetto di massima con tutti gli elementi tecnici della futura costruzione. In questa fase Di Blasi ha contattato i fornitori in modo da offrire all’impresa già la soluzione tecnica più adeguata al progetto;
– elaborazione degli studi di progetto. In questa fase progettista, impresa e fornitori si sono preoccupati del cantiere e della sua organizzazione.
Sono state per esempio fatte delle prove con la ditta fornitrice Balsamo di Bari per verificare la fattibilità della messa in opera dei pannelli forati, stabilendo i relativi tempi e costi da sottoporre successivamente all’impresa;
– elaborazione degli studi esecutivi. L’elaborazione del progettista non si è esaurita con il progetto. Lo studio di progettazione ha sottoposto all’impresa i disegni dei dettagli relativi alle soluzioni progettuali più significative dell’intera costruzione (aggancio pannello scorrevole in alluminio forato con la struttura in cemento armato, vetrata semistrutturale della facciata sud, sezioni e dimensionamento delle due rampe di scale prefabbricate con i relativi corrimano, infissi delle zone residenziali).
L’impresa ha ridisegnato i particolari costruttivi apportando alcune modifiche al fine di migliorarne l’efficienza, ma lasciando inalterata la proposta tecnica del progettista.
È interessante sottolineare come in questo progetto Di Blasi abbia ridato alle tecniche esecutive la centralità all’interno dell’intero processo progettuale e di costruzione e come questo sia stato possibile proprio grazie all’interazione delle diverse competenze.
Impresa di costruzioni: Gruppo Matarrese di Bari
I vincoli che l’impresa ha imposto al progettista sono stati:
– ottenere il maggior numero possibile di alloggi a un costo di vendita basso;
– flessibilità nella distribuzione funzionale degli spazi interni.
L’edificio doveva offrire diverse tipologie di alloggi (di taglio piccolo e grande) e di uffici;
– presenza di almeno un balcone per ogni appartamento;
– la struttura portante doveva essere di tipo tradizionale in cemento armato (pilastri, travi e solai in pignatta).
Industrie fornitrici: Balsamo di Bari per le facciate in alluminio (infissi, rivestimento in alluminio e lamiere forate) e Regano di Bari per la realizzazione della facciata semistrutturale in acciaio e aggancio vetrata-scala.
Generalmente è l’impresa che gestisce i rapporti con i fornitori all’interno del processo di costruzione; nell’edificio a Bari, invece, si è verificato un rapporto fornitori-progettisti già nella fase pre-progettuale.

Bibliografia
AaVv, (1993), «Centro residenziale e terziario», GB Progetti. Cronache di progetto, apr., pp.128-129.
Baldassini Niccolò (1994), «Tecnologia e tradizione», L’Arca, n. 88 dic., pp. 77 80.
(1995), «Sperimentazione e innovazione», L’Arca, gen., n. 89, pp.78-83.
Benini Mario, (1991), «Dal muro alla pelle», L’Arca, n.46, feb., pp.68-73.
Di Blasi Ottavio, (1990), «Renzo Piano. Libreria Teso, Fontana Arte», Domus, n. 712, gen., pp. 76-79.
Dorigati Remo, (1996), «La leggerezza in periferia», L’Arca, n. 105, giu., pp.54-59.

Biografia
Ottavio Di Blasi è nato a Milano nel 1954 e si è laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1980.
Tra il 1979 e il 1989 è stato uno dei più stretti collaboratori di Renzo Piano. Ha condotto, come membro del Building Workshop e del Design Teamdi Renzo Piano, in qualità di responsabile di progetto di diversi lavori, tra i quali il nuovo stadio di Bari.
Ha aperto il proprio studio professionale a Milano in associazione con Paolo Simonetti nel 1988.
Tra i lavori più recenti si ricordano: i due edifici di civile abitazione a Zoppè di Cadore (Belluno) del 1993-95, la Consultion Internazionale pour le Grand Stade de Paris con Renzo Piano e Jourda-Perraudin nel 1994; il centro residenziale e terziario a Bari del 1992-1994; il progetto per il riuso e la riqualificazione della Basilica di Aquileia del 1994-95.
Ha partecipato al concorso nazionale “La città e il mare” per la realizzazione di un progetto di edilizia residenziale per lo IACP di Bari, classificandosi al primo posto.
Nell’anno accademico 1993-94 è stato professore a contratto tenendo un corso integrativo di Cultura tecnologica della progettazione presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano dove, per l’anno accademico 1996-1997 è stato professore a contratto responsabile di un Laboratorio di costruzione dell’architettura 1.

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