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[post_content] => In controtendenza con il giallo più tradizionale del quartiere e dell’ex area industriale della Birreria Peroni, l’architetto francese Odile Decq punta sul grigio Sikkens per conferire un nuovo look al MACRO, in linea con la nuova ala avveniristica del museo di via Nizza che sarà aperta al pubblico dal prossimo autunno.
AkzoNobel, leader mondiale nel comparto delle pitture e vernici per l’edilizia professionale, è sponsor tecnico attraverso il marchio Sikkens - con una fornitura del fondo pigmentato Alpha Grond, della finitura acrilica Fullfarbe, e della idropittura lavabile Alphamat - del restauro e colorazione delle facciate della galleria interna di via Reggio Emilia e di alcuni spazi espositivi. L’intervento è stato realizzato in coerenza alle indicazioni della Direzione del Museo e dello Studio Odile DECQ - Benoit CORNETTE responsabile della realizzazione del nuovo edificio. Inoltre, la soluzione adottata rispetta le direttive europee in materia di emissioni di COV (Composti Organici Volatili) che stabilisce i valori limite di COV permessi per ogni tipologia di prodotto.
Dal grigio Sikkens al grigio MACRO
Dopo un approfondito studio sul colore da parte del progettista, la realizzazione dello stesso è stata affidata ad AkzoNobel che ha saputo individuare la miglior scelta cromatica da un range di oltre 6000 tinte della collezione Color Map. Sono state proposte una serie di campionature su varie tonalità del colore e il miglior ciclo di lavorazione in funzione del supporto, il tutto sotto la supervisione del Servizio di Consulenza e dell’Assistenza Tecnica degli esperti Sikkens. In particolare, per la colorazione dei 2500 mq delle facciate esterne, poste all’interno della galleria di ingresso caratterizzata da una struttura in vetro e acciaio, è stato scelto di utilizzare Fullfarbe di colore grigio (Color Map EN.00.41); mentre per rivestire i quasi 800 mq delle quattro sale interne per le esposizione è stata realizzata una tinta campione Alphamat di colore neutro, in sintonia con le indicazioni della Direzione museale.
“Siamo lieti di aver contribuito al restauro del MACRO, attraverso i nostri prodotti ma ancor più grazie alla professionalità del servizio di Consulenza e Assistenza Sikkens, che con entusiasmo ha seguito in ogni momento le varie fasi di studio e applicazione del colore.” Ha affermato Maurizio Poletti, Amministratore Delegato AkzoNobel Coatings S.p.A. “Ancora una volta, ci confermiamo come un gruppo coeso e presente sul mercato, in grado di rispondere efficacemente e tempestivamente al mondo dell’arte e dell’architettura. Associare il nostro brand a un protagonista dell’arte e della cultura contemporanea come il MACRO è per tutti noi fonte di grande soddisfazione e di buon auspicio per i progetti futuri.”
Per ulteriori informazioni
www.akzonobel.com
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[post_excerpt] => Il nuovo MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma, completamente rinnovato e ampliato dallo studio ODBC Odile Decq Benoît Cornette che, insieme alla Direzione del MACRO, ha scelto AkzoNobel e il marchio Sikkens come sponsor tecnico per il rifacimento delle facciate di via Emilia e di alcuni spazi espositivi interni, nel rispetto delle indicazioni della Direzione del Museo
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[post_content] => Herbosilit Innensilikat è un prodotto a base di silicato di potassio, e conforme alla norma DIN 18363. Facile da applicare e con un buon potere coprente, risulta permeabile al vapore acqueo e può essere impiegata su tutti i supporti minerali vecchi e nuovi, e su superfici murali trattate con pitture traspiranti.
Herbosilit Innensilikat rispetta l’ambiente e la salute dell’uomo. Frutto della costante ricerca dei laboratori Herbol, il prodotto è in linea con le più stringenti normative ambientali per la tutela della salute umana e dell’ambiente circostante. Infatti, conformemente con la normativa IUG 2415-06, Herbosilit Innensilikat è prodotto con proprietà anallergiche ed è un composto inodore e completamente privo di solventi. Inoltre, la nuova idropittura per interni è certificata TUV, poiché risulta priva di sostanze nocive quali metalli pesanti, composti organici e plastificanti durante e dopo l’applicazione.
Per scaricare le caratteristiche tecniche clicca qui
Per ulteriori informazioni
www.herbol.it
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[post_excerpt] => Herbol, marchio di AkzoNobel Coatings spa presente nel mercato italiano da circa un anno, amplia la propria gamma di pitture per interni con un nuovo prodotto, Herbosilit Innensilikat: l’idropittura murale traspirante opaca, a basso contenuto di solventi e con certificazione anallergica
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[post_date] => 2006-10-24 00:00:00
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[post_content] => Intonaci e pitture ai silicati
Le applicazioni ai silicati di intonaci e pitture rappresentano oggi sistemi durevoli ed affidabili da un punto di vista ambientale, senza gli inconvenienti tipici delle calci quando aggredite dagli inquinanti veicolati dalle acque meteoriche o dai gas atmosferici.
La natura inorganica dei sistemi ai silicati garantisce una buona traspirabilità ed una discreta resa estetica; inoltre le applicazioni ai silicati sono del tutto compatibili con la presenza di intonaci tradizionali a calce e sabbia.
Il processo di mineralizzazione (silicatizzazione) dalla soluzione di silicato di potassio - principale componente che reagisce con l’anidride carbonica dell’aria e con il carbonato di calcio presente nella muratura - fissa le cariche e i pigmenti inclusi nelle malte e nelle pitture, svolgendo anche un’azione consolidante nei confronti dell’intonaco di supporto.
Questo processo rende solidali tra loro gli strati d’intonaco e restituisce con particolare trasparenza e luminosità il colore.
Intonaci e sistemi di tinteggiatura e pitturazione con prodotti sintetici
Sul mercato esistono sistemi di tinteggiatura e pitturazione “pronti all’uso” aventi caratteristiche assai diversificate per qualità e resa cromatica, per resistenza e comportamento agli agenti atmosferici e soprattutto per grado di permeabilità.
In questa categoria vi sono i trattamenti con sistemi acrilici, acril-stirolici, acril-siliconici o silossanici e vinil-versatati, che rientrano in vario modo nelle due grandi categorie descritte nel repertorio dei sistemi di tinteggiatura e pitturazione murale: non pellicolanti e pellicolanti.
Le rese cromatiche delle pitturazioni pellicolanti sono risultate nel tempo generalmente scadenti, maggiormente soggette a ritenzione di sporco rispetto alle pitture minerali e all’ingrigimento (o ingiallimento) del legante organico.
Talvolta le qualità materiche dei manufatti edilizi storici, già aggrediti da fenomeni di progressiva alterazione e arbitraria manomissione, sono state snaturate dall’impiego sconsiderato di tinteggi ad alto contenuto plastico.
Sotto il profilo delle rese cromatiche e della resistenza nel tempo, nell’estesa gamma dei prodotti sintetici, è stato rilevato come, in genere, i sistemi acrilici in dispersione acquosa abbiano fatto registrate i comportamenti più soddisfacenti per quanto attiene soprattutto le condizioni conservative e la resistenza alla luce.
I prodotti acril-siliconici o silossanici (tessituralmente meno filmogeni) sono invece adatti, per la loro elevata traspirabilità, per applicazioni nelle aree deumidificate e/o in presenza di Sali solubili.
I sistemi acrilstirolici in dispersione acquosa e in soluzione sono largamente diffusi nell’impiego odierno. Le pitture con leganti acrilici, additivate con farine inerti di quarzo di varia granulometria, hanno la caratteristica di uniformare le irregolarità superficiali degli intonaci e proteggono in modo soddisfacente come le precedenti, ma tendono a trattenere per la loro ruvidità e plasticità le polveri ambientali.
In genere, l’eccessiva “plasticità” delle pitture pellicolanti conduce a fenomeni vistosi di degrado e dequalificazione del costruito (ritenzione di sporco, scollature e distacchi degli strati, ecc.) che nel caso di intonaci, o sovraintonaci plastici, possono determinare ulteriori condizioni critiche d’esercizio anche in relazione alla vivibilità degli spazi interni per le condizioni microclimatiche che si possono creare soprattutto nel costruito antico scarsamente ventilato.
Tipologie di intervento
Alla luce di quanto sopra osservato, all’interno della scelta di un’applicazione rispetto ad un’altra, diviene un parametro di specifica valutazione l’idoneità del prodotto rispetto alle caratteristiche tipologiche e materiche dell’edificio esistente, nonché la qualità d’invecchiamento dello stesso in relazione ai molteplici fenomeni di degrado fisico e ambientale.
Sono state elaborate le seguenti definizioni di progetto, per individuare con precisione i tipi di intervento necessari - in termini di materiali e tecnologie per ciascun prospetto oggetto di studio. Elemento comune è il rispetto delle compatibilità indicate nel Piano del Colore.
Manutenzione ordinaria: riguarda le superfici di facciata e comprende anche le operazioni di pulitura da depositi di polvere e sporco.
L’intervento non comporta modificazioni nella compagine architettonica e nei materiali di finitura. Sono ammessi interventi parziali di trattamento dei cornicioni e dei terrazzi.
Manutenzione straordinaria leggera: interessa oltre il 40% della superficie di facciata per il rinnovamento del colore.
L’intervento comprende la conservazione dell’intonaco esistente con puntuali rifacimenti nella misura massima del 20% della superficie di facciata.
