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Il ritardo infrastrutturale italiano è il risultato di una politica economica che da anni continua a penalizzare la spesa per gli investimenti pubblici a fronte di un progressivo aumento della spesa corrente. E’ significativo l’andamento della spesa pubblica a partire dal 2009, anno del consolidarsi della crisi che ha investito l’economia e che ha reso necessaria l’adozione di una politica di risanamento dei conti pubblici. Dal 2009 al 2011 la spesa in conto capitale ha subito una riduzione del 28,4% mentre quella corrente ha continuato a crescere registrando un aumento dell’1,8%. Tale tendenza, inoltre, viene confermata dalle previsioni per i prossimi anni. Negli ultimi esercizi finanziari, infatti, sono state adottate numerose manovre correttive che, nate in circostanze emergenziali, hanno agito quasi esclusivamente sulla componente in conto capitale della spesa, quella più facilmente comprimibile nei temi necessari ad assicurare la correzione dei saldi di finanza pubblica. Sull’andamento delle spese in conto capitale degli ultimi anni ha, inoltre, influito il forte irrigidimento del Patto di stabilità interno. Gli enti locali, infatti, per rispettare il Patto di stabilità interno, hanno agito quasi esclusivamente sulla spesa in conto capitale, posticipando l’avvio di nuovi investimenti e bloccando i pagamenti alle imprese a fronte di lavori regolarmente eseguiti ed in presenza di risorse disponibili in cassa. Nel periodo 2004-2010, ad esempio, a fronte di un obiettivo di riduzione di spesa del 6%, i comuni hanno ridotto del 32% le spese in conto capitale, aumentando invece del 5% le spese correnti. Il quadro descritto viene ulteriormente confermato dall’analisi dei dati di previsione contenuti nei bilanci annuali dello Stato, dal 1990 ad oggi, che mostrano una riduzione del 51% delle spese in conto capitale a fronte di un consistente aumento della spesa corrente al netto degli interessi del debito pubblico (+28,8%). Se poi si considera la parte della spesa in conto capitale destinata alla realizzazione di nuove opere pubbliche, il divario rispetto all’andamento della spesa corrente è ancora più evidente. Le risorse per nuove infrastrutture, infatti, hanno subito, rispetto al 1990 una riduzione di oltre il 70%. Ciò dimostra come, nonostante la questione infrastrutturale italiana sia stata sempre al centro dell’attenzione politica, così come la necessità di un riequilibrio nella composizione del bilancio, le politiche adottate dai Governi che si sono succeduti sono risultate completamente inefficaci rispetto a tali obiettivi. Anche le manovre correttive varate negli ultimi anni dal Governo per affrontare la crisi confermano tale evidenza. Le misure di contenimento della spesa pubblica, infatti, hanno agito quasi esclusivamente sulla componente in conto capitale della spesa. L’analisi sul Bilancio dello Stato segna, infatti, una riduzione del 44% delle risorse per nuove infrastrutture negli ultimi quattro anni a fronte di una contrazione molto più contenuta delle spese correnti al netto degli interessi (-1,5%). Bilancio dello Stato: più spese e meno investimenti 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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