Il rilievo digitale dei beni architettonici

Punto di partenza fondamentale, per una buona riuscita del progetto di restauro virtuale, è la documentazione fotografica, progettata considerando tutte le caratteristiche del bene in oggetto, in modo da risultare il più possibile completa.
In particolare, la copertura fotografica da utilizzare per la restituzione grafica deve prevedere riprese ortogonali con il piano della pellicola parallelo alla facciata.
Nei casi in cui le condizioni operative non consentano una ripresa perfettamente ortogonale, si devono realizzare riprese parziali dei prospetti ponendo l’attenzione sullo spazio di sovrapposizione dei fotogrammi, che deve essere di almeno un quinto dell’immagine precedente.
Pertanto, in presenza di edifici con altezze tali da non consentire riprese ortogonali o situati su strade di ampiezza ridotta, bisogna prevedere l’utilizzo di dispositivi che, portando la fotocamera in quota, diano la possibilità di effettuare riprese da terra mediante comando remoto o da pc portatile.
In questo modo è possibile, definiti i parametri di ripresa, l’inquadratura e la qualità dell’immagine, effettuarne il rilievo mediante una “strisciata” secondo una modalità del rilevamento fotogrammetrico da aeromobile.
Per questo scopo è stato sperimentato l’utilizzo di un particolare stativo in grado di portare gli apparecchi fotografici ad altezza massima di 10 m, mantenendosi in condizioni di sufficiente stabilità ed ortogonalità rispetto alle superfici da fotografare.
Inoltre, l’esecuzione di rilievi digitali utilizzando idonei programmi di fotogrammetria che, partendo dalle immagini fotografiche digitali, restituiscono il manufatto edilizio nella sua totalità morfologica e geometrica, ha permesso di inserire un altro tassello nella definizione di una procedura che semplificasse al massimo anche la fase di restituzione delle immagini.
E’ stato utilizzato a questo scopo il software ARCHIS, con il quale sono stati effettuati i raddrizzamenti delle immagini, la scalatura delle stesse ed infine la mosaicatura di due o più immagini che hanno restituito i prospetti degli edifici nella loro totalità e dimensione reale.
Il risultato così ottenuto non definisce il prodotto finale, bensì solo una base generale su cui operare. Infatti è necessario trattare a parte gli elementi caratterizzanti il manufatto, quali: finestre, portali, cornicioni, sculture, bassorilievi e sculture.

Il caso del Palazzo Sylos, Vulpano di Bitonto
Il rilievo di Palazzo Sylos –Vulpano si presta ad illustrare il metodo prima esposto. L’edificio, ubicato all’interno del nucleo più antico della città di Bitonto, è un luminoso esempio della perfezione costruttiva e decorativa raggiunta dalle maestranze locali allo scorcio del sec. XV, caratterizzato dalla qualità della lavorazione dei paramenti lapidei realizzati in conci di pietra calcarea perfettamente squadrati.
In basso emerge la bellezza del portale che è da considerare un vero arco di trionfo con colonnine aggettanti sotto l’arco inquadrato in un rettangolo secondo uno schema architettonico prevalso a Napoli nel periodo della dominazione Aragonese, mentre il primo piano è caratterizzato da quattro finestre decorate da delicati motivi rinascimentali e dalla presenza di statue disposte ai limiti del prospetto principale.
Ma l’elemento più prezioso è rappresentato, all’interno dell’androne, dal loggiato costituito da due livelli su colonne, suddiviso da un bassorilievo dalla complessa e ricca decorazione rappresentante temi allegorici, insieme agli stemmi delle famiglie responsabili della costruzione dell’edificio.

Il rilievo fotogrammetrico digitale
La particolare conformazione urbanistica del centro storico di Bitonto, caratterizzata da strade strette e tortuose, ha condizionato pesantemente le operazioni di rilievo fotogrammetrico del manufatto.
Pertanto, la necessità di eseguire riprese con l’asse della fotocamera perpendicolare al piano dell’edificio ha imposto l’uso dello stativo prima descritto, permettendo di effettuare sia il rilievo generale del manufatto che il dettaglio dei particolari costrutti e decorativi di pregio.
La possibilità di portare in quota la fotocamera digitale ha velocizzato il lavoro “in campagna” e migliorato notevolmente la qualità e la precisione del rilievo.
L’elaborazione delle immagini rilevate è stata suddivisa in due parti: la prima di inquadramento e di costruzione generale dei prospetti utilizzando le misurazioni del rilievo topografico, la seconda di dettaglio dei particolari costruttivi, che ha portato alla definizione di abachi di ogni elemento architettonico o decorativo. Il prodotto finale è stato la rappresentazione dell’edificio mediante rilievi digitali.
La procedura utilizzata, sin qui sinteticamente descritta, è uno dei prodotti originali della ricerca; essa offre al progettista la possibilità di esaminare l’oggetto in tutta la sua complessità morfologica, individuando e selezionando per tipologie i diversi livelli di degrado, permettendogli di stabilire gli interventi progettuali necessari al restauro dell’edificio.
Inoltre, con l’utilizzo di software dedicati, si possono simulare sul rilievo digitale la quasi totalità degli interventi di restauro di tipo “superficiale”, visualizzandoli in anteprima.
Modificando solo l’immagine digitale, le proposte progettuali sono valutabili direttamente attraverso uno strumento di facile ed immediata lettura.
La possibilità di agire esclusivamente sulle immagini offre opportunità concrete anche in tutti quei casi di ricostruzione totale o parziale dei beni, deteriorati o parzialmente distrutti dal tempo o da calamità, permettendo il recupero della memoria storica, ad esempio attraverso interventi di anastilosi digitale delle parti mancanti.
Si definisce così un risultato metodologico, che offre alla media e piccola impresa, ai tecnici del settore ed infine alle amministrazioni locali e pubbliche operanti nel settore del restauro edilizio e più in generale della conservazione dei beni culturali architettonici, uno strumento di facile utilizzo ed a costi contenuti.
Il rilievo ed il progetto di restauro così proposti dalla ricerca richiedono un cambio di mentalità da parte dei possibili utenti e la definizione di una nuova figura di tecnico. Diplomato o laureato, è necessario che sia “esperto” nell’utilizzo delle procedure descritte nell’articolo, formatosi presso corsi di specializzazione come quelli in via di definizione da parte dell’ITC sezione di Bari.
La sintesi finale del progetto è visitabile in rete al sito “Fabbrica” all’indirizzo http://fabrica.ba.cnr.it.

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