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Nonostante i notevoli ritardi nella pubblicazioni di dati aggiornati sulle statistiche demografiche attribuibili allo svolgimento delle operazioni di verifica dei risultati dell’ultimo Censimento della Popolazione e delle Abitazioni (2011) ed al conseguente aggiornamento dei registri anagrafici comunali, l’analisi dei dati provvisori conferma le ipotesi di netta frenata del ciclo espansivo, con intensità apparentemente superiore alle aspettative. Nel corso del 2011 la popolazione residente è aumentata di sole 194mila unità, mentre, annualizzando il dato dei primi quattro mesi del 2012, per l’anno in corso l’aumento demografico resta sotto le 74mila unità. In definitiva, rispetto alla crescita demografica registrata nel 2010 (286mila abitanti in più), il dato provvisorio del 2011 indica un valore di crescita ridotto al 70%, mentre le stime per il 2012 giungono addirittura al 25%. Per le famiglie[1] invece, nell’ipotesi che il numero medio di componenti continui a ridursi con la stessa intensità dei primi anni Duemila, la frenata sembra decisamente meno marcata. Dalle 270mila famiglie in più del 2010 si passa a 263mila nel 2011 ed a 215mila nel 2012, dal 97% all’80% del dato 2010. Alcune riflessioni sulla rappresentatività delle statistiche demografiche- C’è però da riflettere sulla solidità dei dati provvisori in un contesto fortemente condizionato dall’attività di verifica post-censuaria, e le prime anticipazioni delle risultanze censuarie fanno già intuire che l’impatto sulla produzione statistica di fonte anagrafica non sarà di poco conto. I dati provvisori dell’ultimo Censimento, infatti, al 9 ottobre 2011 contano 59.570.581 residenti e 24.618.071 famiglie, secondo il dato provvisorio di fonte anagrafica invece, al 31 dicembre dello stesso anno la popolazione residente in Italia era di 60.820.764 abitanti, mentre le famiglie erano 25.439.389. In sostanza, tra i risultati della rilevazione censuaria ed il dato di flusso anagrafico si registra uno scollamento di oltre 1 milione e 250mila abitanti e 821mila famiglie, una divergenza non certo riconducibile all’attività svolta nei 3 mesi intercorsi tra la rilevazione censuaria (9 ottobre) e la data di riferimento del bilancio anagrafico (31 dicembre). La verità è che le statistiche anagrafiche di questi ultimi anni sono state influenzate da numerosi fattori di “disturbo”, da ricondurre principalmente al fenomeno che più di tutti ha caratterizzato l’evoluzione demografica dell’ultimo decennio, la rapida accelerazione delle migrazioni internazionali e l’enorme incremento della presenza straniera. Dagli 1,3 milioni del 2001, gli stranieri residenti in Italia al 2010 sono 4,6 milioni, circa 3,2 milioni in più, un incremento del 237%, l’unico fattore di crescita alla base dell’accelerazione demografica dell’ultima fase espansiva. L’ammontare della popolazione italiana, infatti, è rimasto sostanzialmente stabile, segnando nello stesso periodo un aumento di appena 419mila unità che, considerando le 337mila acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri, si riduce a meno di 82mila italiani in più, meno dello 0,15% di incremento. La quota di stranieri residenti in rapporto alla popolazione complessiva quindi, è cresciuta considerevolmente, passando dal 2,4% al 7,5% ed in questa progressione in crescita sono confluiti flussi effettivi e fenomeni di emersione di presenze irregolari. Secondo un recente studio dell’European Migration Network (EMN) / Ministero dell’Interno [2] se nei primi anni del 2000 in Italia si stimavano circa un milione di stranieri irregolari, attualmente tale presenza può essere ritenuta dimezzata. La regolarizzazione del 2002 (702mila domande presentate, per lo più accolte) e quella del 2009 che ha riguardato il settore dell’assistenza alla famiglia e alle persone (295mila domande pervenute) ed anche l’inclusione di Romania e Bulgaria nell’area di libera circolazione tra Paesi UE (2006), hanno prodotto forti turbolenze nelle statistiche ufficiali, mescolando flussi reali ed apparenti. Sta di fatto che l’aumento della componente straniera, ed in particolare quella di nuovo ingresso, ha reso notevolmente più complessa la contabilizzazione anagrafica e la gestione dei dati di flusso annuale. È evidente la maggiore propensione della popolazione straniera alla mobilità territoriale, effetto del debole radicamento e della pressante necessità di trovare una collocazione lavorativa, la minore capacità reddituale e la maggiore disponibilità ad accettare sistemazioni alloggiative di fortuna, presso parenti, amici o il datore di lavoro, ed assai frequentemente in condizioni di affollamento. Si ricava un quadro di maggiore volatilità delle dinamiche reali, con una riduzione della rappresentatività delle statistiche ufficiali. In termini pratici, il dato di flusso anagrafico tende ad un crescente sovradimensionamento: basti pensare che la premura con cui un cittadino straniero si iscrive in anagrafe dopo aver ottenuto un regolare titolo di soggiorno, non corrisponde ad altrettanta premura nell’effettuazione della cancellazione in caso di trasferimento all’estero o di rientro nel Paese d’origine; ma la stessa iscrizione anagrafica di un individuo, frequentemente viene conteggiata come nuova famiglia, trascurando il fatto che nel caso di coabitazione tra più nuclei sotto lo stesso tetto si costituisce un’unica famiglia, anche in assenza di vincoli di parentela. Per altro verso, la rilevazione censuaria effettuata sul campo con un monitoraggio diretto casa per casa, per sua natura tende a sottodimensionare proprio quei fenomeni caratterizzati da elevata mobilità come la presenza straniera. Del resto, già in occasione del Censimento 2001, con la pubblicazione della popolazione legale, il dato anagrafico subì un taglio di 960mila abitanti, oltre 415mila dei quali reinseriti nel periodo successivo su segnalazione degi interessati, sfuggiti alle rilevazioni censuarie. Non sorprende quindi, se per effetto delle trasformazioni socio-demografiche verificatesi nell’ultimo decennio, il bilancio si annuncia notevolmente più rilevante, sfiorando la cifra di 1 milione e 250mila abitanti ed oltre 821mila famiglie, lasciando intravvedere la necessità di una profonda revisione delle statistiche anagrafiche dell’ultimo decennio. Fonte Edilbox Autore: Enrico Campanelli [1] Quarto rapporto European Migration Network (EMN) / Ministero dell’Interno, Roma, Edizioni Idos, marzo 2012. [2] Per il 2011 e 2012 il dato relativo alle famiglie è stimato applicando alla popolazione una numerosià media del nucleo familiare stimata in base all’andamento di detto parametro nel periodo 2003-2010 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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