Cemento amianto sul tetto: si può anche incapsulare

Per la soluzione del problema amianto la rimozione non è l’unica strada possibile. In molti casi più efficace e sicura si rivela la tecnica dell’incapsulamento, purché si sia certi della qualità dei prodotti.

Cemento amiantoAmpiamente utilizzato sino a pochi anni fa in edilizia in Italia l’amianto si è rilevato essere uno dei materiali più pericolosi per la salute degli addetti alla sua lavorazione e per i futuri utenti degli stabili in cui è presente. Alcune stime calcolano in 75 mila miliardi l’impegno economico necessario per portare a termine una bonifica totale del territorio, e circa 85 anni per rimuoverlo integralmente.

Perché l’amianto è stato bandito dal mondo delle costruzioni

Con la Legge n.257 del 27 marzo 1992 si è deciso di bandire definitivamente l’impiego di questo materiale, proibendone anche l’estrazione. Le ragioni di tale decisione sono nella provata evidenza di una relazione diretta fra inalazione di fibre d’amianto (che hanno la caratteristica di potersi scindere longitudinalmente, diventando sempre più sottili – al limite di 0,02 micron – e di conseguenza inalabili) e insorgere del mesotelioma pleurico, una grave forma di tumore polmonare che si manifesta anche a notevole distanza di tempo dal momento dell’effettiva esposizione (sino a 20-50 anni).

Il problema, pur sussistendo per tutti i minerali della famiglia dell’asbesto (che comprendono crocidolite, arnesite, antofillite, tremolite, actinolite), è particolarmente avvertito nel caso dell’amianto blu (crocidolite) e di quello bruno (amosite), a causa della particolare conformazione delle fibre e della loro elevata biopersistenza nel nostro organismo, una volta penetrate all’interno degli alveoli polmonari.

pericolo
Incapsulare invece che togliere è un’azione che può trovare convenienza solamente in quei casi dove le superfici da trattare sono molto grandi.

Sono poi soprattutto i prodotti contenenti amianto a matrice friabile (intonaci cementizi ignifughi e isolanti dati a spruzzo) quelli per cui è più elevato il rischio, ma questo non va sottovalutato neanche in quelli a matrice compatta (canne fumarie e tubazioni, pavimentazioni in vinile-amianto, pannelli di tamponamento e lastre di copertura), per l’inevitabile insorgere di fenomeni di degrado che con il tempo possono portare al rilascio di fibre nell’atmosfera e negli ambienti confinati.

In cosa consiste l’incapsulamento

Sarebbe estremamente pericoloso creare un eccessivo allarmismo nell’opinione pubblica, magari inducendo una frenetica corsa alla rimozione dei manufatti contenenti amianto, nei fatti, forse più dannosa di quanto non sia il loro permanere in sito dopo idoneo trattamento.

Le operazioni di rimozione dei prodotti da sostituire comportano, infatti, pur condotte con tutte le cautele possibili e da personale altamente specializzato, quasi inevitabilmente una dispersione notevole di fibre con effetti inquinanti e situazioni di pericolo a volte superiori a quelle dei prodotti in opera, senza considerare la necessità di ricorrere a discariche speciali per lo smaltimento finale dei prodotti.

Ecco, quindi, che, se possibile, alla rimozione è da preferirsi l’incapsulamento e la permanenza negli edifici in condizioni di sicurezza – dei componenti contenenti amianto. Una soluzione particolarmente adatta nel caso delle lastre di copertura ondulate in cemento amianto – impiegate in passato massicciamente per la copertura di strutture agricole e industriali, ma anche di interi quartieri residenziali per la facilità con cui si può provvedere a tale tipo di intervento.

Esiste una procedura autorizzativa a monte da rispettare che prevede il deposito, esclusivamente da parte di ditte specializzate, del piano di lavoro presso la struttura socio-sanitaria di controllo competente per la specifica area geografica.

La prima operazione consiste, ovviamente, nella verifica della portanza dei manufatti oggetto d’intervento, sì da accertarne la loro calpestabilità da parte degli operatori senza rischi di pericolose cadute, o, in caso contrario, da provvedere a soluzioni alternative.

Si procede, quindi, con il trattamento a spruzzo del manto di copertura da incapsulare mediante un formulato elastomerico (nel caso in questione Vinavil diluito in acqua nel rapporto di 1 a 8), che crea una pellicola superficiale sulle vecchie lastre, impedendo il rilascio di fibre e consentendo, così, di passare alle fasi successive in regime di assoluta sicurezza. Il preparato, a rapida presa, deve essere distribuito con cura sull’intera superficie a vista della copertura per mezzo di un irroratore manuale.

Gli addetti provvedono poi a fissare alle lastre, in corrispondenza dell’apice delle ondulazioni, dei listelli in legno, che serviranno per la successiva posa di un manto protettivo superiore, ad impedire il degrado della pellicola elastomerica per effetto dei raggi ultravioletti e degli agenti atmosferici.

I listelli, disposti trasversalmente rispetto all’ondulazione, vengono agganciati con piattine di metallo appositamente sagomate e assicurati con viti alle vecchie lastre.

esperti
Verniciatura a spruzzo con pompe a bassa pressione delle lastre da bonificare, saldando così le fibre ed evitandone l’aerodispersione.

Le lastre sono particolarmente semplici da montare (un solo operatore è in grado di posarne circa 800 metri quadri in una giornata) e presentano buone caratteristiche fonoisolanti e di coibenza termica. La loro portata massima è di 1.000 chili per metro quadro, uniformemente distribuito, con garanzia di resistenza agli urti, alle alte e basse temperature (da meno 30 a più 150 gradi), agli agenti atmosferici e ambientali e al fuoco (classe 1 di autoestinguenza).

Possono inoltre essere fornite in diversi colori: rosso mattone, grigio chiaro, arancio ossido, verde, ardesia e marrone.

La posa avviene sovrapponendo i bordi dei singoli elementi per circa 20 cm e fissando con viti autofilettanti – ogni due onde – la nuova copertura ai listelli in legno sottostanti. Là dove ci fosse la necessità di realizzare prese di luce e lucernari, si possono disporre lastre in vetroresina trasparente, avendo l’accortezza di fissare in precedenza a protezione del vano una rete metallica.

In sommità possono essere impiegati differenti tipologie di colmo (a cerniera, universale, trasparente, ecc.), mentre per le finiture tra lastre e parete (dove, come in questo caso, si avessero dei volumi sporgenti rispetto all’andamento della falda) si utilizzano appositi elementi terminali laterali. In corrispondenza dei bordi esterni della copertura, sotto le nuove lastre, è invece necessario inserire listelli sagomati di espanso a cellule chiuse catramate.

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