Corte Conti europea bacchetta Stati Ue, tassazione su energia non allineata a obiettivi su clima

Corte Conti europea bacchetta Stati Ue, tassazione su energia non allineata a obiettivi su clima

In un’analisi ad hoc la Corte dei Conti rivela che gli attuali livelli di imposizione non sono commisurati all’inquinamento prodotto. Le sovvenzioni ai combustibili fossili sono rimaste relativamente costanti negli ultimi 10 anni anche se la Commissione e alcuni Stati membri si erano impegnati a eliminarle gradualmente. In futuro sarà necessario usare l’imposizione fiscale per tenere insieme gli obiettivi climatici e le esigenze sociali

di Tommaso Tetro

Corte Conti europea bacchetta Stati Ue, tassazione su energia non allineata a obiettivi su clima

La Corte dei Conti europea aggiunge un tassello in direzione della sostenibilità. Se ancora ce ne fosse bisogno. Con un’analisi ad hoc rivela infatti che nell’Ue le politiche di tassazione dell’energia non sono allineate agli obiettivi climatici. La tassazione dell’energia può contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici – scrive la Corte Ue – ma gli attuali livelli di imposizione non sono commisurati all’inquinamento prodotto dalle diverse fonti energetiche.

La Corte delinea in che modo le imposte sull’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue. Anche se le sovvenzioni alle energie rinnovabili sono quasi quadruplicate nel periodo 2008-2019, quelle per i combustibili fossili sono rimaste relativamente costanti negli ultimi 10 anni, benché la commissione e alcuni Stati membri si fossero impegnati a eliminarle gradualmente.

Nell’Unione europea oggi 15 Paesi, la maggioranza, spendono più per sovvenzionare i combustibili fossili che per sostenere l’energia da fonti rinnovabili. Le sovvenzioni per i combustibili fossili ammontano in totale a oltre 55 miliardi di euro all’anno. L’eliminazione graduale delle sovvenzioni per i combustibili fossili entro il 2025 – mette in evidenza la Corte – “comporterà una difficile transizione sociale ed economica”. In particolare, “la percezione di un trattamento iniquo per determinati gruppi o settori può generare una resistenza alla transizione verso un’economia più verde”.

Inoltre vengono messe in luce le sfide che i responsabili delle politiche devono affrontare: assicurare coerenza nella tassazione dell’energia in tutti i settori e per i diversi vettori energetici, ridurre le sovvenzioni destinate ai combustibili fossili e riallineare obiettivi climatici ed esigenze sociali.

“La tassazione dell’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia sono strumenti importanti per conseguire gli obiettivi climatici – osserva Viorel Stefan, componente della Corte dei conti europea e responsabile dell’analisi – la sfida principale, a nostro parere, è rafforzare il nesso tra provvedimenti normativi e misure finanziarie, trovando la giusta combinazione. Con questa analisi si intende contribuire al dibattito sui prezzi dell’energia e sui cambiamenti climatici, in particolare in vista dell’imminente discussione della proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia”.

Nell’ambito del Green deal europeo la commissione Ue prevede di allineare la tassazione dell’energia agli obiettivi climatici. Per farlo l’Unione europea deve affrontare varie sfide e rivedere la normativa sulla tassazione dell’energia, che richiederà anche il consenso unanime del Consiglio. La principale sfida è di assicurare coerenza in tutta l’Ue, nonché tra i settori e i vettori energetici che prima godevano di un trattamento più favorevole.

In base alla direttiva in vigore, le fonti energetiche più inquinanti possono beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole rispetto a quelle più efficienti sul piano delle emissioni di carbonio: per esempio, il carbone è tassato meno del gas naturale, così come alcuni combustibili fossili lo sono molto meno rispetto all’elettricità. Inoltre, benché la maggioranza degli Stati membri applichi imposte elevate sui combustibili, molti altri le mantengono su livelli prossimi al minimo stabilito dalla direttiva, con possibili distorsioni nel mercato interno. Un basso livello di prezzi del carbonio e di imposte sull’energia per i combustibili fossili aumenta il costo relativo delle tecnologie più ecologiche e ritarda la transizione energetica.

La conclusione è che la tassazione dell’energia negli Stati membri non rispecchia il costo ambientale delle emissioni. E che quindi per il futuro sarà necessario usare l’imposizione fiscale per tenere insieme gli obiettivi climatici e le esigenze sociali. Cosa che dovrà toccare tutti gli Stati Ue vista la natura da cui ha origine, quella fiscale.

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