Chiesa di Cristo Speranza del Mondo, Vienna, Austria – Heinz Tesar, 1998

La chiesa di culto cattolico intitolata a ‘Cristo speranza nel mondo’ sorge sulle sponde del Danubio a Vienna, in una zona di grande espansione edilizia.
Si tratta di un quartiere moderno, concepito come centro multifunzionale, dotato di edifici abitativi per 1.500 appartamenti, uffici, installazioni universitarie, un centro tecnologico e un centro culturale e per il tempo libero, nonché di tutte le altre infrastrutture necessarie
Heinz Tesar ha vinto il concorso a inviti bandito nel 1998 dall’arcidiocesi di Vienna per una nuova chiesa nella Donau-City. Tra i partecipanti vi erano Günther Domenig, Dieter Henke e Marta Schreieck, nonché Gustav Peichl e Paolo Piva.
La nuova chiesa si presenta stretta tra la nuova Donau-Cyti, la UNO-Cyti (la cittadella dell’ONU), il centro congressuale, l’Andromeda Tower e la stazione della linea 1 della metropolitana.
Incastrata nel suolo della nuova piazza, lungo una direttrice diagonale rispetto ad una strada principale, la chiesa forma con l’edificio della banca di fronte un piccolo spazio urbano, ma nel contempo si staglia isolata, nel paesaggio dei grattacieli circostanti, con la netta precisione della sua pianta.
Tesar ha deciso di adottare la forma di un piccolo cubo compatto, parzialmente interrato, che non recepisce nessuna delle direttrici principali, ma si svincola con grande originalità dalle costrizioni della forma geometrica.
Il suo volume a base quadrata è intagliato agli spigoli così da mostrarsi come una croce greca dai bracci cortissimi: una croce piccola e schiacciata al suolo, quasi a cercare l’aderenza alla terra.
La figura geometrica elementare è spezzata: il quadrato diventa nella pianta della chiesa un rettangolo allargato; nella differenziazione spaziale il cubo si trasforma in una sorta di “parallelepipedo cruciforme”.
Al quadrato si sommano ed aggregano – mettendone in crisi la centralità – altre forme: gli spazi triangolari di un piccolo cortile e di un altro vano di servizio a livello degli spazi parrocchiali al piano inferiore, e il volume della gradinata verde, che sembrano quasi far convergere i flussi verso gli ingressi, posti sull’angolo, dove è collocata una fontana.
Ciascuna delle quattro pareti perimetrali in cemento armato, che hanno uno spessore di 25 cm., è forata da 127 aperture circolari a sezione conica (di quattro tipologie differenti) e da 129 oculi cilindrici che hanno tutti lo stesso diametro (16 cm.).
Attraverso le pareti traforate e rivestite di legno di betulla, con piccole finestre rotonde, non penetra solo la luce del giorno, ma filtra anche lo spazio esterno.
Le pareti della chiesa sono rivestite esternamente da lastre metalliche rettangolari. Le lastre recano un’apertura circolare accanto a uno spigolo e sono disposte in modo tale che questi “occhi” siano collocati secondo linee diagonali. Essi animano la superficie e all’interno si presentano come punti di luce espansi, come se le stelle si fossero avvicinate per splendere dentro la chiesa.
Tesar utilizza i punti luce anche per dare una diversa organizzazione visiva alle pareti, accentuando ad esempio, il campo dietro la croce dell’altare con una forma a disco. Questo spazio sensibile alla luce registra, con grande precisione, il movimento del sole o il variare di intensità della luce del giorno. Sulla copertura si apre un lucernario ad andamento ondulato: un elemento che si presenta come contrappunto alla regolare simmetricità ortogonale delle parti.
La disposizione a semicerchio delle panche attorno all’altare configura una situazione di globalità e di completezza.
L’assemblea si raccoglie intorno alla pedana dove è posto l’ambone e l’altare in sienite scura, leggermente arretrato rispetto al fulcro della composizione, a rafforzare una centralità che si è voluta contraddittoria, non chiusa in se stessa, ma aperta a più direzioni. Lo spazio, orientato verso est, si rivolge verso una parete interna nella quale è aperta una sottile incisione circolare di 6 metri di diametro contrappuntata da una grande croce dorata.
Croce, ambone, candelabri… sembrano tutti trovare un posto giusto, misurato secondo l’importanza propria definita dalla prossimità con l’altare che qui più che un “polo” è il centro gravitazionale dello spazio. La cura del dettaglio, lo studio per trovare la giusta misura di elementi e forme che appaiono semplici, quasi primordiali, distinguono uno stile di progettazione che riesce a raggiungere un’armonia definita, autosufficiente seppure non estranea al sito. L’andamento del terreno in leggera ascesa ha consentito la collocazione di spazi di servizio, quali un’ampia aula per riunioni, a una quota ribassata rispetto a quella dell’aula.
Battistero, tabernacolo e una madonna sono posti agli angoli dello spazio.
Il volume architettonico schiacciato nel terreno e disposto lungo un lieve pendio ha un piano interrato non visibile.

Bibliografia
testi:
Edwin Heathcote e Iona Spens, Church Builders, Academy, Boston, 1997

riviste:
Crossing , n°4, 2002

siti internet:
www.fondazionefratesole.org

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