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A cura di: Giorgio Pirani Indice degli argomenti Toggle La situazione più grave è al SudCosa propone Legambiente al Governo Perché si realizza un abusoLe sanzioni in caso di abuso edilizioCome rimediare ad un abuso: differenze tra sanatoria e condono In Italia, l’abusivismo edilizio costituisce ancora un problema grave, principalmente concentrato nelle regioni meridionali e lungo le coste. Questa problematica persiste nonostante la difficile situazione economica del paese. Legambiente ha enfatizzato questa situazione nel suo terzo rapporto sull’abusivismo edilizio, presentato qualche giorno fa a Roma. Nella Penisola italiana, risulta essere un’ardua sfida la rimozione delle costruzioni abusive, mentre aumenta il numero delle ordinanze emanate per tale scopo. L’associazione ambientalista ha analizzato quattro indicatori nel suo “monitoraggio civico“: la trasparenza, il numero di ordinanze di demolizione e le demolizioni effettivamente eseguite, le registrazioni immobiliari all’interno del patrimonio comunale e l’invio delle ordinanze di demolizione non attuate alle prefetture. La situazione più grave è al Sud Dal 2004 a dicembre 2022, nelle regioni più a rischio, ovvero Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, è stato possibile demolire solo il 15,3% degli 70.751 immobili abusivi per i quali è stata stabilita l’obbligatorietà della demolizione da parte dei 485 Comuni che hanno fornito risposte complete al monitoraggio civico promosso da Legambiente. Questo valore corrisponde al 24,5% del campione totale. Se si considerano anche le risposte parziali, il totale delle ordinanze emesse si attesta a 83.430, con una media di una ordinanza emessa ogni 310 cittadini. Particolarmente rilevante è l’incidenza delle costruzioni abusive nei comuni costieri, dove si registrano in media 395,9 ordinanze di demolizione per ciascun comune, cinque volte il numero rispetto ai comuni dell’entroterra. Anche nelle isole minori, dove si riscontra un abuso edilizio ogni 12 abitanti, la risposta attraverso le demolizioni è maggiore con una percentuale del 20,5% (superiore alla media del 15,3% nei comuni delle cinque regioni). Al contrario, nei sette Municipi di Roma che hanno fornito dati sull’abusivismo edilizio nei loro territori, gli abbattimenti eseguiti sono inferiori alla media nazionale. Di fronte a 2.676 ordinanze di demolizione emesse, ne sono state eseguite solo 323, pari al 12,2%. Cosa propone Legambiente al Governo Dinanzi a questo scenario, Legambiente propone sei iniziative al Governo Meloni, con la richiesta prioritaria di attribuire maggiori responsabilità ai prefetti, e, se necessario, di intervenire con una nuova legislazione. Inoltre, tra le azioni da intraprendere, Legambiente sottolinea la necessità di affrontare il problema del danno erariale, dove il ruolo della Corte dei conti è fondamentale. Si dovrebbe verificare, quantificare e assegnare in modo sistematico il danno erariale derivante dalle mancate entrate nelle casse comunali, dovute per l’occupazione di immobili abusivi non demoliti diventati di proprietà comunale. Sul tema della prescrizione e demolizione, Legambiente suggerisce che, per le demolizioni avviate per via giudiziaria, la base dell’azione debba essere la sentenza che conferma il reato e non semplicemente la condanna del colpevole. Inoltre, per i ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar), si dovrebbe prevedere la sospensione delle procedure di demolizione solo in presenza di un provvedimento di sospensione emesso da un tribunale; in assenza di tale provvedimento, non ci sarebbe motivo di bloccare le procedure. Riguardo alla chiusura delle pratiche di condono che sono state ignorate, Legambiente suggerisce di istituire un fondo di rotazione con uno stanziamento di 100 milioni di euro per ciascun anno dal 2024 al 2026. Infine, per quanto riguarda l’identificazione degli immobili non censiti, l’Agenzia delle entrate dovrebbe condividere le informazioni relative ai fabbricati non censiti con il Ministero dell’Ambiente e la Sicurezza Energetica, il Ministero delle Infrastrutture, i Comuni e i Prefetti, al fine di verificare la conformità edilizia e non solo quella fiscale. Perché si realizza un abuso I motivi che spingono un individuo a commettere un abuso edilizio possono essere riassunti in pochi punti. In primo luogo, c’è l‘interesse