Sono comprese opere di pulitura ed eliminazione di vecchie pitturazioni non compatibili con la Nomativa.
Manutenzione straordinaria: interventi che interessano oltre il 40% degli intonaci della superficie di facciata per il rinnovamento sia delle malte che del colore.
Comprende la sostituzione dell’intonaco esistente con l’introduzione di materiali compatibili con la Nomativa.
Ristrutturazione della facciata: interessa oltre il 40% degli intonaci della superficie di facciata per il rinnovamento delle malte, del colore, degli elementi architettonici decorativi e pittorici.
Quando tale tipologia di intervento è associata all’indicazione di un intervento di Restauro Conservativo, è necessario produrre un progetto che riproponga il fronte storicamente riconosciuto dell’edificio in oggetto.
Restauro architettonico: mira alla conservazione delle parti omogenee di facciata.
L’intervento comprende opere di pre - consolidamento, pulitura, consolidamento ed integrazione.
Tutti i tipi di intervento previsti sono soggetti alla Normativa del Piano del Colore e concordati con l’Ufficio Tecnico Comunale.
Conclusioni
Il riferimento progettuale del Piano del Colore è l’immagine storica del Borgo, ad oggi conservata e congruente con la tradizione edile locale.
Uno degli obiettivi del Piano è quello di conservare la ricchezza cromatica e decorativa dei fronti, che costituisce uno degli elementi fondamentali di bellezza del luogo.
Compito del Piano è proprio quello di dare uno strumento operativo, efficace, preciso e puntuale all’Amministrazione comunale che lo potrà utilizzare per garantire un livello ottimale e organizzato di ripristino delle facciate.
Il Piano del Colore si connota pertanto per essere uno strumento normativo che non ha come semplice finalità la proposta coloristica dei fronti oggetto di studio, ma organizza e norma il Cantiere edile che realizza lavorazioni sulle facciate.
Gli interventi sugli intonaci saranno finalizzati alla conservazione e massima tutela della loro integrità fisicomaterica, pertanto si dovranno evitare demolizioni e rimozioni, ad eccezione dei casi espressamente indicati dalla Direzione Lavori e solo ed esclusivamente quanto queste parti risultassero, a seguito di accurate indagini preliminari, irreversibilmente danneggiate.
Gli intonaci devono essere ricostruiti, parzialmente o totalmente, in relazione alle necessità.
Gli intonaci inconsistenti devono essere asportati totalmente con forma regolare, sino alla muratura sottostante, relativamente alle sole parti inconsistenti.
Sarà la Direzione Lavori che deciderà quando ricostruire totalmente gli intonaci stessi, in rispetto alle regole ufficiali della conservazione.
Per la ricostruzione parziale o totale degli intonaci a base calce, si dovranno utilizzare inerti (tipo e granulometria), calce e metodi di lavoro identici agli originali, in modo da ottenere dei manufatti del tutto simili per consistenza, per l’aspetto superficiale (tessitura) e per colore finale così da avere, nel tempo, un invecchiamento naturale con trasparenze simili a quelle attuali.
Questi intonaci saranno protetti-pitturati- decorati con pitture inorganiche a base di silicato di potassio (a norma DIN 18363) o a base di grassello di calce (a norma DIN 18363), utilizzando i cicli di seguito indicati.
Nel caso in cui siano stati ricostruiti gli intonaci, parzialmente o completamente, con materiali e metodi diversi e non si possano realizzare per ragioni economiche interventi radicali di asportazione, si potrà comunque trattare le superfici con pitture inorganiche a base di silicato di potassio (a norma DIN 18363), e a base di grassello di calce (a norma DIN 18363), purché gli stessi intonaci siano costituiti solo da materiali inorganici (calce, cemento, sabbia o calcare), utilizzando i cicli di seguito indicati.
Particolare attenzione dovrà essere posta nella preparazione superficiale degli intonaci sopra descritti (intonaci parzialmente o completamente realizzati con materiali e metodi diversi a base cementizia,a base calce o con malta “bastarda”): in questi casi, dopo la razionale pulizia degli stessi sarà necessario applicare una o due mani, a pennello, di un intonaco a base di calce idrata e pozzolana, indispensabile per uniformare le irregolarità del supporto e per rendere chimicamente idoneo lo stesso alla successiva applicazione delle pitture a base di grassello di calce a norma DIN 18363.
Infine, nei casi in cui gli intonaci sopra descritti, siano stati protetti-pitturatidecorati con cicli costituiti da prodotti sintetici a base di resine organiche (sintetiche), gli stessi prodotti dovranno essere accuratamente sverniciati sino alla completa asportazione della pellicola pittorica.
Si potranno applicare pitture a base di grassello di calce a norma DIN 18363. Le stesse aderiscono con i supporti già carbonatizzati dando luogo a finiture relativamente consistenti, se applicate in condizioni climatiche ideali e con le diluizioni opportune: ciclo A.
Si potranno utilizzare pitture inorganiche a base di silicati di potassio, rispondenti alle norme DIN 18363, con un contenuto di stabilizzante polimerico non superiore al 5%: ciclo B.
Ciclo a pitture a base di grassello di calce a norma Din 18363
Intonaci totalmente nuovi – tecnica a secco
- Eliminare l’intonaco esistente, portando a nudo la muratura.
- Lavare con acqua la muratura onde eliminare ogni traccia di intonaco non ancorato.
- Applicare una ripresa di fondo a calce e sabbia (granulometria grossa) come ancorante.
- Raddrizzare la facciata con intonaco a base calce e sabbia (granulometria medio/grossa), avendo cura di lasciar asciugare per circa 2 mesi.
- Applicare una ripresa di intonaco a calce, fratazzato (utilizzando un frettazzo in legno) composto con sabbia medio/piccola nello spessore di 13/15 mm.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare la facciata per circa 30gg.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Assicurarsi che l’intonaco sia perfettamente asciutto.
- Se necessario, inumidire in modo uniforme, con acqua nebulizzata, la superficie.
- Applicare a pennello la prima mano di grassello di calce (stagionato almeno per 2 anni e colorato con terre coloranti naturali in un rapporto massimo di 10:6) diluito al 100% con acqua.
- Applicare, dopo almeno 2-3 ore, la seconda e terza mano di grassello di calce diluito al 100%. Attendere sempre almeno 2-3 ore anche fra la seconda e la terza mano.
Intonaci totalmente nuovi – tecnica in affresco
- Eliminare l’intonaco esistente, portando a nudo la muratura.
- Lavare con acqua la muratura onde eliminare ogni traccia di intonaco non ancorato.
- Applicare una ripresa di fondo, a calce e sabbia (granulometria grossa) come ancorante.
- Raddrizzare la facciata con intonaco a base calce e sabbia (granulometria medio/grossa), avendo cura di lasciar asciugare per circa 2 mesi.
- Applicare una ripresa di intonaco a calce, composto con sabbia medio/piccola, nello spessore di 13/15 mm., frattazzato a finire con cura, in modo circolare ed omogeneo, con frattazzo di legno.
- Dopo aver tracciato la linee guide per la decorazione, lasciar asciugare per un giorno e procedere poi con la pitturazione.
- Applicare a pennello la prima mano di grassello di calce (stagionato almeno per 2 anni e colorato con terre coloranti naturali in un rapporto massimo di 10:6) diluito al 100% con acqua.
- Applicare, dopo almeno 2-3 ore, la seconda e terza mano di grassello di calce diluito al 100%. Attendere sempre almeno 2-3 ore anche fra la seconda e la terza mano.
Intonaci originali e/o parzialmente nuovi
- Raschiare tutte le vecchie pitture instabili a base calce od organiche, tutte le parti friabili superficiali degli intonaci e le formazioni di muschi.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi con calce, inerti e metodi identici agli originali, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Assicurarsi che l’intonaco sia perfettamente asciutto
- Se necessario, per le alte temperature e per eccessivo assorbimento, inumidire in modo uniforme, con acqua nebulizzata, la superficie.
- Ritoccare eventuali rappezzi di intonaco nuovo con grassello di calce bianco diluito al 100% con acqua.
- Applicare a pennello dopo almeno 2-3 ore, la prima mano, su tutte superfici, di grassello di calce bianco (stagionato almeno per 2 anni), diluito al 100% con acqua.
- Applicare a pennello dopo almeno 2-3 ore, la seconda e terza mano di grassello di calce (messo in tinta in rapporto 10:6 con terre coloranti naturali) e diluite al 100%.
Attendere sempre 2-3 ore anche fra la seconda e la terza mano.
Ciclo A Velatura a base di grassello di calce a norma Din 18363
Premessa: la velatura dovrà essere applicata dopo la completa essiccazione della prima o della seconda mano descritte nel Ciclo B.
- Scegliere il colore di velatura sulla tavolozza del Piano Colore e riprodurre lo stesso con pittura a base di grassello di calce a norma DIN 18363.
- Diluire a piacere con acqua, in funzione della trasparenza desiderata.
- Applicare questa miscela di prodotto con pennello a setole lunghe, avendo cura di incrociare, con metodo, in modo incerto e avendo cura di non realizzare giunti sovrapposti di ripresa.
- Si potranno applicare una, due o più mani, in funzione dell’effetto desiderato.
- La velatura potrà essere più o meno evidente, in funzione del contrasto con la tinta di base.
- È sempre consigliabile eseguire una parete di prova.
- È inoltre consigliabile la scelta di effetti sobri e poco contrastati: la velatura, a lavoro finito, dovrebbe apparire come una lieve patina del tempo sulla pittura appena applicata.
