Criteri di trasformazione e recupero di interventi incongrui in edifici di rilevanza storica

Il progetto presentato ha per oggetto il restauro e la messa a norma impiantistica e di sicurezza della scuola elementare e materna del Comune di Rivoli, presso Torino, denominata “Casa del Sole” anche ai fini del recupero di interventi incongrui realizzati intorno agli anni ’70.

Premessa
Chi è impegnato professionalmente nel settore del restauro di edifici o nella riqualificazione di comparti urbani di valore architettonico e testimoniale si deve misurare sempre più non soltanto con le preesistenze storiche ma anche con l’insieme di trasformazioni talvolta rilevanti che i suddetti oggetti hanno subito nel tempo, in modo particolare quando essi hanno avuto una continuità di fruizione nell’ambito di diverse modalità di utilizzo. Anche nei casi nei quali la trasformazione è stata guidata da un progetto organico non sempre si è valutato correttamente il valore del fabbricato oggetto di intervento, anche a causa di una troppo frequente sottovalutazione del momento conoscitivo, in particolare per quanto si riferisce agli aspetti materico-costruttivi piuttosto che alla semplice configurazione geometrica della fabbrica; la disaffezione per gli aspetti tecnologici a favore di una predominanza del linguaggio architettonico svuotato della cultura del fare ha portato alla diffusione di interventi oggi non più condivisibili. L’atto progettuale deve ritornare sempre più frequentemente ad esprimersi a partire dall’umile approccio alla fabbrica intesa come sistema di diverse componenti architettoniche, funzionali, costruttive e tecnologico-materiche, secondo quanto ci insegnano gli antichi, e dalla comprensione del processo tipologico di trasformazione dell’edificio in rapporto al contesto storico-ambientale. Nell’ambito di tale processo di conoscenza si ritiene che lo studio degli aspetti tecnologici e costruttivi, legati anche alla Manualistica storica, ed una corretta rappresentazione degli stessi nell’ambito del progetto consentano lo sviluppo di criteri d’intervento più rispettosi e attenti al contesto, nell’ottica del superamento di fenomeni imitativi per definire nuove regole progettuali. Tanto più che l’attuale contesto normativo, e tale fatto assume una rilevanza fondamentale nel caso di edifici scolastici come quello presentato nel presente contributo, non permetterebbe in ogni caso un mero ritorno al passato.
Il caso di studio presentato nasce da una scelta coraggiosa del Comune di Rivoli il quale ha emanato un bando per il conferimento del progetto di restauro e di messa a norma impiantistica (1) dell’edificio scolastico denominato “Casa del Sole”, sito in viale Nuvoli, prevedendo una disponibilità economica e di risorse tale da garantire lo sviluppo di un progetto globale di qualità.

Il contesto storico
L’edificio oggetto di intervento fu realizzato nel 1922-23 per ospitare una colonia profilattica di cura per bambini che vivevano a contatto con malati di tubercolosi, nell’ambito di una più ampia gamma di interventi per la prevenzione delle malattie dell’infanzia (2).
Il fondatore, Napoleone Leumann, imprenditore locale illuminato, promuove la realizzazione di una struttura autonoma a seguito di numerosi altri interventi a favore delle città di Collegno e Rivoli, affidando il progetto per la colonia all’Ing. Eugenio Mollino e la realizzazione dei lavori all’impresa Malnato, che assume gli operai nella zona di Rivoli.
Alla costruzione centrale, sede della colonia, Mollino aggiunge quella di un rustico-portineria da adibire ad abitazione del custode; più tardi nel 1926 vengono edificati due padiglioni adibiti a parlatorio per i ricoverati. Al fine di limitare quanto più possibile i contrasti con i residenti limitrofi, il Leumann sceglie di rispettare i caratteri stilistici della zona legati alle abitazioni signorili, contrariamente ai principi allora in voga da parte degli igienisti che proponevano, per strutture di profilassi, la semplicità dell’esecuzione e il risparmio sui costi.
All’interno la colonia è attrezzata per la vita residenziale in base a principi di semplicità degli arredi e di luminosità dei locali. Come emerge dalla bibliografia storica la colonia viene apprezzata per la sua igienicità, per l’organizzazione degli ampi spazi interni e per la funzionalità degli impianti tanto da essere citata come “modello di riferimento per la profilassi preventiva” da parte di medici igienisti inviati in visita dalla Società delle Nazioni nel 1928. Successivamente la colonia passa progressivamente ad un controllo sempre maggiore dell’amministrazione pubblica locale che sfocerà, molto più tardi, nella decisione di trasformarla in edificio scolastico.

