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Yvonne Farrell e Shelley McNamara dello studio irlandese Grafton Architects hanno vinto il Pritzker Architecture Prize 2020, tra le più importanti onorificenze dell’architettura a livello mondiale Il Pritzker Architecture Prize 2020, considerato il “nobel dell’architettura”, è stato assegnato a Yvonne Farrell e Shelley McNamara dello studio irlande Grafton Architects per “l’integrità nel loro approccio sia agli edifici che allo studio, la generosità nei confronti dei colleghi, l’atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente e l’impegno incessante verso l’eccellenza in architettura, la capacità di essere cosmopoliti e di abbracciare l’unicità di ogni luogo in cui lavorano”, si legge nella motivazione della Giuria. Il duo ha lavorato su progetti di diverse tipologie, instaurando un complesso dialogo tra gli spazi pubblici e privati e le persone che li occupano. Farrell e McNamara hanno realizzato edifici dal grande impatto che al tempo stesso sono rispettosi della tradizione e moderni, in equilibrio tra forza e delicatezza e mantenendo il rispetto per i contesti specifici del sito, le istituzioni accademiche, civiche e culturali, così come i complessi residenziali. “L’architettura potrebbe essere descritta come una delle attività culturali più complesse e importanti del pianeta”, ha commentato Yvonne Farrell. “Essere un architetto è un enorme privilegio. Vincere questo premio è un meraviglioso riconoscimento del nostro credo nell’architettura. Grazie per questo grande onore”. L’Irlanda, la loro isola nativa piena di montagne e scogliere, permea la loro acuta sensibilità alla geografia, ai cambiamenti climatici e alla natura in tutti i progetti. I loro edifici cercano di valorizzare le città prestando attenzione alla sostenibilità e rispondendo alle esigenze locali. Alcuni progetti di Yvonne Farrell e Shelley McNamara Il Campus Universitario UTEC Lima (Lima, Perù 2015) – vincitore del RIBA International Prize – si trova in un sito impegnativo, con un’autostrada che la costeggia da una parte, accanto a un burrone, e un quartiere residenziale dall’altra. University Campus UTEC Lima, photo courtesy of Iwan Baan Il risultato è un edificio verticale e a cascata che risponde sia alle esigenze del sito che a quelle climatiche. I suoi spazi aperti sono stati progettati per accogliere volutamente le brezze rinfrescanti dell’oceano e ridurre al minimo la necessità di aria condizionata. Negli Uffici del Dipartimento delle Finanze (Dublino, Irlanda 2009), la selezione di pietra calcarea locale utilizzata in pannelli spessi garantisce la resistenza dell’edificio. Le finestre incassate o a filo della facciata hanno delle griglie sotto di esse per far circolare l’aria fresca in tutto l’edificio. Le esposizioni su tutti i lati dell’edificio, atipiche dell’architettura di questa città, offrono viste panoramiche. Gli architetti sono consapevoli del dialogo tra interno ed esterno, evidenziato dalla commistione di spazi pubblici e privati, e della significativa selezione dei materiali. L’Università Luigi Bocconi (Milano, Italia 2008), progetto che ha vinto il World Building of the Year award nel 2008, promuove il dialogo tra i suoi occupanti e la città che si estende ben oltre il campus verticale attraverso il suo spazio pubblico al piano terra, che continua all’interno. Università Luigi Bocconi, photo courtesy of Federico Brunetti L’Université Toulouse 1 Capitole, School of Economics (Tolosa, Francia 2019) è rivestita di cemento e pietra estratti dal vicino lago d’Iseo. I contrafforti in mattoni, le rampe e i cortili sono una metafora della città piena di ponti, mura, passeggiate e torri di pietra. Université Toulouse 1 Capitole, School of Economics, photo courtesy of Dennis Gilbert Farrell e McNamara nei loro progetti, spiega il giudice Stephen Breyer, presidente della giuria, “hanno cercato, con notevole successo, di aiutarci tutti a superare quello che probabilmente diventerà sempre più un serio problema umano. Vale a dire, come possiamo costruire abitazioni e luoghi di lavoro in un mondo in cui oltre la metà della popolazione vive in ambienti urbani e molti di loro non possono permettersi il lusso?”. Si tratta della quarta e la quinta donna ad aver vinto il prestigioso premio. Prima di loro Zaha Hadid, che è stata l’unica vincitrice nel 2004, Kazuyo Sejima, che ha vinto al fianco di Ryue Nishizawa nel 2010, e Carme Pigem, che ha vinto insieme a Rafael Aranda e Ramón Vilalta nel 2017. img by architecture of Yvonne Farrell and Shelley McNamara Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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