Il manifesto degli architetti per il futuro dell’edilizia

Il manifesto degli architetti per il futuro dell'edilizia

Approvato dal Congresso nazionale degli Architetti un Manifesto che prevede un programma per la rigenerazione urbana, senza che ci sia ulteriore consumo di suolo 

Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

Al termine del Congresso nazionale degli Architetti “Abitare il Paese, Città e Territori del Futuro Prossimo” che si è svolto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, è stato approvato un Manifesto che prevede come aspetto principale un “programma nazionale di rigenerazione urbana da considerare come l’alternativa virtuosa alle espansioni incontrollate e all’ulteriore consumo di suolo”.

Per superare la crisi del mercato immobiliare e offrire ai cittadini una miglior qualità di vita e di lavoro, anche le città italiane, tutte, dalle più grandi alle più piccole, devono essere capaci di trasformarsi, adottando una nuova strategia che superi, si legge nel comunicato, “l’inadeguatezza della strumentazione urbanistica vigente e il peso opprimente della rendita fondiaria nell’economia urbana”.

Quello proposto dagli architetti è un cambiamento di paradigma che si basa prima di tutto sulla cultura della costruzione di qualità. Una trasformazione che deve riguardare non solo le grandi città, ma anche i comuni più piccoli e i territori extra urbani che rappresentano parte integrante delle metropoli. Tutte queste realtà devono diventare spazi di vita accoglienti e devono offrire occasioni di condivisione, essere luoghi desiderabili per abitare, stare insieme, imparare, lavorare, incontrarsi.

Il Congresso nazionale degli Architetti ha sottolineato inoltre la necessità che sia pubblicata una Legge per l’Architettura, considerando quest’ambito come patrimonio comune, espressione della cultura, identità e storia collettiva, come recita l’art. 9 della Costituzione Italiana – “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione e promuove la cultura e la ricerca – legittima l’introduzione di una normativa sulla valorizzazione dell’architettura, per il suo innegabile e imprescindibile interesse pubblico”.

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