Si evidenzia che i cicli a base di calce a norma DIN 18363 devono essere applicati con temperature miti comprese fra gli 8°C ed i 30°C e con pareti non soleggiate e non eccessivamente ventilate.
Ciclo BPitture inorganiche a base di silicati di potassio a norma Din 18363
Intonaci totalmente nuovi
- Eliminare l’intonaco esistente, portando a nudo la muratura.
- Lavare con acqua la muratura onde eliminare ogni traccia di intonaco non ancorato.
- Applicare una ripresa di fondo, a calce e sabbia (granulometria grossa) come ancorante.
- Raddrizzare la facciata con intonaco a base calce e sabbia (granulometria medio/grossa) avendo cura di lasciar asciugare per circa 2 mesi.
- Applicare una ripresa di intonaco a calce, frattazzato (utilizzando un frattazzo in legno) composto con sabbia medio/piccola nello spessore di 13/15 mm.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciare asciugare per circa 30gg.
- Spolverare accuratamente.
- Assicurarsi che l’intonaco sia perfettamente asciutto.
- Applicare due mani a pennello di pittura a base di silicati a norma DIN 18363 (opaca a basso spessore e con pigmenti solidi alla luce) diluita rispettivamente al 100% e 20% con fondo a base di silicati di potassio a norma DIN 18363
Intonaci originali e/o parzialmente nuovi
- Raschiare tutte le vecchie pitture instabili a base calce, tutte le parti friabili superficiali degli intonaci e le formazioni di muschi.
- Spolverare accuratamente.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi con calce, inerti e metodi identici agli originali, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Applicare una mano a pennello di neutralizzante a base di fluosilicato di magnesio sulle zone prima ricoperte da muschi, diluito con acqua 1:2, avendo cura di applicare su superfici architettoniche complete.
- Applicare una mano di fondo a base di silicati a norma DIN su tutte le superfici (primer a base di silicato di potassio, utile per ottimizzare l’adesione sugli intonaci naturali), diluito al 100% (1:1) con acqua.
- Applicare due mani a pennello di pittura a base di silicati di potassio a norma DIN 18363 (opaca a basso spessore e con pigmenti solidi alla luce) diluita rispettivamente al 100% e 20% con fondo a base di silicati a norma DIN 18363.
Se dopo la prima mano di pittura a base di silicato dei cicli sopra descritti si evidenziassero macchie di diverso colore, sarà necessaria l’applicazione di una mano a pennello di neutralizzante (fluosilicato di
magnesio) diluito 1:2 oppure 1:3 con acqua, in relazione alla ruvidità dell’intonaco, avendo cura di applicare con uniformità e senza colature su tutte le superfici del prospetto interessato.
Attendere almeno 5 ore - e non oltre le 8 – prima di applicare la mano a finire di pittura a base di silicato di potassio, diluita al 30% in volume con il fondo a base di silicati.
Ciclo BVelatura a base di pitture ai silicati di potassio a norma Din 18363
Premessa: la velatura dovrà essere applicata dopo la completa essiccazione della prima o della seconda mano descritta nel Ciclo B.
- Scegliere il colore di velatura sulla tavolozza del Piano Colore e riprodurre lo stesso in pittura ai Silicati di potassio a norma DIN 18363.
- Realizzare la seguente miscela trasparente:
- 5 litri di pittura ai silicati di potassio del colore desiderato;
- 10 litri di pittura ai silicati neutra, trasparente;
- 15 litri di fondo ai silicati, trasparente.
- Applicare questa miscela di prodotto con pennello a setole lunghe, avendo cura di incrociare, con metodo, in modo incerto e avendo infine cura di non realizzare giunti sovrapposti di ripresa.
- Si potranno applicare una o due mani, in funzione dell’effetto desiderato.
- La velatura potrà essere più o meno evidente, in funzione del contrasto con la tinta di base.
- È sempre consigliabile eseguire una parete di prova.
- È inoltre consigliabile la scelta di effetti sobri e poco contrastati: la velatura, a lavoro finito, dovrebbe apparire come una lieve patina del tempo sulla pittura appena applicata.
Si evidenzia che i cicli a base di silicati di potassio a norma DIN 18363 devono essere applicati con temperature miti comprese fra gli 8°C ed i 30°C e con pareti non soleggiate e non eccessivamente ventilate.
Ciclo CPitture inorganiche a base di grassello di calce a norma Din 18363
- Raschiare accuratamente i muschi ed asportare completamente (con eventuale sverniciatura) tutte le pitture sintetiche esistenti.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi, con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Dopo la razionale pulizia del supporto sarà necessario applicare a pennello, previa bagnatura, una o due mani di un intonaco a base di calce idrata e pozzolana, indispensabile per uniformare le irregolarità e per rendere chimicamente idoneo lo stesso alla successiva applicazione delle pitture a base di grassello di calce a norma DIN 18363.
- Se necessario, inumidire in modo uniforme la superficie, con acqua nebulizzata.
- Applicare a pennello la prima mano di grassello di calce (stagionato almeno per 2 anni, e colorato con terre coloranti naturali in un rapporto massimo di 10: 6) diluito al 100% con acqua.
- Applicare, dopo almeno 2-3 ore, la seconda e la terza mano di grassello di calce diluito al 100%. Attendere sempre 2-3 ore anche fra la seconda e la terza mano.
Nel caso si desideri una finitura in velatura, si potrà applicare il Ciclo A: VELATURA A BASE DI GRASSELLO DI CALCE prima descritto.
Ciclo DPitture inorganiche a base di silicati di potassio a norma Din 19363
- Raschiare accuratamente i muschi ed asportare completamente (con eventuale sverniciatura) tutte le pitture sintetiche esistenti.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Applicare una mano a pennello di neutralizzante a base di fluosilicato di magnesio sulle zone prima ricoperte da muschi, diluito con acqua al 200% (1:2), avendo cura di applicare su superfici architettoniche complete.
- Dopo la razionale pulizia del supporto sarà necessario applicare su tutte le superfici, previa bagnatura, una o due mani, a pennello, di un intonaco a base di calce idrata e pozzolana, indispensabile per uniformare le irregolarità e per rendere chimicamente ed uniformemente idoneo lo stesso supporto alla successiva applicazione delle pitture a base di silicato di potassio a norma DIN 18363.
- Applicare su tutte le superfici una mano di fondo a base di silicati a norma DIN (primer a base di silicato di potassio utile per ottimizzare l’adesione), diluito al 100% (1:1) con acqua.
- Applicare due mani a pennello di pittura a base di silicati di potassio a norma DIN 18363 (opaca a basso spessore e con pigmenti solidi alla luce), diluite rispettivamente al 100% ed al 20% con fondo a base di silicati a norma DIN 18363.
Nel caso si desideri una finitura in velatura, si potrà applicare il Ciclo B: VELATURA A
BASE DI PITTURE AI SILICATI DI POTASSIO prima descritto.
Ciclo CPitture inorganiche a base di grassello di calce a norma Din 18363
- Raschiare accuratamente i muschi ed asportare completamente (con eventuale sverniciatura) tutte le pitture sintetiche esistenti.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi, con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Dopo la razionale pulizia del supporto sarà necessario applicare a pennello, previa bagnatura, una o due mani di un intonaco a base di calce idrata e pozzolana, indispensabile per uniformare le irregolarità e per rendere chimicamente idoneo lo stesso alla successiva applicazione delle pitture a base di grassello di calce a norma DIN 18363.
- Se necessario, inumidire in modo uniforme la superficie, con acqua nebulizzata.
- Applicare a pennello la prima mano di grassello di calce (stagionato almeno per 2 anni, e colorato con terre coloranti naturali in un rapporto massimo di 10: 6) diluito al 100% con acqua.
- Applicare, dopo almeno 2-3 ore, la seconda e la terza mano di grassello di calce diluito al 100%. Attendere sempre 2-3 ore anche fra la seconda e la terza mano.
Nel caso si desideri una finitura in velatura, si potrà applicare il Ciclo A: VELATURA A BASE DI GRASSELLO DI CALCE prima descritto.
Ciclo DPitture inorganiche a base di silicati di potassio a norma Din 18363
- Raschiare accuratamente i muschi ed asportare completamente (con eventuale sverniciatura) tutte le pitture sintetiche esistenti.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Applicare una mano a pennello di neutralizzante a base di fluosilicato di magnesio sulle zone prima ricoperte da muschi, diluito con acqua al 200% (1:2), avendo cura di applicare su superfici architettoniche complete.
- Dopo la razionale pulizia del supporto sarà necessario applicare su tutte le superfici, previa bagnatura, una o due mani, a pennello, di un intonaco a base di calce idrata e pozzolana, indispensabile per uniformare le irregolarità e per rendere chimicamente ed uniformemente idoneo lo stesso supporto alla successiva applicazione delle pitture a base di silicato di potassio a norma DIN 18363.
- Applicare su tutte le superfici una mano di fondo a base di silicati a norma DIN (primer a base di silicato di potassio utile per ottimizzare l’adesione), diluito al 100% (1:1) con acqua.
- Applicare due mani a pennello di pittura a base di silicati di potassio a norma DIN 18363 (opaca a basso spessore e con pigmenti solidi alla luce), diluite rispettivamente al 100% ed al 20% con fondo a base di silicati a norma DIN 18363.
Nel caso si desideri una finitura in velatura, si potrà applicare il Ciclo B: VELATURA A
BASE DI PITTURE AI SILICATI DI POTASSIO prima descritto.