Il contesto ambientale e architettonico
L’area di intervento è composta da un ampio parco con alberature di rilevanti dimensioni impiantate al momento dell’edificazione del corpo principale dell’edificio. All’interno dell’area sono presenti altri due piccoli edifici, realizzati comunque prima del 1930, e adibiti ad alloggi del custode e pertinenze: uno di essi è attualmente occupato dalla direzione didattica della scuola. Come emerge dalle notizie storiche che ci provengono dall’archivio del sanatorio gli stilemi architettonici usati per la costruzione dell’edificio erano fondati su uno stretto rapporto di dipendenza e mediazione rispetto ai caratteri architettonici degli edifici confinanti, di stampo alto borghese, in quanto l’intero quartiere, adagiato sulle colline rivolesi, si è caratterizzato sin dai primi ‘900 come quartiere residenziale di prestigio.
Negli anni ’70, ed in particolare nel 1976 l’area è stata adibita a plesso scolastico con l’introduzione di una scuola elementare (cinque classi) e di una scuola materna (tre classi): ciò ha determinato l’insorgere di esigenze di adattamento degli spazi e di ampliamento degli stessi, a causa dell’introduzione di spazi di servizio alle attività scolastiche, quali la palestra, il refettorio ed i servizi. L’edificio originario, composto da un blocco centrale a due piani e da due dipendenze laterali staccate, non era più sufficiente e pertanto si è provveduto alla realizzazione di un ampliamento consistente che non solo ha modificato radicalmente la configurazione architettonica e distributiva dell’edificio ma ne ha anche alterato il rapporto con il contesto ambientale. I criteri utilizzati per l’intervento suddetto si basavano sulla necessità di evidenziare quanto più possibile il nuovo rispetto al “vecchio” attraverso un diverso linguaggio architettonico e l’applicazione di diversi materiali. Nello specifico gli ampliamenti infatti sono caratterizzati da partizioni verticali in ferro e vetro, da solai con solette monolitiche di calcestruzzo armato e da coperture con terrazzi in piastrelle di cemento. Dal punto di vista distributivo il corpo centrale dell’edificio scolastico si sviluppa su tre livelli: nel piano rialzato si trovano le aule della scuola materna e parte della scuola elementare, i locali degli insegnanti e del personale non docente; nel piano primo ci sono principalmente le aule della scuola elementare e alcuni laboratori per attività interdisciplinari; il sottotetto, a cui si accede tramite una piccola scala di servizio originaria e molto aggraziata, mostra l’intera struttura a capriate e tavole in legno della copertura collegate ad incastro, con l’utilizzo minimo di chioderia. Affiancati lateralmente al corpo principale ci sono due corpi simmetrici, che si sviluppano su un solo piano e presentano in copertura delle terrazze praticabili con un coronamento di parapetti modanati in cemento prefabbricato trattato a finto travertino.
L’edificio è stato modificato radicalmente al piano rialzato, ove sono stati eseguiti ampliamenti sul lato nord e due collegamenti coperti con rampe inclinate tra il corpo principale e le dipendenze laterali, ricavando spazi di distribuzione, spazi di servizio e spazi ad utilizzo specifico (palestra e refettorio).
La realizzazione degli ampliamenti sul lato nord ha determinato la demolizione di una balaustra originaria in pietra e calcestruzzo intonacato che racchiudeva l’intero edificio costituendone una scenografia essenziale. Il rapporto tra le pendenze naturali del terreno e quindi la configurazione del parco e la fabbrica sono state anch’esse modificate, anche a causa della realizzazione di una rampa seminterrata di accesso alla palazzina della direzione didattica.
In sintesi l’attuale progetto ha dovuto affrontare diverse problematiche: l’intervento sull’edificio originario, di rilevante valore architettonico, l’intervento sulle parti di recente costruzione, caratterizzate da un linguaggio moderno in contrapposizione all’antico e l’intervento sugli edifici di pertinenza, ricercando consistenti economie di scala, uniformità di intervento e controllo dei tempi di esecuzione.

