La surroga traina il mercato

La surroga traina il mercato

Il mercato dei mutui sembra finalmente risollevarsi.
Sono innanzitutto aumentate le erogazioni da parte delle banche, senza ancora considerare quanto apporterà l’intervento del Quantitative easing emanato della Banca Europea.
Ma soprattutto sono le surroghe che solo nel mese di febbraio, hanno interessato ben il 70% dei mutui.
Grazie a questo strumento, infatti, il mutuatario può decidere di spostare il prestito presso un altro istituto usufruendo di condizioni più vantaggiose in termini di tasso e durata.
Un’ulteriore soluzione che il risparmiatore può seguire è la rinegoziazione con la propria banca; operazione che, in caso di accettazione della banca, non comporta nessuna spesa, ma neanche in questo caso è possibile modificare il debito residuo.
Altra alternativa possibile alla surroga è l’estinzione del vecchio mutuo e la stipula di un nuovo finanziamento, ma bisogna mettere in conto i costi relativi a perizia, istruttoria e notaio: inoltre, il vecchio mutuo può prevedere delle penali di anticipata estinzione, se è stato acceso prima del 2007.

Dei tre, la surroga rimane lo strumento più utilizzato: la scelta della tipologia di tasso può essere un ulteriore fattore di indecisione. Chi decidesse di surrogare al tasso fisso trarrebbe comunque dei vantaggi: un mutuo stipulato a 20 anni nel 2013 al 4,8%, scenderebbe da 779 euro a 628 euro. La differenza in termini economici è ancora più evidente se si considera un mutuo di 30 anni stipulato nel 2002 a un tasso fisso del 6,45% (il migliore in quel periodo) che all’epoca prevedeva una rata di 891 euro. Surrogando oggi con un mutuo di 10 anni, la rata diminuirebbe a 577 euro, dato che il miglior tasso si assesta sul 2,87%. La quota mensile si abbasserebbe anche in caso di surroga con un mutuo a 15 anni (al tasso del 3%), arrivando a circa 415 euro: in questo caso però la quota interessi è più alta di 6 mila euro rispetto al precedente, a causa proprio del maggior arco temporale nel quale si spalma l’ammortamento.

Più consistente il vantaggio se si optasse per un cambio da fisso a variabile: essendo collegato agli indici Euribor – quello a 1 mese è addirittura negativo – il risparmio sarebbe ancora maggiore, con il miglior variabile che si assesta all’1,65% (contro il 3% del fisso). Non c’è la certezza, però, che la percentuale rimanga la stessa in futuro: visto gli attuali minimi storici, è molto probabile una risalita. Un mutuo a 30 anni da poco stipulato consentirebbe un risparmio rispetto al fisso pressoché garantito per i primi anni – le previsioni parlano di un Euribor allo 0,5% nel 2019 –  ma con un ampio margine di dubbio sul lungo periodo.

Dipende dunque dalla durata residua del prestito, tenendo in considerazione il tasso variabile per periodi che non vanno oltre i 10/15 anni: per una durata maggiore, il tasso fisso diventa più conveniente. Quest’ultimo è certamente più caro nei primi anni, ma si può sfruttare la certezza di una rata costante e la convenienza degli attuali indici Irs, anch’essi ai minimi storici.
Fonte mutuionline.it

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