Ciclo EPitture inorganiche a base di potassio a norma Din 19363
- Raschiare accuratamente i muschi e le sole pitture inconsistenti con il supporto.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi, con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Applicare una mano, a pennello, di neutralizzante a base di fluosilicato di magnesio sulle zone prima ricoperte da muschi, diluito con acqua al 200% (1:2), avendo cura di applicare su superfici architettoniche complete o meglio su lati di facciata completi.
- Applicare una mano di fondo a base di silicati a norma DIN, solo in corrispondenza delle parti raschiate e spolverate o interessate da rappezzi (primer a base di silicato di potassio utile per ottimizzare l'adesione sugli intonaci naturali raschiati) diluito al 100% (1:1) con acqua.
- Applicare su tutte le superfici un prodotto ancorante (fondo ancorante pigmentato con granulometria media o tipo micro, a base di silicato di potassio stabilizzato e polimeri sintetici in conformità alla norma DIN 18363; permette l’applicazione di finiture a base di silicati su supporti già tinteggiati con pitture organiche ben ancorate) in tinta uguale o simile a quella di finitura, diluita al 15% con fondo a base di silicato di potassio a norma DIN 18363.
- Applicare a pennello una mano di pittura a base di silicati di potassio a norma DIN 18363 (opaca a basso spessore e con pigmenti solidi alla luce) diluita al 20% con fondo a base di silicati a norma DIN 18363.
Nel caso si desideri una finitura in velatura, si potrà applicare il Ciclo B: VELATURA A
BASE DI PITTURE AI SILICATI DI POTASSIO prima descritto.
Ciclo FPitture acril silossaniche di aspetto opaco con ottima capacità di traspirazione
- Raschiare accuratamente i muschi e le sole pitture inconsistenti con il supporto.
- Asportare con cura, con forma regolare e sino alla muratura sottostante, le parti di intonaco eventualmente inconsistenti.
- Ricostruire gli intonaci stessi, con il legante (calce, cemento o cemento + calce), gli inerti e metodi identici agli originali esistenti, avendo cura di finire con una frattazzatura simile a quella originale circostante e senza alonature e sovrapposizioni inconsistenti.
- Dopo aver tracciato le linee guida per la decorazione, lasciar asciugare i rappezzi della facciata per circa 30gg.
- Assicurarsi che le riprese di intonaco siano perfettamente asciutte.
- Eliminare eventuali efflorescenze saline.
- Spolverare accuratamente.
- Applicare una mano, a pennello, di neutralizzante a base di fluosilicato di magnesio sulle zone prima ricoperte da muschi, diluito con acqua 1:2, avendo cura di applicare su superfici architettoniche complete.
- Applicare una mano di fondo ancorante (primer a base di resine sintetiche disciolte in solvente utile per ottimizzare l’adesione sulle pitture esistenti) diluito al 50% (1:0,5) con il diluente specifico.
- Applicare due mani, a pennello, di finitura silossanica a basso spessore (pittura silossanica a basso spessore con ottima capacità di traspirazione) diluite rispettivamente al 20% e 10% con acqua.
Nel caso si desideri la velatura finale, si potrà realizzare con una o due mani di pittura silossanica semitrasparente, di colore leggermente contrastato, che sarà applicata a pennello, con pennellate brevi, incrociate con metodo e cura, in modo incerto e senza realizzare giunti di ripresa.
Si evidenzia che i cicli a base di silicati a norma DIN 18363 e di silossani devono essere applicati con temperature miti comprese fra gli 8°C ed i 30°C e con pareti non soleggiate e non eccessivamente ventilate.
Anche durante la lavorazione dei cicli C, D, E, F, si dovranno incidere, nel momento più opportuno, le linee guida per le decorazioni dipinte finali, laddove necessario e previsto.
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[post_excerpt] => Concludiamo con questa terza parte l'approfondimento sul Piano del Colore di Portofino, a firma della Akzo Nobel attraverso il marchio Sikkens.
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[post_content] => Il rilievo del colore
L’addensamento in percentuale dei clasti rispetto alla matrice legante è sempre alto.
Sovente è stato individuato in superficie uno strato di finitura a calce o ad intonachino di colore bianco.
Per quanto concerne le policromie pittoriche, le analisi hanno evidenziato stesure di colore a base di ossidi ed idrossidi di ferro di tonalità prevalentemente rossa e gialla.
Le analisi microchimiche condotte per i leganti hanno rilevato la presenza di carbonati (calce) e talora di sostanze organiche di natura proteica contenente corpi grassi in alcuni campioni e la presenza di fini particelle silicee in altri.
Anche lo studio del degrado ha consentito di rilevare nella maggior parte dei campioni una percentuale dei pori rispetto al volume dell’intonaco piuttosto alta, confermata dalla presenza di sali inquinanti quali i Cloruri ed i Solfati in tracce. In particolare i cloruri sono i sali che derivano dall’acido cloridrico.
Allo stato naturale non sono igroscopici ma lo diventano combinandosi con gli altri sali, soprattutto i solfati.
Allo stato igroscopico, i cloruri hanno una notevole capacità di assorbimento di acqua e di vapore; vengono trasportati da venti marini e dalla risalita capillare e condensano appena entrano in contatto con le murature. In generale il degrado sembra causato soprattutto dalle azioni fisico – meccaniche prodotte dalla pioggia e dal vento marino, che provocano sia l’usura dei paramenti sia infiltrazioni d’acqua all’interno della muratura, con il conseguente di scioglimento delle particelle.
Il metodo utilizzato per il rilievo cromatico è stato di tipo visivo, basato sulla capacità dell’occhio umano di individuare l’analogia di un determinato colore di facciata con uno dei colori di una campionatura di riferimento.
Tale campionatura è data dal Sistema Internazionale Munsell che definisce circa 1500 colori espressi in altrettanti campioni contenuti nel “Munsell Book of Color”.
Ciascun colore è contraddistinto da tre caratteristiche: tinta, luminosità, saturazione.
Il rilievo è stato effettuato attraverso la sovrapposizione di più dati derivanti da sopralluoghi effettuati con condizioni di luce differenti ed in differenti momenti della giornata, in quanto è risultato complesso agire in condizioni ottimali cioè di illuminamento medio naturale indiretto.
Elementi cromatici di facciata
Gli elementi rilevati per la cromia sono distinti in tre famiglie individuate per la tipologia di supporto materico:
- I colori degli intonaci;
- I colori degli elementi accessori;
- I colori dei decori.
Per ciascun gruppo è stata indicata una cartella colori che costituisce il punto di partenza del Progetto Colore.
I colori degli intonaci
I colori di facciata sono stati rilevati secondo una classificazione inerente la presenza di decoro architettonico:
- basamento: piano terra a destinazione quasi sempre commerciale;
- fondo piani residenziali: campiture centrali;
- decori piani residenziali: cornici, marcapiani, lesene, bugnati, elementi figurativi.
Nel caso di facciate con ampie porzioni degradate e dilavate, si è cercato di individuare il colore originale nei punti meno esposti agli agenti atmosferici, quali i sottogronda o i sottofinestra.
I colori degli elementi accessori
Gli elementi accessori analizzati sono le parti in legno e ferro, quali serramenti esterni e ringhiere.
I colori dei decori
L’analisi dei decori si è sviluppata seguendo due differenti tipi di approfondimento:
1. la tipologia grafica della decorazione (elemento geometrico, architettonico, figurativo..) e la conseguente ricchezza artistica del fronte in oggetto;
2. la complessità cromatica del decoro (presenza di chiaroscuri, sfumati).
Il colore - base delle decorazioni rilevate è riportato nelle tavole di rilievo cromatico, mentre l’analisi artistica è sviluppata nelle schede edificio.
Gli elaborati di sintesi del rilievo cromatico sono costituiti dalle Tavole di Rilievo in cui, per ciascun edificio, sono rappresentati sia la partitura architettonica e decorativa che le cromie classificate con il Sistema Munsell.
In queste tavole di rilievo sono riportati i codici colore di ciascun edificio distinti per elemento architettonico: basamento – fondo – decoro.
La ricerca dei colori storici è stata condotta attraverso un’indagine che si è sviluppata in due ambiti profondamente differenti:
- lo studio iconografico e bibliografico.
Gli archivi comunali, le fonti bibliografiche, le foto storiche e le memorie degli anziani locali costituiscono i riferimenti principali per individuare e comprendere le principali trasformazioni del Borgo;
- il rilievo dei colori attuali.
Questo strumento individua le cromie storiche di riferimento analizzando le tinte storiche rilevate, sia quelle oggi ancora visibili chiaramente, sia quelle ottenute dall’analisi dei campioni stratigrafici.
È un elemento fondamentale del progetto.
Tavolozza dei colori degli intonaci
La cartella dei colori degli intonaci di facciata comprende tutte le tinte storiche ottenute dalle ricerche precedenti: a causa della naturale non contemporaneità dei rifacimenti delle singole facciate non è possibile delineare una storia del colore per fasi unitarie, ma lo studio coglie gli aspetti generali che si sono ripetuti nel tempo.
La tavolozza dei colori degli intonaci di facciata individua un numero totale di 64 cromie, caratterizzate da una vasta gamma di colori caldi (rosso, giallo, arancione, marrone) e da una più limitata di colori freddi (azzurro, verde). All’interno di questa classificazione sono state individuate alcune cromie ripetute in modo consistente (così definite nel linguaggio locale: russettu ingleise, verdin, giano Portufin…) a seconda della localizzazione all’interno della partitura architettonica della facciata: basamento - fondo - decori (vedi Grafici “Colori di Progetto”). Tali colori costituiscono gli elementi cromatici di riferimento per l’insieme dei fronti del borgo di Portofino.