Il contesto normativo
Il progetto di restauro trova fondamento nella necessità di realizzare un pieno adeguamento alle sempre più complesse norme igienico-sanitarie e impiantistiche e allo stesso tempo nella urgenza di interventi di consolidamento e impermeabilizzazione della copertura, caratterizzata da numerose infiltrazioni. Inoltre l’attuale manto di copertura in lastre di cemento amianto risulta non più ammesso dalle norme vigenti ed in particolare dal D.M. 6/09/1994 relativo allo smaltimento dell’amianto nelle costruzioni: l’intervento di rimozione risulta di estrema urgenza anche in considerazione della giovanissima età degli utenti del fabbricato. Il programma stabilito dalla pubblica amministrazione permette di realizzare un intervento che oltre a migliorare la funzionalità della struttura ed eliminare il problema della presenza di materiali cancerogeni consenta di sostituire le parti realizzate nel 1976 con altre che per linguaggio architettonico, tecniche di messa in opera e materiali siano più congruenti con l’edificio originario e con il contesto ambientale di riferimento. L’intervento di restauro inoltre ha permesso, tramite alcune scelte non invasive e fondate sul principio dell’analogia costruttiva, di ottenere un miglioramento del comportamento della struttura rispetto alle norme specifiche relative agli edifici scolastici (D.M. 18/12/1975) e alle norme per il superamento delle barriere architettoniche (L. 13/89, D.P.R. 503/96), nonché rispetto alle condizioni statico-strutturali. La confluenza di norme afferenti ad ambiti diversi di tipo igienico-sanitario, impiantistico e di vincolo architettonico ha attivato una complessa ricerca del punto di equilibrio specifico per il contesto di intervento in rapporto all’effettivo valore architettonico della fabbrica. La fase di analisi dell’edificio è stata completata nei diversi aspetti afferenti non solo alla conformazione geometrico-dimensionale dello stesso e ai caratteri tecnologico-costruttivi ma anche al sistema prestazionale di riferimento riguardo al benessere igrotermico, all’acustica (Circ. M.LL.PP. 3150/67) e al benessere visivo. Di particolare aiuto a questo proposito è stato l’approntamento di schede di analisi fondate sulla scomposizione dell’edificio introdotta dalla norma Uni 8290 che hanno poi costituito la base per la redazione del disciplinare descrittivo prestazionale previsto dal vigente regolamento attuativo della legge sugli appalti pubblici (D.P.R. 554/99).

Lo stato di conservazione e le prestazioni funzionali residue
Gli ambienti di più recente edificazione sono quasi totalmente interrati, ricevono luce solo lateralmente (come nel caso della palestra e della mensa) e per questo risultano poco salubri dal punto di vista igienico. Dal punto di vista distributivo emerge la necessità della riorganizzazione degli spazi da destinare alle due utenze presenti (scuola materna ed elementare), mentre dal punto di vista strutturale l’edificio è generalmente in buone condizioni. L’analisi del degrado ha evidenziato una situazione particolarmente impegnativa nella copertura; la quale si presenta sottodimensionata nei suoi elementi portanti, alcuni dei quali portano ancora pesantemente i segni di un incendio e di numerose infiltrazioni d’acqua meteorica. Dal punto di vista igienico-sanitario, oltre al necessario rifacimento dei bagni e all’inserimento di servizi per disabili, va rilevata l’inadeguatezza igienica del locale refettorio e della palestra, la diffusione di problemi di riverberazione e trasmissione dei rumori in alcune vani dei piani rialzato e primo e la presenza del manto di copertura in cemento-amianto, parzialmente riparato in più zone.

