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In vista della conversione in legge del decreto 74 per le zone colpite dal sisma in Emilia, e in vista del decreto attuativo del presidente della Regione Emilia – Romagna, l'Istituto Nazionale di Urbanistica, attraverso il suo gruppo di lavoro "Vulnerabilità sismica urbana e pianificazione", formula una serie di raccomandazioni e suggerimenti.Per l'Inu l'obiettivo principale dei provvedimenti di legge deve essere quello di far convivere nel breve termine la vitalità degli insediamenti del settore produttivo con una sismicità la cui evoluzione e durata hanno margini di imprevedibilità. Diventa perciò fondamentale assegnare la priorità all'efficacia della prevenzione nella ricostruzione e allo stesso tempo favorire il governo pubblico dei processi territoriali di rilocalizzazione.Per quanto riguarda questo secondo aspetto, l'Inu ritiene che sia importante ridurre al minimo le delocalizzazioni produttive all'esterno del cratere nell'ottica di conservazione dell'equilibrio territoriale d'area vasta, e altresì contrastare la tendenza alla "città diffusa", anche in considerazione dell'importanza della campagna per la locale industria agroalimentare. Bene quindi snellimenti procedurali e deroghe urbanistiche per le delocalizzazioni, ma occorre soprattutto incentivare sistemazioni temporanee nelle immediate adiacenze della precedente produzione, e realizzarle con tecnologie costruttive avanzate di rapida realizzazione, basso costo, alta efficienza energetica e sismo resistenza. L'accentuato carattere precario eviterebbe di creare l'aspettativa di diritti su superfici occupate temporaneamente, pur senza introdurre rigidità. Per quanto riguarda l'insediamento produttivo in via definitiva, un forte governo da parte della Pubblica amministrazione va realizzato mediante i vari istituti di programmazione negoziata. Anche il riuso urbanistico delle aree liberate dalle delocalizzazioni può essere applicato, con opportuna regolamentazione, per ottenere rilocalizzazioni definitive. Occorre perseguire infatti l'equilibrio territoriale, attenersi a idonei modelli di consumo del suolo ed energetico ed evitare aumenti dei livelli di rischio sismico del territorio.Necessaria per conseguire quest'ultimo obiettivo la realizzazione di una virtuosa collaborazione tra ricostruzione e prevenzione, estendendo rapidamente le analisi di microzonazione sismica nel territorio affiancandole a valutazioni speditive di vulnerabilità ed esposizione di scala urbana. Purtroppo nella tipologia di contribuiti del Dl 74/2012 non solo scarseggiano riferimenti alla prevenzione, all'incremento della sicurezza e della funzionalità, ad esempio, di percorsi o spazi aperti, ma persino manca il riferimento al ripristino delle reti infrastrutturali danneggiate e alla messa in sicurezza idraulica del territorio.L'Inu segnala la possibilità di modificare un altro provvedimento, il Dl 83 (il cosiddetto decreto sviluppo), per graduare gli incentivi fiscali per il rilancio dell'edilizia premiando interventi edilizi in attuazione di piani di emergenza o di piani di governo del territorio concorrenti alla riduzione del rischio sismico. Inoltre appare opportuna una precisazione dell'intervento di ripristino e l'individuazione delle tipologie d'intervento edilizio a cui può corrispondere tale intervento strutturale così da garantire reali semplificazioni rispetto alle procedure ordinarie vigenti per l'ottenimento di un titolo edilizio.L'Inu ritiene accettabile la sostituzione dell'autorizzazione sismica preventiva con la procedura di deposito, ma solo se non si fa mancare adeguato sostegno ai progettisti.Inoltre per quanto attiene la complessità della progettazione di ripristini in edifici aggregati ad altri, le modalità di contribuzione dovranno tenerne conto e dovranno consentire di utilizzare parte dei contributi anche per eventuali interventi al contatto con le proprietà non danneggiate. Potrebbero essere ammessi, nell'ottica di ridurre costi e consumi di suolo, interventi edilizi leggeri per la suddivisione in più unità immobiliari di edifici attualmente unifamiliari.Infine per quanto riguarda gli aspetti che riguardano il patrimonio storico, l'Inu rileva che la conservazione dei valori dei centri storici e degli insediamenti storici del territorio rurale, in particolare per l'edilizia storica di base e per il patrimonio rurale, suggerisce di lasciare qualche margine di flessibilità nel raggiungimento dei livelli di prestazione sismica fissati dal Dl 74. Solo così di potrà prevenire il ricorso ampio a semplicistiche soluzioni di ricostruzione. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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