economico, legato al non comunicare ufficialmente le attività di costruzione. I costi in gioco variano a seconda del tipo di costruzione coinvolta, in particolare in relazione alla sua dimensione. In secondo luogo, c’è la volontà di abbreviare i tempi dell’intero processo edilizio. Ottenere un permesso edilizio può richiedere diversi mesi, quindi i tempi di realizzazione dell’opera, a partire dalla presentazione di tutta la documentazione tecnica richiesta, diventano un fattore di rilevanza fondamentale. È importante notare che una persona può essere considerata responsabile di un abuso edilizio anche se non è stata la diretta autrice dell’infrazione. Ad esempio, l’acquisto di una proprietà con difformità edilizie preesistenti o l’eredità di tali situazioni possono implicare la necessità di procedere con la regolarizzazione per adeguarsi alle normative vigenti. Inoltre, errori tecnici nella fase di valutazione iniziale o la mancata conoscenza di vincoli durante la costruzione dell’opera possono portare a situazioni di non conformità edilizia. Le sanzioni in caso di abuso edilizio Il principale rischio associato agli abusi edilizi è la compromissione della sicurezza, che può essere parziale o totale. Se si costruisce in violazione delle normative in un’area ad alto rischio idrogeologico, si accetta implicitamente il rischio di eventi calamitosi che possono causare danni significativi, sia economici che per la sicurezza degli occupanti. La violazione delle leggi in materia di abusi edilizi è perseguita attraverso due principali vie: Sanzione Penale: Questa implica il pagamento di una multa in seguito all’abuso, o in casi più gravi, l’arresto dei responsabili coinvolti. La sanzione penale può andare in prescrizione dopo un certo periodo, che di solito è di circa 4-5 anni se il responsabile è soggetto a rinvio a giudizio. Sanzione Amministrativa: Questa prevede il ripristino dei luoghi abusati allo stato originale, con la possibilità estrema di dover demolire l’opera. Tutti i costi associati alle operazioni necessarie sono a carico del soggetto colpevole. In alcuni casi intermedi, è possibile regolarizzare le modifiche apportate, cercando di adeguare quanto realizzato alle normative vigenti. Tuttavia, è importante notare che nel caso di sanzioni amministrative, non esiste la possibilità di prescrizione, e i costi associati alla regolarizzazione sono sostenuti dal soggetto che ha commesso l’abuso. Come rimediare ad un abuso: differenze tra sanatoria e condono Attualmente, esistono strumenti che possono essere utilizzati per il sanamento di abusi edilizi: Sanatorie: Le sanatorie rappresentano uno strumento pratico per correggere gli errori commessi o ereditati in materia di abusivismo edilizio. Con l’aiuto di un professionista incaricato, è possibile sanare le difformità attraverso il pagamento di una sanzione e la presentazione dei documenti tecnici richiesti. È importante notare che non tutto può essere sanato; solo le difformità che rispettano le normative vigenti e i regolamenti locali possono essere regolarizzate. Se una difformità non è conforme a tali vincoli, la demolizione potrebbe essere l’unica opzione. Condono: Il condono può essere visto come un tipo speciale di provvedimento in cui lo Stato, tramite una legge speciale, consente la cancellazione automatica delle difformità esistenti, previa presentazione della documentazione appropriata. Tuttavia, è importante notare che non c’è alcuna garanzia che venga emanata una nuova legge di condono in futuro. Finora, sono state promulgate solo tre diverse leggi di condono, che hanno stabilito finestre temporali durante le quali i soggetti interessati potevano regolarizzare le difformità esistenti, rispettando i requisiti specifici di ciascuna legge. Affidarsi a un condono per risolvere un problema di abuso edilizio è rischioso, poiché non è garantito che verrà promulgata una nuova legge di condono in futuro, e anche se ciò accadesse, potrebbe essere necessario soddisfare requisiti specifici per beneficiarne. In ogni caso, è fondamentale consultare un professionista del settore o un avvocato specializzato in diritto edilizio per comprendere appieno le opzioni disponibili e le implicazioni legali associate a ciascun strumento di sanamento. Scarica il Dossier Legambiente “Abbatti l’abuso” Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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