Il nuovo Marine Institute in Irlanda: uno spettacolo sul mare

“É un posto ideale” lo descrive Ciaran O’ Connor, architetto capo dell’Office of Public Works (Ministero dei Lavori Pubblici), che ha diretto il gruppo dei progettisti.”Viene da pensare di essere in vacanza.”
E anche uno dei direttori dell’istituto ha avuto la stessa sensazione: ha dato ai 180 ricercatori e dipendenti amministrativi due settimane per adattarsi al loro nuovo ambiente, e poi ha detto loro che avrebbero dovuto distogliere lo sguardo dal paesaggio.
Tuttavia anche l’interno è estremamente attraente.
Dovunque si guardi, O’ Connor e il suo gruppo hanno compensato la freddezza asettica di un complesso di ricerca con il calore e l’aspetto del legno.
Fra le molte ragioni per utilizzare il legno, O’ Connor cita per prime le sue credenziali ecologiche, ma dice “ la ragione principale sta nella sua facilità di impiego e nella facilità con cui può essere formato e sagomato, e nel fatto che può essere usato per ottenere tanti diversi effetti.”
E certamente degli effetti si sono ottenuti – a partire da pavimenti, porte e finestre, fino ai rivestimenti delle pareti, all’arredamento, ai soffitti – il legno fa sempre parte del panorama interno.
Nel complesso al cantiere è arrivato legname di oltre 50 specie, fra specie tropicali e delle zone temperate provenienti da foreste gestite in maniera sostenibile.
L’edificio, una costruzione in blocchi di calcestruzzo e in acciaio, consiste in una mezzaluna che rispecchia la curvatura della costa, mentre sul retro stanno i blocchi rettilinei dei laboratori, da cui comunque anche i ricercatori possono godersi il bel panorama.
“É la combinazione di una struttura tipo molto razionale e di una composizione planimetrica più romantica per le aree adibite a utilizzi meno strettamente definiti,” ha detto O’ Connor.
Mentre le specifiche per i laboratori erano piuttosto rigide, O’ Connor ha potuto sbizzarrirsi col legno dall’altra parte della porta. Qui le aree di relax, con le pareti rivestite di panneli di American ash (frassino americano) su feltro acustico, con pavimenti realizzati da Junckers in quercia massiccia e con mobili imbottiti, determinano un cambiamento totale di atmosfera rispetto all’ambiente asettico e monotono dei laboratori.
“Ho realizzato queste aree in legno, in modo che quando i ricercatori escono dai loro laboratori si trovino in uno spazio che sia decisamente antitetico.
Indossano ancora i loro camici, ma sono immersi in un ambiente molto più piacevole” ci ha detto O’ Connor, aggiungendo che questi spazi sono anche molto più luminosi.
I pavimenti di quercia e le pannellature di frassino delle pareti sono ripresi in altre zone dell’edificio e, dove è importante un efficiente controllo delle caratteristiche acustiche, anche i soffitti sono rivestiti di frassino (trattato con DRICON per ottenere la classe 0 di reazione al fuoco (secondo BS 476)) montato su feltro acustico.

Il frassino e l’acustica
Il frassino è finito con una superficie curva, secondo una tecnica che O’ Connor ha imparato anni fa durante il lavoro di restauro di una chiesa in Germania.
La chiesa era utilizzata per concerti vocali barocchi ed era cruciale che il restauro non alterasse la qualità acustica dell’edificio.
“Smontando parte dei soffitti ci siamo accorti che le superficie esterne delle tavole erano curve” ci ha raccontato O’ Connor, che paragona le prestazioni del legno sagomato alle caratteristiche di riflessione di uno specchio curvo.
“Il frassino è sagomato con una faccia curva, è come la curvatura di uno specchio cilindrico, che funziona bene acusticamente perché disperde il suono in più direzioni. Il suono non rimbalza direttamente verso di voi, che così non avvertite un’eco.” ci ha detto.
Il soffitto sagomato è stato usato con buoni risultati anche nell’atrio principale, dove il pavimento di granito, le pareti intonacate e ampie superficie vetrate avrebbero potuto rendere aspro il primo impatto acustico con l’edificio.

