Miur edilizia scolastica, il 50% delle scuole non è a norma

Il 44 percento degli edifici scolastici è stato costruito tra il 1961 ed il 1980 e solo il 17,7% ha il certificato di prevenzione incendi (CPI). Dati che si traducono nella necessità di lavori di manutenzione, in tutte le scuole: cifre enormi che gli enti locali non hanno in cassa. Da una parte, le esigenze di scuole che crollano, dall’altra, le casse di Municipi e Comuni, non sufficienti per rispondere alle centinaia di richieste di intervento che ogni giorno arrivano dalle scuole. In mezzo, il Patto di stabilità: i soldi, anche quando ci sono, spesso non possono essere utilizzati in quanto vincolati.
Dai bagni agli intonaci, dalle infiltrazioni d’acqua ai riscaldamenti, dalle tubature agli infissi, ogni giorno piovono negli uffici degli enti locali proprietari degli immobili scolastici centinaia di mail e fax. Lo sa bene chi lavora negli uffici tecnici di Provincia, Comune e Muncipio e si trova ad inseguire le emergenze, a passare da un sopralluogo all’altro, cercando di stilare una lista di priorità tra le priorità, con la difficoltà di dividere quei pochi soldi a disposizione per tentare le nozze con i fichi secchi. Si cerca di usare lo strumento della richiesta fondi per somma urgenza per poter intervenire, per “rattoppare, riparare”: è l’unica possibilità percorribile. Pare che al Comune di Roma in questo momento ce ne siano 33 di richieste del genere in attesa.
Secondo la banca dati Miur dell’edilizia scolastica, tra le 10.219 scuole d’Italia (per l’esattezza, sono 9.806 ad aver risposto al censimento) il 33,5% non possiede un impianto idrico antincendio ed il 50,7% non possiede una scala esterna di sicurezza. La dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico non esiste nel 38,5% dei casi. Altro paradosso: nonostante le scuole stiano facendo di tutto per dotarsi di computer e di Lim, il 37% non possiede un sistema di allarme in grado di proteggere la tanto faticosamente conquistata tecnologia. Per non parlare del rischio sismico e degli edifici di proprietà di privati: appartamenti affittati come scuole. In uno di questi io stessa ho vissuto i miei cinque anni di liceo. Avevo in aula rubinetti, piastrelle, ecc.: la mia classe probabilmente era una cucina o, forse, un bagno.
Del miliardo di euro di fondi Cipe stanziati nel 2009 per la messa in sicurezza delle scuole, una parte è stata destinata all’emergenza Abruzzo. Cosa resta? Circa 760 milioni di euro che sono stati divisi in due piani stralcio ma, in effetti, di questi soldi, solo 161 milioni sono stati assegnati. Per il 2012 la previsione era di duecento milioni di euro. Chi si candida oggi in Parlamento, in qualunque schieramento o partito si presenti, è a conoscenza di questo quadro? E cosa intende fare? Di certo non si può non affrontare al più presto il nodo del Patto di stabilità: un nodo che strozza le risorse e blocca persino le fatture per i lavori già fatti.
Esiste un piano del Miur: un investimento di 680 milioni di euro (risorse europee) per la messa in sicurezza e la riqualificazione degli immobili scolastici delle Regioni appartenenti all’Obiettivo Convergenza, dirette quindi a Calabria, Campania, Puglia, Sicilia. Nel dettaglio: 111,6 milioni di euro per interventi in 257 scuole della Calabria; 273,5 milioni per 625 scuole della Campania; 51,6 milioni di euro per 121 scuole in Puglia; 244,3 milioni di euro per 562 scuole in Sicilia. Inoltre, insieme alle Regioni ed agli Enti locali, il Miur sta cercando di promuovere la costituzione di fondi immobiliari, a livello territoriale, per costruire nuove strutture e superare cosi i limiti di spesa imposti dal Patto di stabilità.
Nel caso di utilizzo dei fondi immobiliari, sia i lavori da eseguire, sia l’investimento (e l’eventuale indebitamento) sarebbero infatti a carico del fondo stesso. Ancora una volta da viale Trastevere si sta cercando di riparare alla mancanza di attenzione che la politica rivolge alla scuola. Ma fino a quando il Miur dovrà recuperare i vuoti della politica? E’ davvero così difficile derogare l’edilizia scolastica dal Patto di Stabilità?
Un appello deve quindi partire dal mondo della scuola, docenti, personale Ata, studenti, genitori, rivolto a tutti i partiti: togliete l’edilizia scolastica dal Patto di Stabilità, liberate risorse per garantire la sicurezza di chi studia e di chi lavora nella scuola.

Fonte huffingtonpost.it

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