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Solo ad agosto hanno lavorato 38.940 operai e 8.416 imprese in meno rispetto ad agosto dello scorso anno, per una perdita complessiva di 580.476 ore lavorative. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio nazionale delle Casse Edili della Cnce, la Commissione nazionale delle Casse Edili, presentati questa mattina a Milano in occasione della presentazione del XIX Rapporto Cresme su Il mercato delle costruzioni 2011-2015, che registra l’inizio della collaborazione con la Cnce. Secondo l’Osservatorio, che raccoglie le informazioni provenienti da 82 province su 110, è diminuito del 9% sia il numero degli operai che quello delle imprese iscritte alle Casse Edili, passati rispettivamente da 429.865 a 390.925 e da 98.543 a 90.127 da agosto 2010 allo stesso mese del 2011. La flessione è stata inferiore per le ore lavorate, che sono scese del 2% passando da 30.027.224 a 29.446.748. “È ormai evidente che la perdita si stia assestando su questi valori per l’anno in corso. Si tratta di una forte emorragia per il comparto delle costruzioni, già duramente provato – dichiara Franco Osenga, presidente della Cnce -. In questo contesto aumenta inoltre di giorno in giorno il rischio del lavoro nero, con ripercussioni pesanti per i lavoratori che vengono esposti al pericolo di infortuni e di trattamenti salariali peggiori rispetto a quanto garantito dal contatto nazionale”. E la ripresa non sembra essere dietro l’angolo. Dopo la scomparsa di una fetta di mercato equivalente al 20% negli ultimi quattro anni, il futuro si prospetta all’insegna dell’incertezza, con un settore stretto nella morsa del restringimento del credito da un lato e dei ritardi nei pagamenti dall’altro. A questo si deve aggiungere il fatto che la crisi arriva dopo una fase di crescita costante per il settore Più colpiti il Sud e le Isole. Migliore la situazione al Nord La crisi ha colpito maggiormente il Sud e le Isole, dove la perdita di posti di lavoro ha toccato picchi del 12-15%. “Il nostro Osservatorio evidenzia un Nord dove ad agosto si è lavorato di più rispetto allo stesso mese del 2010 a differenza che nelle regioni del Centro Sud, dove sicuramente incide una maggiore difficoltà generale del mercato e a cui si aggiungono problemi relativi alla capacità e alla possibilità di spesa da parte delle committenze pubbliche – spiega Osenga -. Il risultato è che nel Mezzogiorno la crisi è più aggressiva determinando un’uscita dal mercato di più di 14.000 lavoratori e di circa 3.000 imprese”. Il calo occupazionale è stato pari all’8% nel Nord Est e al 9% al Centro. In valori assoluti la perdita occupazionale più elevata ha riguardato il Nord Ovest (-6%), con più di 8.000 posti di lavoro e portando alla chiusura di 1.800 aziende. Nel Nord Est sono stati sacrificati 3.700 posti di lavoro e 700 ditte. Al Centro invece 12.000 operai sono rimasti senza impiego e 2.800 imprese sono state costrette a chiudere. Il mercato che evolve Nella fase recessiva che stiamo vivendo si manifestano già i settori che potranno trainare la ripresa. Come ha evidenziato proprio oggi il Cresme in occasione della presentazione del suo rapporto annuale sul mercato delle costruzioni, riqualificazione, demolizione e ricostruzione, aree dismesse, beni demaniali, periferie, riqualificazione energetica del patrimonio esistente nonché micro riqualificazione sono gli ambiti che caratterizzeranno il prossimo ciclo edilizio. “È su questi comparti che occorre puntare per tornare a crescere – commenta il presidente Osenga -. Diventa essenziale però prestare la massima attenzione alla regolarità e alla trasparenza sul piano della competizione e della concorrenza, così come su quello della gestione della mano d’opera e del lavoro in cantiere. Il sistema bilaterale e le parti sociali intendono vigilare e aumentare l’impegno a individuare modalità e strumenti in grado di contrastare fenomeni di irregolarità”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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