Ance a Urbanpromo sul rapporto pubblico – privato nella riqualificazione urbana

Andrea Marani, vicepresidente ANCE per il mercato privato, ha introdotto il convegno lanciando alcuni spunti di discussione: lamentando l’eccessivo peso della burocrazia, «il vero dramma di questo paese», ha auspicato un intervento della politica per la semplificazione delle normative.
Bisogna inoltre trovare un’efficacia nuova nel rapporto tra pubblico e privato, dandone una definizione chiara a livello normativo e puntando sul mercato immobiliare di qualità”.
Francesco Karrer, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha spiegato che sarebbe stato possibile approfittare della crisi: i tagli previsti infatti potevano essere accompagnati da una profonda riforma dell’assetto istituzionale dello Stato, cosa che non è stata fatta.
Per quanto riguarda il rapporto tra pubblico e privato, in Italia se ne parla dalla fine degli anni ’70, in termini di urbanistica contrattata; fino ad oggi è stata prevalente l’impostazione della finanza di progetto, ma sono stati sottovalutati altri temi (come la gerarchia delle procedure) a favore delle sole questioni finanziarie.
In particolare, «non è stato ancora definito uno statuto giuridico per il rapporto tra pubblico e privato», con conseguenze sull’intero processo di costruzione.
Si pone anche il problema dell’allocazione dei diritti di costruzione, che non deve essere imposta dall’alto, ma in maniera contrattata.

Massimo Ghiloni, Direttore della Direzione Legislazione Mercato Privato ANCE, ha sollevato alcune questioni: per prima cosa, la legislazione europea ignora il problema dell’urbanistica; inoltre, l’amministrazione pubblica dovrebbe agire in maniera consensuale con i privati. Ambrogio Prezioso, Presidente AFM-ANCE, ha presentato il progetto NaplEST, consistente in una serie di interventi interamente finanziati da imprenditori privati, volti a riqualificare consistenti settori della periferia est di Napoli, spesso associata al degrado e alla criminalità organizzata. Gli interventi mirano a coinvolgere il territorio in un processo globale di riqualificazione, perché “il territorio dev’essere attrattivo, e per essere attrattivo dev’essere competitivo e quindi veloce”: anche in questo caso si richiede, dunque, uno snellimento dei processi burocratici.
Il successo del progetto è dato anche da una efficace campagna di comunicazione, che ha permesso di far comprendere alle comunità locali che la speculazione è assente (a favore di interventi di ricerca, innovazione, turismo) e che si possono riorganizzare interi settori di servizi urbani e dare lavoro a giovani non abbienti.
La qualità dei progetti permetterà di attrarre turisti nei paesi emergenti.

Bruno Barel, docente di diritto e internazionale all’Università di Padova, ha fatto notare che, accanto al discorso sulle normative, bisogna cambiare il concetto di valore in campo immobiliare, che non può essere dato solo dalla quantità, ma anche dal rispondere alle esigenze della comunità: solo partendo dall’emozione generata nei futuri abitanti si può reinterpretare l’unicità dei luoghi.
La sfida nel campo della costruzione edile è la «capacità di inventare cose nuove che rispondano a bisogni privati, sempre però in un’ottica di internazionalizzazione».

Giorgio Gallesio, vicepresidente ANCE, ha trattato il tema delle dismissioni del patrimonio pubblico, sostenendo che lo Stato non ha colto quest’opportunità per una reale valorizzazione del territorio.
Al contrario, le imprese associate all’ANCE realizzano la maggior parte dei progetti di riqualificazione in Italia, sono diffuse su tutto il territorio e lo conoscono capillarmente: caratteristiche che mancano alle società di gestione del risparmio.
Le conclusioni sono state affidate ad Antonio Marani, che ha invitato il mondo dell’imprenditoria alla creatività e a non accontentarsi delle posizioni raggiunte.

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