Tavolozza degli elementi accessori
In modo parallelo all’analisi dei colori degli intonaci è stato rilevato anche il colore degli elementi accessori, che costituiscono parte integrante dell’immagine complessiva dei fronti.
I colori osservati sono quelli dei serramenti esterni, il cui verde è presente in una trentina di toni, conseguenza del deterioramento nel tempo di due colori di base.
La tonalità più scura ha assunto varie tonalità di verde tendenti al grigio-azzurro, mentre quella più chiara ha messo in evidenza sbiadimenti e perdite di intensità.
Il fenomeno è certamente dovuto al diverso comportamento dei pigmenti e dei leganti utilizzati, alla differente esposizione dei supporti interressati ai raggi ultravioletti ed alla salsedine.
I dati ottenuti hanno portato alla definizione di una gamma rappresentativa di tinte di progetto, sia per gli intonaci che per i serramenti, che si potranno realizzare:
- per gli intonaci, con pigmenti naturali e pitture minerali tradizionali (a base di calce o di silicato a norma DIN 18363);
- per i serramenti, con pigmenti naturali o derivati da produzione industriale di alta qualità, finemente macinati e stabili impiegati per la colorazione di smalti tradizionali di elevata qualità e resistenza (a base oleosintetica/alchidica).
La scheda edificio
La Scheda - Edificio è un ulteriore supporto all’analisi dei prospetti ed è costituita da otto sezioni che racchiudono - come di seguito indicato - gli studi e le analisi illustrate e descrivono lo stato attuale del fronte in studio e la proposta progettuale del Piano del Colore.
Inquadramento
In questa pagina si trova la localizzazione planimetrica dell’edificio in oggetto e il suo inquadramento all’interno del fronte di riferimento.
Rilievo
Il rilievo architettonico dell’edificio consiste nella rappresentazione grafica della pianta del primo piano, del prospetto principale e dei prospetti laterali nonché della sezione trasversale, tutto in scala 1:100 o 1:50.
Rilievo visivo dei materiali della facciata
Una scheda suddivisa in più argomenti che sintetizza la consistenza materica del manufatto ed il suo stato di conservazione.
Mappatura dei materiali
Il rilievo architettonico del fronte principale è corredato dall’individuazione, attraverso campiture di colore, sia dei tipi di materiali presenti che della loro localizzazione.
Prescrizioni di progetto
In questa pagina sono individuate sia le cromie di facciata rilevate che le prescrizioni di progetto sull’uso dei materiali e sulla natura dei colori.
Progetto
È un elaborato grafico con rappresentazione in scala 1:100 o 1:50 delle cromie e dei decori proposti per il prospetto oggetto di studio.
I colori sono classificati in legenda con il Codice Munsell ed il sistema ACC ed interessano le cromie sia dell’intonaco sia degli elementi accessori quali serramenti ed elementi in ferro.
Decori
Una dettagliata documentazione fotografica visualizza la tipologia e la ricchezza cromatica dei decori.
In calce è presente una breve descrizione della tecnica artistica utilizzata per la realizzazione dei decori stessi.
Analisi di laboratorio
Per alcuni edifici sono state condotte analisi di laboratorio finalizzate all’individuazione della natura dei materiali costituenti il prospetto; le analisi forniscono inoltre informazioni inerenti la stratigrafia degli intonaci e la successione degli strati di colore sottostanti la tinteggiatura visibile.
L’elaborato finale consiste in un fascicolo sintetico, di facile consultazione, adatto al riconoscimento immediato per ciascun edificio delle analisi condotte e delle prescrizioni redatte, in vista di future opere di manutenzione dei prospetti.
La scheda edificio è punto di partenza fondamentale per la redazione di progetti, in quanto in essa sono contenute le prescrizioni inerenti i materiali ed i colori, elementi da riportare negli allegati previsti nelle Norme di Attuazione.
Gli edifici emergenti
Per alcuni edifici di particolare interesse artistico e cromatico si è scelto di approfondire il livello di rappresentazione arrivando ad un disegno del prospetto principale e dei decori in scala 1:50.
Gli elaborati grafici interessano la fase di rilievo e quella di progetto, in cui sono stati rappresentati i decori di prescrizione. Il progetto indica sia i materiali che le cromie da utilizzare, secondo la classificazione del Codice Munsell e del sistema ACC.
Progetto colore
La fase progettuale consiste nella formulazione del progetto coerente con lo stato attuale, con la storia e con il contesto dell’oggetto.
Poiché il Piano del Colore ha come finalità la conservazione dell’immagine storica del Borgo, gli interventi di progetto saranno tesi - edificio per edificio - alla conservazione delle facciate storiche indicando le modalità di una manutenzione rispettosa dei loro valori storici e culturali.
Gli accostamenti o abbinamenti dei colori si leggeranno per elementi principali (basamenti, fondi, decori), inoltre per ogni singolo fronte risulterà evidente la relazione tra colori e tipologia decorativa.
Il progetto individuerà, quindi, la natura dei materiali da mettere in opera nel cantiere e la tipologia degli elementi accessori utilizzabili per lo specifico intervento.
L’utilizzo storico di alcuni materiali edili risulterà elemento guida per le scelte progettuali: malte di calce per gli intonaci, tinteggiature contenenti terre naturali e pietre locali per rivestimenti e finiture, ferro battuto e legno per gli elementi accessori.
Tavolozza colori progetto
La tavolozza dei colori di progetto degli intonaci di facciata è costituita da 64 tinte (colori base) come dalla “TAVOLOZZA DEI COLORI PORTOFINO” e, per quanto riguarda gli elementi accessori (serramenti e ferri), da 6 tinte riferite alle coloriture a smalto.
Le tonalità di progetto confermano i colori di rilievo con l’eccezione di rari esempi ove le testimonianze storiche hanno rilevato una diversa e più idonea tinta. In tali casi si è provveduto a prescrivere quest’ultima nel Piano del Colore.
Alle cromie di progetto così individuate sono da aggiungersi gli scalari tonali più chiari (non riprodotti in tavolozza) derivanti dall’ulteriore sviluppo delle tinte ottenute con incremento di bianco e da intendersi comunque parte integrante della tavolozza, quindi compresi a tutti gli effetti fra i colori complementari. In particolare, si noti l’esempio del bianco: molto diffuso soprattutto come decorazione (marcapiani, contorno
finestre ed altro), si utilizzava e si dovrà utilizzare “sporcato” di quelle tinte più calde o più fredde a seconda di dove si utilizzi e sulla base della sensibilità artistica del decoratore.
Le cromie così risultanti costituiscono i riferimenti per le prescrizioni progettuali contenute nel Piano del Colore.
Abaco dei materiali di cantiere
Intonaci, coloriture e tinteggiature
Nell’ambito del Piano del Colore di Portofino, la predisposizione di un abaco dei materiali consente di disporre di uno strumento fondamentale per l’operatività del cantiere di restauro dei fronti.
Il Piano del Colore ha come obiettivo la salvaguardia degli aspetti materici e coloristici tradizionali, all’interno del naturale processo di rinnovamento delle superfici urbane, cercando di prevenire fenomeni degenerativi sul piano funzionale ed estetico.
Classificazione di intonaci e coloriture
La classificazione degli intonaci può essere fatta in base:
- al legante impiegato: natura (inorganica o organica) e tipologia (calce aerea, calce idraulica, cemento, ecc.),
- alla granulometria e qualità degli inerti (sabbie, cariche minerali ecc.),
- al tipo di produzione (artigianale o “di mercato”, quest’ultimo distinguibile soprattutto per le composizioni, generalmente predosate e premiscelate, delle malte con le aggiunte di additivi tradizionali e non).
Classificazione di tinteggiature
I sistemi di tinteggiatura e di pitturazione murale possono essere distinti in due categorie principali:
a) non pellicolanti: con prevalente processo chimico fisico di mineralizzazione e adesione;
b) pellicolanti: con prevalente processo fisico di adesione al supporto.
Intonaci e tinteggiature a calce
La calce aerea è storicamente il legante principale nella formazione della malta adatta ai tinteggi.
La caratteristica principale del legante è quella di fare presa a contatto dell’aria, attraverso il processo di carbonatazione.
La proverbiale durabilità e la qualità materia hanno fatto della calce aerea l’elemento principe del decoro architettonico al quale dedicare la massima attenzione.
L’intervento restaurativo sulle malte deve essere condotto, però, con l’avvertenza di procedere in armonia con le qualità costruttive dell’edificio esistente.
I consolidamenti e le eventuali integrazioni materiche dovranno pertanto essere realizzati con materiali compatibili e le nuove malte dovranno essere confezionate con materiali analoghi a quelli sui quali s’interviene. Al fine di valutare correttamente l’effetto coloristico finale dell’applicazione della pittura a calce, è necessario eseguire preventivamente campionature di tinteggio perché il colore nell’impasto fresco subirà in fase di carbonatazione un marcato schiarimento; ulteriori variabili sono dovute allo spessore della malta nonché alle condizioni ambientali di riferimento, più o meno umide.
Per evitare degradazioni cromatiche occorre operare in condizioni climatiche idonee, con temperature non troppo basse né troppo alte, proteggendo durante il trattamento le superfici dal soleggiamento diretto, ma anche dalla polvere e dall’eccessiva ventilazione.
