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Il rapporto della Global alliance for buildings and construction fa presente che il settore è responsabile del 39% delle emissioni globali, con un peso energetico in termini di consumi del 36%, di uso di materie prime del 50% e di un terzo di acqua potabile. Ma si puòdecarbonizzare, offrendo anche un importante contributo per neutralizzare le emissioni al 2050. Eppure le stime dell’Ance parlano di investimenti ancora troppo bassi che ci porterebbero fuori dallo stallo non prima di 25 anni. Per le Nazioni Unite bisogna intervenire con politiche mirate ai processi industriali a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Ance: in Italia investimenti ancora troppo bassi Edifici a zero emissioni entro il 2050 Entro il 2060 il patrimonio edilizio mondiale raddoppierà, e le emissioni di questa ‘movimentazione’ potrebbero aumentare del 50%. Continuare a costruire a questi ritmi potrebbe allora mettere in pericolo il Pianeta, con i cambiamenti climatici pronti a raccogliere gli effetti di questa situazione. Il rapporto della Global alliance for buildings and construction fa presente infatti che il settore è responsabile del 39% delle emissioni globali di CO2 (anidride carbonica), con un peso energetico in termini di consumi del 36%, di uso di materie prime del 50%, e di un terzo di acqua potabile. Ma secondo il rapporto ‘Bringing embodied carbon upfront’ del World green building council, l’organismo internazionale dei costruttori che si dedicano alla bioedilizia, il settore delle costruzioni può essere decarbonizzato, offrendo anche un importante contributo per sviluppare soluzioni diverse e a basse emissioni di CO2; arrivando a neutralizzare le emissioni al 2050. Ance: in Italia investimenti ancora troppo bassi Anche se per le stime dell’Ance, l’edilizia nostrana resta in crisi; con investimenti ancora troppo bassi che e a questo ritmo ci porterebbero fuori dallo stallo non prima di 25 anni. La stima dell’Associazione che in Confindustria riunisce i costruttori fa riferimento al 2019 e racconta di come gli investimenti siano cresciuti “soltanto” del 2,3%; un numero ritenuto non sufficiente a far evolvere il settore. Lo studio prevede per il 2020 un aumento di costruzioni dell’1,7%: ci dovrebbero essere investimenti in crescita del 2,5% per la nuova edilizia abitativa, dell’1,5% di investimenti in manutenzione straordinaria con i primi interventi sia per l’eco che per il sisma bonus sui condomini, e del bonus facciate; inoltre uno 0,4% di investimenti non residenziali privati, e un 4% di investimenti in opere pubbliche, grazie alla ripresa delle gare. Le nuove costruzioni però non sono ‘consumatrici’ soltanto di suolo. Ma per esempio producono l’11% delle emissioni globali di CO2 calcolando sia la fase di costruzione che il ciclo di vita. A questo biosgna aggiungere le emissioni prodotte dalle attività necessarie alla gestione come per esempio l’energia usata, sia quella elettrica, sia quella che serve per il riscaldamento che il raffrescamento. Ne deriva che il settore dovrebbe pensare prima di tutto al modo in cui gli edifici sono progettati, poi costruiti, e poi gestiti. Bisognerebbe, tra le altre cose, promuovere la ristrutturazione del patrimonio esistente, ridurre il più possibile le materie prime. Edifici a zero emissioni entro il 2050 Secondo il World green building council tra 10 anni tutti i nuovi edifici, le infrastrutture e le ristrutturazioni dovranno avere almeno il 40% in meno di carbonio inglobato. È stata poi lanciata una call to action internazionale per portare entro il 2050 abitazioni, edifici, infrastrutture e ristrutturazioni a zero emissioni. Basterebbe – sempre secondo World green building council – replicare l’esempio di alcune nazioni come la Finlandia, la Norvegia e la Svezia; e così si scopre che a Oslo i cantieri sono alimentati da energie rinnovabili, a Vancouver in Canada si è imposto che la CO2 incorporata sia tagliata del 40% nei nuovi edifici entro il 2030. E a intervenire per primi devono essere i governi con politiche mirate ai processi industriali e al risparmio dei consumi, come suggerisce la Global alliance for buildings and construction in un rapporto messo a punto stilato con l’Agenzia internazionale dell’energia e coordinato dal Programma ambientale delle Nazioni Unite. “Siamo di fronte a due realtà fondamentali – ha dichiarato Inger Andersen, direttore esecutivo del programma ambientale dell’Onu – nel corso dei prossimi 30 anni, la popolazione globale crescerà probabilmente di due miliardi, il che richiederà più case e costruzioni. Allo stesso tempo, le nazioni devono creare un mondo a emissioni zero se vogliamo evitare pericolosi cambiamenti climatici”. Una vera e propria urgenza stando a sentire la denuncia di Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia: “La nostra analisi mostra che il ritmo del miglioramento dell’efficienza energetica nelle costruzioni è rallentato all’1,2% dal 2017 al 2018, mentre abbiamo bisogno di un tasso di miglioramento del 3% per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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