I criteri del progetto
L’intervento in oggetto provvede a sanare il degrado della copertura, ad adeguare l’interno dell’edificio alle normative in materia di sicurezza, igiene e superamento delle barriere architettoniche garantendo così anche una organica riorganizzazione interna e una migliore articolazione funzionale fra le due utenze presenti.
Dal punto di vista architettonico si è proposta la ricostruzione del muro controterra del lato nord e del parapetto di protezione in pietra e cemento intonacato presente nelle foto storiche, demolendo l’attuale cavedio in calcestruzzo armato e riportando il terreno al suo livello originario. Ciò ha consentito di realizzare un arretramento del muro stesso fino ad ottenere un percorso di circa 3 metri di larghezza migliorando le prestazioni igienico-sanitarie dei vani a Nord, ed in particolare del refettorio e della palestra, che presentavano problemi di carattere ambientale (umidità, condizioni insufficienti di areazione e di illuminazione). La riapertura del passaggio sul lato nord così come era in origine consente di riportare il retro del giardino alla quota originaria riassegnando al prospetto la sua giusta proporzione.
L’intervento architettonico si completa con il ridisegno delle parti aggiunte nel 1976 applicando il medesimo criterio con cui furono eseguiti gli ampliamenti degli anni ‘20/’30. Allora, infatti, gli ampliamenti, pur diversi dall’originale, ne riproponevano lo stile, i materiali ed i colori ottenendo sempre un insieme unitario e coerente pur nelle sue stratificazioni. Per questo il progetto prevede la rimozione di tutti i parapetti in tubolare di ferro e pietra e di tutti i fronti in ferro e vetro sostituendoli con quinte in muratura dotate di aperture stilisticamente congrue con quelle originarie: tali quinte sono tuttavia staccate dalle strutture preesistenti da piccole fessure vetrate, che ne consentono una precisa lettura. Tutti i nuovi parapetti esterni necessari per garantire la sicurezza d’uso saranno rifatti come quelli originari ricomponendo l’omogeneità dei fronti e contribuendo a valorizzare quella continuità stilistica che era presente nel progetto originario.
Dal punto di vista strutturale l’intervento si è concentrato prevalentemente sul consolidamento statico della struttura lignea di copertura, caratterizzata dalla presenza di elementi bruciati, probabilmente rimessi in opera dopo un precedente incendio in epoca bellica.
Per le capriate composte si dovrà prevedere l’inserimento di ritegni trasversali in corrispondenza della mezzeria dei puntoni, per ridurre la lunghezza libera di inflessione degli stessi, e un raddoppio della sezione dei puntoni stessi. Dovranno poi essere opportunamente rinforzati i collegamenti nei nodi della capriata tra gli elementi in legno che la compongono e gli appoggi sulle capriate dei legni principali e secondari della copertura.
Per le capriate semplici si dovrà prevedere l’inserimento di elementi di controventamento per limitare la lunghezza libera di inflessione dei puntoni e rinforzi localizzati, per l’orditura principale (colmi, compluvi e displuvi), deteriorata, parzialmente bruciata, o sottodimensionata, si prevede un consolidamento mediante l’affiancamento all’elemento strutturale esistente di un nuovo trave di legno inchiodato all’elemento in legno esistente, per i travetti deteriorati o parzialmente bruciati, e per quelli con la luce superiore a ml. 2,60 si prevede un consolidamento mediante l’affiancamento al travetto esistente di un nuovo travetto con sezione trasversale di cm. 4,50 x 19 inchiodato a quello esistente. Per quanto si riferisce al quadro prestazionale degli elementi introdotti, sia edili che impiantistici, la filosofia generale del progetto è basata sulla scelta di materiali e componenti atti ad integrarsi quanto più possibile con i caratteri architettonici presenti e allo stesso tempo a garantire economia di gestione ed elevata durabilità. La scelta effettuata in accordo con la Soprintendenza, di realizzare un nuovo manto in lastre di eternit biologico di forma uguale a quelle esistenti consente di non modificare le condizioni di carico della struttura di copertura rispettando pertanto la concezione strutturale della fabbrica. Le prestazioni ambientali vengono garantite dalla posa di un pannello di isolante appoggiato al solaio di sottotetto e coperto da un sottile massetto in calcestruzzo.
Dal punto di vista della messa a norma degli impianti si procede mediante una sostituzione completa delle parti a funzionalità obsoleta oltre ad un incremento delle potenzialità ove necessario, garantendo una migliore resa e un evidente risparmio nella gestione della scuola. La messa a norma di tutte le installazioni ed impianti porta evidenti benefici anche dal punto di vista della sicurezza d’uso del fabbricato, particolarmente importante in quanto ospita persone di giovane e giovanissima età, non tutte in grado di gestire autonomamente situazioni di pericolo eventuali. Tale migliore livello di sicurezza è inoltre incrementato dalla realizzazione di un impianto antincendio. La posa di vetri antisfondamento negli infissi esterni contribuisce alla ulteriore eliminazione di situazioni di pericolo per gli alunni.
La gestione del bene scolastico diviene certamente più agevole ed economica in funzione degli elementi tecnologici introdotti e della riduzione delle molte superfici in ferro e vetro dell’ampliamento del 1976, le quali costituivano elementi disperdenti di significativa dimensione. Si segnala inoltre l’inserimento di un controsoffitto intonacato con elevate prestazioni acustiche nella palestra e nel refettorio posti al piano rialzato, nonché la posa di un controsoffitto REI su tutto il solaio del piano primo in modo da ottenere una perfetta compartimentazione della copertura in legno.