La pittura a calce consente altresì la realizzazione di una ricchissima “TAVOLOZZA COLORI”, utilizzando pigmenti inorganici (terre naturali) ed ossidi minerali.
Per ulteriori informazioni
www.akzonobel.comwww.sikkens.it
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[post_excerpt] => Prosegue con questa seconda parte l'approfondimento sul Piano del Colore di Portofino, a firma della Akzo Nobel attraverso il marchio Sikkens.
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[post_content] => Il Borgo di Portofino si trova lungo la linea costiera orientale della Provincia di Genova.
La particolare conformazione del territorio, che crea in questo luogo un’insenatura naturale di particolare bellezza, unita alla presenza di un piccolo Borgo peschereccio affacciato sull’acqua fanno di questo paese un sito di grande fascino.
Sono proprio i colori delle facciate del Borgo marinaro a renderlo identificabile e riconoscibile nel mondo. Portofino risulta inoltre essere parte sostanziale dell’omonimo parco naturale, che tutela e vigila sulle bellezze paesaggistiche circostanti e sul costruito del suo interno.
Inquadramento urbanistico
Il Piano del Colore interessa la parte del Borgo di Portofino che costituisce l’affaccio a mare, pertanto gli interventi avvengono su uno dei suoi elementi principali di bellezza ed attrattiva: le facciate dipinte.
Il Piano del Colore riguarda tutti gli affacci che costituiscono il fronte mare: la “piazzetta”
Piazza martiri dell’Olivetta, i due moli calata Marconi e Calata del Porto, via Roma - che collega Piazza della Libertà a Piazza dell’Olivetta - ed infine Via San Giorgio - che da Piazza dell’Olivetta porta alla chiesa di S. Giorgio.
Descrizione dell’esistente colore
Il colore presente sulle facciate degli edifici contribuisce a formare l’immagine paesistica dei luoghi, divenendo nei fatti uno degli elementi di forte caratterizzazione dei centri abitati insieme all’andamento orografico del terreno, alla posizione geografica, alla forma e dimensione degli edifici, ecc..
L’azione del tempo, l’incuria dei proprietari e la carenza di coordinamento degli interventi di manutenzione delle facciate influiscono in modo negativo sulla qualità della vita urbana.
Troppe volte le vecchie tinteggiature sono state sostituite da nuovi prodotti con caratteristiche chimiche sempre diverse, con un risultato che non sempre ha garantito una resa simile allo stato originale, con poca soddisfazione per l’operatore, l’Amministrazione ed il proprietario.
Motivazioni di progetto
Il Piano del Colore delle facciate di Portofino si propone di regolamentare il corretto svolgimento delle operazioni di coloritura e pulitura delle facciate o parte di esse per la riqualificazione dell’immagine del Borgo.
Le motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione ad adottare un Piano del Colore efficace e preciso possono così essere sintetizzate:
- acquisire una conoscenza più approfondita delle colorazioni,
- valorizzare un patrimonio della collettività,
- tutelare gli aspetti cromatici/decorativi del luogo,
- garantire il rispetto e la continuità dei valori cromatici/decorativi e figurativi/tecnologici.
Un’approfondita analisi storica del sito, delle situazioni di degrado esistenti, delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati nel corso degli anni producono un quadro organico della situazione e definiscono quindi soluzioni progettuali adeguate al contesto. Inoltre, la banca dati risultante dal lavoro, rimane a disposizione dei posteri.
Rilievo topografico e architettonico dei prospetti e fotopiani
Considerazioni generali
Il compito principale del rilevatore è di produrre elaborati chiari che consentano una esatta conoscenza dell’immobile in tutte le sue caratteristiche ed in tutte le sue componenti qualitative e quantitative.
Il rilievo è un fondamento imprescindibile di una buona operazione di recupero edilizio, è la base su cui si svolgeranno tutte le attività successive e influenzerà il buon esito dell’operazione, sino alla sua conclusione: un buon rilievo è il presupposto di una buona progettazione senza sorprese in fase esecutiva, è il documento sul quale le imprese potranno redigere i loro preventivi con precisione.
In questo progetto, l’attività ha riguardato il rilievo e la restituzione dei prospetti degli edifici oggetto di analisi e la realizzazione dei fotopiani dei medesimi ove vi fossero le condizioni di presa fotografica e restituzione.
Sopralluogo
Durante il sopralluogo preliminare si è appurato che non sarebbe stato possibile eseguire i fotopiani di tutti i fronti degli edifici a causa dell’angustia di alcuni vicoli e quindi della mancanza degli spazi minimi di presa fotografica.
Inquadramento
L’inquadramento del lavoro è consistito nella determinazione di una serie di punti di stazione planoaltimetricamente esatti dai quali effettuare misurazioni di dettaglio sui fronti dei vari edifici.
Si è ritenuto opportuno adottare un sistema di coordinate planimetriche lineari locali orientato a nord con l’altimetria riferita alla Carta Comunale in scala 1:500 per rendere compatibili gli elaborati.
Per ottenere ciò si sono utilizzate strumentazioni e metodologie mutuate dalla topografia classica.
Nel dettaglio, si sono realizzate poligonali (per uno sviluppo di circa 1 km) utilizzando strumentazione elettronica munita di registratore dati interno, con precisione angolari di 2cc e precisioni lineari di +/- 2 mm.
Gli strumenti utilizzati sono dotati di messa in bolla elettronica e di un sistema di autocompensazione della geometria degli assi verticali ed orizzontali sino a 20cc, con segnalazione sonora in caso di superamento di tali limiti.
Rilievo
Mentre si procedeva alla realizzazione dell’inquadramento, sono stati realizzati gli eidotipi di tutti i prospetti che sarebbero serviti all’indicazione dei punti battuti sui vari fronti.
Da tutte le stazioni materializzate in loco sono stati quindi osservati una serie di punti seminati sui prospetti degli edifici da rilevare: tali punti sono stati misurati con l’utilizzo di geodimetri dotati di misuratore laser a riflesso diretto, con portate superiori ai + 300 m e precisioni di + o - (3mm + 3ppm) senza l’utilizzo di prismi riflettenti.
I punti rilevati sono stati prescelti tra quelli che agevolassero la ricostruzione geometrica dei prospetti, sia quelli del fronte principale sia quelli di sfondo quali falde della copertura e fronti arretrati, privilegiando spigoli dell’edificio, spigoli di porte e finestre, cornicioni, davanzali ed archi, etc.
Nel complesso sono stati rilevati circa 4.700 punti di dettaglio su di una superficie complessiva di circa 10.000 mq, per una densità quindi di circa 1 punto topograficamente determinato ogni 2mq di rilievo. In alcune zone particolarmente articolate si è proceduto ad integrare le misurazioni laser strumentali con rilevazioni dirette sugli oggetti grazie a laser portatili e metri tradizionali.
È intuitivo che la densità dei punti rilevati sia un indice che rappresenta la qualità e la precisione complessiva del rilievo.
Rilievo fotografico
La campagna fotografica ha avuto inizio in un secondo tempo rispetto alle attività di rilievo topografico.
Si è cercato di eseguire, ove possibile, le prese fotografiche in giornate luminose senza ombre ed in modo che il sole fosse sempre alle spalle dell’operatore.
Gli scatti sono stati oltre 400 e sono stati effettuati con fotocamere digitali professionali Minolta Dimage 5/7 con focali da 35-250 mm (nelle fotocamere da 35 mm) con elemento sensibile CCD da 1/1,8” con 3,5/5,2 megapixel con profondità del colore 36 bit, risoluzione 2048 x 1536 pixel.
Il formato di registrazione è stato prevalentemente il TIFF.
Restituzione calcoli e preparazione editing
La restituzione dei calcoli riguarda principalmente l’aspetto della compensazione delle poligonali, della celerimensura per i punti di dettaglio e quello del raddrizzamento dell’immagine.
Per la restituzione dei calcoli delle operazioni topografiche è stato utilizzato il software LEONARDO QUATTRO (Datronics).
Le poligonali vincolate o chiuse sono state calcolate secondo criteri di compensazione rigorosa, con l’importazione di un sistema di incognite pari al numero delle misure di angoli e distanze effettuate.
In tutti gli altri casi la procedura ha eseguito un controllo volto a verificare la correttezza e la congruenza delle misure.
Le coordinate dei vertici delle stazioni di poligonale così calcolate sono state quindi inserite nel calcolo di risoluzione della celerimensura.
Il risultato di queste operazioni è una semina di punti in formato DXF di Autocad (Autodesk) rappresentati, oltre che dal punto stesso, da codice identificativo e quota altimetrica.
Il codice è l’elemento rappresentativo del punto stesso che lo rende distinguibile dagli altri e che è stato attribuito nel corso del rilievo di campagna.
Editing
In questa fase sono stati individuati gli allineamenti dei singoli prospetti o di una serie di fronti contigui ricadenti su di un medesimo allineamento.
Individuati tali allineamenti, si è provveduto ad “alzare i prospetti” con l’utilizzo di un apposito software che procede a:
- selezionare tutti e solo i punti che appartengono al prospetto, sfondo compreso;
- rototraslare il sistema di coordinate planoaltimetriche generale in un sistema di coordinate locale dove l’asse delle X sia parallelo al fronte dell’edificio;
- ruotare nuovamente i punti intorno all’asse delle X in modo che il sistema di coordinate X, Y, Z possa essere visualizzato con il valore X, Z, Y.
