Architettura per la logistica: da scatole a nuove cascine, come cambiano in meglio gli edifici

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Digitalizzazione e attenzione al territorio, sostenibilità ambientale ed efficienza energetica fanno parte integrante di una visione “illuminata” dell’architettura logistica. L’esempio di VIMAR

Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica
Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica – credit ©Stefano Anzini

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Il ruolo dell’architettura per la logistica è destinato a diventare sempre più strategico. Di fronte a una crescita sensibile che è stata acuita dalla pandemia e dalla conseguente richiesta di e-commerce, oggi il mercato industriale e logistico sta guadagnando quote di mercato rispetto ad altri asset.

Come ha evidenziato uno studio di BNL Paribas, rappresenta il 17% del totale degli immobili commerciali nel 2020. Nel quarto trimestre 2020 ha raggiunto 14,5 miliardi di euro, il secondo livello più alto mai registrato, dopo aver assistito a forti flessioni, causate dal Covid e dalle conseguenti restrizioni di attività e lockdown.

A fronte della crescita della domanda, l’immobiliare per la logistica si trova a dover affrontare questioni alle quali, fino a oggi, è stata posta attenzione più nella forma che nella sostanza: l’impatto ambientale e la qualità dell’innesto territoriale.

Su questo stanno ragionando molti player del mercato e alcuni hanno cercato e trovato soluzioni in grado di ricercare una “ricucitura” col territorio, facendo particolare attenzione al contesto paesaggistico e alla sostenibilità ambientale, oltre a garantire ottime doti di efficienza energetica.

L’esempio, in Italia, è rappresentato dal Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica, progettato da Atelier(s) Alfonso Femia. Una struttura che si sviluppa su quasi 45mila metri quadri di superficie coperta, che ne fanno un paesaggio nel paesaggio.

Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica
credit ©Stefano Anzini

«L’attenzione che abbiamo posto, sin da subito, anche grazie alla sensibilità della committenza è stata anche di far comprendere la responsabilità che una struttura di questo tipo ha nei confronti del paesaggio su cui interviene. L’architettura in questo può essere di grande aiuto a patto che sappia fornire una chiave di ricerca adatta» spiega l’architetto Alfonso Femia, ideatore del progetto. Un progetto che è riuscito a contemplare attenzione all’impatto ambientale, testimoniato dall’uso del cemento biodinamico, alla digitalizzazione, vera protagonista di un edificio che per la gestione dei prodotti si affida a un sistema robotizzato di ultima generazione.

Architettura per la logistica: la trasformazione da “scatole” a “cascine contemporanee”

La visione contemporanea dell’architettura per la logistica dovrà essere sempre più rispettosa del contesto in cui si pone la struttura. Vero: la domanda è e sarà sempre più alta. Secondo il Report del World Capital Real Estate Group “Le prospettive della logistica in Italia” del giugno 2020, è probabile che gli investimenti aumentino ulteriormente sotto la sollecitazione e a causa del mutamento dei comportamenti d’acquisto generati dalla pandemia. Dall’altra parte, però, l’intenzione di ridurre il consumo di suolo e di far sì che gli edifici logistici passino da una logica di “scatole” a edifici rispettosi e collegati con l’ambiente dovrà essere sempre più forte.

Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica
credit ©Stefano Anzini

L’Osservatorio “Gino Marchet” ha stimato 2,8 milioni metri quadrati di superficie dei magazzini in Italia e rivelato lo spiccato orientamento alla sostenibilità ambientale: i nuovi immobili logistici sono sempre più vicini a diventare carbon neutral, cioè a zero emissioni di anidride carbonica. La differenza di emissioni fra i magazzini progettati più di dieci anni fa e i nuovi immobili o quelli sottoposti a rinnovamento è risultata pari al 60%.

L’esempio del nuovo polo logistico di Vimar, a Marostica, è interessante in questo senso. Femia parla di strutture paragonabili a “nuove cascine”: «il progetto ha voluto rispondere all’esigenza funzionale attraverso una sfida da proporre al committente ponendo attenzione alla ricerca di un dialogo con il paesaggio. L’idea è di avvicinarsi a quella che erano le cascine quali strutture che hanno caratterizzato – e caratterizzano ancora – il territorio agricolo. Pur se di grandi dimensioni, esse hanno sempre cercato di trovare un equilibrio con lo spazio circostante».

Polo logistico Vimar a Marostica: come si esplica l’attenzione al territorio

Alla soglia del 2020, Vimar aveva la necessità di razionalizzare e concentrare uffici e magazzini, distribuiti in punti diversi del territorio italiano, in un unico spazio e voleva mettere insieme le tre anime dell’azienda, gli uffici, la produzione e i magazzini. “Questa è una parte della storia. L’altra parte riguarda il luogo, Marostica. Il nuovo complesso si trova lungo uno dei principali assi di accesso alla città – scrive Femia – Semplificando, da una parte terreno agricolo e dall’altra una città storica dotata di castello, cinta muraria (e piazza degli scacchi)”.

Il paesaggio è “molto veneto” con le colline e l’altopiano, le torri merlate che si susseguono nella sequenza delle muraglie soggiogando lo sguardo. Il gesto dell’architetto “responsabile” è consapevole dell’onere di agire su tale scenario. Ma non solo: «questa ricerca intende coniugare attenzione alla sostenibilità ambientale e all’efficienza energetica, vuole mettere anche in luce che realizzare con questi criteri non comporta aggravi di spesa rispetto a un progetto logistico tradizionale.

Interno del Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica
Interno del Nuovo Polo Logistico di Vimar a Marostica credit ©Stefano Anzini

Sostenibilità ed efficienza vanno intesi come prerequisiti e non come obiettivi, aspetti impliciti. Non devono far parte di un’espressività del tema, ma una responsabilità progettuale, che contempla questi e altri elementi».

Cemento biodinamico e digitalizzazione: così la logistica ha una logica smart e green

Un aspetto certamente significativo dell’attenzione posta dall’architettura per la logistica è l’uso del cemento biodinamico.

«Il cemento biodinamico, di cui è fatta la struttura, è un materiale composto non di ossidi, ma di pietre – racconta l’architetto Femia – Questo permette una scelta di inerti locali oppure si possono impiegare materiali che possono regalare, dopo un debito lavaggio, le tonalità più adatte alle scelte progettuali ed estetiche. Il vantaggio è quindi di contare su un materiale che non assume la tipica colorazione del cemento tradizionale. Il pannello prodotto ha caratteristiche economiche tipiche di un prefabbricato, ponendo anche attenzione alla sostenibilità economica e alla efficienza di produzione, ma coniugando anche criteri estetici ed energetici. I pannelli così costituiti sono il frutto di stratificazione e quindi, a seconda delle esigenze, si può elevare lo stato d’isolamento termo-acustico».

Infine, la digitalizzazione: è parte integrante di questo progetto, a partire dal sistema robotizzato di gestione e catalogazione dei prodotti nel magazzino. «Ma l’elemento digitale entra anche in gioco nella concezione progettuale, che entra anche nella scelta dei materiali e nella realizzazione dei pannelli – conclude il progettista – Oggi è un attore protagonista che svolge un ruolo primario a partire dalla fase interdisciplinare di sperimentazione al risultato finale».

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