Conclusioni
Anche se gli orientamenti perseguiti nel progetto attendono a tutt’oggi la verifica sul campo, ovvero la loro applicazione in cantiere, appare evidente come il caso esaminato ci costringa a riflettere sulle modalità di intervento sugli edifici di valore storico-testimoniale che hanno subito in tempi anche recenti, consistenti modificazioni funzionali e architettoniche: la presenza di una committenza attenta alla qualità globale del progetto e disponibile ad investire risorse secondo logiche di superamento dei tanto diffusi investimenti a pioggia ha permesso di proporre un intervento che recuperasse la concezione costruttiva originaria dell’edificio e tramite essa, la sua configurazione architettonica più completa, pur nell’ambito della ricerca del pieno soddisfacimento del sistema prestazionale richiesto dalle normative attuali, particolarmente esigenti nell’ambito delle attività scolastiche: si è compiuta pertanto una felice quanto possibile sintesi tra preesistenza, norma e atto progettuale.

Note
(1) Il progetto è stato coordinato dall’arch. Elisabetta Ansaloni Zivieri dello Studio Associato Progetto Ambiente, nell’ambito dell’associazione temporanea di professionisti In.genia di Modena.
(2) Le note storiche sono tratte da: Gian Albino Testa e Mariella Torasso, “La colonia profilattica Napoleone Leumann”, Deputazione Subalpina di Storia Patria, Torino, Palazzo Carignano 1982, dallo “Statuto della colonia profilattica Fondazione Napoleone Leumann, eretta in ente morale con Regio Decreto 18 Febbraio 1923” e dai documenti conservati nell’archivio della “Casa del Sole”.

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