La rappresentazione che si ottiene è la semina dei punti idicati sulla vista frontale del prospetto.
Con queste basi si è provveduto a completare la raffigurazione vettoriale dei prospetti e degli sfondi dei singoli edifici.
Raddrizzamenti di immagini e fotomosaici
Man mano che la restituzione vettoriale completava porzioni di prospetti sufficientemente ampi, le immagini sono state raddrizzate tramite il software GIOTTO 3 TRACE (Datronics).
Le modalità di raddrizzamento utilizzate per le foto selezionate sono due:
1) geometrico: consiste nell’inserire alcune linee (cadenti) che nella realtà sono orizzontali o verticali;
2) analitico: consiste nell’inserire sull’immagine almeno 4 punti di cui si conoscono le coordinate-immagine e le coordinate-oggetto.
La differenza sostanziale tra i due sistemi è che nel primo caso, per riportare l’immagine alle proporzioni corrette, è necessario associare ad una o più cadenti una lunghezza di riferimento.
A completamento di questa fase si è proceduto - ove necessario - alla mosaicatura delle immagini, ossia ad inserire più foto raddrizzate consecutivamente in modo che il prospetto in oggetto fosse completamente rappresentato da un’unica immagine.
Il processo prevede di individuare almeno 3 punti non allineati per ogni immagine.
Nelle zone di sovrapposizione, la procedura effettua un’operazione di miscelatura digitale tra i colori in modo da creare un passaggio graduale da un’immagine all’altra (morphing).
L’immagine così costituita è stata quindi inserita come sfondo alla rappresentazione vettoriale.
Per completare le zone, in alcuni punti dei prospetti, è stato necessario anche inserire dei ritagli di immagini sulla rappresentazione vettoriale.
Il formato di esportazione delle immagini dopo questi passaggi è il BMP.
Elaborati e conclusioni
Immagini e vettoriali sono stati inseriti in un file Autocad DWG, suddivisi per zone in cui si sono sviluppati i prospetti con valori geometrici corretti e quote riferite al livello del mare.
Le precisioni medie sono di circa + 3 cm sui vettori rappresentati.
Una parola va spesa per gli sfondi dei prospetti, ossia di tutte le entità quali cornicioni, tetti, falde, terrazze, colmi, gronde, etc., che sono state rappresentate pur non appartenendo al piano del prospetto.
È chiaro che, trattandosi di uno sviluppo di prospetti con diverse inclinazioni planimetriche,
la rappresentazione dello sfondo non può essere univoca (con zone di sovrapposizione e zone vuote, prospetti laterali, viste di scorcio), pertanto si è ritenuto di rappresentarle in modo che fosse comprensibile la conformazione complessiva dell’edificio a discapito dell’uso per valutazioni dimensionali degli oggetti rappresentati.
Ricerca d’archivio
Al fine di comprendere le fasi di sviluppo urbanistico che hanno portato il borgo di Portofino ad avere la conformazione attuale, è stato necessario condurre una ricerca di tipo bibliografico ed archivistico.
Le fonti bibliografiche utilizzabili per la ricerca sono risultate abbastanza povere di notizie.
È facile supporre che Portofino sia sempre risultato un agglomerato di secondo piano e molto isolato rispetto alle principali direttrici di attraversamento costiero (vedasi Relazione Storica) ed in rapporto ad altre località costiere.
La ricerca archivistica ha invece dato risultati significativi. La conoscenza dell’esistenza di un ampio archivio cartografico prodotto dalla Repubblica di Genova a partire dal XVII secolo ha portato a ricercare direttamente presso l’Archivio di Stato di Genova la documentazione necessaria.
L’indagine ha portato al ritrovamento di due cartografie storiche disegnate in china ed acquarello:
- Planimetria del borgo di Portofino e della Costa disegnata da Matteo Vinzoni nel 1793 - Archivio Segreto Militare n. 87 busta D – Archivio di Stato di Genova;
- Planimetria del Borgo di Portofino Piano Geometrico n.839 1:792 - Secolo XVIII– Archivio di Stato di Genova.
Gli elaborati in oggetto forniscono due differenti tipi di informazioni architettoniche: il primo disegno è ricco di dettagli riguardanti la conformazione costiera e la posizione del Borgo rispetto all’affaccio a mare; il secondo fornisce una planimetria dettagliata del piano terra del Borgo così come si presentava nel XVIII secolo.
La seconda planimetria si dimostra molto utile per lo studio dello sviluppo urbano di Portofino in quanto risultano ben individuati gli edifici, i porticati, le strade ed i corsi d’acqua: tali informazioni sono importanti per stabilire la datazione relativa agli edifici oggetto del Piano del Colore.
Classificazione delle tipologie costruttive
La parte del borgo di Portofino oggetto di studio si presenta ad oggi con una conformazione urbana del tutto simile a quella rappresentata nelle cartografie storiche del XVIII secolo.
Le tipologie architettoniche di tipo storico individuabili sono di tre specie:
1. a schiera: l’edificio si presenta come un elemento minimo di residenza affiancato da altri similari.
Si compone di un prospetto stretto che presenta generalmente una o due bucature per piano, un porticato a piano terra o comunque spazi terreni dedicati all’attività commerciale e una scala distributiva interna in linea addossata ad uno dei muri laterali perimetrali.
Questa tipologia è databile all’epoca Medievale e si ritrova diffusa in quasi tutti i centri storici della Liguria;
2. in linea: è uno sviluppo successivo, per datazione, alla tipologia a schiera in quanto si tratta solitamente della fusione di più elementi a schiera, con l’utilizzo di una scala di accesso in comune a due cellule-base;
3. edificio isolato: sono edifici che si presentano per impianto isolati planimetricamente rispetto all’aggregato edilizio.
Il Borgo presenta attualmente numerosi edifici a schiera, probabilmente immutati dall’impianto, ed alcuni edifici in linea risultanti dalla fusione di due schiere.
Gli edifici isolati sono rari e si distinguono per avere generalmente una destinazione d’uso non residenziale, come ad esempio la Capitaneria di Porto e l’Oratorio dell’Annunziata.
Le facciate dipinte delle case nel borgo di Portofino hanno un particolare significato di comunicazione visiva che ci riporta alle nostre radici culturali, intese come memoria storica della nostra vita e dei nostri antenati, artefici del fascino della cittadina stessa.
Questo patrimonio storico ed artistico merita notevole attenzione, soprattutto nella riscoperta e nel rilancio di una tecnica di affresco antica, tradizionale e peculiare della terra ligure.
Anticamente l’esecuzione del “fresco” era un compito lungo e faticoso.
I materiali utilizzati- sabbia, calce spenta e polvere di marmo- venivano trasportati via mare e successivamente, una volta sbarcati, caricati a mano su antiquati carretti trainati da muli.
Sia il trasporto dei materiali sia l’esecuzione effettiva del lavoro richiedeva tempi lunghissimi, ma la resa era notevole in quanto la trasparenza e la tonalità dei colori, la traspirabilità delle superfici e la durata stessa del lavoro rendevano la facciata una vera e propria opera d’arte. In seguito, l’evoluzione delle tecniche e dei materiali ha portato ad utilizzare per l’ultima stesura (arenino) una miscela di cemento e calce adesiva detta stabilitura.
Con il dopo guerra sono intervenuti determinati fatti nuovi di ordine tecnico, di natura economica, di situazione ambientale e di capacità esecutive.
Il “boom” edilizio scoppiato negli anni seguenti (la così detta “rapallizzazione”) ha portato nel Tigullio ad un utilizzo di varie tecniche pittoriche più rapide ed economiche a scapito del risultato artistico. I motivi di ordine tecnico che hanno causato l’abbandono dell’affresco sono costituiti dall’impossibilità del reperimento dei materiali di base e dall’elevato tempo, e quindi costo, di realizzazione.
In tempi recenti la produzione industriale per coloriture da esterni si è quindi orientata verso pigmenti di sintesi, utilizzati in prodotti detti genericamente tinte lavabili acriliche.
Semplici da usare, meno costosi, adatti ad una produzione più estesa, tali prodotti non erano affatto paragonabili negli effetti figurativi generali a quelli di “invecchiamento nobile” e alle coloriture a fresco: tipica è l’assenza di trasparenza e il rapido spogliamento causato dalla mancata traspirazione dell’umidità interna della muratura e dell’intonaco.
A causa dei problemi sopra citati è sorta una maggiore sensibilità al tema delle facciate dipinte.
La produzione industriale si è quindi indirizzata verso materiali più adeguati a questo tipo di decorazione, giungendo ai silicati di potassio ed alle tinte silossaniche, simili per opacità e traspirabilità al fresco.
Con il susseguirsi di tali tecniche, si è giunti ai nostri giorni a privilegiare coloriture che si avvicinino il più possibile all’antica arte dell’affresco.
Ciò è stato possibile grazie all’utilizzo della calce a secco (il “finto fresco”), caratterizzata da opacità, trasparenza, traspirabilità e tonalità dei colori notevolmente simili all’affresco originale; essa mantiene inoltre un’adeguata resistenza nel tempo ed una buona resa.
Questa tecnica permette oggi di riportare le facciate del borgo di Portofino agli antichi splendori, preservandone la tradizione storica che rappresenta la nostra eredità culturale ed artistica.
