Globalizzazione del patrimonio costruito

All’interno di un mondo in continuo cambiamento e in relazione alla sua graduale perdita di riferimenti, uno dei temi più ricorrenti, particolarmente nello studio della città, è quello che ha a che vedere con la conservazione del suo patrimonio culturale. In questo contesto la domanda che sorge non può essere che questa: Come orientarci all’interno di questo cambiamento?
Oppure, detto altrimenti: Di cosa possiamo avvalerci all’interno di questo cambiamento? Questione questa che a sua volta ci porta ad interrogarci sugli strumenti da mettere in campo per affrontare il cambiamento e, in questo stesso senso, cosa vale la pena “conservare” per raggiungere concretamente questo obiettivo.
In fin dei conti, ogni epoca è caratterizzata da una determinata concezione del mondo e, di conseguenza, da una specifica idea della cosa patrimoniale. In tale misura, come ha annotato Hegel, tutta la produzione intellettuale e materiale di un determinato momento è preda di quello che il filosofo ha denominato lo Zeitgeist, ossia lo “spirito dei tempi”. Con riferimento a questa prospettiva, la domanda che deve incoraggiare la comprensione verso la nostra specifica produzione culturale e, di conseguenza, verso la conservazione del patrimonio culturale, non può essere che un’altra, ossia: A che cosa risponde?, o come esposto hegelianamente: A quale tempo appartiene?
Sulla base di queste premesse è necessario capire che la città non può essere un semplice spazio dove le cose si ubicano “in” un paesaggio, bensì all’interno di un “racconto” dove queste cose costituiscono di per sé il paesaggio, nella sua maniera più vera. Oggi giorno dove la parola “interattivo” è tanto di moda, perché non applicarla ai nostri modi differenti di riferirci al paesaggio? Un paesaggio per sua natura si mostra in differenti forme. Noi stessi siamo la città, non siamo semplicemente utenti o colonizzatori di questa e non soltanto il patrimonio culturale è in fin dei conti qualcosa che si eredita ma, fondamentalmente è qualcosa che si costruisce e che si modella nel tempo.
Le profonde trasformazioni del mondo globale in cui viviamo e le sue esigenti domande di beni e servizi che devono rispondere alla velocità delle nostre relazioni, ci fanno interrogare sul destino del patrimonio culturale. Ma ecco che la rilevante presenza del patrimonio nella nostra quotidiana realtà entra a caratterizzare anche l’ordine globale delle cose.
Le apparenti contraddizioni però non ci lasciano ben sperare: da una parte assistiamo ad una graduale conferma di un ordine egemonico globale protetto da un unico principio, ossia l’omogeneità dei significati, dei valori e del linguaggio, per non parlare della indifferente spazialità delle cose che tende ad uniformare i differenti contesti; dall’altro assistiamo all’affermazione degli individualismi e allo stridente grido della realtà locale che chiede per sé uno spazio tale da poter difendere la sua piccola e ridotta identità.

Obiettivo accademico del Colloquio: Effettuare un 2° Colloquio Internazionale della RIGPAC, con il fine di esplorare possibili strade che permettano di conciliare le dinamiche impositive e frequentemente omologanti della globalizzazione al fine di valorizzare il carattere locale ed identitario dei paesaggi culturali urbani contemporanei.

Obiettivo Organizzativo: Ampliare la Rete con nuove adesioni internazionali.

Metodologia: Si realizzeranno una serie di presentazioni individuali da parte di ognuno dei membri della Rete e dei partecipanti selezionati; al termine delle due giornate di studio ci sarà un dibattito finale.

2° COLLOQUIO INTERNAZIONALE RETE INTERNAZIONALE DI PENSIERO CRITICO SU GLOBALIZZAZIONE DEL PATRIMONIO COSTRUITO PAESAGGIO CULTURALE URBANO E IDENTITA’ TERRITORIALE: un avvicinamento relazionale tra diversità culturali e patrimonio culturale
giovedì 12 luglio 2012 – sabato 14 luglio 2012
www.lifebeyondtourism.org
www.fondazione-delbianco.org

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