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“Il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, a nome dei 150.000 architetti italiani, si mette a disposizione del Governo e del Parlamento per contribuire allo sforzo solidale del Paese per uscire dalla crisi, avviando un processo vero di sviluppo sostenibile per i cittadini di oggi e di domani.” Così la lettera degli architetti italiani a tutti i membri del Governo. Assieme all’augurio di buon lavoro, contiene – in linea con l’appello del Presidente della Repubblica a ristabilire un clima di condivisione degli obiettivi per dare un futuro all’Italia e ai nostri figli – alcune concrete proposte di collaborazione per raggiungere gli obiettivi che il Governo si è posto. “Siamo pronti – sottolinea la lettera – ad una rapida attuazione dei principi della riforma delle professioni, frutto di un percorso condiviso tra organi dello Stato, che corregga alcune contraddizioni inserite nell’articolato della legge di stabilità approvata dal Parlamento, per promuovere una necessaria innovazione della pratica professionale in cui l’adeguamento ai principi europei sia accompagnato da un significativo investimento del Paese, privo di oneri economici, sull’indispensabile valore dell’intellettualità delle professioni, la cui specificità sia considerata un valore aggiunto e non un ostacolo allo sviluppo. Il test di proporzionalità sulle innovazioni introdotte con gli ultimi provvedimenti legislativi dimostra come l’Italia ha raggiunto la massima apertura alla concorrenza in materia di servizi professionali ma, proprio per questo, è necessario che il Governo ne sostenga attivamente le capacità di idee e tecniche per farne uno strumento di penetrazione dei mercati facendo sistema con il mondo dell’impresa.” “Proponiamo anche – continua la lettera – un’innovazione di metodo nelle relazioni tra Governo, Parlamento e organismi professionali che sono in grado, proprio per la loro stretta relazione con la realtà del territorio e dei mercati, di proporre progetti innovativi e realistici: e questo ancor prima di essere “auditi” su singoli progetti di legge o specifici provvedimenti. Crediamo, infatti, che in questi anni le difficoltà dei Governi siano state in parte collegabili anche alla distanza che si era creata tra Istituzioni e Paese: distanza ora colmabile mettendo a frutto quegli organi sussidiari dello Stato, quali sono gli Ordini professionali che, per la loro diffusione territoriale, sono in grado di ben rappresentare non solo le esigenze ma anche i progetti che la parte più viva del Paese ha per il futuro.” “E’ in questo senso che – ad esempio – suggeriamo al Governo di sostenere e di promuovere, il progetto di rigenerazione sostenibile delle città e dei territori che, a partire da una analisi scientifica dello stato del patrimonio edilizio e del territorio, disegni un programma di interventi rigenerativi, attivando strumenti normativi che siano propedeutici ad una ormai ineludibile riforma della normativa sul governo del territorio e del regime dei suoli, oltre che strumenti fiscali che permettano all’iniziativa pubblica e privata di procedere sulla via della messa in sicurezza e del miglioramento dell’habitat, promuovendo così nuovi investimenti e lavoro.” Secondo gli architetti italiani “la tutela della sicurezza dell’abitare deve essere garantita anche attraverso l’istituzione del “libretto immobiliare” che certifichi lo stato delle unità abitative, così da rendere consapevoli i cittadini dello stato dei luoghi dove abitano in relazione alla sicurezza, alle condizioni ambientali e al risparmio energetico”. Nella lettera il Consiglio Nazionale degli Architetti affronta anche il tema della “modernizzazione, sull’esempio europeo, ed attraverso l’utilizzo spinto delle tecnologie digitali, delle norme edilizie ed urbanistiche e dei procedimenti amministrativi, per dare certezza e tempi certi, ai cittadini, agli operatori ed alle imprese sui procedimenti, combattendo la burocrazia, prevenendo l’abusivismo, arginando i fenomeni di corruzione e ridando slancio al comparto dell’edilizia pubblica e privata”. Individua lo strumento che dovrà essere “un tavolo tecnico permanente tra Stato, Regioni, Comuni e professionisti, che semplifichi e razionalizzi le norme nazionali e regionali promuovendone l’adeguamento a livello locale per renderle compatibili su tutto il territorio nazionale, e che possa radicalmente trasformare il rapporto tra professionista, Pubblica Amministrazione e cittadino. Su ciò, in collaborazione con il Ministero dell’Innovazione, abbiamo pronto e a disposizione lo strumento tecnico che permette di interfacciare i professionisti e le Pubbliche Amministrazioni, riducendo tempi e costi delle pratiche edilizie”. Occorre – poi – secondo gli architetti italiani “provvedere ad un intervento necessario ed incisivo sulle degenerazioni delle norme sui lavori pubblici che hanno progressivamente emarginato le migliori risorse professionali del Paese, messe in concorrenza sleale su un piano esclusivamente finanziario con soggetti parapubblici e privati, mediante strumenti e regolamentazioni finalizzate ad escludere la qualità del prodotto. Un riequilibrio delle norme, in senso europeo, deve ristabilire la separazione tra progetto e costruzione, favorire l’emersione dei migliori talenti e dei giovani mediante il concorso di architettura, valutare l’opera per la sua qualità, sostenibilità ambientale e durata nel tempo”. 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