Classificazione delle tipologie decorative
Le facciate dipinte del Borgo presentano vari tipi di decorazione, classificabili in tre grandi gruppi distinti per grado di complessità del decoro e ricchezza cromatica (definizioni elaborate da un Maestro Decoratore operante in loco):
GRUPPO 1: Le facciate sono caratterizzate da decori semplici e non elaborati, consistenti nella rappresentazione grafica in rilievo di angoli (anteridi), marcapiani e contorni di finestre.
I decori descritti sono realizzati tramite lumi superiori e con scuri ed ombre inferiori.
GRUPPO 2: Le facciate sono molto decorate, ricche di ornati e/o figure geometriche o naturali.
Gli ornati sono rilevati in copia, su fogli trasparenti in scala 1:1.
Le copie, opportunamente traforate, sono poi utilizzate per la tecnica dello spolvero.
I finti rilievi sono realizzati con varie gradazioni di colori: chiare per il lumeggio, scure per spessori, scanalature ed ombre.
GRUPPO 3: Le facciate sono arricchite solo con decorazioni geometriche per angoli (anteridi), marcapiani, cornici delle finestre e per eventuali bugnati.
Le decorazioni così classificate si distribuiscono sui prospetti oggetto di studio senza particolari aree di aggregazione stilistica.
È tuttavia rilevabile che all’interno dell’ambito analizzato, esiste solo un edificio privo di decori in facciata (Edificio n. 23 Fronte A), in quanto presenta come elemento di ornato una bifora medievale.
Al fine di costruire una banca dati è stata approfondita l’analisi sia con lo studio dei materiali costituenti le facciate sia con la valutazione e classificazione dello stato complessivo di conservazione del fronte studiato.
La mappatura dei materiali
Le mappe dei materiali sono rilievi di tipo tematico in quanto registrano i dati necessari per descrivere gli aspetti specifici della fabbrica e gli interventi necessari allo specifico fronte.
Questi elaborati sono stati realizzati utilizzando il rilievo fotogrammetrico come struttura portante su cui registrare le informazioni ed i risultati delle indagini.
Il rilievo dei materiali costituenti ciascuna facciata porta ad acquisire conoscenze riguardanti:
1. la tipologia e la natura degli intonaci utilizzati sia nella fase storica che contemporanea (intonaci a calce naturale, in malta cementizia, in malta “bastarda” - calce+cemento - etc.);
2. le caratteristiche delle tinteggiature attualmente presenti sulle facciate (coloriture a calce, di tipo plastico, etc.).
3. la qualità degli elementi lapidei presenti sulle facciate, sia che si tratti di elementi funzionali che decorativi (piane, sovraporte, zoccolature, mensole);
4. la tipologia e la natura degli elementi accessori (serramenti, ringhiere, pluviali);
5. tutte le stratificazioni materiche e cromatiche leggibili;
6. tutti gli elementi che interagiscono con la facciata (serramenti, legni, ferri, etc.) che costituiscono un impatto significativo nel contesto della superficie dipinta.
La conoscenza della consistenza materica degli edifici è un elemento fondamentale per la progettazione dell’intervento di riqualificazione: in base ai risultati delle analisi effettuate si ottiene un quadro complessivo dei materiali che compongono la facciata e si definisce quali tra questi risultano appartenenti alla fase “storica” e quali risultano estranei all’impianto originario, quali sono da considerarsi di tipo naturale e quali di origine sintetica o cementizia.
Analisi dei materiali e dello stato di conservazione
Lo schema utilizzato per il rilievo visivo dei materiali di facciata è sintetizzabile in questo modo:
RIVESTIMENTI DI FACCIATA
materiali lapidei, laterizi, calcestruzzo, materiali ceramici
INTONACO TINTEGGIATO A MONOCROMIA /DICROMIA/POLICROMIA
Intonaco di calce e tinta in pasta di calce
Intonaco di calce e tinta a calce e terre naturali
Intonaco in malta cementizia e tinta con silicati o silossani
Intonaco di calce e tinta con silicati o silossani
Intonaco in malta cementizia e finiture plastiche
ELEMENTI ACCESSORI
Serramenti in legno
Serramenti in alluminio e pvc
Elementi in ferro
Elementi in vetro
Elementi in materiale lapideo
Elementi in rame
Le peculiarità di tipo materico riscontrate per il borgo di Portofino sono soprattutto: la presenza per tutte le facciate di una parte basamentale, corrispondente al piano commerciale, trattata con intonaci grossolani (rinzaffo a rustico) di malta cementizia; colorazione monocromatica ed assenza di elementi lapidei o piastrellature in funzione di zoccolatura;
- la mancanza quasi totale di elementi plastici di decoro sui prospetti: solo pochi elementi presenti consistono nella riquadrature di alcune bucature;
- la realizzazione della struttura dei terrazzi con lastre di marmo Carrara e mensole di sostegno in altro materiale lapideo o in ferro battuto. Questa tipologia costruttiva è ricorrente in Liguria come tecnica storico-tradizionale;
- la presenza di bassorilievi in ardesia;
- la presenza di grate in ferro o ghisa con lavorazioni semplici o artistiche.
La classificazione dello stato di conservazione
La classificazione dello stato di conservazione è stata condotta preliminarmente con rilevamento a vista ed in base alle caratteristiche macroscopiche dei fenomeni di degrado.
In una seconda fase si è proceduto alla catalogazione basandosi su quattro distinti campi così composti:
- fatiscente: facciate interessate da fenomeni di degrado diffusi o parziali fortemente pronunciati;
- mediocre: facciate interessate da limitati fenomeni di degrado;
- buono: facciate non interessate da particolari fenomeni di degrado;
- molto buono: facciate non interessate da alcun fenomeno di degrado.
Il giudizio è correlato allo stato di conservazione fisico degli elementi di facciata e di degrado estetico, in rapporto alla condizione originaria.
A seguito dell’analisi visiva dei materiali è stato necessario sottoporre ad indagini stratigrafiche alcuni edifici che presentano finiture di tipo storico, al fine di individuare in modo certo la presenza di malte e pitturazioni storiche a calce.
I campioni prelevati, scelti in modo da contenere quante più informazioni possibili sulla tecnica, sui materiali impiegati e sul degrado, hanno prodotto indicazioni riguardanti le sostanze e le cromie originari del Borgo.
Sono state condotte indagini di laboratorio quali:
- analisi morfologico - tessiturale mediante microscopio ottico stereoscopico in luce riflessa (20 - 40 X);
- analisi delle patine superficiali in sezione lucida trasversale al microscopio in luce riflessa (100 - 200 X), per la determinazione della successione stratigrafica con definizione della composizione qualitativa dei singoli strati;
- analisi in sezione sottile trasversale al microscopio mineralogico (40 -100 X) per la caratterizzazione mineralogico-petrografica di intonaci;
- misurazioni granulometriche dell’aggregato mediante separazione meccanica aggregato/legante;
- analisi dei sali solubili per ottenere indicazioni sulla composizione chimica dei materiali e sui processi di degrado in atto. All’analisi conduttimetrica è stata abbinata l’analisi chimica qualitativa e semiquantitativa per determinare le principali specie ioniche presenti.
Le analisi di laboratorio condotte sui campioni di intonaco, prelevati dai prospetti esterni degli edifici, sono state effettuate sia al microscopio stereoscopico in luce riflessa sia al microscopio mineralogico in luce polarizzata (Leitz Laborlux. 12 Pol S).
Tali esami hanno consentito di rilevare lo spessore degli strati, la natura e la morfologia dei clasti e la loro distribuzione (uniformità, addensamento, ecc), inoltre hanno fornito informazioni utili sulla porosità e quindi sul degrado del materiale.
Si è proceduto inoltre alla separazione meccanica aggregato/legante per i singoli strati del campione al fine di costruire la curva di distribuzione granulometrica.
Per un approfondimento sullo studio del materiale degradato, per ogni singolo strato sono state condotte misure di conducibilità elettrolitica, abbinate all’analisi chimica qualitativa e semiquantitativa per determinare le principali specie ioniche presenti.
Il riconoscimento degli strati di colore ed il loro spessore è stato condotto in sezione lucida stratigrafica al microscopio in luce riflessa.
L’indagine è stata integrata da analisi microchimiche per l’identificazione dei pigmenti e da test di tipo istochimico per il riconoscimento dei leganti organici.
I risultati ottenuti dalle analisi in generale hanno evidenziato differenti intonaci di colore d’insieme variabile dal grigio al marroncino, talora con caratteristiche ed aspetto tipico dei cementanti idraulici impiegati dal XIX secolo in poi.
Per ulteriori informazioni
www.akzonobel.comwww.sikkens.it
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[post_excerpt] => Akzo Nobel, attraverso il marchio Sikkens, si rende ancora una volta protagonista nel contribuire all'arricchimento culturale e paesaggistico delle meravigliose risorse del nostro Paese.
Numerose sono le partecipazioni attive da parte dell’Azienda, con il patrocinio delle Municipalità e delle Sovrintendenze, per realizzare interventi in diverse realtà storiche ed architettoniche.
Il Piano del Colore di Portofino, in particolare, rappresenta un importante strumento urbanistico e normativo, teso sia alla conservazione dell'immagine storica del luogo che al mantenimento della ricchezza cromatica e decorativa dei fronti che contraddistinguono il fascino dell'incantevole Borgo.
Si tratta di uno studio analitico delle cromie e dei materiali esistenti, volto a valorizzare l'immagine di una delle località italiane più prestigiose nel mondo, che richiama ogni anno milioni di visitatori.
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Info dalle aziende - Piano del colore di Portofino. Seconda parte - INFOBUILD