Estetica del legno
I profili arrotondati hanno comportato un altro vantaggio inatteso.
“Abbiamo scoperto che fresando il frassino perpendicolarmente alla fibra per conferirgli quella forma particolare si evidenziavano magnificamente le sue venature.
Questa lavorazione gli conferiva un aspetto del tutto diverso da quello ottenuto lavorando con tagli longitudinali.” ha detto O’ Connor.
Anche le porte sono state usate in tutto l’edificio per esplorare e sfoggiare la grande varietà di colori e tessiture delle diverse specie legnose.
C’è per così dire una gerarchia per le porte e la loro progettazione.
Le porte d’ingresso ai laboratori e alle altre aree destinate al personale presentano semplici motivi ottenuti accostando impiallacciature di faggio e ciliegio, mentre quelle che danno su altre aree, come le sale di riunione, presentano elaborati intarsi di circa 14 specie.
Il gruppo dei progettisti chiama scherzosamente queste porte “porte Mondrian”, da quando un visitatore ha chiesto, del tutto in buona fede, se le geometrie dei disegni, con le loro linee scure di latifoglie africane, fossero state ispirate dal pittore olandese.
In queste porte sono stati utilizzati tranciati di frassino, koto, acero, white beech (Gmelina fasciculiflora Benth.), radica di acero a occhio di pernice, wenge, red elm (Olmo rosso, Ulmus rubra Muehlerb), faggio evaporato tranciato “all’italiana”, quercia irlandese, sapele, teak e noce tranciati “all’italiana”, e palissandro.
L’accostamento di specie indigene ed esotiche riflette l’attività del Marine Institute nelle acque irlandesi e i legami con le ricerche svolte in tutto il mondo.
Oltre alla grande varietà di specie, le porte presentano accostamenti di piallacci sfogliati e tranciati sul quarto, ognuno dei quali fa spiccare differenti qualità estetiche del legno- “É stata un’esplorazione dei caratteri dei diversi legnami,” ha detto O’ Connor, e questo sembra aver procurato al gruppo di architetti, mentre sviluppavano il progetto, un piacere pari a quello goduto dai visitatori dell’istituto che ne ammirano i risultati.
“Cercavamo di capire che colori ed effetti avreste notato alle diverse distanze. Avvicinandovi, alla distanza diciamo di 15 – 20 metri, lo avreste considerato un motivo astratto, ma più da vicino, se davvero volete osservare il legno, emerge una grande varietà di dettagli.” ha detto O’ Connor.
Le “porte Mondrian” hanno suscitato un tale interesse fra i visitatori che il gruppo di O’ Connor ha preparato un disegno che indica le differenti specie di legno usate. Questo interesse conferma l’affermazione di O’ Connor che “la gente risponde bene al legno”. “Esso conferisce calore a un edificio e, benché la luce richieda altre superficie che la riflettano, il legno la ammorbidisce.”

Il legno e l’illuminazione dell’edificio
Il passaggio della luce è stato un’altra considerazione progettuale. “Il legno riflette soltanto il 30% della luce , contro circa l’80% riflesso da un intonaco dipinto di bianco,” ha detto O’ Connor, “Qui all’OPW scherziamo sempre sul fatto che se non vogliamo che sembri di stare in una sauna dobbiamo fare entrare la luce da più vie differenti”.
Con le pannellature di frassino, i pavimenti di quercia, le carpenterie in ciliegio, American white oak e acero, la strategia anti-sauna è consistita nel fare arrivare la luce da almeno due direzioni in ogni zona, per la maggior parte attraverso le finestre di iroko, alcune delle quali si estendono per tutta l’altezza delle pareti.
Questa specie legnosa di grande durabilità non è stata trattata, e verrà lasciata invecchiare naturalmente esponendola al clima dell’oceano Atlantico.
O’Connor e il gruppo dell’OPW hanno impiegato il legno in molti edifici nel corso degli ultimi 15 anni, e in particolare hanno affinato alcune tecniche lavorando all’ EU Food and Veterinary Office (Ufficio alimentare e veterinario dell’Unione Europea) a Dunsany, vicino a Dublino. “In quel lavoro abbiamo sviluppato moltissimo i dettagli” ci ha detto “cosicché qui abbiamo i cugini e i nipoti di quei dettagli.”.
Adesso che l’edificio è completato ed è in uso, O’ Connor è compiaciuto del risultato, se non addirittura un po’ invidioso di chi lo abita. “ É una realizzazione straordinariamente bella: penso che abbiamo reso giustizia al luogo. Io sarei senz’altro felice di lavorare laggiù”.

Appaltatori: John Sisk & Son Ltd, Galway
Sub Appaltatori per le finiture in legno: Woodfit, Athlone
Gestione del progetto strutturale e architettonico: Office of Public Works, Dublin
Architettura del paesaggio: Office of Public Works, Dublin
Pavimenti: Junckers Ltd

L’AHEC (American Hardwood Export Council) è l’associazione che rappresenta a livello internazionale l’industria statunitense del legno di latifoglia.
Per ulteriori informazioni
e-mail: [email protected]
www.ahec-europe.org

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