Edilizia: i 5 punti per ripartire
55mila imprese hanno chiuso.
539mila occupati persi.
Sono i numeri che emergono dallo studio di settore del Centro studi di Confindustria che ha evidenziato le migliaia di aziende che hanno cessato l’attività, dal 2009 al 2012 a causa della carenza di liquidità e di finanziamenti che «mette a rischio di fallimento anche le imprese sane»: lo stock di prestiti si é ridotto soprattutto nell’industria, sceso di 26miliardi di euro tra il 2011 e il 2013 (-10,1%), nelle costruzioni (-9 miliardi) e nelle attività immobiliari e professionali (-14 miliardi), più contenuto il calo nel commercio, trasporto e comunicazioni (-2 miliardi). «È essenziale rompere il circolo vizioso recessione-credit crunch e sviluppare canali alternativi di finanziamento».
I cinque punti per il governo
Confindustria ha ribadito, visto che aveva già presentato il progetto per l’Italia, i cinque punti del mondo degli industriali al governo per il rilancio economico del Paese.
- Semplificazione e snellimento di macchinosi iter burocratici;
- diminuire i costi sul lavoro con un fisco “più leggero”;
- pagare i debiti della Pubblica amministrazione, per restituire liquidità all’economia;
- correggere la riforma del mercato del lavoro per renderlo più snello ed efficiente, anche attraverso sgravi fiscali per giovani, donne e Sud Italia;
- favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non, anche ricorrendo allo strumento del credito d’imposta, detassando ogni investimenti in innovazione e ricerca
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