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L’Ance sulla Legge di Bilancio 2020: per la ripresa del settore edile è necessario far ripartire gli investimenti, snellire le procedure burocratiche; ecobonus e sisambonus vanno resi strutturali. Indice degli argomenti: Ecobonus e sismabonus Far ripartire gli investimenti Snellire le procedure La delegazione Ance guidata dal Presidente Gabriele Buia, ha riferito in audizione congiunta, presso le Commissioni Bilancio del Senato e della Camera dei Deputati, le proprie valutazioni rispetto alla Legge di Bilancio attualmente in discussione. Il Presidente ha ricordato prima di tutto la crisi di un settore tanto strategico come quello dell’edilizia e la necessità che il mercato delle costruzioni possa ripartire per la crescita sostenibile, sociale e ambientale del paese. Si tratta infatti di un comparto che, considerando tutta la filiera e le attività immobiliari, costituisce il 22% del Pil e contribuisce ad attivare l’80% dei settori economici: la crescita del settore potrebbe garantire di recuperare mezzo punto di Pil l’anno con enormi benefici per tutto il sistema Paese. Perché davvero ci possa essere una reale ripresa è prima di tutto necessario, ha sottolineato Buia, mettere in campo misure “mirate per accelerare i meccanismi di spesa e riavviare la macchina amministrativa che è praticamente ferma in tutto il Paese”. Non può bastare, come è già stato fatto con troppe leggi di Bilancio, sostenere la crescita economica attraverso i consumi, limitare gli investimenti è secondo l’Ance la causa principale della mancata crescita del PIL. Ecobonus e sismabonus L’Associazione Costruttori èfavorevole alla proroga per tutto il 2020 delle detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione efficiente come alla sterilizzazione, anche per il 2020, degli aumenti delle aliquote IVA, ma chiede un maggior coraggio da parte del Governo, sollecitando una stabilizzazione di tali interventi e non la proroga di anno in anno. Per quanto riguarda ecobonus e sismabonus in particolare il regime temporale dovrebbe essere di almeno 10 anni e il “Sismabonus acquisti” dovrebbe essere allargato anche all’acquisto di immobili riqualificati in chiave antisismica, senza necessità di preventiva demolizione. In questo modo potrebbe avviarsi un processo di riqualificazione di interi fabbricati prevalentemente ubicati nei centri storici o nei borghi, nei quali non sono possibili interventi di demolizione e ricostruzione. Dovrebbe poi essere previsto un “Sismabonus vendita”, riconoscendo la stessa agevolazione a chi cede unità immobiliari da demolire, a condizione che, entro i 12 mesi successivi, riacquisti una nuova unità immobiliare. Bene anche l’introduzione di una nuova IMU al posto dell’attuale duplice disciplina IMU e TASI e la stabilizzazione dell’aliquota ridotta al 10% della “cedolare secca” per le locazioni a “canoni concordati”. Considerando che le risorse a disposizione sono poche è necessario partire dalle priorità. Far ripartire gli investimenti Le risorse disponibili, per quanto limitate, vanno investite in cantieri per infrastrutture, città più belle e la messa in sicurezza dei territori. Le risorse per gli investimenti pubblici previsti dalla Legge di Bilancio 2020 per città più sostenibili (il Green New Deal di cui molto si sta parlando), concentrano gli stanziamenti nel periodo dal 2022 al 2034, con investimenti minimi per il prossimo biennio e comunque assolutamente insufficienti “a sostenere e rafforzare i primi timidi segnali positivi che si intravedono sugli investimenti pubblici”. Nel triennio 2020-22 sono infatti previsti 9,8 miliardi di euro di risorse per le infrastrutture – 2 miliardi nel 2020, 3,2 miliardi nel 2021 e 4,7 miliardi nel 2022 – che raggiungono i 63,6 miliardi di euro fino al 2034. Di contro, le risorse che saranno effettivamente spese per investimenti, ammontano a 4,2 miliardi di euro nel triennio 2020-2022, di cui 420 milioni nel 2020, 1,2 miliardi nel 2021 e 2,6 miliardi nel 2022. Gabriele Buia ha poi sottolineato che l’Associazione dei costruttori è assolutamente favorevole a riproporre il Programma di investimenti per i comuni, (noto come “Piano spagnolo”) prevedendo la realizzazione di un Fondo per la progettazione dei Comuni con maggiori risorse rispetto a quelle messe in campo nel 2019. Si tratta di uno “strumento efficace per fare partire i cantieri, utilizzare rapidamente le risorse e quindi per fare PIL”. Per quanto riguarda gli investimenti per la rigenerazione urbana secondo l’Ance bisogna prevedere misure dedicate ed urgenti e prevedere un’Agenda Urbana Nazionale, che permetta il coordinamento di fondi e programmi, lavorando in maniera strategica sullo sviluppo delle città. Snellire le procedure Per far ripartire i cantieri come si ripete da anni, è necessario che la burocrazia sia più veloce: non è più accettabile per esempio che l’approvazione dei Contratti di Programma Anas e Rfi, obbligatori per utilizzare le risorse stanziate dalle Leggi di bilancio, impieghi più di 2 anni o che il DPCM di riparto del Fondo amministrazioni centrali, istituito dalla Legge di bilancio dello scorso anno, non abbia ancora concluso il suo iter di approvazione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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